Dopo la pubblicazione degli audio del giudice Franco, relatore in Cassazione della sentenza di condanna per frode fiscale, il centrodestra chiede di “risarcire Berlusconi”. Dimenticando le altre sentenze, le prescrizioni, le leggi ad personam e l’umiliazione inflitta al Parlamento
Forse bisognerebbe fare come Oliviero Toscani e affidarsi all’ironia. “Risarcire Berlusconi? E’ la più bella barzelletta che ho sentito” ha dichiarato a Coffee Break dopo che la senatrice forzista Licia Ronzulli, con sprezzo del ridicolo, aveva dichiarato che l’ex premier doveva essere risarcito per essere stato escluso dal Senato, dopo la condanna per frode fiscale, con la nomina di senatore a vita. E perché no presidente della Repubblica? O anche, azzardando un po’, nuovo re d’Italia, dopo aver reintrodotto la monarchia appositamente per lui! La cosa terrificante è che questa evidente provocazione in realtà è già diventata una proposta concreta.
E, visto il Parlamento che ci ritroviamo, ci sarebbe anche il rischio che alla fine Berlusconi possa davvero essere eletto presidente della Repubblica. D’altra parte se è stata eletta presidente del Senato la Casellati… Mettendo da parte l’ironia, è innanzitutto opportuno sottolineare che il tentativo di riabilitare Berlusconi dovrebbe indignare ma, di certo, non stupire più di tanto. Siamo nel paese del “Mussolini ha anche fatto cose buone” e, ancora, nel quale da anni è in atto qualcosa di più di una “semplice” riabilitazione di Bettino Craxi. Andando al cuore di questa paradossale vicenda, prima di ogni altra considerazione è doveroso fare una precisazione.
In queste ore sui social e su alcuni giornali si è tornati a parlare delle dimissioni di Berlusconi da presidente del Consiglio nel novembre 2011, sostenendo che ora ci sarebbe anche la prova del complotto dei giudici. E’ deprimente anche solo doverlo ancora sottolineare, la sentenza della Cassazione in discussione risale all’estate del 2013, cioè poco meno di 2 anni dopo quelle dimissioni. Causate dalla disperata situazione economica in cui versava il paese, con lo spread vicino a quota 600, e il governo assolutamente incapace di far fronte alla gravissima situazione. E’, quindi, del tutto evidente che quelle dimissioni non possono avere nulla a che fare con fatti che sono avvenuti 2 anni dopo.
Andando nel merito della vicenda, a far esplodere il caso è stato “Il Riformista” che ha pubblicato gli audio di un incontro, avvenuto dopo la sentenza di condanna, tra uno dei 5 giudici della Cassazione, Amedeo Franco, e lo stesso Berlusconi, alla presenza di altre persone (uno dei quali avrebbe registrato la conversazione). Il giorno successivo gli audio sono stati trasmessi da “Quarta Repubblica”, la trasmissione condotta da Nicola Porro su Retequattro. Sempre “Il Riformista” in un altro articolo sostiene che ci sarebbe una sentenza del Tribunale civile di Milano che smentirebbe clamorosamente la sentenza di condanna della Cassazione.
I due nuovi fatti, che in realtà tutto sono meno che nuovi, hanno avuto il prevedibile effetto di far tornare il centrodestra a parlare del tanto caro “golpe politico giudiziario” nei confronti dell’ex premier. Detto che la sentenza del Tribunale civile di Milano, che per altro è del gennaio scorso (e nessuno l’aveva mai presa in considerazione in relazione alla condanna di Berlusconi), non smentisce in alcun modo la sentenza della Cassazione (senza entrare troppo nel tecnico, lo scrive lo stesso presidente del Tribunale civile di Milano Damiano Spera che, nelle motivazioni, in merito alla sentenza della Cassazione parla di “fatti già accertati in modo incontrovertibile”), va innanzitutto sottolineata l’anomalia di un audio così importante (almeno secondo i “berluscones”) che è stato tenuto nascosto per tanti anni (l’incontro è di pochi giorni dopo la sentenza dell’estate 2013) e, guarda il caso, tirato fuori solo dopo che il giudice Franco è morto (alcuni mesi fa).
Stupisce, per altro, che quasi nessuno ha sottolineato la stridente anomali di un giudice che, pochi giorni dopo aver firmato una sentenza di condanna (come vedremo senza obiezioni), si senta in dovere di incontrare e parlarne con lo stesso destinatario della sentenza. Passando alle dichiarazioni ritenute “esplosive” da quanto emerge da quegli audio il giudice Franco avrebbe affermato che “Berlusconi deve essere condannato a priori perché è un mascalzone! Questa è la realtà. A mio parere è stato trattato ingiustamente e ha subito una grave ingiustizia. L’impressione è che tutta questa vicenda sia stata guidata dall’alto”.
Franco definisce, poi, una “porcheria” il fatto che ad occuparsi del caso sia stata la sezione feriale della Cassazione e avanza gravi sospetti sul presidente del Collegio, Antonio Esposito, che sarebbe stato “pressato” dall’alto per confermare la condanna, facendo leva sul fatto che il figlio, anch’egli magistrato, sarebbe stato indagato dalla Procura per vicende di droga. Franco, infine, in quell’incontro avrebbe anche sostenuto di aver manifestato la propria contrarietà alla conferma della condanna, tanto da dire agli altri 4 giudici di non voler scrivere la sentenza (era il relatore).
Parole indubbiamente molto gravi ma che sono in clamorosa contraddizione con i fatti e con i comportamenti dello stesso giudice. Che in effetti ha firmato, come tutti e 5 i giudici, la sentenza ed è l’autore anche dei passaggi più duri, come quello in cui Berlusconi viene definito “l’ideatore del sistema illecito”. E, soprattutto, ha sempre sostenuto esattamente il contrario, come peraltro ribadisce la nota ufficiale della Cassazione.
Per altro non si capisce per quale motivo il giudice Franco, se davvero era convinto di quanto affermato nell’incontro con Berlusconi, non abbia formalizzato alcuna nota di dissenso, come era nel suo pieno diritto e nella sua piena disponibilità (art. 16 legge m. 117 del 1988). Se davvero non fosse stato d’accordo avrebbe avuto la possibilità di scrivere il suo dissenso, come hanno fatto tanti altri giudici in altre sentenze.
Ancor più, però, se davvero riteneva che ci fossero state delle pressioni dell’alto per confermare la condanna nei confronti di Berlusconi, non si capisce perché ha dichiarato esattamente il contrario davanti al Csm che giudicava disciplinarmente il presidente Esposito (per aver rilasciato un’intervista proprio su quella sentenza). Invece, davanti all’organo di autogoverno delle toghe, Franco ha sostenuto di “non essersi sentito in alcun modo condizionato né influenzato” e di non aver subito alcuna pressione.
Priva di fondamento è, poi, l’accusa inerente l’attribuzione del caso alla sezione feriale, assolutamente nella norma (in base a quanto previsto dalla legge n. 742 del 1969), ancor più in considerazione della rilevata urgenza dovuta all’imminente scadenza del termine di prescrizione dei reati. Del tutto inventati, infine, i presunti guai giudiziari per droga del figlio del presidente Esposito, visto che non risulta ci sia mai stata alcuna inchiesta né tanto meno alcuna indagine in proposito. Se fosse stato ancora in vita il giudice Franco avrebbe dovuto rispondere di queste evidenti contraddizioni e inesattezze. Chissà perché, però, chi aveva quegli audio ha aspettato che non fosse più per tirarli fuori…
Per chiudere il discorso relativo alla sentenza della Cassazione è, per altro, opportuno ricordare che la Suprema Corte non ha fatto altro che confermare la sentenza di primo grado e d’appello che avevano già condannato Berlusconi. Altri giudici, quindi, si sono espressi allo stesso modo. Appare oggettivamente difficile pensare che fossero tutti condizionati e “pressati” dall’alto (da chissà chi…). Per altro non si può non ricordare che, anche ammettendo che ci possa essere qualche ombra sulla condanna per frode fiscale, anche solo pensare che in qualche modo si debba risarcire Berlusconi è una follia.
Tralasciando per decenza la vergogna delle leggi ad personam (approvate proprio per evitare processi e per non rischiare altre condanne) e ricordando che in diversi altri processi l’ex premier è stato salvato dalla prescrizione (lecito, per carità, ma molto poco onorevole per chi ha guidato così a lungo il paese), non si può non ricordare che ci sono altre sentenze che gettano gravissime ombre su Berlusconi e i suoi uomini più fedeli in merito ai rapporti con Cosa Nostra.
Basterebbe pensare alla sentenza di condanna di Dell’Utri (suo braccio destro) per concorso esterno in associazione mafiosa o, ancora di più, a quella di primo grado sulla Trattativa Stato-Mafia nella quale c’è scritto che i pagamenti di Berlusconi alla mafia continuarono fino a dicembre 1994 (quando già era premier). Per non parlare poi delle vicende legate al “bunga bunga”.
“Mi pare di ricordare che Silvio Berlusconi organizzava cene eleganti con la minorenne Ruby Rubacuori, Lele Mora, Emilio Fede e la Minetti che ballava attorno ad un palo travestita da sexy suora. In un Paese serio avrebbe scontato tre anni di carcere per prostituzione minorile, per non parlare delle illecite pressioni per far rilasciare Ruby e farla dare in affidamento alla stessa “sexy Suora” Minetti. O del fatto che costrinse il nostro Parlamento a votare a favore della mozione “è tutto ok, era la nipote di Mubarak” commenta il professor Saraceni.
Purtroppo negli ultimi 30-40 anni ne ha viste di tutti i colori, ma nessuno prima aveva umiliato in quel modo il nostro Parlamento, costringendolo a votare una mozione così spudoratamente falsa (per chi ancora non lo sapesse Ruby non era certo la nipote di Mubarak…). In un paese normale tutto coloro che hanno votato a favore di quella mozione non avrebbero dovuto mettere più piede in quel Parlamento. In quel meraviglioso posto che si chiama Italia c’è chi addirittura ha il coraggio di proporre l’autore di quella umiliazione come presidente della Repubblica. Verrebbe voglia di espatriare all’istante…