Come era facilmente prevedibile, la sfilata sull’autobus scoperto per le vie di Rome da parte degli Azzurri ha scatenato le polemiche. Con la surreale ricostruzione fatta dal prefetto Piantedosi che umilia le nostre istituzioni, soppiantate dalla determinazione di Chiellini e Bonucci
In quella che, in maniera davvero geniale, una vecchia canzone di Elio e le Storie tese è stata definita “la terra dei cachi”, era praticamente inevitabile che anche un momento di gioia e di festa collettiva, come quello vissuto dal nostro paese in questi giorni per la vittoria dei campionati europei di calcio, si trasformasse in farsa e nell’ennesima occasione per assistere ad uno dei tipici deprimenti teatrini che caratterizzano la vita pubblica del Belpaese. Per chi non l’avesse capito stiamo parlando di tutto quanto è accaduto e sta accadendo intorno al giro sul bus scoperto per le vie del centro di Roma effettuato dagli Azzurri lunedì 12 luglio.
Prima di provare a capire cosa realmente è accaduto, è giusto sottolineare che se davvero il racconto fatto dal prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, al “Corriere della Sera” corrispondesse fedelmente alla realtà, allora bisognerebbe dedurre che siamo davvero messi male e, al posto del prefetto stesso, non aspetteremmo neppure un minuto in più per rassegnare le immediate dimissioni. Perché va bene l’euforia collettiva per la vittoria, giustissimo rendere onore a due grandi campioni che, con le loro prestazioni e con il loro carisma, hanno inciso in maniera determinante. Ma arrivare al punto che siano Bonucci e Chiellini (secondo la versione di Piantedosi, ovviamente contestata dai due giocatori della Nazionale) a decidere su questioni di ordine pubblico sarebbe inaccettabile anche nella “repubblica delle banane”.
Oltre che terribilmente umiliante per le istituzioni che hanno il compito e il dovere di garantire la sicurezza pubblica. Naturalmente, al netto della comprensibile euforia per l’impresa centrata dagli Azzurri, un po’ a tutti, almeno a chi ha la cognizione della situazione che stiamo vivendo, qualche perplessità è venuta nel vedere le scene dell’autobus scoperto sfilare per le vie di Roma tra due ali di folla accalcata, con la maggior parte delle persone presenti senza neppure la precauzione di indossare la mascherina.
Perplessità che si aggiungeva alla sorpresa perché era noto già da prima della disputa della finale stessa che le autorità preposte, prefetto compreso, avevano già risposto negativamente alla richiesta avanzata dalla Figc di festeggiare l’eventuale successo europeo in una location a Roma (tra cui anche piazza del Popolo) dove si potesse svolgere il tutto con numeri contingentanti e nel rispetto delle prescrizioni del momento. Insomma una cerimonia all’insegna della massima sicurezza che, però, non era stata consentita perché considerata troppo rischiosa. Ed è ovvio che se era considerata tale una simile iniziativa comunque controllata e con prescrizioni, figuriamoci come può essere considerata quella sfilata, di fatto senza alcuna possibilità di limitazioni e di controllo.
Proprio in seguito al diniego di ogni possibilità di festeggiamento, la Figc aveva previsto per lunedì il ritorno della squadra presso il Centro tecnico di Coverciano e l’immediato scioglimento della delegazione. Poi, però, sono arrivati i graditi inviti del Capo dello Stato al Quirinale e del Presidente del Consiglio a Palazzo Chigi che hanno fatto inevitabilmente cambiare i piani. Ma in un paese normale, visto che non bisognava certo essere un indovino per comprendere che la presenza (che non poteva passare certo inosservato o, ancor più, ignota, per altro visto che tutti gli organi di informazione avevano annunciato orario e luogo degli appuntamenti istituzionali) degli Azzurri a Roma avrebbe convogliato in quelle zone una folla festante, desiderosa di rendere omaggio ai campioni d’Europa, ci si sarebbe fatti trovare pronti.
E si sarebbe organizzato tempestivamente in maniera dettagliata tutto quanto c’era da fare, in modo da non lasciare spazio ad improbabili improvvisazioni. Invece nella “terra dei cachi” può tranquillamente accadere quello che è accaduto lunedì pomeriggio a Roma e nelle ore successive. E non parliamo tanto dell’inattesa sfilata dell’autobus scoperto, quanto delle surreali spiegazioni del giorno dopo.
“Il permesso a festeggiare la vittoria dell’Italia agli Europei sull’autobus scoperto era stato negato, ma i patti non sono stati rispettati – afferma deciso nell’intervista al “Corriere della Sera” il prefetto di Roma – avevo concordato la linea con la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese e con il capo della polizia Lamberto Giannini. La riunione era proprio per decidere che cosa fare e per questo abbiamo coinvolto direttamente anche la Figc che chiedeva di consentire agli atleti della Nazionale di fare un giro per Roma su un autobus scoperto, ma è stato spiegato chiaramente che non era possibile e che non potevamo autorizzarli. Dalla Figc avevano assicurato che sarebbe stato utilizzato un autobus coperto.
Invece, poco dopo l’uscita dal Quirinale si è aggregato un autobus scoperto con la livrea e le scritte dedicate ai campioni d’Europa. C’erano migliaia di persone in attesa del giro in autobus, e vietarlo avrebbe potuto creare problemi di ordine pubblico. Chiellini e Bonucci hanno rappresentato con determinazione il loro intendimento al personale in servizio d’ordine; a quel punto non si è potuto far altro che prendere atto della situazione e gestirla nel miglior modo possibile”.
Secondo la sconcertante ricostruzione fatta dal prefetto Piantedosi, quindi, sarebbe bastata la determinazione di Chiellini e Bonucci per far saltare e considerare “carta straccia” tutte le disposizioni e gli ordini impartiti di concerto da prefetto, ministro dell’interno e capo della polizia. E, considerando che le immagini che tutti hanno seguito hanno mostrato chiaramente che l’autobus scoperto con gli Azzurri (e Berrettini) veniva accompagnato e scortato da polizia e carabinieri, bisognerebbe concludere che per le nostre forze dell’ordine conta molto più la parola dei due Azzurri che le disposizioni dei loro vertici. “Annamo bene” avrebbe commentato la compianta sora Lella…
Certo è che, vista anche l’età avanzata (almeno per i calciatori), se davvero tutto si è svolto come ha raccontato Piantedosi forse Chiellini e Bonucci dovrebbero prendere seriamente in considerazione la possibilità di prendere il posto del prefetto stesso, del capo della polizia o del ministro, visto che evidentemente sanno essere decisamente più autorevoli… Quasi superfluo aggiungere che la Figc ha ovviamente fornito una versione decisamente differente sostenendo che “all’arrivo davanti a Palazzo Chigi, ritenuto che la situazione non fosse più gestibile in quanto il bus coperto non aveva dissuaso i tifosi dal cingere in tutti i modi la delegazione italiana, reiteravamo ancora la richiesta, a questo punto condivisa dalle Istituzioni, per un breve tragitto con il bus scoperto.
“Non ci permetteremmo mai e poi mai di sostituirci alle autorità competenti che immagino abbiano fatto le loro dovute valutazioni, l’intera delegazione ha chiesto il pullman scoperto e siccome quello coperto, a prescindere era stato bloccato dalla folla già in strada e sarebbe comunque stato limitato nel passaggio a seguire, le autorità hanno acconsentito, dicendo che sarebbero state in grado di gestire la situazione” ha affermato Bonucci. Che poi ha concluso sostenendo amaramente che “scaricare le colpe sui giocatori è semplicistico e molto italiano”. In questo caso, però, è oltre modo umiliante per le stesse istituzioni che, così facendo, hanno davvero dimostrato di essere così poco credibili…