I dati ufficiali, che dimostrano come il nostro paese sia nel complesso quello che sta facendo meglio nell’Unione europea, hanno demolito l’indecente campagna denigratoria e catastrofista portata avanti per giorni da tv, giornali ed esponenti politici
Hanno imperversato per giorni, a cavallo tra il 27 dicembre e i primi giorni del nuovo anno, su tv, social e giornali (che spesso fungevano da megafono, rilanciando e rincarando la dose con un’ulteriore pioggia di informazioni nella migliore delle ipotesi distorte), lanciando accuse di ogni tipo per il presunto fallimento della campagna di vaccinazione. Hanno “vomitato” di tutto contro il governo, contro il commissario Arcuri (guardandosi bene, però, dall’attribuire una qualche responsabilità alle Regioni) veicolando il messaggio che per colpa loro l’Italia era il fanalino di coda non solo in Europa, in qualche caso con titoli di giornali che non lasciavano spazio ad interpretazioni (“Tutti i paesi vaccinano, noi no: colpa di Arcuri” titolava, ad esempio, “Il Giornale”.
E questa volta non era solamente il solito fronte sovranista, con i propri esponenti politici, giornali, tv e giornalisti più invasati. Insieme a loro, per certi versi addirittura in maniera anche più virulenta, c’era un pezzo della maggioranza (ammesso che si possa ancora considerare tale) che appoggia il governo, Italia Viva, con i siti di riferimento e molti dei suoi esponenti letteralmente scatenati. Ora, però, da qualche giorno quella pletora di “gufi”, “sciacalli”, speculatori e demagoghi che, offuscati dall’odio politico, sembrano godere quando le cose vanno male nel nostro paese (e quando invece la situazione è migliore cercano in ogni modo di costruire una realtà virtuale e parallela ai limiti del catastrofico), si sono improvvisamente zittiti. E dai loro “deliri” l’argomento vaccini è praticamente scomparso, come se non fosse più interessante e attuale.
Hanno fatto calare il silenzio, non prima di averci regalato degli esempi semplicemente imbarazzanti che dimostrano fino a che punto si possa scendere in basso nella propaganda politica, pur di cercare di lanciare fango nei confronti degli avversari. Come quello del deputato di Italia Viva, Luciano Nobili, che in un post pubblicato su facebook il 4 gennaio scriveva: “Mentre l’Italia arranca nella somministrazione del vaccino anti covid, invece di mettersi a correre e vaccinare h24, perché ogni giorno di ritardo significa perdere altre vite, il sottosegretario alla Salute dice “aspettiamo il bel tempo. Non volevo crederci, cascano le braccia”.
Al di là del fatto che ovviamente la sottosegretaria Zampa ha detto tutt’altro, in effetti davvero “cascano le braccia”, ma al pensiero che chi scrive simili “amenità” continui a sedere in Parlamento. E ancor più cadono nell’ascoltare 3 giorni fa il giornalista (si fa per dire) Nicola Porro chiedersi scandalizzato come mai l’Italia non facesse 470 mila vaccini al giorno… Peggio della spazzatura, una campagna vergognosa che non si sarebbe certo fermata se la situazione, delineata in maniera inequivocabile dai fatti e dai dati degli ultimi giorni, non avesse consigliato loro di non andare oltre.
Purtroppo per loro (ma per fortuna per il resto del paese) non ci sono più dubbi, i numeri sono chiari ed inoppugnabili e, anche ad una lettura superficiale, dimostrano come, per il momento, complessivamente l’Italia è il paese europeo che si sta comportando meglio in questa prima fase della campagna di vaccinazione. Non che non ci siano problemi, preoccupazioni e intoppi (solo un pazzo poteva pensare che sarebbe filato tutto liscio nell’avvio di una simile campagna che coinvolge, in ogni paese, milioni di persone). Però questa volta le difficoltà ce l’hanno tutti i paesi e per ora, numeri alla mano, siamo indiscutibilmente tra quelli che le stanno superando meglio.
Con oltre 400 mila vaccini effettuati (per la precisione 407.044, dato riferito alla mezzanotte del 7 gennaio) nell’Unione europea l’Italia, in valori assoluti, è di poco dietro solamente alla Germania (417.060) ma è davanti anche ai tedeschi nel rapporto vaccini/popolazione residente (0,64% rispetto allo 0,50% della Germania). E’ vero che, per quanto riguarda quest’ultima voce, tra i paesi dell’Unione europea c’è la Danimarca che è davanti all’Italia. Ma stiamo parlando di una nazione che ha poco più di 5 milioni di abitanti, praticamente la metà della sola Lombardia, quindi indiscutibilmente con problematiche ed ostacoli assolutamente inferiori rispetto alle nazioni europee più grandi.
Significativo è, invece, il fatto che le altre nazioni più popolose dell’Unione europea (Francia e Spagna) siano decisamente dietro l’Italia in entrambe le voci, rispettivamente con 45.000 (0,07%) e 207.323 (0,44%) vaccinazioni effettuate. Diverso il discorso per quanto riguarda il concetto geografico di Europa, che comprende quindi nazioni come la Russia e la Gran Bretagna che numericamente hanno effettuato più vaccini di tutti (rispettivamente 800.000 e 1.296.432), mentre in rapporto alla popolazione la Russia è comunque dietro (0,55%), mentre la Gran Bretagna è decisamente più avanti.
Bisogna, però, innanzitutto ricordare che quei due paesi hanno un ente regolatore dei farmaci interno, mentre l’Italia risponde ad un ente sovranazionale (l’Ema) e quindi sono partiti decisamente in anticipo. Per altro, a differenza di tutte le altre nazioni, la Gran Bretagna per coinvolgere subito più persone sta adottando un altro metodo, nel senso che punta a fare più vaccini ritardando anche di mesi la seconda dose che, invece, dovrebbe essere somministrata dopo 21 giorni. Una pratica rischiosissima, duramente contestata e ritenuta molto pericolosa dalla quasi totalità degli esperti.
Per altro ci sono altri dati che confermano come l’Italia, dopo il comprensibile rodaggio iniziale, stia ora marciando più velocemente di tutti gli altri paesi europei. Nella giornata del 5 gennaio, ad esempio, in Italia sono state somministrate oltre 80 mila dosi (80.542 per l’esattezza), un vero e proprio record che nessun altro paese europeo è riuscito neppure ad avvicinare, con la Germania che nel suo giorno migliore (30 dicembre) si era fermata sotto quota 60 mila dosi. Ma ciò che è maggiormente positivo è che quello del 5 gennaio non è stato certo un exploit occasionale. Infatti nei 2 giorni successivi sono state somministrate 147.563 dosi, con una media di quasi 74 mila dosi al giorno.
Non solo, considerando che, dopo le prime 9.750 dosi per il simbolico vaccin-day, dal 2 gennaio l’Italia (e la quasi totalità dei paesi dell’Unione europea) ha avuto a disposizione le prime 469.950 dosi, da quel giorno in poi nessuno ha corso come il nostro paese. A quella data (2 gennaio) la Germania aveva effettuato 238.000 vaccini, l’Italia 84.730, la Danimarca 32.368, la Spagna 1.500, la Francia solamente 500 (mentre la Gran Bretagna era già a 994.539). Secondo i dati ufficiali alla mezzanotte del 7 gennaio la Germania è a 417.060, l’Italia 407.044, la Danimarca 82.544, la Spagna 207.323, la Francia 45.000 (e la Gran Bretagna 1.296.432).
Questo significa che, con 322.314 dosi somministrate, l’Italia è di gran lunga il paese che in questi giorni ha effettuato più vaccini (più ancora della Gran Bretagna che ne ha fatti 301.893), quasi il doppio rispetto a Germania e Spagna. Decisamente positivo anche il fatto che, nonostante le comprensibili preoccupazioni e il timore di ritardi, dalla Pfizer le dosi previste arrivano comunque nei tempi adeguati. Tra il 5 e il 7 gennaio sono arrivate altre 438.750 dosi che hanno portato il numero complessivo a 918.450 dosi consegnate all’Italia.
Numeri e dati sicuramente positivi, che devono essere tenuti nella giusta considerazione, senza dimenticare, però, che il vero banco di prova arriverà nei prossimi mesi quando, terminata la vaccinazione degli operatori sanitari, si procederà con la cosiddetta vaccinazione di massa. In quella fase bisognerà correre e inevitabilmente aumentare la somministrazione di dosi quotidiane, molto di più di come si sta facendo ora. Di positivo c’è che, rispetto al piano iniziale, si stanno anticipando i tempi. Il commissario Arcuri ha infatti dichiarato che da febbraio si inizierà a vaccinare gli over 80, confermando anche tra fine gennaio e inizio di febbraio sarà inviate sul territorio una prima parte degli operatori sanitari reclutati tramite bando.
Nei piani dovevano essere utilizzati solo a fine inverno, appunto all’inizio della vaccinazione di massa, e dovevano essere circa 12 mila. In realtà, tra quelle già arrivate e quelle in fase di compilazione, sono oltre 24 mila le candidature ed è probabile che alla fine ne verranno inviati più dei 12 mila inizialmente previsti. L’altro aspetto fondamentale, decisivo per avere numeri adeguati, sarà l’aumento dei punti di somministrazione. “Attualmente ce ne sono 293 attivi, per la primavera arriveremo a 1.500” afferma Arcuri. La posta in palio è altissima, quindi sarà quanto mai necessario che tutti gli annunci fatti dal commissario straordinario si tramutino poi in concreta realtà.
Solo in quel caso allora si potrà effettivamente parlare di successo, di campagna di vaccinazione che procede nel giusto modo. Naturalmente ciò non toglie che per ora le cose stanno andando addirittura meglio del previsto. Nonostante “gufi” e “sciacalli”…