Nel giorno in cui si celebra la “giornata internazionale contro la violenza sulle donne” l’indecente tutorial mandato in onda da Rai 2 nel programma della Gueccero e il clamore provocato dalle dichiarazioni della Mannoia testimoniano quanta strada ancora c’è da fare
Come ormai tutti sapranno il 25 novembre si celebra la “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne” e da questa mattina su tutti gli organi di informazione e ancor più sui social si moltiplicano le testimonianze e i racconti, accompagnati spesso da dati sulle violenze davvero impressionanti (ma, purtroppo, non certo sorprendenti). D’altra parte di storie di violenza purtroppo ce ne sarebbero infinite da raccontare, ognuna delle quali ugualmente sconvolgenti e sconcertanti. Ma in una giornata particolare come questa è anche opportuno allargare ulteriormente il discorso per dare uno sguardo ad altri aspetti, non meno importanti e in un certo senso legati alla questione della violenza sulle donne, della questione femminile.
Perché la violenza sulle donne in fondo non è altro che l’atto finale e più deteriore di una concezione antiquata, quasi medievale, che tuttora persiste in una fascia purtroppo ancora troppo ampia della nostra società. E che si esplica e si ritrova in tantissimi aspetti. Per questo abbiamo ritenuto opportuno celebrare in maniera particolare questa giornata così importante raccontando due brevi storie che arrivano dalla tv e che per certi versi possono rappresentare lo “yin e lo yang”, le due concezioni opposte sulla figura della donna che ancora permangono nel nostro paese.
La prima surreale storia ce la regala “mamma Rai”, nello specifico il programma pomeridiano presentato da Bianca Guaccero “Detto fatto”. Che proprio ieri pomeriggio (martedì 24 novembre), con un tempismo a dir poco discutibile, ha trasmesso una sorta di video tutorial che voleva insegnare alle donne come sedurre gli uomini anche al supermercato, mentre si fa la spesa e si spinge il carrello, naturalmente rigorosamente con i tacchi spillo e in maniera il più possibile sensuale. Sarebbe già sufficiente questo per comprendere di cosa stiamo parlando, per provare un profondo senso di nausea.
Ma la visione del cosiddetto tutorial è davvero qualcosa di inimmaginabile, sembra scritto e prodotto da quattro amici mezzi ubriachi al bar o in qualche osteria che, tra i fumi dell’alcol, “cretineggiano”, come solo i maschietti sanno fare in certe circostanze, sui comportamenti sessualmente provocatori delle donne. Per completare il quadro, per spiegare nel dettaglio le movenze sensuali che le spettatrici dovrebbero poi replicare nelle corsie è stata invitata in studio la pole dancer Emily Angelillo che dispensa consigli, mostrando concretamente come fare, su come camminare in una certa maniera “con l’aiuto del carrello”, come prendere i prodotti sugli scaffali più alti o chinarsi su quelli più bassi, trasformando le corsie e gli scaffali del supermercato “nel proprio palcoscenico”.
La conclusione di questo disgustoso teatrino se possibile è ancora peggiore. “Ma se un prodotto dovesse cadere a terra proprio mentre sta passando lui?” chiede la Gueccero. “Ci si accovaccia mantenendo le gambe chiuse per non rendere la situazione più volgare” risponde la Angelillo, naturalmente mostrando come fare e ricordando comunque che è fondamentale rialzarsi “alzando un pochino il sedere”. Semplicemente scoraggiante, non ci sono altri termini per definire questo indegno tutorial mandato in onda dalla Rai, per giunta in un programma pomeridiano.
“Questa oggi è ancora la rappresentazione che il servizio pubblico televisivo propone della donna in Italia – scrive Lorenzo Tosa – una pole dancer in tacchi a spillo che trascina il carrello e insegna ad altre donne come fare la spesa per intrigare gli uomini. Passiamo anni a fare battaglie, a celebrare giornate, a indignarci con il Feltri di turno e lo squallore del maschilismo tossico imperante per avanzare di qualche centimetro nella lotta per la parità di genere. Poi basta uno stacchetto di un minuto su Rai 2 per riportare indietro l’orologio di decenni”.
L’altro frammento a nostro avviso non meno significativo, e solo apparentemente in antitesi con la sconfortante rappresentazione di Rai 2, arriva da La7, dal programma del martedì sera di Giovanni Floris “Dimartedì”. Stiamo parlando delle dichiarazioni di Fiorella Mannoia, riportate oggi sui social con grande enfasi come una sorta di nuovo manifesto per l’autodeterminazione delle donne. “Voglio essere libera di andare in una camera da letto, con l’intenzione di fare sesso con qualcuno, ma voglio essere libera di ripensarci, di trovare una stupida motivazione, anche che lui si toglie le scarpe e gli puzzano i piedi, e cambiare idea, dire no” ha sostenuto la cantante romana.
E già il semplice fatto che la sua dichiarazione abbia fatto così scalpore e non sia stata considerata un’ovvietà, che non avrebbe neppure bisogno di essere ribadita, è altamente significativo. Per altro quell’affermazione la Mannoia l’ha fatta nell’ambito di un ragionamento più ampio, partendo dalla domanda che Floris le ha rivolto in merito alla vicenda Genovese.
“Mi ricorda i processi per stupro del passato – ha risposto – ad esempio quello del Circeo. Sono passati 45 anni da allora e invece di andare avanti andiamo indietro. Non voglio entrare nel dettaglio della vicenda Genovese, quello che mi ha stupito e disturbato sono tanti titoli di giornali. Quando scrivi “la ragazza è stata ingenua” focalizzi l’attenzione sulla ragazza, che è la vittima, e non sul carnefice. Stessa cosa quando titoli “Ragazza ubriaca stuprata dal branco dopo la discoteca” si focalizza l’attenzione sulla ragazza, sulla vittima. Stesso discorso quando scrivi “Dramma dei padri separati” per un uomo che uccide l’ex moglie con i figli, sono titoli fuorvianti.
Per questo voglio urlarlo davanti alla telecamera, una ragazza che viene maltrattata e subisce violenza non ha colpe. Certo poi è vero che bisogna mettere in guardia i figli, ma questo non toglie la responsabilità degli uomini che approfittano di una donna giovane che viene drogata per farne l’uso che vogliono, come se fosse una bambola di pezza”.
E’ sin troppo scontato condividere pienamente ogni parola pronunciata dalla Mannoia, dovrebbe essere una clamorosa ovvietà. Ma il fatto che ancora oggi c’è la necessità di ribadirlo con la forza è un segnale davvero preoccupante e sconfortante. Molto più sconfortante di quell’indecente tutorial mandato in onda da Rai 2…