A differenza delle altre 23 candidate, che hanno svelato i contenuti dei relativi progetti, dal Comune di Ascoli silenzio assoluto e nessuna informazione sui contenuti del dossier e del relativo progetto. E pure il sindaco Fioravanti aveva parlato di trasparenza e condivisione…
Chissà se il fantomatico e misterioso dossier di 60 pagine inviato dal Comune per presentare la candidatura di Ascoli Piceno a capitale della cultura 2024 conterrà anche riferimenti e slogan promozionali in inglese. Se lo sono chiesti con terrore tantissimi ascolani nelle ore scorse quando, proprio in concomitanza con la scadenza per la presentazione del fantomatico dossier, sono spuntate sui social le foto che hanno immortalato una delle più imbarazzanti “figuracce” degli ultimi decenni.
Quello striscione in bella mostra davanti al palazzo comunale, con le informazioni turistiche tradotte in inglese con una serie di strafalcioni da matita rossa (“Un alunno che sbaglia a mettere l’aggettivo dopo lo boccio senza esitazioni, è la prima cosa che si deve imparare in inglese” commenta un’insegnante di inglese) è a dir poco imbarazzante e la dice lunga sulla competenza dell’amministrazione comunale. Ironia a parte, intorno alla candidatura a capitale della cultura 2024 aleggia un incomprensibile alone di mistero. Quando, nella primavera scorsa, era stata lanciata la candidatura il sindaco Fioravanti aveva parlato di grande partecipazione popolare, di trasparenza, condivisione, aveva promesso e auspicato una concreta collaborazione con tutta la città e i cittadini nella predisposizione del progetto a sostegno della candidatura.
Belle parole a cui, come al solito, non sono certo seguiti i fatti. E se nei mesi scorsi l’opposizione aveva più volte lamentato il mancato coinvolgimento, su tutta l’operazione legata alla presentazione della candidatura, dall’amministrazione comunale sono arrivate informazioni con il contagocce, sempre estremamente vaghe, senza mai andare troppo nel dettaglio. Per la verità sul sito ufficiale del Comune di Ascoli è stata creata un’apposita sezione denominata “Ascoli Piceno candidata Capitale Italiana della Cultura 2024” nella quale, sempre nelle intenzioni del sindaco, dovevano essere pubblicate tutte le informazioni.
“Per condividere ogni passo di questo percorso con tutti voi – scrive il sindaco Fioravanti nel presentare la pagina – pubblicheremo su questa sezione del sito istituzionale tutte le informazioni, gli articoli e gli atti dell’amministrazione che vedono Ascoli come candidata a Capitale della cultura 2024”. Anche in queste caso belle intenzioni a cui non hanno fatto seguito fatti concreti. In quella sezione, infatti, in realtà si trovano poche informazioni e per nulla utili a conoscere e sapere di più di come si sta muovendo e si è mosso il Comune per promuovere la propria candidatura.
C’è la sezione dedicata ai video (6) “Scopriamo Ascoli” realizzati dalla figlia del presidente dell’Ente Quintana, c’è la spiegazione su come si può diventare socio fondatore del Comitato a supporto della candidatura, c’è la pagina dedicata alla rassegna stampa che in realtà non è particolarmente ricca (nonostante siano stati riportati anche articoli che poco o nulla c’entrano con la candidatura). C’è poi la pagina dedicata agli atti e alla normativa di riferimento all’interno della quale, però, si trovano solamente due delibere, la n. 12 del 26 gennaio 2021 (costituzione del Comitato tecnico) e la 101 del 31 marzo 2021 (integrazione del Comitato tecnico).
Inspiegabilmente, però, nella pagina degli atti ufficiali relativi alla candidatura a Capitale della cultura non c’è quella che in realtà dovrebbe essere la determina più importante e più interessante, la n. 2761 del 20/9/2021 con la quale l’amministrazione per la realizzazione del “progetto di immagine, marketing strategico e comunicazione” inerente proprio la candidatura ha fatto ricorso all’affidamento diretto, per un importo complessivo di 60 mila euro, alla Fachiro Strategic Design di Mantova.
A completare la sezione c’è, infine, la pagina dedicata a news e video che, però, è incredibilmente ferma al 20 aprile 2021 (con il video che annuncia che Ascoli sarà in onda sulla rubrica Si Viaggiare del Tg2). Ancora minori informazioni arrivano direttamente dall’amministrazione comunale. Dal 21 luglio scorso, quando è stata annunciata la presentazione della candidatura, non c’è più un comunicato stampa che aggiorni la situazione, che fornisca informazioni su come si sta procedendo, che spieghi cosa ha elaborato il fantomatico Comitato tecnico, sui contenuti del progetto e del dossier da presentare al ministero. Negli ultimi 3 mesi nei comunicati stampa del Comune solo in una circostanza viene citata la candidatura a Capitale italiana della Cultura, in relazione al festival “Asculum”. Per il resto silenzio più assoluto.
Si pensava (o forse sarebbe meglio dire ci si illudeva…) che almeno al momento della scadenza per la presentazione del dossier in cui viene illustrato il progetto culturale, il sindaco e l’amministrazione comunale si degnassero di illustrare nel dettaglio alla città i contenuti della proposta inviata al ministero. Neanche per sogno, dal Comune neppure una parola.
Anzi, che la scadenza per la presentazione del dossier è stata rispettata lo sappiamo, così come tutte le poche altre informazioni in merito alla candidatura, solo grazie a quello che ormai di fatto sembra essere diventato l’organo ufficiale dell’amministrazione comunale, un quotidiano locale che da mesi fa da portavoce al sindaco e alla giunta, riporta annunci e proclami e, con incomprensibile sadismo, si espone al posto dell’amministrazione comunale stessa alle inevitabili “figuracce” che ne conseguono quando la realtà è ben lontana da quegli improbabili proclami. Proprio grazie a quel quotidiano sappiamo che il Comitato è composto, oltre che dal Comune, da 8 soci (i soliti verrebbe da dire: Fondazione Carisap, Magazzini Gabrielli, Fainplast, Bim Tronto, Start, Ciip, Assistenza 2000, Genera), ognuno dei quali ha sborsato una quota iniziale di 30 mila euro.
A differenza di quanto previsto non c’è invece la Camera di Commercio delle Marche (chissà perché…) che, a quanto si dice, si limiterà a fare da sponsor. Non manca (e come potrebbe) un aspetto a dir poco paradossale, con il Comune che avrebbe lanciato l’azionariato popolare, con quote da 1.000 a 10.000 mila euro da sottoscrivere entro novembre. In pratica chiede ai cittadini un atto di fiducia, investire una quota senza conoscere nulla del progetto che si dovrebbe sostenere. Soprattutto, però, dal portavoce ufficioso del Comune sappiamo che il dossier di 60 pagine è stato effettivamente inviato al ministero alla scadenza.
E sappiamo anche che il dossier descrive il progetto culturale, con tanto di cronoprogramma, valutazione di sostenibilità economico-finanziaria e indicazione degli obiettivi perseguiti. Peccato, però, che nulla viene detto in concreto, su cosa punta e come si sviluppa il progetto culturale, su cosa prevede concretamente il cronoprogramma, a quanto ammonta l’investimento previsto (e come verrà sostenuto) e, ovviamente, tanto meno su quali sono gli obiettivi. Nulla di nulla, il mistero più assoluto.
L’unica cosa che si può realmente sapere (andando a cercare gli atti ufficiali, come detto non pubblicati nella sezione del sito comunale) è che la Fachiro Strategic Design che cura il progetto di immagine e comunicazione si basa su un Manifesto di 10 punti che è un concentrato di banalità a dir poco imbarazzanti (“Il segreto per andare avanti è iniziare”, “Prima di parlare bisogna pensare” tra i punti fondamentali del manifesto…). C’è da sperare che il progetto contenuto nel dossier di 60 pagine inviato al ministero non sia su quella linea, altrimenti sarebbe meglio non farsi troppe illusioni.
Superfluo aggiungere che tutte le altre 23 candidate si sono mosse in maniera differente e decisamente più trasparente rispetto al Comune di Ascoli. Per esempio basta andare sulla sezione del proprio sito che il Comune di Pesaro ha dedicato alla propria candidatura per notare la differenza, con già nelle prime righe i riferimenti a quello che è l’asse portante della candidatura stessa (Pesaro Città Creativa Unesco della Musica). Stesso discorso per Viareggio (con il riferimento a Puccini), per Siracusa (con il riferimento alla denominazione di “Grecia d’Occidente”), per Saluzzo (con il progetto per la montagna del futuro) e per tutte le altre candidate.
Solo la candidatura di Ascoli è avvolta in questo incomprensibile alone di mistero. Chissà, magari sarà proprio questa l’arma vincente…