Lo storico accordo raggiunto dal Consiglio europeo sul Recovery Fund premia la battaglia portata avanti da settimane dal presidente del Consiglio e smaschera definitivamente le “bufale” raccontate durante il lockdown dai leader dell’opposizione, Salvini e Meloni
Per provare a comprendere meglio il significato per il nostro paese dell’intesa raggiunta questa mattina dal Consiglio europeo sul Recovery Fund, bisogna tornare indietro di qualche mese, ad aprile, nel pieno del lockdown. Era un momento drammatico per il nostro paese, con la tragica conta quotidiana dei morti e dei positivi al coronavirus, con lo scenario lugubre di città vuote nelle quali il tetro silenzio veniva rotto solo dalle sirene delle ambulanze, con le immagini strazianti della fila dei camion militari che trasportavano le bare via da Bergamo perché il cimitero era al collasso. In quegli stessi giorni così difficili, nei quali sarebbe lecito aspettarsi un necessario stop alle polemiche e alle battaglie politiche per fronteggiare uniti una simile situazione, i due leader dell’opposizione, Salvini e Meloni, “sbraitavano” contro il presidente del Consiglio e il suo governo colpevoli di aver svenduto il paese firmando in fretta e in segreto il Mes.
Chi ha un briciolo di memoria ricorderà sicuramente la feroce campagna scatenata dai due, poi sviluppata se possibile con ulteriore acredine dai giornali e dai giornalisti “sovranisti”, la sera del 9 aprile, pochi minuti dopo che il ministro dell’economia Gualtieri aveva annunciato che il vertice dei ministri delle finanze aveva raggiunto un’intesa sulle conclusioni da presentare ai leaders europei nel successivo Consiglio dove poi sarebbero stati in concreto ratificati gli interventi da mettere in campo per far fronte alle conseguenze provocate dall’emergenza coronavirus.
In quelle stesse ore da parte sua Conte annunciava al paese l’intenzione di battersi in Europa e di voler scommettere tutto sul Recovery Fund, chiedendo (inutilmente) l’appoggio in questa difficile battaglia da parte di tutte le forze politiche italiane, opposizione comprese. Che, invece, hanno continuato a fare la “guerra” al presidente del Consiglio (e, di conseguenza, consapevolmente o meno al nostro paese), cercando in ogni modo di sbeffeggiare Conte, sostenendo che in Europa sarebbe stato trattato come uno “sguattero” e che di conseguenza si sarebbe piegato ai voleri dell’Unione europea, svendendo all’Unione stessa il nostro paese. E’ necessario ripartire da qui, dalla feroce disputa di quei giorni, per inquadrare lo storico accordo raggiunto dal Consiglio europeo.
Perché, al di là delle legittime posizioni e simpatie politiche di ognuno, i fatti questa volta sono chiarissimi e indiscutibili e dimostrano inequivocabilmente che da una parte sono state costruite solo una montagna di “bufale”, di menzogne, mentre dall’altra si è portata avanti una dura battaglia per il futuro del paese che, con merito, alla fine è stata vinta. C’è poco da dire, si può pensare quello che si vuole su Conte, ma è fuori discussione che lo storico risultato (epocale lo hanno definito tutti i commentatori e la stragrande maggioranza dei politici europei) raggiunto questa mattina rappresenta un grandissimo successo per il presidente del Consiglio.
E, è fondamentale rimarcarlo, per il nostro paese che ottiene la fetta più grande un pacchetto da 750 miliardi, poco meno di 209 miliardi di euro (81 a fondo perduto, 127 come prestiti), addirittura circa 30 miliardi in più di quanto sperava. Può sembrare retorico, ma è innegabile che oggi l’Italia intera, chiunque ha davvero a cuore il nostro paese non può che dire grazie a Giuseppe Conte. Che, quando tutti erano più che pessimisti in proposito, aveva scommesso tutto sul Recovery Fund, che ha alzato la voce, ha minacciato, ha risposto colpo su colpo al premier olandese Rutte che ha preso di mira l’Italia ma che, al tempo stesso, ha saputo usare l’arte della diplomazia e del negoziato per ottenere quello che poi ha ottenuto.
”C’è un limite anche per un Paese come il mio, che è in gravi condizioni, che conta migliaia e migliaia di morti sulle spalle. Io questi morti li devo onorare, con dignità” ha dichiarato Conte nel corso del suo discorso di fronte ai suoi 26 colleghi. “Per questo risultato effettivamente epocale oggi noi dobbiamo ringraziare una persona, la sua cultura istituzionale e giuridica, la sua lungimiranza, la sua classe” scrive Fabio Salamida.
Certo, senza l’appoggio convinto e decisivo della Merkel e di Macron non sarebbe stato possibile ottenere un simile risultato. Ma è altrettanto innegabile che mai prima d’ora l’Italia e un premier italiano avevano ottenuto un simile risultato e avevano così decisamente inciso sulle decisioni dell’Unione europea. Per avere un quadro ancora più esauriente, va evidenziato come Conte sia riuscito ad ottenere una soluzione ponte efficace per avere subito i soldi, nell’attesa che il Recovery Fund entri in funzione nel 2021: viste le circostanze eccezionali, saranno eleggibili gli investimenti per la ripresa effettuati a partire dal 1 febbraio 2020. Ancora, l’Italia è l’unico paese che trae beneficio dal bilancio 2021-2027, visto che per i prossimi sette anni da contributore diventa beneficiario, visto che verserà meno di quanto riceverà dalla Ue.
“Un capolavoro”, come evidenzia Andrea Scanzi che sottolinea anche che “per una volta l’Europa non si è rivelata soltanto una mera realtà geografica”. “Ieri allora di cena– aggiunge Scanzi – quando i profili dell’accordo sono parsi chiari, persino alcuni detrattori storici del presidente del Consiglio hanno dovuto ammettere a denti stretti: “se finisse così, sarebbe un’innegabile vittoria per Conte”. Infatti certi programmi di propaganda destrorsi, ieri sera, erano tristi come Renzi dopo il meraviglioso 4 dicembre 2016. E vedere le loro facce idiotamente bastonate era sublime”.
Ma era anche la più emblematica conferma di come a quei cosiddetti “sovranisti” non sta certo a cuore il destino e il futuro del paese, non sono certi mossi dalla volontà di difendere e tutelare l’Italia ma, molto più semplicemente, da meri interessi di propaganda. Chi, a prescindere dalle legittime convinzioni politiche, ama davvero il nostro paese, di fronte a quell’accordo non può far altro che esultare e che ringraziare Conte per il risultato raggiunto.
In questo senso c’è da apprezzare l’onestà con la quale una parte dell’opposizione, in particolare Forza Italia e i suoi principali rappresentanti, ha favorevolmente commentato quanto accaduto. Più cauta la Meloni, che non potendo (per decenza) criticare o bocciare l’accordo raggiunto si è limitata a sottolineare che “si poteva fare meglio”, mentre come era ampiamente prevedibile Salvini ha proseguito a vaneggiare, parlando di “grande truffa”. D’altra parte per il leader della Lega la delusione è doppia perché da un lato c’è l’evidente e imbarazzante (per lui) successo di Conte e dall’altra c’è il risultato estremamente positivo per il nostro paese, cosa di certo poco gradita a chi, al di là delle necessità dettate dalla propaganda, in fondo è rimasto sempre quello che con il tricolore “ci si pulisce il c…”.
Messo in archivio lo storico risultato, ora per Conte e per il governo viene la parte più difficile e delicata. C’è da predisporre un serio piano di riforme da mettere rapidamente in pratica per ottenere subiti gli aiuti del Recovery Fund, senza correre il rischio che qualcuno possa far scattare il “super freno di emergenza”.
Il premier e tutto l’esecutivo hanno, quindi, di fronte la difficile sfida di dimostrare di essere in grado di farlo nel miglior modo possibile. E un’opposizione seria e responsabile, che vuole essere un valore aggiunto per il paese, dovrebbe ora sfidare il governo proprio su questo piano, provando a dimostrare con i fatti concreti (e non con vuoti proclami) che ha ricette migliori e più facilmente percorribili per utilizzare con efficacia tutti quei miliardi. Superfluo aggiungere che saremmo davvero sorpresi se accadesse una cosa del genere…