Dopo quelli per la nuova tribuna est, anche i ritardi nella riapertura del ponte di San Filippo e nei lavori nella piscina comunale vengono giustificati da sindaco e assessore tirando in ballo il terremoto. Che, però, in entrambi i casi non ha influito in alcun modo, come dimostrano gli atti comunali e le dichiarazioni passate degli stessi amministratori
Temevamo che potesse accadere ma non volevamo crederci. “Chissà se l’amministrazione comunale le prossime e i prossimi giorni tirerà fuori ancora una volta il terremoto per cercare di giustificare gli imbarazzanti e inaccettabili ritardi per la riapertura del ponte di San Filippo e della piscina comunale” scrivevamo il 21 novembre scorso nell’articolo “Quelli che aspettano… la riapertura del ponte e della piscina”, sottolineando come l’amministrazione comunale (e in particolare il sindaco) aveva ampiamente abusato in maniera strumentale del terremoto per giustificare l’ennesimo ritardo (in realtà annunciato a metà ottobre, prima delle due eventi del 26 e del 30) nella consegna della tribuna est della stadio Del Duca.
Non volevamo e non potevamo credere che potessero usare ancora il sisma, che sicuramente ha creato e sta creando non pochi problemi alla città e che altrettanto sicuramente complica notevolmente il compito dell’amministrazione comunale, per giustificare i ritardi in due vicende, come quella del ponte e della piscina, nelle quali è di tutta evidenza che non è certo il terremoto ad aver provocato gli slittamenti. E invece ancora una volta sono riusciti a stupirci e a stupire, riproponendo tristemente e stancamente il leit motive del terremoto anche per queste due vicende, pur sapendo perfettamente che non c’entra assolutamente nulla. Ma bisogna rassegnarsi, così è e così sarà ancora per molto tempo.
Partiamo dal ponte di San Filippo e dalle ennesime dichiarazioni del sindaco che, probabilmente sotto stress per le tante emergenze provocate dal sisma, non riesce neppure a godersi quei rarissimi momenti positivi, in cui oggettivamente può vantarsi di aver fatto qualcosa in maniera giusta. Come sabato scorso quando sul proprio profilo facebook ha pubblicato un post relativo al taglio dell’ultima parte della copertura della tribuna ovest dello stadio. Mettendo da parte tutti i discorsi sui ritardi nelle verifiche e nella gestione dell’emergenza che si è creata al Del Duca dopo le scosse del 26 e del 30 ottobre, è indiscutibile che dopo l’accertata inagibilità dello stadio (e in particolare della tribuna coperta), questa volta l’amministrazione comunale si è mossa con apprezzabile celerità, affidando immediatamente i lavori per tagliare la copertura della tribuna stessa e concludendo gli stessi in brevissimo tempo (dimostrazione evidente che quando si vuole si possono fare le cose in maniera celere).
In questo caso sindaco e giunta meritano i complimenti e, cosa rara di questi tempi, per una volta il primo cittadino avrebbe finalmente potuto rivendicare legittimamente il buon risultato ottenuto (naturalmente in attesa che la commissione pubblico spettacolo dia il via libera all’agibilità dello stadio). E invece, anche in una situazione comunque positiva, non ce l’ha fatta ad evitare quel tono rancoroso e polemico che lo accompagna da mesi, per altro espresso spesso con gli stessi metodi e gli stessi argomenti tanto cari a quell’ex presidente del Consiglio (Renzi) che pure Castelli ha sempre ferocemente criticato.
“È un passo importante – si legge nel post del sindaco riferito alla fine dei lavori per il taglio della copertura della tribuna est – ma siccome so già che gufi, criticoni e detrattori commenteranno la notizia invocando (legittimamente) la riapertura del ponte di San Filippo aggiungo due foto. Siamo agli sgoccioli anche lì: pronta l’illuminazione è fatta l’impermeabilizzazione. Ci siamo ma toccare ferro è d’obbligo: i lavori al ponte hanno subito 3 terremoti, non uno”. Sorvoliamo sulla pochezza di certe definizioni che il primo cittadino attribuisce a chi, legittimamente, ha la “colpa” di aver sottolineato il mancato rispetto dei tempi annunciati dall’amministrazione stessa e i conseguenti gravi disagi che continua a produrre la chiusura del ponte.
Ci limitiamo solo a ricordargli che colui che ha dato il via a questa pessima moda di definire “gufi” chi legittimamente critica determinate scelte non ha certo fatto una bella fine (ovviamente da un punto di vista politico) e, tra l’altro, coerenza (termine evidentemente sconosciuto in gran parte del mondo politico) vorrebbe che non si utilizzino i metodi e le espressioni di chi si è criticato e combattuto per mesi (al punto da farci addirittura un libro). Ma andando nel concreto, che poi è la cosa che più ci interessa, che il sindaco ci creda o meno tutti i “criticoni”, i “detrattori” e i “gufi” non possono che accogliere con soddisfazione la notizia che questa settimana, finalmente, riapre il ponte di San Filippo (così almeno sembra…), si tratta di uno snodo troppo importante per la viabilità cittadina che, infatti, in questi mesi (soprattutto dalla riapertura delle scuole) ne ha risentito pesantemente.
Il primo cittadino, però, sa perfettamente che la riapertura, se davvero ci sarà, avverrà con clamoroso ritardo rispetto non solo al termine fissato inizialmente (4 ottobre) ma anche rispetto alla successiva data stabilita dopo che sono emersi problemi inattesi nei lavori (18 novembre). Parliamo, in pratica, di oltre 2 mesi di ritardo, quindi bisognerebbe avere un briciolo di umiltà, non diciamo per chiedere scusa ai cittadini per il grave ritardo (sarebbe troppo chiederlo) ed i conseguenti disagi provocati, ma quanto meno nell’usare quei toni trionfali che sono davvero fuori luogo per chi è comunque è in evidente difetto, non avendo rispettato i tempi. Soprattutto, però, il sindaco non può davvero pensare che i cittadini hanno “l’anello al naso” al punto da credere al messaggio che anche in questo caso il ritardo sarebbe dovuto al problema del terremoto (“i lavori al ponte hanno subito tre terremoti”).
Senza rifare tutta la storia di un intervento che doveva partire nel 2014 e che, invece, è stato avviato solo a giugno 2016 (e nell’arco di quei 2 anni non ci sembra che ci siano stati terremoti nella nostra zona…), c’è un atto comunale, la determina n. 1299 del 20 settembre 2016 che spiega le ragioni per cui non vengono rispettati i tempi prefissati, tra le quali, ovviamente, non c’è in alcun modo il terremoto. “Nel corso dei lavori – si legge nella determina – si sono riscontrate delle criticità legate alla presenza di sottoservizi, posizionati a quote più superficiali rispetto alla quota di imposta dei manufatti da realizzare, oltre alla diversa quota dei timpani del ponte, che essendo più bassi hanno necessitato di interventi di sopraelevazione; – i suddetti imprevisti hanno modificato considerevolmente sia la modalità che la tipologia e di conseguenza la tempistica di esecuzione delle lavorazioni così come nel crono programma di progetto”.
Chiaro e inequivocabile ciò che è accaduto, il terremoto non c’entra assolutamente nulla (e il sindaco Castelli dovrebbe saperlo bene…). Semplicemente con quell’atto l’amministrazione comunale ammette, non senza suscitare perplessità, che dopo aver impiegato quasi 3 anni per predisporre il progetto ed aver speso migliaia e migliaia di euro per una serie interminabile di studi e indagini sperimentali, nel corso dei lavori sono emersi aspetti che non erano stati considerati o che erano stati considerati male. Non serve aggiungere altro, i fatti parlano chiaro e sono sin troppo eloquenti.
Così come non meno chiari e inequivocabili sono i fatti che riguardano la piscina comunale, i cui lavori, con 3 mesi di ritardo, sono finalmente partiti a fine novembre. In questo caso era ancora più improbabile tirare in mezzo il terremoto e, invece, l’assessore Brugni (forse per spirito di emulazione nei confronti del primo cittadino) non ha saputo resistere alla tentazione, sempre utilizzando il proprio profilo facebook. Con un post, per giunta, nel quale ci sono altri riferimenti a dir poco discutibili.
Rispondendo all’ex assessore provinciale Crescenzi, che era venuto in suo soccorso, l’assessore allo sport afferma: “purtroppo è difficile far capire ad alcuni tutte le procedure che necessita un bando del genere. Poco importa se in corsa è cambiato il codice degli appalti e quindi i nostri tecnici hanno dovuto ristudiare tutto. Poco importa se nel frattempo ci sono stati due terremoti con il conseguente dirottamento di tutti i tecnici comunali in settori più delicati per gestire l’emergenza. Poco importa se nel frattempo anche la piscina è stata controllata nel post terremoto da tecnici aedes che hanno consigliato ulteriori lavori da fare peraltro già operativi. Poco importa se c’è stato un ricorso al tar vinto tra l’altro dal Comune”.
Basta ripercorrere l’iter di tutta la vicenda per rendersi conto in maniera inequivocabile di quanto strumentale e per nulla attinente sia il riferimento al terremoto. Infatti i primi dubbi e le prime perplessità sulla vicenda vengono sollevate ad agosto (su alcuni aspetti del bando), prima del terremoto del 24 dello stesso mese. Successivamente a quell’evento, in risposta ad alcuni articoli che chiedevano chiarezza sui tempi, il 5 settembre in un comunicato stampa l’amministrazione comunale annunciava che “il progetto molto innovativo che verrà presentato alla cittadinanza nei prossimi giorni prevede l’inizio immediato dei lavori che si concluderanno presumibilmente entro novembre”.
Al di là del fatto che stiamo ancora aspettando la presentazione alla cittadinanza di questo progetto così innovativo, è l’amministrazione comunale stessa che, 12 giorni dopo il primo terremoto, afferma che non ci sono problemi e che è tutto pronto per far partire subito i lavori, in modo da concluderli entro novembre. Resta quindi il mistero su cosa sia accaduto realmente, saremmo davvero curiosi (o lo sono anche i cittadini ascolani) di sapere per quale ragione reale i lavori non sono partiti i primi giorni di settembre, come annunciato. A meno che l’assessore non ammetta che, quel comunicato del 5 settembre, non era in alcun modo attendibile ma serviva solo per gettare fumo negli occhi, per cercare dimettere a tacere le critiche.
Quel che è chiaro, evidente e inequivocabile è che il terremoto non c’entra proprio nulla, semmai la violenta scossa del 30 ottobre avrebbe potuto provocare l’interruzione dei lavori che, invece, in quella data non erano ancora partiti, a dispetto di quanto annunciato dall’amministrazione comunale 2 mesi prima. Così come fuori luogo e per nulla pertinente appare il riferimento al cambio del codice degli appalti, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il 19 aprile, cioè ben due mesi prima della pubblicazione del bando di gara per la piscina (24 giugno). Bando che, tra l’altro, scadeva il 25 luglio ma che, nonostante un solo partecipante, è stato assegnato solo il 1 settembre.
“Nei nuovi bandi fatti dall’amministrazione – prosegue l’assessore Brugni – sono cambiati totalmente i criteri concessori. Ora i lavori necessari circa 700 mila euro verranno effettuati dal gestore. La manutenzione ordinaria e straordinaria a carico del nuovo gestore comprese le utenze : acqua, luce e gas. Al Comune verrà versato un canone di 20.000 euro annuali e le tariffe applicate sono state bloccate dall’amministrazione in senso sociale. Al termine dei lavori avremo un impianto all’avanguardia”. E sicuramente questa è una cosa estremamente positiva. A patto che il termine dei lavori non slitta ulteriormente…