Nell’annuale classifica di Legambiente sulla qualità della vita nei 105 capoluoghi di provincia italiani Ascoli si colloca al 62° posto con un punteggio inferiore alla media italiana. I dati peggiori su ambiente urbano e mobilità, luci e ombre sui rifiuti
Ascoli green continua ad essere un sogno virtuale del sindaco Fioravanti (ed un possibile incubo per i cittadini ascolani visto che, nel paradossale progetto del primo cittadino, dovrebbe attuarsi con biodigestore e altre “menate” del genere…). La realtà fotografata dai fatti concreti, dai numeri, dai dati evidenzia invece come il capoluogo piceno sia sempre meno green e, di conseguenza, come la qualità della vita sia tutt’altro che eccellente. Questo almeno è quanto emerge da “Ecosistema Urbano 2021”, l’annuale rapporto di Legambiente e Ambiente Italia, con la collaborazione de “Il Sole 24 Ore”, sulla qualità della vita nei 105 capoluoghi di provincia italiani.
La novità dell’edizione 2021 è che Ascoli non è più il capoluogo peggiore delle Marche anche se non per meriti propri, visto che si attesa al 62° posto, quanto per i demeriti di Ancona che precipita dal 44° al 72° posto. Il capoluogo migliore si conferma Macerata che guadagna anche qualche posizione rispetto allo scorso anno (dal 19° al 15° posto), mentre subito dietro resta al 19° posto Pesaro. Come già nell’edizione passata, quello piceno resta tra i peggiori capoluoghi dell’intero centro Italia. Infatti, considerando i 36 capoluoghi di provincia delle regioni del centro (Toscana, Emilia Romagna, Umbria, Lazio, Marche e Abruzzo) solo in 4 (Roma, Prato, Livorno e Ancona) occupano una posizione peggiore in classifica.
Per altro complessivamente Ascoli fa registrare un punteggio inferiore rispetto alla media dei 105 capoluoghi italiani (53,05%), fermandosi a 51,8%. E’ opportuno ricordare che fino a qualche anno fa non era così, addirittura nel 2016 il capoluogo piceno era tra i migliori con il 15° posto nella graduatoria generale. Poi la situazione negli anni successivi è rapidamente peggiorata ed ora Ascoli si trova nella parte inferiore della classifica, tra i capoluoghi peggiori (il 90% sono del meridione). Per quanto riguarda la classifica generale al primo posto si conferma Trento, seguito da Reggio Emilia e Mantova.
Come negli anni passati, la migliore qualità della vita si trova nelle città medio piccole, tanto che la prima grande città, Milano, si trova al 30° posto. Decisamente più indietro le altre grandi città, con Torino che si trova all’81° posto, Roma all’87° e Napoli al 91° posto. I dati di “Ecosistema Urbano 2021” sono stati presentati lunedì mattina 8 novembre nel corso di una diretta streaming sui siti di Nuova Ecologia e Il Sole 24 Ore, oltre che sui canali YouTube e Linkedin di Legambiente.
L’indagine prende in considerazione 105 capoluoghi di provincia e tiene conto di 18 indicatori riguardanti sei componenti (Aria, Acque, Rifiuti, Mobilità, Ambiente Urbano ed Energia) per stilare la classifica delle performance ambientali e della qualità della vita delle città. Complessivamente il quadro che emerge non è molto positivo. Si registra, infatti, un aumento delle auto in circolazione e un crollo quasi uniforme nell’utilizzo del trasporto pubblico, mentre restano preoccupanti i livelli di smog e di perdite lungo la rete idrica. Poche le note positive che incidono in maniera limitata sul trend complessivo.
Tra tutte l’aumento della raccolta differenziata e dei chilometri di piste e di infrastrutturazioni ciclabili Inevitabilmente in generale i capoluoghi italiani non migliorano le loro performance ambientali. Sicuramente il covid 19 ha influito e non poche ma è giusto ricordare che determinate emergenze urbane erano già state evidenziate negli anni pre covid. “Ecosistema Urbano fotografa un Paese in buona misura fermo, che torna addirittura indietro su alcuni indicatori ambientali – dichiara il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani – già nello scenario pre pandemico il rapporto descriveva capoluoghi che faticavano a decollare nelle politiche di sostenibilità ed inevitabilmente il covid, al netto di alcuni miglioramenti, ha complicato le cose. Ora, però, nell’ambito del PNRR si apre una possibilità per invertire la rotta”.
Andando ad analizzare nel dettaglio la situazione del capoluogo piceno, complessivamente i dati restano simili a quelli di un anno fa. Sintetizzando si potrebbe dire che dall’indagine di Legambiente emerge la fotografia di una città con più auto e meno aree verdi. I dati migliori (o forse sarebbe più corretto dire i meno peggio) arrivano dalla macroarea “Aria”, in particolare per quanto riguarda l’inquinamento da biossido di ozono con Ascoli che è tra le migliori città italiane, al 5° posto miglior capoluogo delle Marche. Discreti i risultati nella macroarea “Acqua” dove, però, spicca in negativo il dato relativo alla dispersione della rete idrica (29,7%), mentre è decisamente migliore il dato relativo all’efficienza di depurazione (96,3%).
Luci ed ombre per quanto riguarda i rifiuti, con una leggera diminuzione della produzione pro capite dei rifiuti (che scende da 488 a 482,9 kg) ma anche un leggero peggioramento della percentuale di raccolta differenziata che scende dal 66,8% del 2020 all’attuale 63,8%.
Decisamente male, invece, per quanto riguarda la macroarea “Ambiente urbano”, con l’eccezione dell’indicatore relativo alle isole pedonali presenti in città (mq per abitanti) che, comunque, fa registrare un lieve peggioramento rispetto all’anno passato. Quando il capoluogo piceno, con 0,56 mq per abitante si posizionava al 13° rispetto al 20° attuale, con o,50 mq. Negli altri indicatori Ascoli è non solo il peggior capoluogo delle Marche ma, addirittura, tra i peggiori dell’intero paese, con l’84° posto per quanto riguarda il numero di alberi in città per ogni 100 abitanti, il 93° per l’uso efficiente del suolo (consumo del suolo, rapporto residenti livello di urbanizzazione) e il 94° posto per quanto riguarda il verde fruibile.
Imbarazzante, a tal proposito, la differenza con gli altri capoluoghi marchigiani, con Ancona che vanta addirittura 52,253 mq di verde ad abitante, Pesaro e Macerata entrambi ampiamente sopra i 20 mq, mentre Ascoli si ferma a 9,5 mq per abitante. Dati complessivamente piuttosto negativi anche per quanto riguarda la macroarea “Mobilità”, con un elevatissimo tasso di motorizzazione (89° posto con 71,9 auto circolanti ogni 100 abitanti) e addirittura il 95° posto per quanto riguarda l’indicatore “vittime della strada” (7,6 morti e feriti ogni 1.000 abitanti), dato peggiore anche rispetto a grandi città come Roma, Napoli e Torino (solo Milano, tra le grandi città, ha un dato peggiore rispetto ad Ascoli).
In leggero miglioramento, ma sostanzialmente ancora negativo, il dato relativo alle piste ciclabili, con il capoluogo piceno che dall’83° posto dello scorso anno sale al 77°, con 1,9 metri di piste ciclabili ogni 100 abitanti. Nel complesso un quadro grigio, che conferma il trend negativo degli ultimi anni.