Nelle 54 pagine della relazione sul Biodigestore di Relluce non c’è traccia del progetto annunciato da Fioravanti e ironicamente definito dalla sindaca di Appignano Moreschini “la Gardaland della valle del Tronto”. In compenso c’è la consapevolezza degli impatti negativi…
Nella paradossale estate del capoluogo piceno, caratterizzata dai surreali proclami del sindaco Fioravanti, scatenato nell’annunciare improbabili record e mega progetti che esistono solo nella sua fervida fantasia, la “bufala” più clamorosa è sicuramente quella relativa al Bioparco a Relluce, seriamente candidata al titolo di “panzana” dell’anno. Come sempre accade in queste circostanze, c’è sempre una motivazione concreta e di comodo dietro alla “sparata” del primo cittadino. Che, però, con il passare dei mesi, visto il consistente numero di “boccaloni” pronti a credere, pure di fronte all’inequivocabile evidenza contraria, a qualsiasi fandonia propinata dall’amministrazione comunale, ha deciso di “spararle” sempre più grosse.
Così in questa torrida estate, in rapida successione, sono arrivati il presunto record di eventi culturali (più di 2 mila in 3 anni), il fantasmagorico numero di turisti venuti nel capoluogo piceno solo per “Ascoliva” e, appunto, la “panzana” su Relluceland.
Così il 12 agosto scorso, mentre montavano le polemiche per l’inspiegabile “giravolta” del Comune di Ascoli nell’Assemblea territoriale d’Ambito Ato 5 del giorno precedente (discarica provinciale quella sulla valle del Bretta, definita dal precedente sindaco Castelli “la valle della morte” e contro la quale nel 2015 Fioravanti aveva partecipato addirittura ad un blocco stradale…), il sindaco Fioravanti, con un video pubblicato sulla propria pagina Facebook, svelava il progetto per quella che ironicamente la sindaca di Appignano, Sara Moreschini, ha definito “la Gardaland della vallata del Tronto”.
“Nel nostro progetto Green – affermava il primo cittadino – rientra anche l’innovativo Biodigestore da realizzare a Relluce! L’idea è quella di rendere Relluce un grande parco sostenibile del rifiuto, riqualificando un’area che diventerà simbolo di rinnovamento ecologico. Un “Bosco dei Ricordi”, labirinti a tema, un parco della ricerca e giardini botanici impreziosiranno l’intero sito che garantirà alle future generazioni un sistema ambientale sostenibile ed eco-compatibile fondato su un’economia circolare virtuosa” .
In supporto del sindaco è subito arrivato il suo partito, Fratelli d’Italia, che ha pubblicato sui social in cui viene esaltato il progetto “per un Ascoli sempre più green”, con tanto di immagini sulle mirabilie della “Gardaland della vallata del Tronto” che, agli occhi di qualche sprovveduto, possono addirittura indurre a pensare che quel parco sostenibile esista davvero e non solamente nella fervida immaginazione del primo cittadino. Come purtroppo ormai è divenuta tradizione nel capoluogo piceno, buona parte della stampa locale, senza scomodarsi di verificare alcunché, ha immediatamente fatto da “megafono” all’annuncio del sindaco, in qualche caso andando addirittura oltre per enfatizzare la straordinarietà di un progetto che (come vedremo) in realtà neppure esiste.
Nulla di nuovo e sorprendente, solo che in questo caso nel tentativo di esaltare ancor di più un progetto che non c’è si è andati decisamente oltre, fino a superare ogni limite del ridicolo. “L’arte vicino alla discarica”, “La natura rifiorisce intorno a Relluce” hanno addirittura titolato alcuni giornali locali. Che, presi dall’entusiasmo, addirittura hanno parlato della “Gardaland della vallata del Tronto” come possibile meta di pic-nic di allegre famiglie ascolane, con l’obiettivo di visitare i presunti giardini botanici, i labirinti didattici, il bosco dei ricordi e anche la fantascientifica galleria di opere d’arte, realizzate da non meglio precisati artisti con materiali di recupero. Come se non bastasse, qualcuno addirittura si è spinto fino al punto di annunciare anche i tempi di realizzazione del “progetto che non c’è”, entro 2 anni con le prime autorizzazioni già nel prossimo autunno.
“Non ci crede nessuno a questa pagliacciata, tanto che negli elaborati presentati in Provincia e soggetti a Valutazione di impatto ambientale non esistono questi render” accusa la sindaca di Appignano Moreschini. “Fantastico, un’enorme fake news che finisce in prima pagina – aggiunge sarcastico il sindaco di Castel di Lama Bochicchio – ad ogni modo invito tutti a sfogliare la relazione che descrive gli impatti ambientali dell’opera e le opere di mitigazione. Non troverete nulla di quanto raccontato dal sindaco e dai giornali”.
Non dovrebbe neppure esserci il bisogno di ricordarlo, il minimo sindacale per chi fa informazione è verificare le notizie, soprattutto quando ci sono a disposizione tutti gli atti ufficiali come in questo caso. Perché è bene ricordare a chi finge di dimenticarlo che un’amministrazione pubblica parla con gli atti e con i fatti concreti, non certo con proclami e post sui social. Nei quali si può scrivere e raccontare di tutto, qualsiasi fandonia e qualsiasi improbabile fantasia, ma poi quello che conta è ciò che è scritto negli atti ufficiali. Ed in questo caso gli elaborati e la relazione di cui parlano la Moreschini e Bochicchio sono chiari ed inequivocabili (e, soprattutto, chiunque può verificarli).
Nelle 54 pagine della “Sintesi non tecnica della Valutazione di impatto ambientale” relativo alla realizzazione di un “impianto anaerobico per la produzione di biometano e ammendante organico in località Relluce” presentato da Ascoli Servizi Comunali non c’è alcun riferimento, neppure mezza parola che anche solo faccia qualche riferimento a quel fantasmagorico Bioparco. In compenso, però, molte pagine della relazione stessa sono dedicate ai previsti impatti negativi del progetto sul sistema ambientale, sia in fase di cantiere che in fase di gestione dell’impianto, con le misure previste per ridurli ed eventualmente compensarli.
“Nell’ambito del presente Studio – si legge nella relazione – vengono individuate opportune misure di mitigazione per la gestione degli impatti ambientali previsti, al fine di ridurre o contenere gli impatti”. Vengono, quindi, analizzati nel dettaglio gli impatti negativi, con le conseguenti proposte per la loro riduzione o compensazione, inerenti rumori e vibrazioni, la salute pubblica (della popolazione residente nelle zone limitrofe e dei lavoratori), la vegetazione, l’atmosfera, il suolo e il sottosuolo, l’ambiente idrico e il paesaggio.
“Sia per la fase di realizzazione che di gestione dell’opera – si legge nelle “Conclusioni” della Relazione – si stimano impatti medi per le componenti uso del suolo e alterazione del paesaggio. Per le stesse saranno attuate una serie di opere volte alla mitigazione ed inserimento ambientale dell’opera. Per le altre componenti si stimano impatti bassi se non trascurabili. Le componenti che hanno maggiore probabilità di influenzare l’ambiente circostante (emissioni in atmosfera e rumore) sono state quantificate e in nessun caso ai recettori sono risultate esposizioni superiori ai limiti normativi in entrambe le fasi considerate. Si sottolineano inoltre i benefici che l’opera comporta sul piano socio-economico sia in fase di realizzazione che di gestione”.
Almeno nelle conclusioni, quando si parla degli eventuali benefici che dovrebbero fare da contraltare agli impatti negativi, sarebbe logico citare quello straordinario Bioparco che trasformerebbe quella zona in una sorta di Gardaland. Invece nulla, nemmeno mezza parola. Semplicemente perché quel mega progetto in concreto al momento non esiste. Se non nel meraviglioso mondo virtuale costruito in questo mesi dal primo cittadino e dai suoi fedelissimi accoliti…