A lungo annunciata, dopo che le Marche erano diventate “arancioni”, alla fine è arrivata l’inutile ordinanza del presidente della Regione Acquaroli. Che spiega: “la prevenzione è un’arma che ognuno di noi ha, usiamola perché è il male minore”…
Il cartello “Sei su Scherzi a parte” non l’abbiamo visto. Non ci sono dubbi che non è Carnevale, periodo in cui solitamente “ogni scherzo vale”, e di certo non è neppure il 1 aprile, giorno tradizionalmente dedicato al cosiddetto “pesce d’aprile”. Quindi non ci sono alternative, per quanto possa sembrare incredibile è tutto vero, l’ordinanza n. 43 del presidente della Regione, con i suoi surreali 7 articoli che la compongono, è stata realmente emanata. Così come è verissimo il successivo post sui social del governatore marchigiano, se possibile ancora più paradossale dell’ordinanza stessa.
Agli appassionati di cinema sarà sicuramente tornato in mente uno splendido film di alcuni anni fa (2006), “L’uomo dell’anno”, nel quale uno straordinario Robin Williams interpretava un comico, Tom Dobbs, che, sull’onda del successo dei suoi monologhi televisivi sulla politica, aveva deciso di candidarsi, finendo per essere clamorosamente eletto presidente degli Stati Uniti (anche se poi si scoprirà che la sua elezione era stata solo frutto di un errore nel sistema di scrutinio dei voti). Acquaroli, invece, potrebbe fare il percorso inverso di Tom Dobbs. In queste prime settimane da presidente delle Marche sta mettendo in mostra inimmaginabili doti da straordinario comico.
La gravità e la serietà della situazione che stiamo vivendo non consentono di divertirsi e di ridere come si dovrebbe di fronte alle “geniali” trovate del nuovo presidente della Regione. Però è innegabile che Acquaroli ha un talento innato per la comicità e le “perle” che ci sta regalando in questi giorni fanno sorgere il fondato dubbio che l’esponente di Fratelli d’Italia possa aver sbagliato mestiere, che sicuramente avrebbe miglior sorte (non solo lui) come comico.
Ironia a parte, è davvero difficile commentare seriamente un’ordinanza che non ha eguali per quanto è inutile e per il suo contenuto semplicemente sconfortante. In estrema sintesi, il presidente della Regione ha emanato un’ordinanza per dire ai marchigiani che devono rispettare le norme anti covid decise dal governo e in vigore, nella maggior parte dei casi, da diversi mesi. Chissà, magari Acquaroli ritiene che i marchigiani non sono particolarmente svegli e, rispetto al resto degli italiani, siano mentalmente limitati (ed in effetti a vedere chi hanno scelto come nuovo presidente qualche dubbio è lecito averlo…).
Altrimenti non si spiegherebbe che necessità c’è di emanare un’ordinanza che si limita a ricordare e riproporre prescrizioni ampiamente in vigore e, per giunta, ben note. Il fulcro dell’ordinanza è l’articolo 1 nel quale il presidente ricorda l’obbligo di rispettare il divieto di assembramento che, come viene specificato, è sancito dall’articolo 1 comma 8 del decreto legge 16 maggio 2020 n.33, convertito dalla legge 14 luglio 2020 n. 74.
Per non far sembrare inutile (come in effetti è) questa disposizione Acquaroli aggiunge che il divieto deve essere “rigorosamente” rispettato, come se solitamente nel nostro paese esistano norme e divieti che si possono rispettare più o meno, magari in base al gradimento, all’umore, chissà, magari anche alla situazione meteo. Sempre nell’art. 1, poi, si sancisce l’obbligo di rispettare il distanziamento sociale (che onestamente non ricordiamo più da quando è in vigore…), con una distanza di almeno un metro, e quello di indossare sempre, fuori casa, la mascherina, in questa seconda ondata in vigore da inizio ottobre.
Ancora nell’art. 1 c’è anche la raccomandazione (“fortemente raccomandato”) di evitare assembramenti e feste nelle abitazioni private, provvedimento che, quando era stato adottato (anzi, raccomandato) dal governo aveva provocato reazioni anche eccessive. I successivi articoli riguardano disposizioni relative al commercio e sulla vendita per asporto, tutte misure in larghissima parte già in vigore. Di leggermente differente c’è l’anticipo dell’orario dopo il quale è vietata la consumazione di alimenti e bevande all’aperto (ore 16) e alcune disposizioni semiserie relative al mercato all’aperto (art. 3).
A peggiorare la situazione c’è, poi, l’art. 7 (l’ultimo dell’ordinanza) che rischia di generare anche una certa confusione, soprattutto in coloro che, magari non molto informati, credono che il provvedimento del presidente della Regione introduca davvero delle nuove regole e non, come invece è, che si limiti in larghissima parte a ricordare norme già da tempo in vigore. “Le disposizioni di cui agli art. 1,2,3,4 e 5 producono effetti dalle ore 00:00 del 21 novembre” si legge nel comma 1 dell’art. 7 che, quindi, a qualcuno potrebbe far pensare che fino a quella data non c’è la necessità di rispettare determinati obblighi che, invece, come abbiamo visto sono già in vigore e, quindi, devono essere rispettati a prescindere dall’ordinanza regionale.
Il contenuto dell’ordinanza sarebbe ampiamente sufficiente, da solo, a delineare un quadro sconfortante. Ma, come se non bastasse, ad aggiungere un ulteriore tocco desolante ci ha pensato lo stesso Acquaroli pubblicando sui social un post semplicemente imbarazzante, con l’ulteriore “chicca” della prevenzione che viene definita “il male minore”. Verrebbe da chiedersi chi gli scrive certe battute… In ogni caso basta leggere la maggior parte dei commenti presenti sotto quel post per comprendere in che modo è stata accolta questa inutile ordinanza, con tantissimi marchigiani che hanno chiesto (ovviamente senza ricevere alcuna risposta) che senso ha emanare una simile ordinanza.
La realtà è molto semplice, l’impressione è che quella desolante ordinanza è figlia della “manfrina” inscenata da Acquaroli quando, inevitabilmente, il ministro Speranza ha firmato l’atto che ha determinato il cambio di fascia delle Marche, da gialla ad arancione. “Prima della comunicazione del ministro Speranza stavamo pensando ad una nostra ordinanza volta a chiarire e rafforzare un insieme di prescrizioni, in gran parte già vigenti, utili ad abbassare la curva del contagio al di là delle fasi contingenti” scriveva il governatore marchigiano dopo il provvedimento del ministro.
Un inutile e patetico tentativo di dimostrare di avere il polso della situazione della nostra regione, una stucchevole e sconcertante “manfrina” che poi Acquaroli ha deciso di portare fino in fondo, emanando quell’inutile e insulsa ordinanza. Di positivo c’è che almeno ora il giochino è giunto termine. Quale sia la reale situazione della nostra regione è sotto gli occhi di tutti, i bollettini quotidiani (purtroppo anche quelli dei decessi giornalieri) e gli allarmi lanciati praticamente da tutti gli ospedali regionali non lasciano certo dubbi.
Non è più tempo di scherzare, se esiste qualcuno con un briciolo di sale in zucca nella nuova giunta regionale (e non abbiamo dubbi che ci sia) è arrivato il momento che suoni la campanella che segnala a tutti la fine della ricreazione. E, soprattutto, che spieghi al presidente Acquaroli che, purtroppo, in questo momento così difficile le Marche non possono permettersi di essere guidate da un presidente che veste i panni del comico…