Al di là di annunci e proclami meramente propagandistici, gli atti ufficiali della Regione (le delibere 967 e 968 e l’allegato Masterplan con il programma degli interventi) confermano che la provincia di Ascoli continua ad essere pesantemente penalizzata
Come più volte ripetuto, un’amministrazione (come la Regione o il Comune) in concreto parla con gli atti ufficiali (delibere, determine, ecc.) non certo con interviste, dichiarazioni post sui social e comunicati stampa. Naturalmente ogni amministratore, dal governatore regionale al sindaco, passando per i vari assessori, è libero di dire e dichiarare ciò che vuole, anche tutto e il contrario di tutto, può fare promesse e annunciare interventi mirabolanti di ogni genere. Però alla fine il loro operato concreto, le loro reali iniziative e decisioni vengono certificate dagli atti ufficiali, gli unici che contano (il resto è folklore e propaganda).
E per quanto riguarda la sanità nel Piceno, dopo le più disparate ed eclatanti promesse fatte in campagna elettorale e dopo il diluvio di dichiarazioni fatte nelle ultime settimane dagli esponenti dell’attuale maggioranza che governa la Regione, gli atti ufficiali della giunta regionale purtroppo parlano sin troppo chiaro. E dicono senza possibilità di smentita che, invece di ridursi, è destinato ad aumentare il gap tra il Piceno, sempre più cenerentola delle Marche (almeno in campo sanitario), e il resto della regione, con interventi sostanziosi in programma concretamente in tutte le province marchigiane, ad eccezione appunto di quella di Ascoli. Per la quale, a differenza delle altre 4 province, non ci sono stanziamenti certi, solo indicazioni di massima e ipotesi di qualche intervento tutto da programmare con la futura programmazione.
Soprattutto c’è la certezza che non è certo in previsione a breve alcun nuovo ospedale, che sia ad Ascoli, che sia lungo la vallata o che sia, come indicato, a San Benedetto. Si va avanti con i due ospedali che ci sono, senza alcuna concreta prospettiva (al di là della solita propaganda) di una reale riqualificazione o, tanto meno, di un minimo miglioramento qualitativo, di un rafforzamento o miglioramento dei servizi. In altre parole con due mezzi “ospedaletti” che, per i servizi che forniscono (o forse sarebbe meglio dire che non forniscono…), quasi si faticherebbe a definire “ospedali di base”. E che, non a caso, continuano a perdere e non attirare medici di eccellenza (come dimostra anche il fatto che il bando per il Pronto Soccorso è andato deserto in entrambi gli ospedali…).
Però poi, proprio nei giorni scorsi, l’assessore regionale alla sanità Filippo Saltamartini ha fatto sapere che “nel Piceno esistono già due ospedali di primo livello” (magari se ci dicesse anche dove si trovano…), quindi la provincia di Ascoli non può certo lamentarsi, anzi, viene quasi da pensare che è privilegiata rispetto alle altre… Ironia a parte, vediamo in concreto cosa dicono gli atti ufficiali approvati nei giorni scorsi dalla giunta regionale in tema di programmazione sanitaria. Si tratta delle delibere n. 967 e 968 del 30 luglio scorso, rispettivamente relative all’approvazione del “Masterplan di edilizia sanitaria e ospedaliera inerente la realizzazione degli interventi di riqualificazione della rete ospedaliera marchigiana tramite l’adeguamento normativo dei presidi ospedalieri e nuove edificazioni” e del “piano dei fabbisogni di edilizia sanitaria per interventi di adeguamento sismico e antincendio, ammodernamento, ristrutturazione e sostituzione di strutture ospedaliere della Regione Marche” (che poi viene citato e compreso nello stesso Masterplan).
Nella delibera n. 967 e nell’allegato Masterplan il programma degli interventi (di riqualificazione o per nuove edificazioni) dei presidi ospedalieri viene riportato in base al livello di progettazione e stato di esecuzione: tipo I per le nuove strutture ospedaliere e gli interventi in corso di esecuzione/progettazione, tipo IIA strutture ospedaliere e interventi in corso di definizione, tipo IIB strutture ospedaliere e interventi in corso di verifica (che, quindi, non è detto che verranno realizzati). E proprio sulla base di questa classificazione quello che emerge con assoluta chiarezza è che l’unico intervento concreto che è certo di essere realizzato nella provincia di Ascoli è quello di riqualificazione energetica dell’ospedale Mazzoni (per un importo di poco inferiore ai 4 milioni di euro), per altro previsto e finanziato dalla precedente giunta regionale guidata dal presidente Ceriscioli.
Il nuovo ospedale di San Benedetto, che pure era stato citato nella precedente delibera regionale n. 891 del 12 luglio scorso inerente le modifiche al piano sanitario 2020-2022 (nella quale, sempre per la realizzazione del nuovo ospedale di San Benedetto, si parlava addirittura di finanziamenti statali già previsti…), viene inserito tra gli interventi di tipo IIB, quindi tra quelli in corso di verifica, senza alcuna ulteriore indicazione che possa anche solo far ipotizzare che ci sia la reale intenzione di realizzarlo davvero. In altre parole il classico “specchietto per le allodole”, buttato lì non per caso ma semplicemente per biechi motivi elettorali (in autunno si vota per le elezioni comunali a San Benedetto).
In realtà nell’elenco riportato nel Masterplan viene citato un altro intervento che riguarda ancora l’ospedale di Ascoli e rientrante tra quelli di adeguamento sismico e antincendio, ammodernamento, ristrutturazione e sostituzione di strutture ospedaliere (delibera n. 968). Nello specifico si tratta della realizzazione della Nuova palazzina tecnologica dell’ospedale Mazzone che, però, tra i 30 interventi rientranti in quella categoria, è l’unico a non essere concretamente finanziato. Come si legge nella citata delibera regionale n. 968 e anche nel Masterplan “alla Regione Marche sono assegnati complessivamente 48.424.9755,55 euro di cui 14.8102014,48 euro a valere sul Piano Nazionale Ripresa e Resilienza per realizzare 6 interventi (che riguardano l’ospedale di Fano e quello di Cagli) e 33.614.771,07 euro a valere sul fondo complementare per realizzare 23 interventi (che riguardano il Torrette di Ancona e gli ospedali di Urbino, Pegola, Fossombrone Fano, Senigallia e Civitanova Marche)”.
L’unico intervento escluso è, guarda il caso, quello relativo all’ospedale di Ascoli che dovrà essere finanziato in seguito, probabilmente con la programmazione POR-FESR 2021-2027. E, considerando anche che il lungo iter di progettazione per quell’intervento deve ancora essere avviato, senza fondi e senza progetto pensare che la nuova palazzina tecnologica possa vedere l’avvio dei lavori nei prossimi anni sarebbe un esercizio di incomprensibile ottimismo. In concreto, quindi, un Masterplan che vede centinaia e centinaia di milioni da investire nella sanità marchigiana alla provincia di Ascoli destina, come unico finanziamento (e quindi intervento) certo meno di 4 milioni di euro.
La differenza con le altre province è semplicemente imbarazzante, già solamente per la realizzazione di nuovi ospedali (2 in provincia di Ancona, Salesi e nuovo Inrca, 1 a Fermo, 1 a Pesaro e 1 a Macerata) per ognuna delle altre 4 province sono pronti oltre 100 milioni di euro. Per non parlare, poi, di altro genere di investimenti che destinano ulteriori decine e decine di milioni ovunque, tranne che nella provincia di Ascoli. “Il Piceno non sarà più la cenerentola delle Marche in campo sanitario” aveva proclamato qualche settimana fa l’assessore regionale Castelli. I fatti e i dati concreti, purtroppo, raccontano un’altra storia.
“Prende sempre più forma tra smentite e conferme la sanità del futuro del Piceno: due mezzi ospedali – commenta amaramente la consigliera regionale ascolana Anna Casini – è normale continuare ad avere cardiologia ad Ascoli e neurologia a San Benedetto? È accettabile che i pazienti per una complicanza siano spostati su e giù lungo l’Ascoli Mare, con il paradosso che per non fare 20km se ne debbano fare il doppio? Continueremo ad avere strutture inadeguate in caso di pazienti urgenti che saranno costretti ad andare ad Ancona con tutti i rischi del caso. Se continuiamo con questa logica, perderemo sempre più medici di eccellenza (il bando per il pronto soccorso è andato deserto in entrambi gli ospedali), metteremo sotto stress il personale sanitario, e rischieremo di compromettere anche i punti nascita basati sul numero di parti effettuati in ognuno degli ospedali, a prescindere che siano un primo livello o mezzo primo livello.
Soprattutto poi in questo piano non ci sono fondi e anche i 18 milioni annunciati da Castelli non sono in bilancio ma sono somme da reperire nella prossima programmazione dei fondi comunitari. Gli unici lavori che a breve inizieranno al Mazzoni sono quelli finanziati dalla Giunta Ceriscioli. La verità è che la destra pensa ai cittadini elettori, non ai cittadini pazienti che hanno necessità e bisogno della sanità. Continuo a essere dalla parte della salute, e non dalla parte della propaganda, costi quel che costi”.