Il sindaco in Consiglio comunale ammette che il Comune non ha rispettato la legge ma poi annuncia che effettuerà le indagini di vulnerabilità sismica su tutte le scuole cittadine, come richiesto dal commissario Errani e dal Comitato “Scuole Sicure”. Intanto la Provincia ha già stanziato i fondi per avviare le prime verifiche in 5 plessi scolastici
E’ proprio vero che il tempo è galantuomo. Lo è stato, ad esempio, con il Comitato “Scuole Sicure” di Ascoli. Spesso nei giorni passati criticato, tacciato di fare inutile allarmismo, in un certo senso sbeffeggiato (qualcuno si è addirittura spinto a definire alcune degli oltre 1800 genitori aderenti al comitato “mamme isteriche”) ora il Comitato ha avuto la conferma “istituzionale” di quanto pertinente e giusta fosse la propria battaglia. Che nasceva da una semplice quanto fondamentale considerazione: la tanto sbandierata agibilità delle scuole cittadine non è assolutamente sinonimo di sicurezza, sono necessarie le verifiche di vulnerabilità sismica, le uniche in grado di stabilire se gli edifici scolastici possono essere considerati sicuri o meno.
Il Comitato “Scuole Sicure” lo ha ribadito sin dall’inizio dell’emergenza terremoto, scontrandosi con un autentico muro di gomma eretto dall’amministrazione comunale che ha rifiutato ogni genere di confronto e che non si è mai degnata di rispondere alle istanze e alle sacrosante richieste dei genitori. Ora, però, a certificare che quelle istanze erano più che fondate sono il commissario straordinario per il terremoto Vasco Errani, lo stesso sindaco Castelli e il presidente della Provincia D’Erasmo che, per la verità, sin dall’inizio ha avuto un comportamento completamente differente, non rifiutando un confronto con il Comitato stesso.
Il sindaco, invece, dopo aver rifiutato ogni possibilità di confronto, dopo aver ignorato tutte le richieste (più che legittime) del Comitato e aver sempre trasmesso il concetto che l’agibilità era più che sufficiente, ora che l’attenzione generale (non del Comitato stesso) si è po’ affievolita sul problema scuole ha fatto “outing”, ha dovuto ammettere che le istanze del Comitato erano più che legittime. E lo ha fatto per ben due volte in due sedi istituzionali, prima in Consiglio comunale poi nel giornalino dell’amministrazione comunale. Infatti nel corso dell’ultima seduta della civica assise è arrivata l’ammissione da parte del primo cittadino di quello che già si era ampiamente capito.
L’amministrazione comunale non ha rispettato quanto previsto dalla legge che imponeva, entro la fine del 2013, di effettuare le verifiche di vulnerabilità sismica su tutti gli edifici e le strutture pubbliche strategiche, ovviamente scuole comprese. Secondo quanto riferito da Castelli ad eccezione della scuola Luciani, della palestra della scuola D’Azeglio e del ponte di San Filippo, in nessun altro edificio pubblico strategico è stata effettuata la verifica di vulnerabilità sismica. Quindi, come ampiamente previsto, anche tutte le scuole cittadine ne sono sprovviste. Non solo, sempre il sindaco Castelli ha reso noto che il commissario straordinario per il terremoto Vasco Errani ha ribadito che quelle verifiche ora andranno obbligatoriamente fatte. In altre parole Errani non ha fatto altro che ribadire quanto sin dall’inizio aveva chiesto il Comitato all’amministrazione comunale.
Naturalmente il primo cittadino ha provato anche a giustificare le ragioni per le quali non è stato rispettato quanto previsto dalla legge. “Era un obbligo a carico degli enti senza che però sussistessero le possibilità materiali per realizzarlo – ha spiegato – ogni verifica ha un costo di 20-40 mila euro, avremmo dovuto farle su oltre 20 plessi scolastici”. Il sindaco, però, si è guardato bene dal dire che la normativa che imponeva l’obbligatorietà di quelle verifiche prevedeva anche finanziamenti da apposito fondo statale sia per effettuare le verifiche stesse, sia per effettuare poi l’eventuale adeguamento strutturale ed antisismico che fosse risultato necessario dalle verifiche tecniche eseguite.
Ci sono diversi Comuni e Province, anche nelle Marche, che hanno attinto da quei fondi per fare quanto previsto dalla legge, sarebbe curioso sapere perché il Comune di Ascoli non l’ha fatto. Così come è giusto sottolineare che poi è sempre una questione di scelte e di priorità politiche, c’è chi ritiene più importante e prioritario investire 3-4 milioni di euro (soldi pubblici) per rifare una nuovissima tribuna da inserire in uno stadio che cade a pezzi , chi, invece, preferisce investire quei soldi nella sicurezza delle scuole e dei ragazzi (e del personale scolastico) che le frequentano. Ora, però, non sembra esserci più la possibilità di sfuggire a questa incombenza.
“Dovremo necessariamente cambiare passo – ha proseguito il sindaco nel suo intervento in Consiglio comunale – il commissario Errani ci ha ribadito che dovremo obbligatoriamente fare le verifiche di vulnerabilità sismica su tutti gli edifici strategici. E per quelle strutture per le quali dalle analisi non risulterà sufficiente effettuare l’adeguamento saremo costretti a ricostruire altrove. D’intesa con l’Ufficio scolastico regionale faremo le indagini su tutti gli edifici scolastici, abbiamo già ricevuto la disponibilità di alcune fondazioni del centro-nord a farle”. E a conferma di quanto dichiarato dal primo cittadino in Consiglio comunale dal sindaco, sul numero di dicembre del giornalino comunale c’è un’intera pagina dedicata alla sicurezza delle scuole dove si ribadisce l’intenzione del Comune di avviare le indagini di vulnerabilità sismica su tutte le scuole
“L’amministrazione comunale – si legge a pagina 4 del giornalino – ha pubblicato sul sito del Comune lo studio sulla micro zonazione sismica (MSZ) riguardante il nostro territorio, redatto a partire dal 2013 con l’obiettivo di razionalizzare la conoscenza sulle alterazioni che lo scuotimento sismico può subire in superficie. Sulla base di questa ricerca, che consente di avere informazioni fondamentali per la lettura in chiave antisismica del territorio comunale, l’amministrazione comunale avvierà, anche con il contributo di terzi, indagini di vulnerabilità sismica su ogni plesso scolastico attivo”.
Certo, anche in questo caso ci sarebbe da chiedersi perché nel 2013, una volta fatta la micro zonazione sismica, non siano state avviate le conseguenti indagini di vulnerabilità sismica sugli edifici scolastici. Ma ormai è inutile continuare a guardare indietro, stabilito inequivocabilmente che il sindaco e l’amministrazione comunale hanno la responsabilità per non aver fatto entro il 2013 quanto imposto dalla legge, ora è fondamentale verificare e vigilare che dopo le parole e le promesse arrivino in concreto i fatti.
Come, ad esempio, sta facendo la Provincia e il presidente D’Erasmo che, nel corso dell’incontro avuto con il Comitato “Scuole sicure” subito dopo le scosse di fine di ottobre, aveva ammesso che nelle scuole di competenza della Provincia (gli edifici scolastici delle superiori) non erano state effettuate le verifiche di vulnerabilità sismica ma, al tempo stesso, aveva promesso di stanziare in bilancio delle somme per avviarle, almeno su quelle scuole che presentano le situazioni più a rischio. Certo per D’Erasmo era stato sin troppo facile ammettere la grave carenza da parte della Provincia.
A differenza di Castelli, che nel 2013 era già sindaco di Ascoli da 4 anni, lui all’epoca non era alla guida della Provincia e, quindi, la responsabilità per il mancato rispetto della legge in tema di verifiche di vulnerabilità sismica ricade pienamente e completamente sull’amministrazione provinciale precedente, quella guidata dal presidente Celani e che aveva come assessore alla scuola Antonini (che ovviamente tacciono e si guardano bene dall’intervenire).
Però va dato merito al presidente D’Erasmo e al vicepresidente Bellini di aver rispettato pienamente quanto promesso in quell’incontro. Infatti nei giorni scorsi l’amministrazione provinciale ha pubblicato la manifestazione d’interesse volta ad individuare i soggetti da invitare a gare formale per l’affidamento degli incarichi di verifica della vulnerabilità sismica delle scuole di sua competenza.
“Abbiamo previsto nel bilancio di previsione fondi per circa 130 mila euro per avviare un progetto di monitoraggio sugli istituti scolastici superiori nell’ottica di rafforzare ulteriormente la sicurezza degli studenti e di chi opera nel mondo della scuola – afferma il vicepresidente Valentina Bellini – Tale progetto di monitoraggio costituisce un ulteriore ed importante step volto all’esecuzione delle verifiche tecniche delle condizioni statiche e dei livelli di sicurezza sismica per l’indicazione di eventuali interventi necessari all’adeguamento sismico e dei costi di realizzazione”.
La Provincia ha anche reso note le scuole dove verranno effettuate, in questa prima fase di intervento, le indagini geognostiche, geotecniche e geofisiche nonché ricerche sui progetti originali e prove diagnostiche. Si tratta del Liceo Artistico “Licini”, dell’Istituto professionale per i servizi commerciali “Ceci”, per la sede distaccata Ipsia “Sacconi” di via Cagliari, del Liceo Classico “F. Stabili” e, a San Benedetto, dell’Istituto alberghiero “Buscemi”. Siamo quindi di fronte a fatti concreti per quanto riguarda la Provincia e non a mere dichiarazioni d’intento, quindi tutte da verifiche, come nel caso del Comune e del sindaco Castelli.
Con la speranza innanzitutto che almeno questo volta alle parole seguono interventi concreti. E poi che, una volta concretamente realizzate le verifiche di vulnerabilità sismica, con almeno 3-4 anni di ritardo rispetto a quanto imposto dalla legge, il sindaco abbia almeno la decenza di evitare certe imbarazzanti sceneggiate come quella messa in atto giovedì 8 dicembre in occasione della riapertura, naturalmente decisamente in ritardo rispetto alle previsioni e alle promesse iniziali, del ponte di San Filippo.