Caos vaccino antinfluenzale, scorte regionali insufficienti
Secondo il monitoraggio della Fondazione Gimbe in 7 regioni e 2 province autonome dosi insufficienti a coprire la popolazione target. E scarseggiano quasi in tutte le regioni le dosi residue a disposizione della popolazione non a rischio. L’esempio virtuoso di Lazio e Puglia
Per una ragione o per un’altra il vaccino è sempre al centro delle discussioni che riguardano l’emergenza covid-19. Mentre si cerca di capire se e quando sarà pronto quello contro il coronavirus, l’approssimarsi della stagione dell’influenza ripropone il tema dell’importanza della vaccinazione antinfluenzale sotto diversi punti di vista. Non solamente perché, come ha dimostrato lo studio del Centro Cardiologico Monzino di Milano (vedi articolo “Vaccino antinfluenzale e coronavirus, due studi scientifici mettono ko i no vax”), ha comunque un ruolo protettivo sul contagio e sulla mortalità da covid-19. Ma anche e soprattutto perché la convivenza tra covid-19 e virus influenzale rischia seriamente di sovraccaricare i servizi sanitari.
C’è quindi la necessità di vaccinare una fascia di popolazione più ampia di quella ritenuta a rischio. In quest’ottica da mesi si moltiplicano gli appelli e nella circolare del 4 giugno scorso (“Prevenzione e controllo dell’influenza: raccomandazioni per la stagione 2020-2021”), il ministero della salute oltre ad indicare i soggetti a cui la vaccinazione antinfluenzali viene offerta attivamente e gratuitamente (vedi foto), raccomandava di “anticipare la conduzione delle campagne di vaccinazione antinfluenzale a partire dall’inizio di ottobre. Al fine di ridurre l’impatto di una probabile co-circolazione di SARS-CoV-2 e virus influenzali nel prossimo autunno, è cruciale che le Regioni e Province Autonome avviino le gare per l’approvvigionamento dei vaccini anti-influenzali al più presto basandole su stime effettuate sulla popolazione eleggibile e non sulle coperture delle stagioni precedenti”.
Nella stessa circolare si sottolineava anche la necessità di attivare campagne di informazione che “includano il più ampio spettro di destinatari” e affrontino “prioritariamente i pregiudizi sulla vaccinazione, evidenziandone i benefici e i vantaggi che una copertura vaccinale ottimale può ottenere nella attuale emergenza da coronavirus”. Obiettivi chiari e fondamentali, il cui raggiungimento (almeno a grandi linee) potrebbe risultare decisivo ai fini della battaglia che sta conducendo il nostro paese per il contenimento pandemia.
“La vaccinazione antinfluenzale – sottolinea il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta – oltre a ridurre le complicanze dell’influenza stagionale e contenere l’eccesso di mortalità, quest’anno ha un obiettivo strategico di salute pubblica: ridurre il numero di persone sintomatiche che rischiano di sovraccaricare i servizi sanitari territoriali e i pronto soccorso. Questo obiettivo, tuttavia, richiede una copertura vaccinale molto ampia anche nelle fasce non a rischio che, di fatto, includono la maggior parte dei lavoratori ai quali è affidata la ripresa economica del Paese”.
Considerando che siamo già ad ottobre, quindi nel periodo in cui teoricamente la campagna di vaccinazione dovrebbe già essere in atto, è quanto mai opportuno fare il punto della situazione. Che, è bene sottolinearlo, non è per nulla incoraggiante perché come al solito ai buoni propositi non stanno certo seguendo fatti concreti. Partendo dal fatto che le auspicate campagne di informazione praticamente non si sono viste. Ancor più preoccupante, però, è il fatto che al momento l’approvvigionamento dei vaccini da parte delle Regioni non fa certo ipotizzare quella vasta copertura della popolazione che sarebbe necessaria.
A fornire un quadro esaustivo dell’attuale situazione è la Fondazione Gimbe che ha condotto un monitoraggio “con l’obiettivo di mappare le scorte regionali di vaccino antinfluenzale, valutare la potenziale copertura per le categorie a rischio e stimare la disponibilità di dosi per la popolazione generale”. Ed il quadro che emerge non è certo rassicurante. Ci sono evidenti differenti tra regione e regione, in alcune delle quali anche la vaccinazione delle cosiddette categorie a rischio non appare certa. Da parte sua l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) ha rassicurato sul fatto che le oltre 17 milioni di dosi acquistate dalle Regioni rispondono ampiamente al fabbisogno, sulla base di quanto è accaduto lo scorso anno (quando furono distribuite 12,5 milioni di dosi).
Ma, a parte il fatto che (come vedremo) il numero dei soggetti da tutelare è superiore ai dati ufficiali su cui si ragiona, c’è da considerare che sicuramente la situazione che stiamo vivendo inevitabilmente porterà ad un sensibile incremento di domanda anche della popolazione generale. I dati in possesso alla Fondazione Gimbe evidenziano come al momento le Regioni abbiano ceduto alle farmacie l’1,5% delle dosi acquistate (circa 250 mila), prevedendo di ampliare tale dotazione se nel corso della campagna dovessero rendersi disponibili altre dosi, con Federfarma che ha annunciato che nelle farmacie arriveranno dall’estero oltre un milione di dosi.
Analizzando nel dettaglio il monitoraggio effettuato dalla Fondazione, occorre innanzitutto evidenziare come la fonte primaria dei dati (per quanto riguarda le dosi di vaccini) è rappresentata dai bandi di gara delle forniture vaccinali antinfluenzali. Per quanto riguarda la popolazione residente ci si è basati sui dati Istat al 1 gennaio 2019, censendo in ogni regione il cosiddetto target a rischio per età anagrafica. Questo, però, significa che si tratta di un dato comunque parziale perché mancano in quel dato i soggetti affetti da patologie che aumentano il rischio complicanze, i soggetti addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo e alcune categorie di lavoratori a cui è riservata la vaccinazione gratuita.
In altre parole la popolazione target è superiore al numero indicato nell’analisi del Gimbe (poco meno di 21 milioni di persone). A fronte di quel dato la disponibilità nazionale, sulla base dell’approvvigionamento da parte delle Regioni, ammonta a poco meno di 18 milioni di dosi. Nel complesso, quindi, siamo pienamente sopra l’obiettivo minimo di copertura fissato dalla circolare del ministero (il 75%, con il 95% fissato come obiettivo ottimale) visto che le dosi di vaccino a disposizione sono sufficienti a coprire l’86% della popolazione target.
Il problema, però, è che quella percentuale non è distribuita omogeneamente in tutto il paese ma ci sono ben 7 regioni e 2 province autonome (Piemonte, Lombardia, Umbria, Molise, Valle d’Aosta, Abruzzo, Basilicata, provincia autonoma di Bolzano e di Trento) che sono sotto la soglia minima del 75%. In particolare sconcertante è la situazione in Basilicata (appena il 29% di copertura), nella provincia autonoma di Bolzano (38,3%), nel vicino Abruzzo (49%) ma anche nella Lombardia che ha una percentuale di copertura del 66% che vorrebbe dire teoricamente lasciare senza vaccino oltre un milione di persone tra la popolazione target.
Per quanto concerne le altre 12 regioni Puglia, Lazio e Sardegna hanno un numero di dosi superiore alla popolazione target (800 mila dosi in più per la Puglia, 500 mila per il Lazio) mentre le altre 9 oscillano tra un tasso di copertura del 91% (Toscana), vicino quindi all’obiettivo ottimale, e quel 75% che rappresenta il limite fissato come obiettivo minimo. C’è, poi, il discorso delle cosiddette dosi residue, cioè quelle nelle farmacie a disposizione della popolazione non a rischio.
Anche in questo caso la situazione migliore è in Puglia (oltre un milione di dosi) e nel Lazio (poco meno di un milione di dosi). Per quanto concerne le Marche a fronte di una popolazione target che secondo i dati del Gimbe ammonta a 554.835 persone sono a disposizione 421.148 dosi di vaccino, il 75,9% (appena sopra all’obiettivo minimo). Pochissime, invece, le dosi residue a disposizione della popolazione non a rischio, poco più di 5 mila. Non a caso in questi giorni si moltiplicano gli appelli e gli allarmi, dal nord al sud della regione, da parte delle farmacie che denunciano una totale carenza di dosi di vaccini.
“L’esigua disponibilità di vaccino antinfluenzale nelle farmacie – spiega Cartabellotta – è riconducibile ad almeno tre determinanti. Innanzitutto, Ministero della Salute e la maggior parte delle Regioni non hanno previsto con largo anticipo la necessità di aumentare le scorte per la popolazione non a rischio. In secondo luogo, l’aumentata domanda sui mercati internazionali, insieme al ritardo con cui sono stati indetti i bandi di gara, ha impedito ad alcune Regioni di aggiudicarsi il 100% delle dosi richieste. Infine, le farmacie non sono riuscite ad approvvigionarsi per mancata disponibilità del vaccino sul mercato”.
In conclusione la Fondazione Gimbe sottolinea come diverse Regioni si sono comunque attivate per recuperare ulteriori dosi di vaccino e, di conseguenza, non esclude che le disponibilità possano aumentare. Superfluo sottolineare che sarebbe auspicabile che ciò avvenga.