Numeri e dati del Rapporto sulla ricostruzione post sisma, pubblicato nei giorni scorsi dal commissario Legnini, fotografano il vergognoso stato delle cose. Il desolante spettacolo degli “sciacalli” politici all’opera anche in occasione di questo tristissimo quarto anniversario
Non sempre numeri e dati dicono tutto. Quando si parla del terremoto del 2016, però, fotografano al meglio, più di tante parole, la situazione. Che, 4 anni dopo, è semplicemente disarmante. Lo dimostra, ad esempio, il fatto che ancora oggi sono oltre 41 mila le persone senza casa (ed il 70% è nelle Marche), che vivono grazie all’assistenza statale con un contributo per l’affitto, in una soluzione abitativa d’emergenza, in alberghi o container. Non meno significativo è il fatto che appena il 3% delle 80 mila abitazioni dichiarate inagibili sia di nuovo utilizzabile, mentre circa l’8% degli interventi finanziati per la ricostruzione pubblica sono stati conclusi. Se non completamente ferma la cosiddetta ricostruzione procede così lentamente che persino la definizione “alla moviola” non rende a pieno l’idea.
In questi 4 anni di parole e di discorsi ne abbiamo sentiti fin troppi, quindi in occasione del quarto anniversario della prima terribile scossa (alle 3:36 del 24 agosto) è opportuno far parlare numeri e dati, quelli ufficiali contenuti sul “Rapporto sulla ricostruzione post sisma” pubblicato dal commissario straordinario per la ricostruzione, Giovanni Legnini. Partiamo innanzitutto dai dati economici. Sulla stima dei danni effettuata dal Dipartimento di protezione civile si prevede che complessivamente per la ricostruzione si spenderanno 22 miliardi di euro. Fino ad ora, però, ne sono stati stanziati poco più di 3, di cui 2 miliardi e 160 milioni di euro per gli interventi di ricostruzione pubblica e 900 milioni di contributi concessi ai privati.
Ma i fondi fino ad ora concretamente erogati (ed utilizzati) non raggiungono neppure il miliardo di euro, siamo appena a 726 milioni di euro di cui 526 per la ricostruzione privata e 200 per quella pubblica. A proposito di quest’ultima il rapporto pubblicato da Legnini complessivamente distingue le opere pubbliche (scuole, caserme, municipi, impianti sportivi, ecc.) dalle chiese. Per quanto concerne le prime sono 1.405 gli interventi finanziati, di cui 86 già conclusi, 85 in corso, 293 con la progettazione affidata, 315 con la gara di affidamento in corso e 41 rinunce. Questo significa che per ben 585 interventi (il 41%) siamo ancora in alto mare, non è stato avviato nulla.
Di quei 1.405 interventi finanziati 250 riguardano le scuole, di cui 17 già terminati, 6 in corso, 56 con incarichi affidati, 88 gare di affidamento in corso di svolgimento e 8 rinunce. Nel complesso, quindi, sono 75 gli interventi per le scuole che sono ancora in altro mare (compresi tutti quelli che riguarda il capoluogo piceno), pari al 30%. Passando alle chiese, sono 942 gli interventi finanziati (anche se sono circa 3 mila gli edifici di culto danneggiati), con 100 lavori già conclusi, 45 in corso, 31 con incarichi di progettazione affidati, 12 gare in corso di svolgimento e 5 rinunce. Sono, quindi, 749 gli interventi (79%) ancora in alto mare.
Complessivamente, quindi, l’8% degli interventi per la ricostruzione pubblica sono stati completati, il 6% sono in corso, il 30% sono nella fase di affidamento, mentre il 56% sono completamente al palo. Situazione per certi versi peggiore per quanto riguarda la ricostruzione privata. Secondo il censimento effettuato dalla Protezione civile erano circa 80 mila gli edifici privati che necessitavano di interventi, di cui poco più di 30 mila per danni lievi e poco meno di 50 mila per danni gravi. I dati pubblicati dal commissario Legnini evidenziano che al 30 giugno 2020 erano state presentate 13.948 domande per ottenere il contributo per iniziare i lavori, di cui 9.687 per danni lievi e 4.261 per danni gravi.
Questo significa che per circa 66 mila interventi (l’84%) non è stata avanzata neppure la richiesta di contributo, è tutto fermo. Delle domande presentate 5.325 sono state accolte, con 2.758 cantieri in corso d’opera e 2.567 lavori terminati (3,2%). Sono invece 678 le domande respinte, mentre poco meno di 8 mila (7.945) giacciono negli uffici (3.540 presso i Comuni, 2.527 presso i professionisti, 1.878 presso gli uffici speciali per la ricostruzione delle quattro regioni colpite) in attesa di essere vagliate.
Come ricorda lo stesso Legnini nel Rapporto, è opportuno ricordare che i termini per la presentazione delle domande di contributo per la riparazione dei danni lievi scadranno il prossimo 20 settembre (in realtà scadevano il 30 giugno scorso, poi è arrivata l’Ordinanza del Commissario con la proroga). In pratica due terzi delle abitazioni che hanno subito danni lievi rischiano di non poter usufruire del contributo pubblico. Per altro bisogna anche ricordare che la mancata presentazione della richiesta entro i termini determina anche la perdita del diritto al Contributo autonoma sistemazione (Cas) e all’alloggio nelle Soluzioni abitative di emergenza (Sae).
Per quanto riguarda le Marche occorre innanzitutto sottolineare come i numeri confermino come la nostra è sicuramente la regione che ha subito i maggiori danni, tanto che quasi il 60% degli edifici lesionati (danni gravi o lievi) si trovano nel territorio marchigiano. In merito alla ricostruzione pubblica non sono stati forniti dati aggregati per regione sullo stato di avanzamento dei lavori. Sappiamo, però, che ben 752 dei 1.405 interventi finanziati (per un importo complessivo superiore al miliardo di euro) riguardano la nostra regione, così come 544 delle 942 chiese sono nelle Marche.
Da sottolineare come sono 137 le scuole marchigiane che hanno ottenuto il finanziamento per la ricostruzione o la messa in sicurezza, per una spesa complessiva di 370 milioni di euro. Dati e informazioni più dettagliate, invece, sono disponibili per quanto riguarda la ricostruzione privata. Complessivamente sono 45.419 gli edifici privati danneggiati nelle Marche, di cui 15.199 con danni lievi e 30.220 con danni gravi. Al 30 giugno sono 8.400 le richieste di contributo presentate (5.506 per danni lievi e 2.894 per danni gravi) di cui 3.604 accolte (3.035 danni lievi, 569 danni gravi), 165 respinte e 4.631 che sono ancora al vaglio dei vari uffici (2.074 presso il Comune, 1.756 presso i professionisti e 801 presso gli uffici regionali ricostruzione).
La maggior parte delle richieste di contributo riguardano le abitazioni (7.778), con 622 richieste inerenti, invece, le attività produttive. Fin qui i dati, quelli contenuti nel Rapporto presentato da Legnini, che riproducono fedelmente il quadro della situazione. Se ne potrebbero aggiungere altri più strettamente politici, quelli che dicono che sono 4 i commissari straordinari che si sono succeduti in questi anni: prima Vasco Errani, poi Paola De Micheli, successivamente Piero Farabollibni (un disastro…) e ora Giovanni Legnini. Allo stesso modo sono stati 4 i governi che in questi anni si sono occupati (non con particolare successo…) del post sisma.
Nel 2016 c’era ancora il governo Renzi che è rimasto in carica fino al 12 dicembre 2016 (cioè con l’interminabile sequenza sismica ancora in corso), sostituito dall’altro governo di centrosinistra guidato da Gentiloni, rimasto in carico fino alla primavera del 2018. Quando, dopo le elezioni di marzo, a Palazzo Chigi è arrivato Giuseppe Conte, alla guida di un governo targato M5S e Lega, rimasto in carica fino al settembre 2019 e sostituito dal cosiddetto governo Conte 2, con M5S, Pd e Leu, attualmente in carica. Purtroppo non servirebbe neppure aggiungerlo, ma anche in questo caso la politica italiana ha mostrato il suo peggiore volto, tra chi ha promesso e non ha mantenuto, chi ha speculato per lucrare qualche voto in più e chi non si è neppure vergognato di fare opera di sciacallaggio.
Sarebbe sufficiente ricordare l’indecorosa processione di aspiranti parlamentari nei luoghi del cratere prima delle elezioni politiche del marzo 2018, i loro roboanti proclami e le loro promesse, tutte puntualmente disattese una volta che è arrivata l’agognata poltrona da parlamentare (e ovviamente nessuno di loro si è più fatto vedere da quelle parti).
Tra le tante indecorose storie a cui abbiamo assistito in questi 4 anni, emblematica è quella del senatore leghista e sindaco di Visso all’epoca del terremoto Giuliano Pazzaglini. Lui e il suo partito hanno fatto un’intera campagna elettorale sollevando sospetti di ogni genere, in particolare sui milioni di euro raccolti con gli sms solidali. Ironia della sorte nei prossimi mesi (prima udienza il 21 gennaio 2021) proprio lo stesso Pazzaglini sarà processato con l’accusa di truffa, peculato e abuso di ufficio relativa alla gestione di alcune donazioni ai terremotati.
Di fronte ad un simile scenario, sarebbe quanto mai opportuno che la politica, che tutti gli esponenti politici almeno in questo triste quarto anniversario avessero il buon senso di tacere, di restare in rigoroso silenzio e non provare a speculare per rispetto nei confronti prima di tutto dei terremotati stessi.
Un auspicio, però, che a quanto pare è destinato a rimanere inascoltato, visto che già nelle prime ore di queste 24 agosto abbiamo potuto constatare come gli “sciacalli” della politica non si fermano di fronte a nulla e, a maggior ragione a pochi giorni dall’appuntamento elettorale regionale, sono pronti a passare sopra tutto e tutti per lucrare qualche voto in più. Una schifezza che rende questo quarto anniversario ancora più desolante…