Storie e personaggi di un’interminabile emergenza
I giorni dell’emergenza ci hanno raccontato storie emozionanti, come quelle dei soccorritori, e sconcertanti, come il crollo della palestra di Villa Pigna. E resteranno impressi nella memoria il volto scavato dalle occhiaie di Titti Postiglione, la tenacia e l’impegno di Remo Croci, la fierezza del sindaco Pirozzi. Ma anche l’autogol della Raggi e gli “sproloqui” di Di Stefano e Bertolaso
Avremo modo nei prossimi giorni di analizzare e cercare di capire cosa è accaduto, cosa ha funzionato e cosa non è andato per il verso giusto, di chi sono eventuali responsabilità in quanto accaduto la settimana scorsa, quando l’emergenza neve è andata ad aggravare la situazione nelle zone colpite dal terremoto. Come al solito cercheremo di farlo partendo dai fatti, senza farci prendere la mano dalla voglia (comprensibile ma del tutto fuori luogo) di “sparare a zero” contro tutto e contro tutti, spesso senza cognizione di causa. Intanto, però, di quei drammatici giorni che hanno messo a dura prova ancora una volta il nostro territorio vogliamo ricordare alcune storie, alcuni personaggi che ci hanno colpito, sia in positivo che in negativo.
Non mi soffermerò a lungo a parlare ancora di tutti quegli uomini e quelle donne che in quei giorni hanno lavorato senza sosta per prestare soccorso, per aiutare chi era in difficoltà, operando in condizioni spesso estreme. Parliamo naturalmente dei Vigili del fuoco, degli uomini della Guardia di finanza, del Soccorso alpino ma anche del personale della Protezione civile, dei Carabinieri, della Polizia, dell’Esercito il personale medico e dei vari servizi del 118. Sappiamo tutti cosa hanno fatto questi uomini e queste donne, mettendo spesso a repentaglio la propria vita. Non mi piace la retorica di chi, ad ogni situazione, con retorica definisce eroici certi comportamenti, ma questa volta credo che non sia così inappropriato definire in quel modo l’operato di queste straordinarie persone. Che, è giusto far presente alla schiera di pseudo esperti che sproloquiano senza cognizione di causa, sono a tutti gli effetti rappresentanti dello Stato.
Occorrerà ricordarsene la prossima volta, con la consapevolezza che continuare a parlare di “Stato assente” per criticare come sono state gestite le operazioni di soccorso, vuol dire innanzitutto offendere, umiliare e delegittimare l’impegno, l’abnegazione, il coraggio il coraggio di questi straordinari servitori dello Stato, sempre in prima linea nei momenti e nelle situazioni più difficili. Altro è, invece, il discorso sugli eventuali errori commessi al vertice, su eventuali carenze nella gestione dell’emergenza, sulle eventuali responsabilità di chi ha compiti di comando e di guida. E altro ancora sono le eventuali responsabilità di questo o quel politico, di questo o quell’amministratore. Che, naturalmente, è giusto sottolineare ed evidenziare con decisione.
Non meno meritevole di menzione è l’impegno e l’abnegazione di tanti volontari, di tante associazioni che si sono messi a disposizione della comunità per dare il proprio contributo. Tra loro mi piace citare due realtà che sono lontani anni luce dal mio modo di pensare e che spesso ho avuto occasione di criticare, ovviamente in ben altri contesti. Parlano innanzitutto degli ULTRAS DELL’ASCOLI che ancora una volta nelle situazioni di emergenza sono sempre i primi a mobilitarsi, a fornire il loro contributo. E non solamente a parole come, invece, hanno fatto nei mesi passati ultras di altre città (ogni riferimento ai Rangers, gli ultras del Pescara, è puramente voluto).
Così come mi sembra giusto sottolineare l’impegno dei RAGAZZI ASCOLANI DI CASAPOUND, sempre in prima fila quando si tratta di iniziative di questo genere (come anche in occasione dei precedenti terremoti). In questo caso, poi, sono stati i primi a mobilitarsi, quando ancora qualcun altro in città non si era neppure reso conto dell’entità della situazione (ogni riferimento al primo cittadino è puramente… voluto), andando a spalare la neve davanti ad una struttura fondamentale come l’ospedale cittadino. La mia più totale e assoluta lontananza dalle loro ideologie e dalle loro posizioni non può certo impedirmi di vedere e di applaudire comportamenti così meritevoli. Al di là di quello che ognuno potrà legittimamente pensare dell’operato dei vertici della Protezione Civile e del suo responsabile Fabrizio Curcio, una delle figure che più hanno colpito in questi giorni di emergenza (ma anche nelle due precedenti situazioni legate al terremoto) viene sempre dalla Protezione Civile.
Stiamo parlando della direttrice dell’Ufficio Emergenze della Protezione Civile “TITTI” POSTIGIONE (il suo nome di battesimo è Immacolata), il volto della Protezione Civile stessa in tutte le ultime emergenze. Quarantasei anni, salernitana, la Postiglione è considerata da sempre una delle punte di diamante della struttura pubblica che ha il compito di gestire le emergenze nazionali. E’ indiscutibilmente il suo il volto di quell’Italia che in queste circostanze si rimbocca le maniche per scongiurare il peggio e per salvare quante più persone possibili. Di lei raccontano che in queste occasioni è capace di rimanere in servizio per ore e ore, per giornate intere senza quasi riposare. Le sue “occhiaie”, con il passare delle ore e dei collegamenti con le varie tv sempre più pronunciate, ne sono la più evidente testimonianza.
Non è certo un caso che è la più giovane responsabile di una sala operativa di emergenza in Europa e già nel 2005 e negli anni a seguire è stata chiamata per coordinare e guidare gli interventi in alcune emergenze internazionali (nel 2005 nel Sud Sudan, nel 2006 in Indonesia). E non a caso la sua gestione della prima emergenza (che è cosa completamente differente rispetto alla fase post emergenza e alla successiva ricostruzione) in occasione dei terremoti del 2009 a L’Aquila e del 2012 in Emilia fu particolarmente apprezzata.
Un altro volto che, da quella maledetta notte del 24 agosto, è diventato un simbolo di quell’Italia che non molla e che non abbassa la testa è sicuramente quello del sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi. Che, anche in questa nuova emergenza, in questi difficili giorni ha dimostrato ancora una volta come si possano difendere con lucidità, fermezza e passione le istanze del proprio territorio senza, però, dover speculare, senza abbandonarsi alla demagogia alla contestazione “a casaccio” contro tutto e tutti. E, soprattutto, come un amministratore avveduto e attento possa se non evitare quanto meno ridurre i disagi per la propria popolazione. Che abbia un altro passo lo ha ulteriormente dimostrato in occasione dell’ultima polemica esplosa dopo l’ennesima macabra vignetta di Charlie Hebdo (non chiamatela satira, la satira è ben altra cosa) sulla sciagura dell’hotel Rigopiano.
Al giornale francese, che con le sue vignette aveva ferito anche Amatrice dopo il terremoto, Pirozzi replica non minacciando chissà quali improbabili querele ma rendendogli “pan per focaccia”, con una serie di vignette (foto a sinistra) che sbeffeggiano quella di pessima gusto pubblicata da Charlie Hebdo. Di Pirozzi piace il fatto pensa concretamente solo alla sua gente, alle emergenze del suo territorio (forse perché sono così gravi e difficili da affrontare) e non a polemizzare per chissà quali secondi fini. Così, dopo la visita di una schiera di deputati (di tutte le parti politiche) ad Amatrice a fine dicembre, eccolo tuonare contro chi prova ad usare la sciagura che ha colpito il suo paese per meri scopi politici. Intransigente quando si tratta di pretendere quanto gli era stato promesso (“domani faccio sgombrare il corso dalla neve e poi si vada subito a mettere in sicurezza la Torre Civica. Con i nostri simboli non si scherza, siamo pronti a scendere in piazza”), con altrettanta chiarezza non si fa scrupoli di mettere “spalle al muro” gli sciacalli politici pronti a sfruttare ogni sua richiesta per innescare polemiche politiche.
“Nessuno deve speculare sul dolore e sul disagio della mia gente per motivi di convenienza politica” ha dichiarato nei giorni scorsi. Quanto i suoi cittadini abbiano fiducia nei suoi confronti lo ha dimostrato ulteriormente la vicenda della consegna delle prime 25 casette. “Ho chiesto ai miei cittadini di presentare domanda solo in caso di necessità immediata e stringente e poi avremmo proceduto con l’estrazione” aveva annunciato. E di domande ne sono arrivate appena 31, con tutta la sua comunità che ha appoggiato convinta la decisione di assegnarle attraverso sorteggio (criticata da qualcuno che ha provato ad attribuire la responsabilità di questa scelta al governo, ad Errani, a Curcio).
“E’ stata una decisione solo mia – ha replicato – da qualche parte ho letto alcune note polemiche ma non mi interessa, ho il sostegno dei cittadini”. E per quanto riguarda la gestione dell’emergenza neve, bisognerebbe consigliare a qualche sindaco che continua a lamentarsi per presunti ritardi di ascoltare la spiegazione di Pirozzi. “Mi sono subito reso conto della situazione, d’altra parte ampiamente annunciata dalla Protezione civile. Allora ho immediatamente chiesto le turbine che, infatti, sono arrivate subito. E ci hanno permesso di avere strade transitabili”.
Tra chi, nei giorni della drammatica emergenza, merita una citazione c’è sicuramente anche il giornalista sambenedettese ed inviato di Mediaset Remo Croci. Pur non condividendo spesso le sue analisi e il suo modo di avanzare critiche , è innegabile che nei giorni più difficile Croci è diventato un importante punto di riferimento per tanti cittadini che si trovavano in difficoltà. E che, non riuscendo ad avere contatti con le istituzioni preposte, spesso si sono rivolti a lui per chiedere (e ottenere) attenzione e aiuto. Per certi versi il suo impegno è paragonabile a quello, magari più gravoso per le responsabilità che comporta, di Titti Postiglione.
Come la responsabile della Protezione Civile, il giornalista sambenedettese in quei giorni è stato instancabile, sempre sul pezzo quasi 24 ore su 24, dimostrando come si possa fare ancora oggi il mestiere di giornalista con straordinaria passione, al punto da trasformarlo in una sorta di servizio di pubblica utilità in un momento come questo. E allora, di fronte ad un simile comportamento, la differenza di opinioni o il non condividere certe interpretazione dei fatti è davvero un particolare insignificante, chi ama in maniera viscerale questo mestiere non può che applaudire e dire grazie a Remo Croci.
Purtroppo, però, questi lunghi e difficili giorni ci hanno anche raccontato storie meno edificanti (oltre quelle più drammatiche dell’hotel di Rigopiano e di chi ha perso la vita in altre circostanze), hanno messo in luce personaggi che, al contrario, hanno avuto modo di distinguersi per il loro imbarazzante comportamento. Di certo una delle vicende più sconcertanti arriva proprio dal nostro territorio, da VILLA PIGNA (Folignano) dove la neve ha fatto crollare il tetto della struttura integrata (utilizzata anche come palestra delle scuola media). Senza tanti giri di parole, è inammissibile e inaccettabile che una struttura così nuova, costruita nel 2004 (secondo le cronache di allora con una certa fretta per poter esser inaugurata prima delle elezioni amministrative…) possa subire un simile crollo.
L’amministrazione comunale si è subito messa a disposizione della Procura, lo stesso sindaco Flaiani si è recato in Procura per assicurare massima collaborazione. Chi ha responsabilità deve pagare, perché poteva essere una tragedia (il crollo è avvenuta in tarda serata). Certo, però, lascia ancor più perplessi il fatto che i locali sotto quella struttura nei mesi scorsi sono stati utilizzati per ospitare la notte i cittadini che non volevano o non potevano rientrare a casa…
Il suo comune non è stato direttamente toccato dall’emergenza neve eppure ha avuto modo di far parlare di se anche in questa situazione anche la sindaca di Roma Virginia Raggi. Che, nei giorni in cui nel resto del paese è scattata la solita gara di solidarietà, ha fatto esattamente l’opposto. Come hanno raccontato i consiglieri di Fratelli d’Italia Volpi e Silvestroni, nelle ore dell’emergenza dagli uffici tecnici del Comune, su impulso del primo cittadino, sono partite le telefonate per far rientrare i mezzi di soccorso della Protizione civile inviata dalla Città Metropolitana di Roma. Decisione motivata dal fatto che i Comuni dell’hinterland assegnatari di quei mezzi non avrebbe corrisposto i rimborsi delle polizze assicurative che la Città Metropolitana ha stipulato su quei mezzi.
In realtà, però, quei rimborsi non erano neppure dovuti, visto che a novembre il Consiglio comunale aveva approvato all’unanimità una mozione che di fatto donava quei mezzi ai Comuni (rendendoli così autonomi dalla stipula delle assicurazioni). Ma, al di là di questo che non è certo un dettaglio, è incredibile che si possa essere così cinici in un momento così delicato, quando quei mezzi sono indispensabile per aiutare tanti cittadini. Fortunatamente le telefonate degli uffici tecnici sono state praticamente ignorate da chi era sul campo ad operare e ad aiutare chi era in difficoltà, Tanto che la Raggi, poi, potrà affermare, senza però poter smentire la richiesta di ritiro che “tutti i mezzi e le attrezzature sono rimaste in dotazione dei soccorsi”. Resta il fatto che, come sottolineano i due consiglieri, “quanto accaduto è molto grave, ci lascia allibiti e sconfortati il comportamento della Raggi”.
Profonda tristezza e un insopportabile senso di squallore procurano, invece, le vergognose dichiarazioni di SIMONE DI STEFANO, vicepresidente di Casa Pound. “Ogni volta che c’è una grande tragedia – si legge in un post su facebook – qualche imbecille va a raccattare 10 finti profughi, gli mette una divisa qualsiasi, li porta sul posto e li fa fotografare dai giornalisti. Che grande offesa per gli uomini dello Stato e i volontari italiani che salvano vite”. Se non fosse che qualche povero beota riesce addirittura a dar credito ad una simile idiozia, le farneticanti dichiarazioni di Di Stefano provocherebbero solo tanta tristezza e umana compassione per una persona che vive in un mondo squallido e surreale popolato da improbabili macchinazioni e ipotetici complotti .
A lui e a quel manipolo di “teste vuote” che crede a simili farneticazioni sarebbe sin troppo facile ricordare che, oltre a quella foto incriminata, ci sono le testimonianze (e altre foto) dei cittadini di Casacalenda (alcuni anziani, addirittura, hanno scritto una lettera di ringraziamento a quei richiedenti asilo che nei giorni difficili non solo hanno spalato la neve ma li hanno supportati in ogni modo), Agnone, delle frazioni di Avezzano, di Arcevia e di tanti altri paesi dell’Abruzzo, senza dimenticare il gruppo di attivisti del progetto Labors (richiedenti asilo di Gambia, Mali e Burkina Faso) che sono immediatamente partiti per aiutare le popolazioni delle zone dei Sibillini (e Di Stefano potrebbe chiedere a quanto hanno lavorato al loro fianco se erano lì davvero per aiutare o solo per chissà quale macchinazione).
Molto più semplicemente vorremmo fare notare a Di Stefano che le sue farneticazioni potremmo utilizzarle anche per i ragazzi del suo movimento, sarebbe sin troppo facile, seguendo il suo becero ragionamento, accusare Casa Pound della stessa identica cosa di fronte alle foto dei suoi attivisti di fronte all’ospedale. Sarebbe facile ma terribilmente squallido perché, invece, certi comportamenti, l’impegno civico nei confronti della comunità merita di essere sottolineato e apprezzato da qualsiasi parte venga.
Per concludere ci tocca ancora una volta parlare (e ne avremmo volentieri fatto a meno) di Guido Bertolaso, l’ex capo della Protezione civile principale responsabile di quel disastro che è risultata (da ogni punto di vista) la ricostruzione del post terremoto a L’Aquila, che, nei giorni della massima emergenza, ha avuto il coraggio di mettersi in cattedra ed impartire lezioni di come si gestiscono determinate situazioni (trovando pure qualche pazzo che gli ha dato credito). Succede anche questo nel nostro incredibile paese, dove si fa presto a dimenticare il passato al punto che magari tra qualche anno, nella malaugurata ipotesi che si verifichi un qualche incidente in mare, ci troveremo anche tal Schettino che da tv e giornali impartirà lezioni si come si gestiscono quei momenti.
E’ davvero pazzesco, sentire Bertolaso che in tv racconta una favola che esiste solo nella sua testa, sentirlo ergersi ad improbabile professore procura una rabbia incredibile in chi la drammatica vicenda del terremoto a L’Aquila l’ha seguita da vicino (e immaginiamo quanta ne procuri agli aquilani). Per la verità Bertolaso già da qualche giorno aveva ripreso a farsi vedere, vaneggiando sul post terremoto a L’Aquila, addirittura criticando il fatto che dopo 4 mesi ancora non erano state rimosse le macerie e vantando una rimozione record nel capoluogo abruzzese. Quella che vedete a sinistra è una foto scattata nell’aprile 2011 nei luoghi del terremoto, testimonianza inequivocabile di come erano state portate via tutte le macerie dopo 2 anni…
Ma chi conosce davvero la storia di quel post terremoto potrebbe ricordare la farsa dei funerali di stato (con le liti telefoniche di Bertolaso che non voleva in alcun modo che lui e il Presidente del Consiglio potessero finire in seconda fila in chiesa), l’indegna vicenda degli appalti per la ricostruzione, finiti al centro di un’inchiesta penale. E, ancora, l’imbarazzante apparizione televisiva nella quale Bertolaso si giustificava sostenendo che non aveva verificato a fondo a chi venivano affidati gli appalti (senza bando di gara, su fiducia…), responsabilità non da poco per chi rivestiva quel ruolo. Per non parlare, poi, di tutta la storia delle new town, consegnate (a meno della metà degli sfollati aquilani, non certo a tutti come qualcuno ora vuol far credere) dopo 6 mesi già in condizioni pessime (eloquente la foto a destra scattata un mese dopo la consegna) e che ora cadono a pezzi.
Al punto che la Procura ha messo sequestro ben 800 balconi, dopo che ne erano crollati un paio, e ora addirittura c’è il rischio che ad essere posto sotto sequestro siano anche le case stesse. Che, nel frattempo, sono state abbandonate da una gran numero di famiglie, già dopo poco tempo esasperate dal dover vivere in strutture a dir poco problematiche (tra infiltrazioni, muffa, pavimento sollevato già dopo pochi giorni). Ci sarebbero da aggiungere, poi, i dati sulla ricostruzione, assolutamente disastrosi ad 8 anni dal terremoto e tante altre considerazioni. Ma, per capire cosa ha rappresentato e rappresenta Bertolaso per L’Aquila, basterebbe ricordare la lettera siglata da tutte le principali associazioni e i principali movimenti aquilani e inviata ai romani quando era stata annunciata la candidatura a sindaco dell’ex capo della Protezione civile. Che, in uno dei suoi interventi in radio, ha confessato di essere andato in incognito, di notte, ad Amatrice per verificare la situazione.
Non sappiamo se è un’invenzione o se è vero. Quello di cui siamo certi è che non potrebbe avvicinarsi a L’Aquila, neppure in incognito e di notte, visto quello che pensano di lui gli aquilani. Che meriterebbero almeno un pizzico di rispetto da parte di Bertolaso e da parte di chi, per convenienza politica, finge di credere alle “favolette” raccontate dall’ex capo della Protezione civile.