Assembramenti e tanti ragazzi senza mascherina nel fine settimana in centro ma nessun controllo e nessuno che interviene per richiamare all’ordine. E mentre si moltiplicano i contagi nel capoluogo piceno cresce la sensazione di una diffusa impreparazione
Domenica 4 ottobre, piazza Bologna a Roma (zona universitaria), ore 11:30 circa. Tra i giardini della piazza e i locali limitrofi ci sono in giro diversi ragazzi, gruppi di universitari, quasi tutti con la mascherina regolarmente indossata. Per quei pochi che, invece, non ce l’hanno a ricordargli l’obbligo, sancito da un provvedimento del presidente della Regione Zingaretti, un’auto dei vigili urbani, con tanto di altoparlante, che fa il giro della piazza e delle vie limitrofe richiamando al rispetto della norma, con decisione ma con modi concilianti, quanti non indossano la mascherina. Pochi minuti dopo, poi, quando si rendono conto che un gruppo di 4 ragazzi, richiamati in precedenza, continuano ad ignorare l’obbligo e non indossano la mascherina, i due agenti si fermano, scendono dall’auto e non risparmiano ai 4 la multa da 400 euro.
Facciamo un passo indietro e spostiamoci ad Ascoli. Sabato 3 ottobre, ore 19:30, piazzale di fronte alla chiesa di Santa Maria Intervineas. Un gruppo di una trentina di ragazzi e ragazze (all’apparenza tra i 14 e i 16 anni) si abbracciano, scherzano e giocano tra loro, qualcuno di loro si bacia. In altre parole un chiaro assembramento nel quale nessuno indossa le mascherine. Passa un’auto della polizia municipale, con due agenti a bordo, rallenta, osserva quanto sta accadendo ma poi prosegue come se niente fosse, senza neppure avvisare i ragazzi di quel gruppo che stanno violando l’ordinanza del sindaco (poi a partire dalla mezzanotte entrerà in vigore anche quella del nuovo presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli) che impone l’utilizzo delle mascherine anche all’aperto. Qualche ora dopo scene simili tra piazza del Popolo, piazza Arringo, via del Trivio con diversi assembramenti, numerosi gruppi di ragazzi e ragazze con la maggior parte di loro che non indossa la mascherina.
Per circa due ore, passeggiando in quella zona, non si incontrano vigili urbani, solo qualche agente di polizia che, però, si guarda bene dall’intervenire presso quei gruppi di ragazzi, anche solo per ricordare l’obbligo della mascherina. Situazione per certi versi addirittura peggiore la sera precedente, venerdì 2 ottobre. Anche in quell’occasione di assembramenti e di gruppi di ragazzi e ragazze senza mascherine ce ne sono ovunque, di controlli (vigili urbani o polizia e carabinieri) neppure a parlarne. Nel corso della serata, poi, una situazione che rischiava di degenerare fuori da un locale rende necessario l’intervento delle forze dell’ordine.
Nello spazio di una mezzora arrivano due diverse volanti della polizia, con nessuno degli agenti che ha ritenuto necessario alcun tipo di intervento, anche una semplice raccomandazione a tutti quei ragazzi che non rispettavano l’obbligo sancito dall’ordinanza sindacale. Quasi superfluo sottolineare che così non va, il nostro territorio, la città di Ascoli sta vivendo un momento difficile e delicato, probabilmente il più allarmante dal marzo scorso, con un preoccupante aumento dei casi di positività soprattutto tra i più giovani (ma che poi inevitabilmente portano il virus a casa, tra genitori e nonni) che ha determinato anche la chiusura momentanea di alcune scuole.
E a renderlo più preoccupante è la diffusa sensazione che non siamo per nulla preparati ad affrontarlo nel migliore dei modi, sia da un punto di vista di prevenzione che di interventi di contenimento. Un’impreparazione generale che parte dalle istituzioni ma che coinvolge anche i cittadini. C’è poco da fare, si possono adottare tutte le ordinanze che si vogliono (presto, con l’approvazione del nuovo Dpcm sia il governo, sia la Regione, sia il Comune avranno adottato provvedimenti che impongono l’uso della mascherina) ma se poi nessuno controlla che quelle norme vengano rispettate è del tutto inutile. Nessuno, di certo non chi scrive, chiede e auspica una pioggia di multe per chi non rispetta l’obbligo della mascherina.
Abbiamo volutamente evidenziato ciò che accade a Roma perché riteniamo che quello sia l’esempio da seguire, bisogna vigilare e richiamare chi non rispetta le norme (ovviamente poi in caso di reiterata violazione è inevitabile la sanzione). Invece c’è un preoccupante lassismo ed una mancanza di attenzione per i controlli che di certo non aiuta ma che, purtroppo, non è certo una novità nel nostro territorio. Già mesi fa, all’inizio della cosiddetta “fase 2” avevamo più volte segnalato la mancanza di seri controlli (vedi articolo “Fase 2, buona la prima nell’Ascolano”).
Ora, però, la situazione è decisamente più delicate rispetto ad allora, innanzitutto perché rispetto ad allora siamo in una fase di preoccupante crescita dei contagi nel nostro territorio. Poi perché rispetto a quel periodo ora le scuole sono nuovamente aperte, con tutti i rischi che ciò comporta. Certo poi è giusto anche sottolineare la mancanza di senso civico che, invece, in questo momento sarebbe quanto poi necessario. Soprattutto (ma non solo) da parte dei più giovani che per lungo tempo sono stati irreprensibili, mentre ora sembrano aver “mollato”.
A proposito di senso civico, però, va anche detto che servirebbero ben altri tipi di esempi da parte delle istituzioni e dei rappresentanti politici e istituzionali locali. La sensazione che a volte si ha, di fronte a determinate decisioni e a determinati atteggiamenti che vanno esattamente nel senso contrario, è che certi provvedimenti, che determinate raccomandazioni si facciano più per dovere che per reale convinzione.
Al netto di tutte le precauzioni e di tutti gli accorgimenti che sono stati messi in campo, è difficile convincere i più giovani (ma non solo) del fatto che bisognerebbe rinunciare il più possibile alla cosiddetta movida ed evitare ad ogni costo assembramenti quando, poi, si autorizza lo svolgimento di un evento come “Fritto Misto” che inevitabilmente ha convogliato un numero consistente di persone (anche da fuori città) nel centro cittadino (d’altra parte proprio quello è l’obiettivo della manifestazione).
A nostro avviso si poteva e si doveva evitare, non c’è logica e non si capisce per quale motivo allora si è (a nostro avviso giustamente) rinunciato a quasi tutti gli eventi estivi tipici della città (Quintana e Sant’Emidio su tutti), per altro in un momento in cui i contagi nella provincia erano vicino allo zero, mentre ora si è fatto regolarmente svolgere un evento che aggrega e attrae persone nel centro cittadino con un crescente numero di positivi nella provincia e nel capoluogo di provincia.
C’è, poi, da sottolineare che se si chiede giustamente maggior senso civico ai cittadini prima di ogni altra cosa, però, bisognerebbe dare il buon esempio. In questi giorni più volte abbiamo visto immagini e video che mostrano amministratori ed esponenti politici locali senza mascherina, pur in presenza di evidenti assembramenti (l’ultimo e più eclatante esempio è la foto di un appena eletto consigliere regionale con altri esponenti e simpatizzanti del suo partito). In un contesto che non autorizza ad essere ottimisti, a rendere più preoccupante la situazione è che, da alcuni frammenti di racconti, emerge la netta sensazione che l’impreparazione ad affrontare la nuova emergenza sia diffusa, come se non ci si sia preparati a dovere, nel periodo estivo durante il quale il il covid 19 ha dato una tregua, per il ritorno (o seconda ondata che dir si voglia) del virus, ampiamente previsto e annunciato.
“Ci hanno fatto fare il tampone (avevamo sintomi evidenti) al tendone dell’ospedale in mezzo ad una classe del liceo senza alcun distanziamento” ci racconta un uomo positivo al covid attualmente a casa con febbre e tosse (la moglie, anche lei positiva come le due figlie, è ricoverata all’ospedale di Fermo).
“A San Benedetto – prosegue – i positivi e anche i negativi in quarantena preventiva sono stati contattati da Picenoambiente per il ritiro separato dell’immondizia. Noi non abbiamo sentito nessuno, a me tocca scendere l’umido come tutti gli altri, ovviamente mi disinfetto prima e dopo. Un mio conoscente di San Benedetto, anche lui a casa positivo con tosse e febbre, mi ha detto che lo chiamano ogni due giorni, qui, dopo la chiamata del primo giorno, non si è fatto sentire più nessuno. In quell’occasione, tra l’altro, ho detto di avere immuni e volevo comunicare il codice per avvertire i contatti. Mi hanno detto che mi avrebbero chiamato dopo per questo ma non ho più sentito nessuno”.
C’è, poi, la storia di una coppia di ottantennni, entrambi positivi al covid, che anche loro per una settimana non hanno neppure ricevuto una chiamata dal proprio medico di base ed ora sono entrambi ricoverati ed intubati, lui ad Ancona e lei a Fermo. Di questo passo è difficile pensare che “andrà tutto bene”…