Vaccini in base al Pil, la Moratti riesce a far rimpiangere Gallera…


Da pochi giorni al posto del disastroso assessore al welfare della Lombardia, Letizia Moratti, con una lettera inviata al commissario Arcuri, chiede di tener conto, nella distribuzione dei vaccini, del Pil di una regione. Dimenticando l’art. 32 della Costituzione…

Non l’avremmo mai immaginato (e alzi la mano chi l’aveva previsto), ma dopo una decina di giorni già ci tocca a rimpiangere Giulio Gallera. Perché l’ex assessore al welfare della Regione Lombardia dall’inizio della pandemia di “disastri” ne ha commessi a iosa e, probabilmente, di “baggianate” se possibile ne ha dette ancora di più. Ma Gallera era semplicemente inadeguato al ruolo istituzionale che stava ricoprendo e assolutamente incompetente. Invece Letizia Moratti che è subentrata al suo posto e che, in così poco tempo, ha già andata oltre, è pericolosa. E poi tanto…

Perché la sua proposta (che, secondo quanto è trapelato è stata messa o verrà messa nero su bianco con una lettera inviata al commissario Arcuri) di tener conto, nella distribuzione dei vaccini contro il covid, anche del Pil di una regione, che definire indecente e vergognosa è a dir poco riduttivo, non è una boutade, una frase buttata lì senza riflettere, una castroneria sparata per insipienza (come accadeva invece con gli “strafalcio” di Gallera). E’ frutto di una profonda e consolidata convinzione che non è solamente dell’ex ministro dell’istruzione, ma è ampiamente condivisa dal suo schieramento, almeno a livello regionale, come ha confermato lo stesso presidente della Lombardia Fontana che ha subito condiviso e sostenuto questa aberrazione.

Le integrazioni sulla distribuzione dei vaccini chieste dalla vicepresidente Moratti mi sembrano estremamente coerenti e logiche, ascolteremo cosa ne pensa Arcuri” ha affermato il governatore della Lombardia. Il concetto di base è terrificante ma al tempo stesso semplicissimo: se sei più ricco hai più diritto ad avere il vaccino. In realtà a pensarci bene in un certo senso questa “follia” non giunge certo inattesa e in qualche modo è perfettamente in linea con il pensiero di una certa parte politica e, ancor più, con la filosofia con la quale è stata gestita la sanità in Lombardia nell’ultimo decennio.

Infatti è praticamente impossibile non vedere immediatamente la più assoluta affinità tra quanto detto dalla Moratti a proposito dei vaccini e quanto affermato, qualche settimana fa, dal governatore della Liguria Toti che definì gli anziani morti per covid “persone non indispensabili allo sforzo produttivo del paese”. Un’atrocità che in qualsiasi altra parte al mondo avrebbe determinato le immediate dimissioni (o in caso contrario l’autore di una simile affermazione sarebbe stato cacciato immediatamente “a calci nel sedere”) ma che in Italia è stata archiviata con qualche timido “buffetto” e niente più, con nessuno della parte politica di Toti che, per dignità, ha ritenuto opportuno chiedere al governatore ligure di farsi da parte.

Allo stesso tempo, a pensarci bene, è già da anni che la gestione della sanità in Lombardia è caratterizzata da questo concetto di cure più o meno adeguate in base al reddito, con lo svuotamento e il depotenziamento della sanità pubblica, con il contestuale potenziamento di quella privata (“foraggiata” da milioni e milioni di soldi pubblici). Che, nella maggior parte dei casi, sicuramente fornisce un servizio di assoluta qualità ma, al tempo stesso, a prezzi che non sono accessibili a tutti.

La pandemia da covid ha poi mostrato in maniera imbarazzante e drammatica quali sono, poi, gli effetti di questa sciagurata politica sanitaria ma evidentemente non ha scoraggiato e fatto riflettere chi crede che la tutela della salute non debba essere garantita a tutti. Per altro in un momento così difficile e delicato, che potrebbe essere decisivo nella lotta al covid, tra le tante polemiche e le discussioni che già rendono la situazione più esplosiva, nessuno sentiva la reale necessità di rimettere in discussione i parametri di distribuzione dei vaccini.

Lo ha fatto Letizia Moratti che ha impiegato davvero pochissimo tempo per entrare nella parte che fino a pochi giorni interpretava Gallera, al confronto dell’ex ministro un vero dilettante. Secondo la nuova titolare del welfare per la Regione Lombardia gli attuali parametri di distribuzione dovrebbero essere integrati da altri come la mobilità, la densità abitativa, le zone più colpite e, appunto, in base al Pil. In altre parole per la Moratti piuttosto che preoccuparsi di tutelare prioritariamente le cosiddette categorie deboli sarebbe più opportuno dare la priorità alle aree più produttive, a chi ha di più.

In estrema sintesi, prima i ricchi, poi tutto il resto. Visto il contenuto della proposta avrebbe potuto poi chiosare con una famosa battuta che il Marchese del Grillo (Alberto Sordi) rivolgeva ai popolani in osteria: “perché io so’ io e voi non siete un cazzo!”. Naturalmente, come è ormai tradizione in queste situazioni, dopo le prime furenti reazioni la Moratti ha cercato di aggiustare un po’ il tiro, senza però fare una sostanziale marcia indietro.

Il riferimento al Pil – ha provato a spiegare – non è legato al concetto di ricchezza bensì alla richiesta di una accelerazione nelle vaccinazioni in una regione densamente popolata di cittadini e anche di imprese che costituisce una dei principali motori economici del Paese. Il concetto non è quello di dare più vaccini alle regioni più ricche ma se si aiuta la ripresa della Lombardia si contribuisce in automatico alla ripresa dell’intero Paese”.

Come spesso avviene, la toppa è di gran lunga peggiore del buco, anche perché in realtà la Moratti, con un lungo giro di parole, di fatto si limita ad esprimere in modo meno traumatico e con altri termini lo stesso concetto. “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti” recita l’articolo 32 della nostra Costituzione.

Tutti hanno diritto al vaccino indipendentemente dalla ricchezza del territorio in cui vivono. In Italia la salute è un bene pubblico fondamentale garantito dalla Costituzione. Non un privilegio di chi ha di più” ha replicato il ministro della salute Roberto Speranza. Che sia necessario ricordarlo e ripuntualizzarlo è già un pessimo segnale, è forse la più eloquente fotografia di come sia degradato e inqualificabile il livello medio della nostra classe politica.

Senza speranza, fino a che personaggi come Toti e la Moratti, nonostante le loro aberranti dichiarazioni, continueranno tranquillamente ad occupare ruoli istituzionali così importanti.

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