Dalla mezzanotte scorsa quasi tutti le regioni, Marche comprese, sono tornate in zona gialla, nonostante i numeri di morti, positivi e terapie intensive non siano certo rassicuranti. E le immagini degli assembramenti del fine settimana, anche ad Ascoli, sono allarmanti…
E’ passato quasi un anno da quando siamo sprofondati nell’incubo covid e, per quanto possa suonare strano (visto che abbiamo già pianto oltre 88 mila morti), siamo entrati in una fase delicatissima, forse decisiva. Sottolineato che ormai tutti hanno compreso (o dovrebbero aver compreso…) che ci vorrà ancora molto tempo per uscire definitivamente dall’incubo e che, quindi, dovremo ancora convivere per un po’ di tempo con il covid, i provvedimenti in vigore dalla mezzanotte passata inevitabilmente porteranno ad una maggiore circolazione di persone e, di conseguenza, ad un innalzamento del rischio di contagio.
A parte Umbria, Puglia, Sardegna, Sicilia e Provincia autonoma di Bolzano che sono in zona arancione, tutte le altre regioni, Marche comprese, sono tornate in zona gialla (e nessuna è in zona rossa). Quella che dovrebbe essere una buona notizia, perché evidentemente si presuppone che la situazione stia migliorando un po’ ovunque nel nostro paese, in realtà lo è solo parzialmente, perché i numeri sono al limite praticamente in quasi tutte le regioni. Infatti nella settimana scorsa complessivamente si è registrata una media di oltre 400 morti al giorno, con 12-13 mila nuovi positivi al giorno ed un rapporto positivi-tamponi sopra il 5%, con terapie intensive e ricoveri ordinari ai limiti (rispettivamente 2.215 e 20.096, dato riferito a domenica 31 gennaio).
Discorso praticamente identico per le Marche dove ormai da qualche settimana si registrano in media non meno di 10-12 morti al giorno, mentre la media giornaliera di nuovi positivi è superiore ai 400 casi (prima di Natale meno di 300, anche se si facevano meno tamponi), con un rapporto positivi/tamponi che sfiora il 15%. Situazione al limite anche nelle strutture sanitarie marchigiane dove domenica 31 gennaio si registravano ancora 601 ricoverati, con 72 ricoveri in terapia intensiva e 151 in semi intensiva. Per quanto riguarda la terapia intensiva siamo esattamente al limite di saturazione previsto dal ministero, non siamo oltre solo perché la Regione ha aumentato i posti letto in terapia intensiva ed effettua il calcolo su tutti quelli che ha e non su quelli che effettivamente sono in grado di funzionare.
Senza questo escamotage, per altro utilizzato da diverse altre Regioni, il limite di saturazione delle terapie intensive sarebbe ampiamente superato (e quindi la zona gialla sarebbe a forte rischio). In altre parole siamo davvero ai limiti e, come da più parti sottolineato, questo abbondare di “zone gialle” nasce più dalla necessità di ridare un po’ di fiato a tante attività commerciali che da una situazione effettivamente più tranquillizzante. Come ha sottolineato il medico e dirigente sanitario in pensione Claudio Maria Maffei è una sorta di “18 politico collettivo, senza stare a fare una verifica troppo attenta dei dati e degli indici di rischio. Il ministro Speranza sa che la pandemia colpisce ancora con forza e che i numeri calano ma non così tanto”.
Per altro da questo lunedì 1 febbraio praticamente in tutte le regioni italiane riparte la scuola in presenza anche alle superiori (al 50%), con tutto quello che inevitabilmente ciò comporta. Nella nostra regione si è ripartiti da una settimana e già nei giorni scorsi sono arrivati i primi focolai in alcune classi (anche ad Ascoli). E’ del tutto evidente (o quanto meno dovrebbe esserlo) che con un simile contesto il rischio è elevatissimo. Il criticatissimo sistema “a colori” adottato da novembre è indiscutibile che qualche frutto l’ha dato. Basta guardarsi intorno, nel resto dell’Europa, per rendersi conto che quasi ovunque la situazione è sicuramente peggiore. Francia, Germania e Inghilterra sono state costrette a ricorrere ad un nuovo lockdown praticamente totale, addirittura in Germania ed Inghilterra (dove da giorni si registrano più di mille morti al giorno) si resterà in lockdown almeno fino a metà febbraio.
Quel sistema “a colori” quanto meno ci ha evitato di raggiungere i numeri impressionanti che nei giorni scorsi hanno toccato quei paesi, con le inevitabili conseguenze che ciò avrebbe determinato. Ma, come visto, la situazione è tutt’altro che tranquilla e, partendo da dati come quelli attuali del nostro paese (e della nostra regione), non ci vuole tanto a precipitare e a trovarsi presto nella condizione in cui si sono trovati e si trovano tuttora gli altri paesi europei. Per questo è unanime l’appello a mantenere la massima prudenza, a continuare a rispettare le regole.
“Zona gialla non significa scampato pericolo, serve ancora la massima prudenza se non vogliamo tornare indietro rispetto ai passi avanti delle ultime settimane” afferma il ministro Speranza. Sulla stessa linea il governatore marchigiano Acquaroli. “Serve cautela – afferma – soprattutto adesso che siamo zona gialla dobbiamo mantenere massima prudenza per evitare di tornare arancioni”. “Ricordo a tutti l’importanza di rispettare le regole per non vanificare gli sforzi e i sacrifici fatti finora” aggiunge il sindaco Fioravanti. Il problema è che l’esperienza del passato non lascia presagire niente di buono. E, ancor più, dopo quanto visto, un po’ ovunque, nell’ultimo fine settimana, quando ancora (è opportuno ricordarlo) si era in zona arancione.
Le foto, pubblicate da tutti i giornali e sui social, degli assembramenti a Milano, Roma, Bologna, Firenze, Napoli sono un campanello d’allarme che non può essere ignorato. Ma situazione identica si è verificata anche nel nostro territorio, in particolare nel capoluogo piceno. Bastava farsi un giro per il centro cittadino sabato mattina per rendersi conto che davanti a diversi locali e bar c’erano assembramenti ovunque, con persone che, in barba ai divieti in vigore nella zona arancione (dove sarebbe consentito solo l’asporto), consumavano tranquillamente l’aperitivo di mezzogiorno davanti al locale e, addirittura, in diversi casi anche seduti ai tavolini. In proposito sui social sono state pubblicate foto sin troppo eloquenti che hanno suscitato comprensibile rabbia.
Perché è inaccettabile che, a fronte di chi, tra mille difficoltà e pagando conseguenze economiche pesanti, si impegna a rispettare le regole, c’è sempre chi se ne infischia di quelle stesse regole, violandole impunemente senza subire alcuna conseguenza. Ma anche perché non è accettabile che i sacrifici di molti debbano rischiare di risultare inutile per il comportamento sconsiderato di qualcuno. Il punto della questione è che sono inutili gli appelli da parte delle istituzioni, in particolare quelle locali, se poi alle parole non si fanno seguire fatti concreti. In particolare i sindaci e le autorità locali hanno tutti i mezzi per controllare e colpire pesantemente chi continua a non rispettare le regole, il problema vero è che non vogliono assumersi la responsabilità di farlo.
Ricordiamo, ad esempio, che restano ancora in vigore le norme che consentono ai sindaci di chiudere vie o piazze dove si verificano assembramenti. Più volte abbiamo sottolineato che, in particolare nei fine settimana, ad Ascoli ci sono diverse zone dove questo si verifica con puntualità, non è certo un mistero e, se ci fosse la volontà e la coscienza di quanto sia fondamentale rispettare certe norme, basterebbe poco, sarebbe sufficiente che il sindaco intervenisse per chiudere (almeno il fine settimana) quelle zone, dando per altro un segnale molto importante. Stesso discorso per quanto riguarda i locali, non si può far finta di niente, ci sono le norme che consentono alle autorità locali di intervenire, di sanzionare anche pesantemente (in caso di recidiva) chi non rispetta le regole, non si capisce per quale dannato motivo si continui a non applicarle.
Quanto accaduto sabato passato è sin troppo emblematico, più volte davanti a quei locali dove era palese che si stavano violando le regole sono transitati rappresentanti delle forze dell’ordine e anche rappresentanti istituzionali (sindaco compreso), senza che nessuno si degnasse di intervenire. Allora è inevitabile, di fronte a questo deleterio mix (incapacità di rispettare le regole e indifferenza da parte di chi dovrebbe adoperarsi per farle rispettare), temere che, con quasi tutto il paese in zona gialla, la situazione possa nuovamente precipitare e che a metà-fine febbraio ci troveremo nella condizione di dover subire nuove pesanti restrizioni.
Infettivologi e virologi da giorni sostengono che non è opportuno allentare la guardia, che è un rischio che non bisognerebbe correre, addirittura i vari Ricciardi, Pregliasco, Crisanti continuano a sostenere che servirebbe ancora per alcune settimane una zona rossa diffusa, sul tipo di quella in vigore nel periodo natalizio. In un certo senso sulla stessa linea diversi opinionisti e commentatori secondo cui è praticamente inevitabile che, con l’allenamento delle restrizioni, si verifichino certi comportamenti (e altrettanto inevitabile che restino impuniti). Come a dire che non si ritengono gli italiani in grado di auto disciplinarsi e, tanto meno, le istituzioni e le autorità locali capaci di far rispettare seriamente le regole.
Se così fosse (quanto accaduto nei mesi passati sembra confermarlo) nel giro di qualche settimana la situazione sarà nuovamente problematica e inevitabilmente scatterebbero nuove dure restrizioni. Non è ineluttabile, ci sarebbero i mezzi per smentire le previsioni. Sarebbe davvero un bel segnale, anche se, sulla base dell’esperienze passate, sembra utopistico anche solo sperarlo…