Dopo la chiusura per neve e la paura per le nuove scosse (e per le affermazioni della Commissione Grandi Rischi), martedì 24 gennaio si torna in classe dopo verifiche lampo dei tecnici comunali e provinciali. Ma il Comitato Scuole Sicure chiede massima attenzione e professionalità nella valutazione dell’agibilità dei plessi scolastici
La relazione finale che la Commissione Grandi Rischi ha inviato alla Protezione civile non è per nulla rassicurante. “Non ci sono evidenze che la sequenza sismica sia in esaurimento – si legge – le faglie attive dal 24 agosto hanno il potenziale di produrre terremoti di elevata magnitudo (tra 6 e 7)”. Senza addentrarci in spiegazioni tecniche parlando di questa o quell’altra faglia, di quale sia potenzialmente più pericolosa in questa fase, il concetto è sin troppo semplice: il rischio sismico, purtroppo, non è ancora alle spalle.
La stessa Commissione, ovviamente, non può dire se e quando si verificherà una scossa di magnitudo così importante, potrebbe accadere nei prossimigiorni, tra qualche mese, tra qualche anno. Quello che tutti gli esperti ripetono, però, è che la possibilità che un nuovo evento sismico importante ci sia è concreta. Per questo è importante farsi trovare pronti. “Non possiamo essere rassicuranti – spiega il presidente della Commissione Grandi rischi – ma non vogliamo nemmeno creare panico. Bisogna essere prudenti e per un cittadino questo potrebbe voler dire ad esempio contattare un ingegnere strutturista per controllare la stabilità della propria casa. Per gli edifici pubblici, l’invito è quello di monitorare in maniera sistematica scuole, ospedali e dighe”.
E quello delle scuole è un problema che interessa molto da vicino il nostro capoluogo dove da settembre, dopo la prima scossa di agosto, si è costituito il Comitato Scuole Sicure, di cui fanno parte un migliaio di genitori, che chiedono qualcosa che, in un paese normale, non dovrebbe neppure essere oggetto di discussione: la sicurezza delle scuole. Già, ma sappiamo ampiamente, purtroppo, che il nostro tutto è meno che un paese normale , ancora meno che civile. E se possibile la situazione ad Ascoli è addirittura peggiore, al punto che colui che ha la gravissima responsabilità di non aver rispettato, negli anni passati, la legge in merito proprio alla sicurezza delle scuole, continua a presentarsi con incredibile “faccia tosta” in tv a dare lezioni, a lanciare accuse “a destra e a manca”.
In ogni caso, come ha ammesso lo stesso primo cittadino in queste ore al programma tv di La7 “Omnibus” (ma per caso il sindaco ha cambiato residenza?), dopo le 4 scosse di magnitudo superiore a 5 di mercoledì 18 gennaio la situazione delle scuole cittadine è la stessa di due mesi (dopo le scosse di agosto e ottobre), cioè sono agibili ma per nulla sicure. Anzi, bisognerebbe aggiungere che per certi versi la situazione è decisamente peggiorata, visto che almeno allora l’agibilitàera stata (in entrambe le occasioni) dichiarata dopo verifiche accurate, il cui svolgimento ha richiesto diversi giorni, di esperti della protezione civile e la successiva redazione di schede Aedes. Questa volta, invece, le verifiche, rapidissime, sono state effettuate dal servizio tecnico del Comune.
“L’attività di verifica è proseguita negli ultimi due giorni in maniera piuttosto intensa– si legge nel comunicato stampa del Comune del 20 gennaio scorso – e domani si completerà con sopralluoghi in alcuni plessi di scuole paritarie. Gli esiti escludono fortunatamente lesioni da sisma dopo le quattro forti scosse di mercoledì scorso. Non ci sono aggravamenti e situazioni tali da mettere a rischio l’agibilità dei nostri plessi, in alcuni casi invece sono state registrate delle importanti infiltrazioni di acqua che richiederanno specifici interventi. La situazione di criticità per infiltrazioni riguarda in particolare la scuola materna di Marino presso il Palafolli la scuola Ceci, l’asilo nido Buonarroti e la scuola San Filippo“.
Sorvoliamo per decenza sul fatto che ora sappiamo che, in pratica, all’interno di alcune scuole cittadine piove (studenti a scuola muniti di ombrello?). Ma non può lasciare stupiti il comportamento di un’amministrazione comunale che, in perfetta antitesi con quanto raccomandato dalla Commissioni Grandi Rischi (controlli accurati nelle scuole), questa volta addirittura non si è neppure rivolta a tecnici ed esperti della protezione civile, basandosi su una rapida verifica dei tecnici del Comune per stabilire che tutte le scuole cittadine sono agibili (che, come abbiamo visto ampiamente, non significa assolutamente che siano sicure). Va detto che lo stesso comportamento lo ha avuto anche la Provincia di Ascoli (che ha la responsabilità sulle scuole superiori) a cui è stata sufficiente una giornata per verificare l’agibilità delle scuole superiori della città. Domani (martedì 24 gennaio), quindi, con questi presupposti riapriranno tutte le scuole cittadine, cosa che procura non poche apprensioni e preoccupazioni.
“Il Comitato Scuole Sicure alla luce delle dichiarazioni della Commissione Grandi Rischi chiede e pretende massima attenzione e professionalità nella valutazione di agibilità dei plessi scolastici – si legge in una nota del Comitato – considerato che ad oggi le verifiche di vulnerabilità sismica non sono state effettuate, il comitato almeno chiede la valutazione della sicurezza delle scuole da parte di tecnici della protezione civile. Non basta la valutazione visiva dei tecnici comunali e provinciali fatta in fretta e furia alla media di 10 scuole al giorno. Dopo il comunicato della Commissione grandi rischi non possiamo farci bastare slogan propagandistici. Scuole e dighe vanno controllate, va fatto non c’è altro da dire”.
Nel comunicato il Comitato sottolinea anche che sulle scuole “oltre alle scosse ha gravato il peso della neve aumentato anche a causa delle precipitazioni”. Con il risultato che alcune palestre che hanno retto alla magnitudo 6.5 e che, dopo le scosse di fine ottobre, avevano ospitato di notte decine di famiglie, ora presentano criticità dopo le scosse di magnitudo 5. D’altra parte, però, non c’era certo bisogno di quanto accaduto in quelle palestre citate dal Comitato per ricordarci che l’eventuale agibilità non rappresenta comunque alcuna rassicurazione. L’esempio, drammatico ma fortunatamente non tragico, delle due scuole nel Maceratese, dichiarate agibili venerdì 28 ottobre e poi crollate con la scossa di domenica 30 ottobre (ovviamente e fortunatamente senza nessuno dentro), sono la più chiara dimostrazione di quello che il Comitato dice sin dall’inizio. E che lo stesso primo cittadino ascolano sa benissimo, come dimostra il suo intervento di questa mattina ad Omnibus, nel quale, però, ha provato ancora una volta a recitare (molto male) la parte della vittima.
“Le nostre scuole sono nelle stesse condizioni di allora – ha affermato Castelli ad Omnibus – sono agibili ma non hanno la vulnerabilità sismica. E’ un problema non da poco, per fare queste cose ci vogliono i soldi”. E poi ancora la solita litania dei Comuni senza soldi, svuotati dallo Stato e tutte le solite storie e giustificazioni che ci sentiamo ripetere da mesi (in parte anche condivisibili e con un fondo di verità ma, in questo caso, assolutamente non pertinenti) . Poi il colpo di teatro finale, degno di una sceneggiata napoletana. “Mi dicano Gentiloni, Fedeli, Errani e Curcio – ha detto il sindaco in tv – che devo fare in assenza dei certificati di vulnerabilità che non abbiamo per nessun edificio”.
Un bel colpo, assolutamente molto teatrale che, siamo certi, sortirà effetti su chi non conosce a fondo la situazione. Chi, invece, è perfettamente a conoscenza dello stato delle cose non può che rimanere sconcertato di fronte ad un smile spettacolo. Perché il sindaco continua a fingere di non sapere che le verifiche sulla vulnerabilità sismica per legge dovevano essere fatte entro il 2013. Non solo, la Presidenza del Consiglio e la Protezione Civile dopo il terremoto del 2009 a L’Aquila avevano stanziato dei fondi appositamente per questo. Fondi che hanno permesso a diversi Comuni, anche delle Marche, di effettuare (nei tempi) quelle verifiche.
Il Comune di Ascoli, dal 2009 guidato Castelli, ha avuto 4 anni di tempo per farlo, ha avuto anch’esso la possibilità di accedere a quei fondi. Invece di andare in tv a raccontare le solite storielle, il sindaco dovrebbe spiegare (non a noi ma ai cittadini ascolani) perché non lo ha fatto. Oltretutto, al di là della scadenza del 2013, la storia della mancanza di fondi per fare quelle indispensabili verifiche è una barzelletta che non regge. Si sono spesi in questi ultimi mesi oltre 3 milioni di euro per lo stadio, si sono spesi centinaia e centinaia di migliaia di euro per manifestazioni ed eventi di dubbia utilità, non è, quindi, una questione di avere o non avere i fondi, ma di priorità. Nel corso del Consiglio comunale di dicembre il sindaco ha dichiarato che “ogni verifica ha un costo di 20-40 mila euro, avremmo dovuto farle su oltre 20 plessi scolastici”.
Al di là della possibilità di accedere ai fondi di cui abbiamo parlato, in ogni caso con gli oltre 3 milioni di euro spesi per lo stadio l’amministrazione comunale, non solo avrebbe potuto effettuare le verifiche su tutte le scuole cittadine ma, addirittura, avviare anche alcuni interventi in quelle che presentavano le situazioni più complesse. Solo che, almeno fino al 24 agosto scorso, la sicurezza delle scuole era l’ultimo (o il penultimo) dei pensieri di questa amministrazione, ben conscia che, sempre fino ad allora, l’intervento allo stadio garantiva ben altra visibilità (e, di conseguenza, ben altro ritorno elettorale) rispetto a quelli sulle scuole.
Inutile, quindi, parlare di soldi, si tratta sempre e comunque di una questione di priorità. E, magari, ora che il terremoto è diventato un incubo costante per il nostro territorio, probabilmente la sicurezza delle scuole cittadine è diventato anche per il sindaco e l’amministrazione comunale un tema importante. Però invece di continuare a lamentarsi con il mondo intero è arrivato il momento che il primo cittadino si impegni in concreto. La Provincia di Ascoli, ad esempio, si trova nella stessa situazione (per quanto riguarda le scuole superiori), visto che l’amministrazione guidata da Piero Celani ha completamente ignorato il problema sicurezza, non rispettando la scadenza di fine 2013.
Ora, però, nel bilancio 2017 ha inserito fondi per effettuare le verifiche, indicando anche le scuole dove verranno effettuate, in questa prima fase di intervento, le indagini geognostiche, geotecniche e geofisiche nonché ricerche sui progetti originali e prove diagnostiche. Si tratta del Liceo Artistico “Licini”, dell’Istituto professionale per i servizi commerciali “Ceci”, della sede distaccata Ipsia “Sacconi” di via Cagliari, del Liceo Classico “F. Stabili” e, a San Benedetto, dell’Istituto alberghiero “Buscemi”. Importanti passi avanti, soprattutto fatti concreti invece delle parole che continua a ripetere il sindaco. Che continua a rimanere sul vago, senza dare concreti riferimenti ed indicare un serio programma di interventi.
“L’amministrazione comunale avvierà, anche con il contributo di terzi, indagini di vulnerabilità sismica su ogni plesso scolastico attivo” si leggeva nel dicembre scorso sul giornalino comunale. Tutto molto vago, indefinito, senza tempi certi. D’altra parte, però, non ci si poteva attendere molto di più da parte di un sindaco e di un’amministrazione comunale che dall’inizio della crisi sismica e fino a dicembre, per quanto riguarda la sicurezza delle scuole, si è sempre trincerata dietro le verifiche che attestavano l’agibilità degli istituti cittadini (quasi tutti, qualcuno con interventi), fingendo di ignorare che la vera sicurezza è determinata solo dalla valutazione di vulnerabilità sismica.
Alla fine, comunque, il risultato di questo imbarazzante teatrino è che domani (martedì 24 gennaio) alunni, professori e personale scolastico rientreranno in istituti scolastici che non sono per nulla sicuri e che non forniscono alcuna certezza su come potrebbero rispondere nel malaugurato caso di una scossa di forte intensità. E’ accettabile tutto questo? Noi crediamo assolutamente di no. Certo nessuno ignora il problema di portare avanti un anno scolastico che già ha subito gravi ritardi. Ma crediamo che la sicurezza (dei ragazzi e di tutto il personale scolastico) venga prima di ogni altra cosa. E, al di là delle responsabilità che gravano su chi negli anni passati non ha fatto ciò che doveva fare, come ha detto il sindaco stesso questa mattina, la situazione oggi è la stessa di agosto e di ottobre.
Ma, allora, perché non si è pensato subito, già ad agosto, a soluzioni alternative? Perché non si è voluto neppure mettersi a tavolino (parliamo in particolare del Comune) con il Comitato che aveva delle proposte per far partire e andare avanti regolarmente l’anno scolastico, senza esporre nessuno ai rischi a cui sono invece esposti ora? In un simile contesto stupisce e non poco anche l’assoluto silenzio del Prefetto di Ascoli che, pure, è a conoscenza della situazione, visto che lo stesso, prima ancora dell’inizio del nuovo anno scolastico, ha incontrato i rappresentanti del Comitato cittadino che gli hanno illustrato nel dettaglio la situazione.
Che, in un inaccettabile clima di incertezza, vede nel nostro patrono Sant’Emidio l’unica speranza a cui appellarci…