Il 12 agosto 1944 a Sant’Anna di Stazzema venne scritta una delle pagine più infami della seconda guerra mondiale con il massacro di 560 civili (130 bambini) ad opera delle SS e dei fascisti della 36^ brigata Mussolini, travestiti con divise tedesche
Anna Pardini aveva appena 20 giorni. Era tra le braccia della mamma quando i soldati della sedicesima Panzergrnadier-Division “Reichsfuhrer” presero le donne e le misero al muro insieme ad altre 20 persone poi aprirono il fuoco. La madre, colpita alla testa, cadde aprendo una porta dietro cui una delle sorelle, Adele, riuscì a rifugiarsi. Anche la sorella maggiore di Anna, Cesira, si salvò e nelle ore successive al massacro, cercando tra i cadaveri trovò la sorellina ferita ma ancora viva. La portò subito all’ospedale più vicino ma non ci fu nulla da fare. Dopo pochi giorni di agonia spirò. Anna Pardini è la più giovane vittima dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, una delle pagine più drammatiche e più ignobili della seconda guerra mondiale. Che, come tutte le guerre, ci ha lasciato in eredità storie di incredibile e sconvolgente drammaticità. Ma quella di Sant’Anna di Stazzema è qualcosa che addirittura va oltre la più terrificante disumanità.
IL RUOLO DETERMINANTE DEI FASCISTI NELL’INFAME ECCIDIO
Perché quello compiuto il 12 agosto del 1944 fu un eccidio infame, che colpì la popolazione inerme, soprattutto donne, anziani e bambini, perpetrato senza alcuna motivazione, neppure (come è accaduto per altri episodi simili) quella della rappresaglia o della punizione nei confronti di chi aveva in qualche modo aiutato e coperto i partigiani. Che, per altro, già diverse settimane prima del drammatico eccidio avevano lasciato la zona.
Alla base c’era semplicemente la volontà dei nazisti di vendicarsi, di lasciare una scia di morte e devastazione mentre, sotto l’avanzata delle truppe alleate, pian piano si ritiravano dal nostro paese, di terrorizzare e colpire la popolazione inerme. A rendere ancora più atroce e spaventoso quell’eccidio fu, però, il fatto che fu compiuto dai nazisti con la fattiva e fondamentale collaborazione dei fascisti. Un’infamia che resterà indelebile su chi per anni ha parlato di patria e, poi, senza alcuna motivazione legata al conflitto in corso, ha collaborato e aiutato i nazisti nel loro sanguinario e ignobile disegno nei confronti dell’inerme popolazione civile.
All’alba di quel drammatico 12 agosto 1944 tre reparti della 16. SS Panzergrenadier Divisione “Reichsfuhrer SS”, accompagnati e spalleggiati da una ventina di fascisti della 36^ brigata “Mussolini” travestiti con divise tedesche, salirono a Sant’Anna, mentre un quarto reparto chiudeva ogni via di fuga a valle sopra il paese di Valdicastello. Gli uomini del paese (nell’estate 1944 Sant’Anna di Stazzema era stata qualificata dal comando tedesco come “zona bianca”, ossia località adatta ad accogliere sfollati), credendo che i tedeschi erano venuti solo per deportarli, fuggirono e si rifugiarono nei boschi, mentre donne, vecchi e bambini restarono nelle loro case sicuri che non gli sarebbe capitato nulla.
Il ruolo dei fascisti della 36^ brigata Mussolini fu fondamentale e decisivo, furono loro di notte a guidare le divisioni naziste verso gli impervi e difficili sentieri e mulattiere che portavano a Sant’Anna di Stazzema (i reparti nazisti si mossero alle 3 notte, lungo 4 direttrici differenti, dalla zona di Pietrasanta e alle 6 avevano già circondato Sant’Anna). E sempre loro guidarono i nazisti nel rastrellamento casa per casa, tra le varie abitazioni sparse nelle alture e difficili da scoprire.
Ci sono, tra l’altro, le inequivocabili testimonianze di alcuni sopravvissuti sul ruolo non solo di collaborazione svolto da questo gruppo di italiani “rinnegati”. Che parteciparono fattivamente all’eccidio, alle esecuzioni casa per casa, spesso accompagnando la strage con insulti di ogni tipo nei confronti delle vittime inermi (raggelante è la testimonianza di una superstite che ha raccontato come uno dei fascisti, ad un’anziana donna trascinata fuori casa che chiedeva di tornare a prendere almeno gli zoccoli, ha urlato “brutta vecchiaccia di ben altro ti devi preoccupare, muoviti cagna” prendendola per i capelli prima di ucciderla a colpi di pistola).
tra le vittime donne, anziani e 130 bambini
I nazistifascisti rastrellarono i civili, li chiusero nelle stalle o nelle cucine delle case, li uccisero con colpi di mitra, bombe a mano, colpi di rivoltella e altre modalità di stampo terroristico. Più di un centinaio di persone (circa 150) furono strappati a forza dalle proprie case e condotti sulla piazza della chiesa. Erano ancora intorpiditi dal sonno, molti di loro mezzi vestiti e non opposero alcuna resistenza, convinti che il loro destino era quello di essere portati via da quei luoghi, non certo barbaramente uccisi.
Li ammassarono prima contro la facciata della chiesa, poi li spinsero in mezzo alla piazza dove poi furono trucidati dalle mitragliatrici piazzate intorno alla piazza. Dopo aver seminato morte e terrore, i nazifascisti prima di andarsene diedero fuoco praticamente a tutte le case del luogo e, non paghi, infierirono anche su alcuni cadaveri, in particolare di bambini. Sette di loro furono ritrovati bruciati, dopo essere stati uccisi a colpi di rivoltella, nel forno che era stato preparato quella mattina per cuocere il pane. Altri bambini furono ritrovati appiccati, con un bastone, sui muri di casa. Alla fine, in appena mezza giornata, secondo le cifre ufficiali furono uccisi 560 civili (ma il numero potrebbe essere più alto), di cui 130 bambini.
Tra le tante drammatiche testimonianze raccolte una delle più sconvolgenti è quella di don Giuseppe Vangelisti che salì a piedi verso Sant’Anna di Stazzema e Valdicastello il giorno successivo, il 13 agosto 1944. Il parroco aveva saputo cosa era accaduto e immaginava cosa avrebbe potuto trovare ma di certo non era pronto a certe terrificanti visioni. L’odore di carne umana bruciata anticipava la vista dei cadaveri che, coperti di sangue e di materia cerebrale, spuntavano da ogni casa, da ogni cantina, dalla piazza e perfino dalla chiesa. Lì davanti un rogo di morti ormai carbonizzati esalava ancora fumo.
Il prete scattò di nascosto alcune immagini dalla sua macchina fotografica, poi tornò indietro per chiedere aiuto. C’erano troppi corpi da seppellire. Il giorno seguente con altre trenta persone mise sotto terra 400 individui. Ma ancora molti mancavano all’appello.
Niente rappresaglia, solo ferocia gratuita
L’ufficio informazioni del comando tedesco parlò di un’operazione di rastrellamento nella quale erano stati uccisi 270 banditi, 68 erano stati presi prigionieri e 208 uomini sospetti erano stati assegnati al lavoro coatto. Ciò che in realtà era chiarissimo sin da allora, cioè che non si trattò di rappresaglia (ovvero di un crimine compiuto in risposta ad una determinata azione del nemico), venne poi confermato con assoluta certezza oltre 60 anni dopo.
A lungo dimenticata, come molte altre, la strage di Sant’Anna, dal 2004 al 2007, sarà oggetto di un iter processuale che alla fine dei tre gradi di giudizio condannerà alcuni ufficiali e sottufficiali nazisti all’ergastolo (i 10 ergastoli comminati a SS ancora in vita non vennero mai scontati perché la Germania non concesse l’estradizione dei propri cittadini) e stabilirà che l’eccidio non fu una rappresaglia ma un atto terroristico premeditato e curato in ogni dettaglio per annientare la volontà della popolazione soggiogandolo grazie al terrore.
E con la partecipazione attiva a quell’eccidio, i fascisti scrissero una delle pagine più infami della loro collaborazione con l’occupante nazista. Purtroppo non l’unica perché in tutti i più crudeli ed efferati eccidi di quei tempi costante è la presenza e la complicità dei fascisti italiani nel guidare e aiutare i nazisti ma anche nel partecipare con loro al massacro dei propri connazionali (in gran parte donne e bambini).
Per questo ricordare, 78 anni dopo, quei tragici eventi è un dovere per rispetto nei confronti di quelle 560 vittime innocenti ma anche per ribadire a chi oggi finge di dimenticare, per convenienza o per ignoranza, quello che è stato realmente il fascismo.