Secondo il report dell’Edmo la disinformazione europea si concentra soprattutto sulla pandemia e in particolare sui vaccini. Nel nostro paese, però, a contribuire sono anche i politici come Meloni, Salvini, Siri che continuano a sfornare “bufale” per lucrare qualche voto in più…
Non può certo essere considerato sorprendente ciò che è emerso dal rapporto sulla disinformazione nell’Unione europea pubblicato dall’Edmo (European Digital Media Observatory) secondo cui la disinformazione europea, soprattutto sui social, continua a concentrarsi sulla pandemia e, in particolare, sui vaccini. Non è infatti una novità che tutto il movimento no vax si basa e si nutre, per far breccia soprattutto tra i più sprovveduti (in particolare tra coloro che non hanno la capacità o i mezzi per fare una seria verifica delle notizie e delle fonti), sulla più profonda disinformazione. E’ da sempre così, purtroppo in questo periodo di pandemia il fenomeno non solo si è accentuato ma, soprattutto, determina delle conseguenze molto più pesanti del solito perché meno persone si vaccinano e più il virus continua a circolare, con la sua scia di morti e di problemi per la sanità ma anche per l’economia.
E, come dimostrato da diversi studi scientifici, più il virus continua a circolare e più cresce il rischio del replicarsi di sempre nuove varianti, qualcuna delle quale potrebbe essere tale da eludere anche lo schermo del vaccino (e non è difficile immaginare cosa potrebbe accadere se si verificasse una simile evenienza…). Tornando al report sulla disinformazione, occorre innanzitutto sottolineare che l’Edmo è una sorta di Osservatorio europeo dei media digitali, finanziato dall’Unione europea, e riunisce fact checker, esperti di alfabetizzazione mediatica e ricercatori che operano in collaborazione con le organizzazioni dei media e le piattaforme on line. Il report in questione è stato possibile grazie al contributo di 12 tra le più importanti organizzazioni del territorio europeo (per l’Italia c’era Pagella Politica) che hanno raccolto le informazioni relative alla disinformazione che ha maggiormente circolato in 17 stati dell’Unione europea, in base alle verifiche fatte dai diversi progetti di fact checking europei.
E quasi uno su due degli oltre 1.300 articoli contenenti disinformazioni pubblicati nel mese di giugno riguarda, appunto, la pandemia. Come era facilmente prevedibile la maggior parte degli articoli di disinformazione sulla pandemia riguardano i vaccini che sono anche l’ambito in cui si rilevano i principali casi di disinformazione transfrontaliera, cioè di notizie false che sono circolate in quasi tutti gli stati presi in considerazione. Tra queste quelle sui viaggi in aerei che chi è vaccinato non dovrebbe fare per il presunto rischio di trombosi, con tanto di racconto (ovviamente completamente inventato) di piloti morti o gravemente malati per il vaccino.
Ma anche quella sul malore del calciatore danese Eriksen che sarebbe stato provocato dal vaccino (che il giocatore dell’Inter non ha fatto), la bufala secondo cui chi si è vaccinato non può donare il sangue, quella che i vaccini aiutano il moltiplicarsi delle varianti (è vero l’esatto contrario) e, ovviamente, quelle che vorrebbero far credere che attualmente sono soprattutto i vaccinati ad infettarsi e a star male (o addirittura morire). Nel complesso la disinformazione sul covid (e sui vaccini) viaggia soprattutto sui social in tutti paesi europei presi in considerazione.
Il problema è che nel Belpaese a questo si aggiunge la disinformazione veicolata da diversi esponenti politici che, per lucrare qualche voto in più pescando nel vasto bacino dei “boccaloni” no vax, non si fanno alcuno scrupolo di rilanciare invereconde bufale o, addirittura, ad inventarne delle nuove. In particolare in questi giorni che inevitabilmente il governo si appresta ad adottare il green pass.
Ha iniziato, e non poteva essere altrimenti, Giorgia Meloni che ha affermato che “l’idea di utilizzare il green pass per poter partecipare alla vita sociale è raggelante è l’ultimo passo verso la realizzazione di una società orwelliana. Una follia anticostituzionale che Fratelli d’Italia respinge con forza. Per noi la libertà individuale è sacra e inviolabile”.
Sorvolando, per decenza, sul riferimento completamente privo di fondamento ad Orwell (evidentemente la Meloni non lo ha mai letto altrimenti saprebbe che il sistema politico totalitario descritto dallo scrittore inglese non si avvicina neppure a quanto prevede il green pass), se la leader conoscesse la Costituzione, e in particolare l’art. 16 (“Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche”) e l’art. 17 (“i cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica”), si renderebbe conto di come anche solo paventare una presunta incostituzionalità rappresenti una colossale bufala.
Non è, invece, necessario aver fatto chissà quali studi o approfondimenti per sapere che non esiste luogo al mondo, o tanto meno qualche sistema politico (anche il più liberale possibile), nel quale la libertà individuale è sacra e inviolabile. Ovunque inevitabilmente ci sono regole che delimitano l’esercizio della libertà individuale e anche un bambino sa che la libertà di ognuno di noi arriva laddove inizia la libertà degli altri. In altre parole, la Meloni rifiutando il green pass non sta affatto difendendo un diritto quanto, piuttosto, un privilegio riservato a pochi. In pratica saremmo di fronte ad uno di quei casi, descritti proprio da Orwell, in cui ci sarebbe qualcuno che “è più libero degli altri”.
Ma se FdI chiama, inevitabilmente la Lega risponde. Sempre per contestare il green pass, il 14 luglio scorso il senatore leghista Armando Siri (già protagonista nei mesi scorsi di alcune delle più colossali “baggianate” sul tema) ha sostenuto che in realtà sono più a rischio di contrarre l’infezione e di avere conseguenze gravi i vaccinati piuttosto che coloro che non si sono vaccinati, citando a supporto delle sue farneticazioni un presunto dato (ovviamente senza minimamente fare riferimento alla fonte) che evidenzierebbe come in Italia negli ultimi 15 giorni (nel periodo di riferimento che va dal 21 giugno al 5 luglio) il 56% dei nuovi contagiati sarebbero vaccinati.
Una colossale “bufala” che circola da settimane sui social, ovviamente sempre senza il supporto di un qualche studio scientifico non che confermi questa eresia, ma che quanto meno sollevi anche un minimo dubbio e, ovviamente, senza alcun dato a supporto. Anche perché i dati ufficiali dimostrano esattamente il contrario. In particolare, prendendo sempre a riferimento il periodo di tempo citato da Siri, i dati ufficiali dell’Istituto superiore della sanità dicono in realtà che, per quanto riguarda i contagi, su 10.597 casi rilevati solo 790 hanno interessato persone vaccinate, quindi appena il 7,5% decisamente lontano dal 56% citato da Siri. Stesso discorso se si prendono a riferimento le ospedalizzazioni, con 80 immunizzati su 941 persone entrate in ospedale (8,5%), mentre il divario si accentua ancora di più per quanto riguarda i decessi, solamente 4 su 94 (4,3%) tra vaccinati a ciclo completo.
L’altro fronte riguarda i vaccini per i più giovani. Nei giorni scorsi Salvini, dall’altro della sua infinita scienza, ha spiegato che sotto i 40 anni non servono. A supporto della sua teoria è subito arrivato Claudio Broghi che, in palese contrasto con quanto sostenuto da tutte le autorità sanitarie, ha spiegato che i rischi rappresentati dai vaccini tra gli under 40 sarebbero superiori ai benefici. E lo ha fatto basandosi sulla sua straordinaria competenza, che deriva dalla sua laurea in scienze economiche e bancarie (d’altra parte uno dei più noti “cazzari” di questo periodo, Diego Fusaro, tempo fa aveva spiegato che i vaccini non riguardano la medicina…) e da presunti dati sulle reazioni avverse dell’Aifa (l’agenzia del farmaco).
“Secondo i miei calcoli ogni mese muoiono 15 persone under 40 a causa del vaccino” ha affermato il parlamentare leghista. Peccato, però, che i numero ufficiali dell’Aifa e dell’Iss evidenziano che tra il 27 dicembre 2020 (dato di inizio della vaccinazione) e il 26 giugno 2021 si sono verificati 7 decessi correlabili con i vaccini, tutti di persone over 70. Di contro nell’ultimo mese (21 giugno-20 luglio) il covid ha causato 7 vittime tra gli under 40 non vaccinati. Non serve aggiungere altro, non serve citare infiniti studi scientifici.
Servirebbe solo aprire gli occhi di fronte a chi, per due voti in più, continua a sfornare balle che rischiano di provocare conseguenze pesantissime per il nostro paese.