“E’ stata una scelta di tipo politico” spiega il direttore generale dell’Aifa Nicola Magrini. E conferme in tal senso arrivano anche dall’Ema che, nelle stesse ore in cui si stabiliva lo stop, nel proprio rapporto escludeva problemi. E i dati europei e del Regno Unito lo confermano
Confessa la virologa Ilaria Capua intervenendo martedì sera 16 marzo a Piazzapulita (La7): “ho detto a mia madre di correre a fare Astra Zeneca, è un vaccino sicuro”. “Dietro lo stop ad Astra Zeneca solo stupidaggini. Nessuno sul piano scientifico si è mai pronunciato contro Astra Zeneca” aggiunge il microbiologo Andrea Crisanti. “La netta sensazione è che questa cosa sia una drammatica bufala. Gli eventi trombotici sono assolutamente frequenti nella popolazione generale, a prescindere dalla vaccinazione. La coincidenza tra la vaccinazione e alcuni eventi di questo tipo è da mettere in conto. Ogni giorno in Italia ci sono 100 o 200 eventi di questo tipo, non riusciremmo a portare avanti nessun tipo di procedura medica” afferma il prof Massimo Galli. Potremmo proseguire a lungo con pareri e dichiarazioni simili da parte di esperti.
Ma è sufficiente ricordare ciò che ha dichiarato Nicola Magrini, direttore generale dell’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco, la massima autorità di vigilanza sui farmaci), subito dopo lo stop alla somministrazione di Astra Zeneca, al quotidiano “La Repubblica”: “è stata una scelta di tipo politico”. Un po’ meno diretta e più diplomatica la direttrice dell’Ema (l’autorità europea di vigilanza sui farmaci), Emer Cooke, che però in sostanza conferma, ribadendo che il rapporto rischi-benefici per Astra Zeneca è decisamente positivo.
Fiaccati da un anno di pandemia e anestetizzati dalla martellante campagna, portata avanti incessantemente dalla maggior parte dei media, di santificazione a prescindere del governo dei migliori e del suo straordinario “messia”, Super Mario Draghi, evidentemente ormai abbiamo perso ogni senso della misura, non siamo più in grado di comprendere la reale portata degli eventi. Invece dovrebbe essere del tutto evidente che siamo di fronte ad un fatto di una gravità inaudita, lo sarebbe a prescindere, lo è ancor più in un momento difficile e così delicato, probabilmente decisivo, come quello che stiamo vivendo. Perché è assolutamente inammissibile che la sospensione di un farmaco, in questo caso di un vaccino, sia determinata non sulla base di motivazioni scientifiche ma esclusivamente per decisione politica.
Se poi, come vedremo, gli effetti di questa decisione “politica” rischiano di avere pesantissime conseguenze sulla battaglia alla pandemia, allora è evidente che siamo di fronte ad un fatto di inaudita gravità. Naturalmente a meno che i vertici dell’Aifa e dell’Ema non abbiano dichiarato il falso. In tal caso sarebbero inevitabili le dimissioni. Ma, dopo oltre 36 ore da quelle affermazioni, non solo non è accaduto nulla, non solo nessuno si è minimamente sognato di chiedere la “testa” dei vertici delle due agenzie di vigilanza del farmaco ma, soprattutto, nessuno ha neppure provato a smentire o quanto meno ridimensionare la portata di quelle dichiarazioni.
Come abbiamo più volte ribadito, siamo soliti basarci e ragionare sui fatti, non sulle ipotesi e sulle ricostruzioni più o meno fantasiose. Quindi da questo punto di vista non sappiamo se corrisponde al vero quanto riportato praticamente da quasi tutti gli organi di informazione, cioè che il governo italiano (e quello francese) ha deciso lo stop ad Astra Zeneca dopo la decisione del governo tedesco e su pressioni di quest’ultimo. O se, invece, il nostro esecutivo si sia lasciato prendere dal terrore dopo le decisioni di Germania e Francia e d’istinto abbia deciso di comportarsi allo stesso modo. In un caso o nell’altro, però, è un comportamento grave, una decisione foriera di pesanti conseguenza le cui responsabilità inevitabilmente ricadranno sull’esecutivo Draghi.
Non sappiamo, e nessuno può legittimamente ipotizzarlo, cosa sarebbe accaduto se a guidare il paese ci fosse stato ancora il governo Conte, non è escluso che si sarebbe comportato esattamente allo stesso modo ma non è da scartare anche la possibilità che invece avrebbe scelto un’altra strada. Quello che invece è certo e indiscutibile è che se questa controversa decisione l’avesse presa il precedente governo di sicuro Conte e i suoi ministri sarebbero stati crocifissi su una pubblica piazza, “massacrati” da quei stessi media che ora, invece, non osano preferire parola neppure per sollevare qualche minimo dubbio, per avanzare una parvenza di critica nei confronti di Super Mario e del governo dei migliori.
La decisione della Germania di sospendere il vaccino sarebbe stata determinata da una segnalazione del Paul Ehrilch Institut, organismo di regolamentazione medica subordinato al ministero federale della salute, che avrebbe rilevato una particolare e rarissima forma di trombosi cerebrale del seno venoso in 7 casi su 1,6 milioni di persone vaccinate con Astra Zeneca in Germania. Non c’è alcuna evidenza scientifica (e al momento si tende ad escludere la possibilità che possa esserci) di una stretta correlazione tra le due cose.
Ma, come sottolinea Marco Cattaneo, direttore di diverse riviste scientifiche, se anche dovesse emergere un’associazione “il rischio di un effetto avverso così grave sarebbe di gran lunga inferiore al rischio di ammalarsi di covid e di morirne”. Per altro per quanto riguarda l’Italia al momento gli esami effettuati non hanno trovato alcuna correlazione tra le morti e il vaccino. Anzi, per l’esattezza è giusto sottolineare che parliamo di due casi fin qui analizzati, il maresciallo dei carabinieri Maniscalco di 54 anni e la professoressa di Napoli Annamaria Mantile. Per tutti e due l’autopsia ha escluso un qualsiasi legame tra il decesso e la somministrazione del vaccino. Non solo, ci sono già a disposizione dei dati sin troppo eloquenti e significativi.
Come quello secondo cui nell’Unione europea, al 10 marzo, su oltre 5 milioni di persone vaccinate con Astra Zeneca sono stati segnalati 30 eventi tromboembolici (anche in questo caso il legame è tutto da provare…), cioè lo 0,0006%. Nel Regno Unito, dopo sono circa 11 milioni le persone vaccinate con Astra Zeneca la percentuale scende addirittura allo 0,0004%. Non solo, complessivamente i casi segnalati di trombosi sono 45, mentre su 11 milioni di persone vaccinate con Pfizer i casi segnalati sono 48.
A tal proposito emblematico quanto dichiarato da Anthony Harnden, vicepresidente della Joint Committee on Vaccination & Immunisation (il comitato indipendente di esperti che fornisce consulenza ai dipartimenti sanitari del Regno Unito secondo cui “nel nostro paese ogni mese ci sono 3 mila casi di coaguli di sangue nella popolazione e dato che stiamo immunizzando così tante persone è inevitabile che si siano coaguli in contemporanea ai vaccini ma non dovuti ai vaccini”. Per altro ci sono momento in cui i governi di Germania, Francia e Italia decidevano di bloccare Astra Zeneca al Parlamento europeo il responsabile della strategia vaccinale dell’Ema, Marco Cavaleri, illustrava la relazione sui vaccini evidenziando, a proposito di Astra Zeneca, “l’assenza di prove che dimostrino un rischio emergente che influenzi il rapporto benefici/rischi”.
A corredo della relazione anche il rapporto pubblicato sempre dall’Ema nel quale si afferma che “il numero di eventi tromboembolici complessivi nelle persone vaccinate non sembra essere superiore a quello osservato nella popolazione generale”. Domani (giovedì 18 marzo) dovrebbe svolgersi l’atto finale di questo insulso teatrino, con l’Ema che darà nuovamente il via libera. Quattro giorni persi senza ragione, per colpa di una decisione quanto meno discutibile del governo. Certo il tempo per recuperare c’è ma l’aspetto più grave di tutta la vicenda è l’inevitabile ripercussione che questo stop potrà avere sulla fiducia dei cittadini nei confronti dei vaccini stessi, come ha perfettamente sottolineato il professor Galli a “Cartabianca”.
A contribuire, in maniera sostanziosa, come al solito ci ha pensato l’informazione italiana che è andata ben oltre quello che viene definito “terrorismo informativo”. Titoli surreali, per ispirare il massimo terrore possibile, quasi sempre completamente slegati alla realtà. Un esempio, su tutti. Mercoledì 17 marzo un quotidiano locale è uscito con un titolo “sparato” a tutta pagina (“Atrazeneca, vaccinata con il lotto sospetto: febbre alta”) che lasciava immaginare chissà quale situazione drammatica. Invece è sufficiente leggere poi l’articolo per scoprire che la persona in oggetto ha semplicemente avuta la febbre alta (come migliaia e migliaia di altre persone vaccinate, con Astrazeneca o Pfizer) durante la notte ma già la mattina successiva stava meglio. Inutile aggiungere altro.