Secondo il rapporto effettuato dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’Istat il coronavirus è la causa direttamente responsabile della morte nell’89% dei decessi di persone positive al coronavirus. Ed il 28% dei deceduti non aveva alcuna patologia pregressa
Se volessimo usare i toni “urlati” tipici dei complottisti di casa nostra potremmo presentare quella che è sicuramente una notizia estremamente importante con il tipico “questo i tg non lo dicono”. In effetti, come semplice constatazione, è singolare il fatto che la maggior parte dei tg e dei mezzi di informazione abbiano dato poco o per nulla spazio ai risultati che emergono dal rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Istat “Impatto dell’epidemia covid 19 sulla mortalità: cause di morte nei deceduti positivi a Sars Cov-2”, pubblicato giovedì 16 luglio.
Perché si tratta di dati che da un lato demoliscono definitivamente il principale caposaldo di chi, paventando chissà quale complotto e chissà quale disegno “perverso” atto solo a limitare il più possibile le libertà dei cittadini, ha sempre cercato di sminuire l’impatto e la pericolosità del coronavirus, paragonandolo ad una semplice influenza stagionale o addirittura qualcosa meno. Dall’altro ci permette di avere un quadro finalmente molto chiaro della portata della pandemia e di comprendere a pieno, soprattutto ora che il peggio sembra essere alle spalle (ovviamente fatti tutti gli scongiuri del caso…), l’impatto che il virus stesso ha avuto sulla nostra vita, sulla nostra società.
Secondo quanto emerge dal rapporto Iss-Istat il covid-19 è la causa direttamente responsabile della morte nell’89% dei decessi di persone positive al test Sars-CoV-2, mentre per il restante 11% le cause del decesso sono le altre patologie (malattie cardiovascolari 4,6%, tumori 2,4%, malattie del sistema respiratorio 1%, diabete 0,6%, demenze 0,6%, malattie dell’apparato digerente 0,5%). La quota di deceduti in cui il covid-19 è la causa direttamente responsabile della morte varia in base all’età e raggiunge il suo valore massimo del 92% nella classe 60-69 anni, mentre il valore più basso (ma pur sempre un considerevole 82%) nelle persone di età inferiore ai 50 anni. Quindi stiamo parlando di persone che senza il coronavirus in linea teorica avrebbe potuto vivere per ulteriori 20-30 anni.
Non solo, il rapporto evidenzia in maniera incredibilmente chiara come il covid-19 è una malattia che può risultare fatale anche in assenza delle cosiddette patologie pregresse. Infatti non ci sono concause di morte preesistenti a covid-19 nel 28,2% dei decessi analizzati, percentuale simile nei due sessi e nelle diverse classi di età. Solo nella classe di età 0-49 anni la percentuale di decessi senza concause è più bassa, pari al 18%.
Associate a covid-19 le concause più frequenti che contribuiscono al decesso sono le cardiopatie ipertensive (18%) , il diabete mellito (16%), le cardiopatie ischemiche (13%), i tumori (12%). Con frequenza inferiori al 10% vi sono le malattie croniche delle basse vie respiratorie, le malattie cerebrovascolari, le demenze o la malattia dell’Alzheimer e l’obesità. Le complicazioni che portano al decesso sono principalmente la polmonite (79% dei casi) e l’insufficienza respiratoria (55%). Altre complicanze meno frequenti sono lo shock (6%), la sindrome da distress respiratorio acuto (Ards) ed edema polmonare (6%), le complicanze cardiache (3%), la sepsi e le infezioni non specificate (3%).
Va, infine, specificato che il rapporto si basa sull’analisi delle informazioni riportate dai medici in 4.942 schede di morte di soggetti diagnosticati microbiologicamente con test positivo al Sars-CoV-2 e che quando si parla di causa direttamente responsabile della morte si fa riferimento alla definizione Oms: “la malattia o il traumatismo che ha dato inizio alla catena di eventi morbosi che ha portato direttamente alla morte oppure le circostanze dell’incidente o della violenza che hanno provocato il trauma mortale”.
E’ del tutto evidente che di fronte a simili dati cade e non ha più alcun senso ogni discorso che tende a negare o sminuire la pericolosità del coronavirus. Così come non ha più alcun senso fare la distinzione, molto utilizzata da chi voleva sminuire l’impatto del virus, tra morti per covid e morti con covid. In realtà sarebbe stato sufficiente analizzare meglio i dati e, soprattutto, metterli a confronto, utilizzando lo stesso criterio, con quelli relativi alla cosiddetta influenza stagionale degli anni passati per comprendere la portata della situazione.
Ma ora, di fronte ad una simile evidenza, sarebbe auspicabile (ma non ci facciamo troppe illusioni in proposito…) che finisca questa inutile e insensata discussione. Anche perché analizzando quei dati il quadro che emerge è sin troppo chiaro. Partendo dal fatto e dal dato sicuramente più eclatante, cioè quel 28,2% di decessi per covid-19 senza patologie preesistenti.
Questo significa che quasi 10 mila persone sono morte esclusivamente per il coronavirus, solo per il decorso letale del virus senza presentare alcuna concausa (quindi senza neppure la necessità di stabilire se il covid-19 era il diretto responsabile del decesso o solo una delle concause). Per renderci conto della portata di questo dato basta paragonarlo con quanto avviene con l’influenza stagionale. Secondo i dati di Iss e Istat nell’ultimo decennio preso in considerazione (2008-2017) l’influenza stagionale ha provocato direttamente (cioè senza concause, semplicemente per un decorso negativo della malattia) 4.600 decessi.
Praticamente in 10 anni meno della metà dei decessi provocati direttamente dal coronavirus in poco più di 2 mesi. Se poi guardiamo alla media annuale di decessi per influenza (460) il paragone diventa semplicemente improponibile. Non solo, sempre secondo l’analisi di Iss-Istat annualmente in Italia con l’influenza stagionale si verificano 5-6 mila morti “indirette”, in altre parole pazienti con patologie gravi che determinano la morte e che al momento del decesso risultano comunque aver contratto l’influenza stagionale.
Quindi sommando le cosiddette morti “dirette” con quelle “indirette”, in media annualmente i decessi legati all’influenza stagionale non superano quota 6 mila. E’ evidente che non può esserci alcun confronto con il covid-19, che come hanno evidenziato i dati del rapporto Iss-Istat già “da solo” (cioè in pazienti senza alcuna patologia pregressa) ha provocato molti più morti (circa 10 mila) e, considerato come causa direttamente responsabile, ha determinato oltre 31 decessi (6 volte in più dell’influenza stagionale).
Dati impietosi e inoppugnabili che, oltre a spazzare via inutili e infondate tesi alternative fantasiose, dovrebbe farci riflettere e farci comprendere quanto sia stato utile e decisivo il lockdown. Senza il quale probabilmente ora la conta dei decessi sarebbe ben più drammatica di quella già così angosciante…