Il quinto rapporto Iss-Istat riferito a tutto il 2020 evidenzia un aumento del 15,6% della mortalità del nostro paese che sale addirittura al 21% nel periodo che va da marzo (inizio pandemia) a dicembre 2020. Dati simili e, in alcuni casi, anche peggiori nel resto d’Europa
Alla fine i dati definitivi sulla mortalità nel 2020 anche se con un po’ di ritardo sono arrivati. E confermano, in maniera addirittura molto più accentuata di quanto si ipotizzava, che l’impatto dell’epidemia sulla mortalità stessa è stato a dir poco devastante. Infatti secondo i dati raccolti dall’Istituto superiore della sanità (Iss) e rielaborati dall’Istat nel 2020 c’è stato un incremento di decessi, rispetto alla media 2015-2019, addirittura del 15,6% che, tradotto in numeri, significa 100 mila morti in più. C’è, però, un particolare di assoluto rilievo che rende ancora più inquietante il dato sulla crescita dei decessi. Nei primi due mesi del 2020, cioè prima dell’esplosione nel nostro territorio della pandemia da covid 19, si era registrato un deciso decremento di decessi rispetto alla media degli anni 2015-2019, con complessivamente quasi 9 mila morti in meno.
Questo significa che, se si prende in considerazione solo il periodo della pandemia (i 10 mesi che vanno da marzo a dicembre), la crescita è addirittura superiore al 20% (il 21% per l’esattezza), pari a 108.178 decessi in più. Purtroppo nulla di strano e nulla di imprevisto, almeno per chi aveva correttamente analizzato i dati parziali di Iss e Istat. Solo che, come purtroppo avviene da tempo, in questi mesi i cosiddetti “negazionisti” avevano inondato i social con una serie impressionante di dati e informazioni “farlocche” secondo cui la mortalità in Italia e nel resto del mondo era in evidente calo nel corso del 2020, a dimostrazione di come quella intorno al covid era tutta una “montatura”. In realtà i dati sono sempre stati sin troppo chiari e ora il quinto rapporto Iss-Istat (quello definitivo) sulla mortalità 2020 conferma quello che più volte avevamo sottolineato. E cioè che in realtà i dati sui decessi covid in Italia sono decisamente sotto stimati, sono purtroppo molto più numerosi di quelli ufficialmente citati giornalmente.
D’altra parte non potrebbe essere altrimenti, visto che in quei dati ufficiali sono inseriti solo i decessi avvenuti nelle strutture sanitarie e non vengono conteggiati quelli che avvengono in casa. Lo abbiamo più volte sottolineato e lo abbiamo anche più volte verificato, constatando puntualmente che nei bollettini giornalieri delle Marche (così come delle altre regioni) non sono mai state citate e inserite persone che, purtroppo, erano decedute in casa. D’altra parte, però, già nel report di agosto l’Iss aveva evidenziato che, dati alla mano, i morti covid fossero almeno 10-15 in più di quelli ufficialmente registrati dal Sistema di Sorveglianza nazionale integrata covid-19. Che, complessivamente, fino al 31 dicembre ha ufficialmente registrato oltre 75 mila decessi (75.891 per l’esattezza).
Questo significa che già a fine 2020 in realtà era vicina la tragica soglia dei 100 mila decessi, superata ufficialmente proprio nella giornata di lunedì 8 marzo. Complessivamente nel 2020 si sono registrati in Italia 746.146 decessi, il numero più alto mai registrato nel nostro Paese dal secondo dopoguerra, 100.526 in più rispetto alla media 2015-2019. Guardando alle classi di età, il contributo più rilevante all’eccesso di decessi arriva dalla popolazione over 80 che spiega il 76,3% dell’eccesso di mortalità complessivo, con un totale di 466.255 over 80 deceduti nel 2020, ben 76.708 in più rispetto alla media del quinquennio precedente. Un dato che conferma come non sia certo un’esagerazione sostenere che il covid si è portato via un’intera generazione di anziani.
L’incremento della mortalità nella classe di età 65-79 spiega un altro 20% dell’eccesso di decessi del 2020, con in termini assoluti 184.708 morti, oltre 20 mila in più rispetto agli anni 2015-2019. Andando ad analizzare i dati nel dettaglio, la terribile incidenza del covid sulla mortalità si evidenzia in maniera ancora più consistente. Infatti l’aumento di decessi si verifica in maniera molto accentuata (e pressochè identica) nei periodi che vanno da marzo a maggio 2020 e da ottobre a dicembre 2020, rispettivamente +31,7% e +32,2%, che corrispondono alla prima e alla seconda ondata. Detto che nei primi due mesi del 2020 si era verificata una diminuzione di decessi, nel periodo estivo (giugno-settembre) l’aumento di mortalità è decisamente contenuta (2,6%), con diverse regioni che addirittura in quei mesi hanno fatto registrare una leggera diminuzione.
Per quanto riguarda la distribuzione territoriale, nei mesi della prima ondata l’incremento riguarda soprattutto il nord (+61,1, con +8,1% al centro e +5,1 al sud), con l’incredibile record della Lombardia dove si registra un aumento di decessi pari al 11,8%. Nei mesi della seconda ondata (ottobre-dicembre), invece, le differenze si attenuano, anche se il maggior incremento di mortalità si registra ugualmente al nord (+40% rispetto al +24,2% del centro e al +26,2 del sud). Forbice che torna ad allargarsi nei fati complessivi finali del 2020 che fanno registrare al nord un incremento del 24,6% (+7,5% al centro e +7,7 al sud), con il dato più alto che ovviamente si registra in Lombardia (+36,6%), seguita dalla Provincia autonoma di Trento (+29,7%), dalla Valle d’Aosta (+24,8%) e dal Piemonte (+22,9%). Significativo il fatto che tutte le regioni fanno comunque registrare un incremento di decessi, il più contenuto in Calabria (+4%).
Per quanto riguarda le Marche complessivamente si registrano 20.123 decessi, con un incremento rispetto al quinquennio precedente del 12,6%. L’aumento della mortalità è distribuito in maniera quasi simile tra le due fasi della pandemia, con un incremento leggermente maggiore nel corso della prima ondata (+27,7% rispetto al +24,6% della seconda ondata).
Il rapporto Iss-Istat evidenzia poi come gli effetti della seconda ondata di covid sulla mortalità proseguono e addirittura di intensificano in questo inizio del 2021. Infatti nel mese di gennaio si registrano 70.538 decessi, un vero e proprio record negativo, con un incremento di oltre 2 mila decessi rispetto al quinquennio 2015-2019 e addirittura di ben 8.519 (+13,7%) rispetto a gennaio 2020. E degli oltre 70 mila, ben 12.527 sono certamente morti covid (con un’incidenza del 17,7%), un numero mensile impressionante, ancor più se si pensa che, come sottolinea sempre l’Iss stesso, ci sono 3-4 mila decessi non classificati, la maggior parte dei quali è più che presumibile che possano rientrare tra i decessi covid (ricordando sempre il fatto che i decessi per covid che avvengono in casa non vengono registrati come tali).
Infine il rapporto Iss-Istat, sulla base dei dati Eurostat, valuta anche l’impatto della pandemia di covid 19 sulla mortalità nei principali paesi europei. Ed il risultato che emerge è praticamente simile a quello riscontrato nel nostro paese, con un diffuso e consistente aumento della mortalità che si registra, a partire da marzo 2020, in tutti i paesi europei rispetto al quadriennio precedente 2016-2019 (Eurostat prende in riferimento il quadriennio a differenza del rapporto Iss che confronta i dati con quelli del quinquennio precedente. Spagna (+23,6%), Polonia (+23,2%) e Belgio (+20,8%) i paesi nei quali si registra l’aumento più consistente di mortalità. Ma crescita a doppia cifra si riscontra anche in Olanda (+14,7%), Portogallo (+13,9%) e Francia (+13,2%), mentre più contenuta è la crescita nella Germania (+7%).
Sulla stessa linea la Gran Bretagna, i cui dati vengono registrati dall’Office for National Statistics e dal Public Health England, con un aumento della mortalità nel 2020 intorno al 25% ed una crescita di 76.220 decessi nel periodo che va dal 21 marzo 2020 (giorno di inizio del primo lockdown) all’8 gennaio 2021. Per altro bisogna anche aggiungere che gennaio 2021 è stato in assoluto il mese peggiore per la Gran Bretagna, con un tasso di mortalità record e una media di 1300-1500 morti al giorni per quasi tutto il mese.