Mentre in tutto il paese bar e locali rischiano sanzioni e chiusura se non riescono a far rispettare le norme ai propri clienti, in occasione della manifestazione del 2 giugno i leaders del centrodestra non rispettano e favoriscono il non rispetto delle regole sul distanziamento
Dopo le immagini sconcertanti della manifestazione del centrodestra in occasione del 2 giugno (ma anche quelle ancor più vergognose dei gillet arancioni) ci auguriamo di non ascoltare più le “reprimende” di Fioravanti, Piunti e, più in generale, di sindaci e amministratori italiani nei confronti dei giovani e della movida. E, soprattutto, se non ci saranno immediatamente duri provvedimenti sanzionatori nei confronti di Salvini, Tajani, Meloni e company (ci sono foto e video inequivocabili) allora ci aspettiamo che il questore di Ascoli Pomponio blocchi immediatamente i provvedimenti annunciati nei confronti di 12 locali (7 ad Ascoli e 5 a San Benedetto) a rischio chiusura per non aver rispettato le norme sul distanziamento.
Non è ammissibile, non lo è per principio mai ma ancor più in questo periodo di emergenza, che i rappresentanti dell’insopportabile “casta” dei politici continuino ad essere al di sopra delle norme e delle regole che valgono per tutti gli altri cittadini. E’ inaccettabile che i proprietari di bar e locali, allo stremo dopo oltre 2 mesi di chiusura (indispensabile per la pandemia, è bene ricordarlo di questi tempi…), devono ora subire una nuova pesante “mazzata” solo perché non riescono (non è per nulla semplice) a controllare che tutti i propri clienti rispettino le norme sul distanziamento mentre chi, come i leaders del centrodestra, senza alcuna motivazione concreta non rispettano e, di fatto, favoriscono il non rispetto di quelle stesse norme non subisce nessuna sanzione.
“La prossima volta che multate un ristoratore per un distanziamento non sufficiente ricordatevi della piazza del centrodestra di oggi. Il paese della non credibilità. Del pagano tutti tranne alcuni. Tre mesi di sacrifici degli italiani per uno spettacolo indecente” scrive Gaia Tortora. “Gli sciacalli che oggi erano in piazza assembrati e senza mascherine sono gli stessi che da settimane cavalcano la rabbia dei commercianti. Quei commercianti che fanno i salti mortali per garantire distanziamento e rispetto delle misure sanitarie. Sono vergognosi” aggiunge Fabio Salamida.
Potremmo proseguire a lungo a citare inaccettabili paradossi e imbarazzanti incoerenze di quella piazza. Ma, a nostro avviso, ci sono 2 termini che meglio di ogni altra considerazione spiegano la natura più profonda della manifestazione del 2 giugno: menefreghismo e mancanza di rispetto. Chi se ne frega se in tutto il paese sono state annullate quasi tutte le celebrazioni e le manifestazioni ufficiali per evitare rischi, chi se ne frega se ci sono poveri “scemi” che rischiano di non vedere mai la fine di questa odissea per assembramenti molto minori, chi se ne frega dell’appello del presidente della Repubblica Mattarella che proprio lunedì aveva chiesto di “non dividersi proprio ora” perché “l’unità morale viene prima della politica”.
“Non è il tempo delle polemiche e delle tensioni – aveva aggiunto Mattarella – questo è tempo di un impegno che non lascia spazio a polemiche e distinzioni. Tutti siamo chiamati a lavorare per il Paese, facendo appieno il nostro dovere”. Con tutto il rispetto e la massima stima che merita il presidente della Repubblica, solo un ingenuo poteva illudersi che, chi da anni ha dimostrato ampiamente di infischiarsene degli interessi del paese, potesse improvvisamente avere un rigurgito di dignità e lanciare un segnale in quella direzione.
D’altra parte, è bene ricordarlo, stiamo parlando di chi esclusivamente per un mero ritorno elettorale in Italia alza la voce contro l’Europa a difesa della patria. Ma, poi, a Bruxelles continuano ad essere strettamente legati e fedelmente alleati proprio con i principali nemici della nostra nazione (la destra olandese, Orban), con chi, a differenza loro, non fa solo propaganda ma il proprio disprezzo per l’Italia l’ha manifestato con atti concreti. E l’ennesima dimostrazione che per questi personaggi tutto conta meno che il vero interesse della nostra nazione si è avuta nel momento in cui, nel corso della manifestazione stessa, Giorgia Meloni è tornata ad invocare elezioni politiche al più presto, prima possibile.
Dopo 3 mesi di pandemia, con l’Italia e gli italiani inevitabilmente allo stremo e quasi in ginocchio, cosa c’è di meglio per il nostro paese che un governo che di fatto non è nelle condizioni di operare concretamente e 2 mesi di feroce campagna elettorale? Qualcuno, nei giorni precedenti al 2 giugno, aveva ironizzato su Salvini, sottolineando l’anomalia del leader della Lega che se ne è sempre fregato della festa della Repubblica e che, invece, improvvisamente, quest’anno, folgorato sulla via di Damasco, ha voluto ad ogni costo festeggiarla.
Il riferimento, in particolare, andava al famoso post del 2 giugno 2013 di Salvini (“Notte serena amici, oggi non c’è un cazzo da festeggiare”) e allo scorso anno quando, da ministro dell’interno (quindi con la possibilità, anzi quasi l’obbligo di partecipare alla cerimonia di deposizione della corona sull’Altare della Patria), il leader del Carroccio ha invece preferito recarsi in Polonia per rendere onore al milite ignoto polacco! Nella realtà, però, a pensarci bene non c’è alcuna contraddizione, non c’è alcuna anomalia. Perché, ora come allora, a Salvini non frega nulla della festa della Repubblica.
Anzi, se potesse, se non lo considerasse sconveniente per gli abiti da finto patriota che da qualche anno ha provato a vestire, oggi come 7 anni riproporrebbe quel “non c’è un cazzo da festeggiare”. La “manfrina” della richiesta di deporre una corona sull’Altare della Patria, che sapeva benissimo che sarebbe stata respinta, è servita solo per poter assumere (insieme alla Meloni) l’improbabile ruolo di vittima. L’unico ed esclusivo interesse del leader della Lega era quello di fare l’unica cosa che, almeno fino a 3 mesi fa, gli riesce bene, cioè propaganda demagogica per lucrare qualche voto in più.
Questo è l’unico interesse che Salvini ha perseguito con la manifestazione del 2 giugno, altro che onorare la festa della Repubblica. Un interesse (ovviamente condiviso con gli altri leaders del centrodestra) da perseguire sopra ogni altra cosa, anche a costo di non avere rispetto del dramma che ha vissuto questo paese. Quelle immagini della manifestazione del 2 giugno sono uno schiaffo in faccia a 3 mesi di sacrifici agli oltre 30 mila morti e alle loro famiglie, alle centinaia di medici e infermieri che hanno pagato con la vita il loro straordinario impegno.
Ancora, sono un “cazzotto sullo stomaco” nei confronti di chi ha ancora negli occhi (e non potrà mai dimenticarle) le immagini della tragica sfilata di camion militari che portano via le bare da Bergamo, nei confronti di tutte quelle persone che non hanno potuto partecipare al funerale di un proprio congiunto o di un amico. E sono un insulto (che si unisce a quelli ignobili che si sono levati da quella piazza) allo stesso presidente della Repubblica che aveva auspicato una ben altra dimostrazione di maturità e di consapevolezza.
Per fortuna le immagini di Mattarella all’Altare della Patria e, ancor più, nella successiva visita a Codogno (il comune lombardo dove di fatto è’ iniziata la pandemia in Italia) ci rincuorano e sono a lì a dimostrare la differenza abissale che esiste tra chi ha davvero a cuore il proprio paese e chi invece solamente gli interessi di bottega. “Ho un’idea istituire l’anagrafe dei gilet arancioni e dei partecipanti all’assembramento destrorso del 2 giugno. Funziona così. Ti sei ammalato? Hai partecipato a una delle due manifestazioni? Bene ti curi da solo. E se hai problemi, male che vada chiedi l’aiuto medico di Lombroso, Porro, Pappalardo, La Russa e Salvini. Vergognatevi” scrive Scanzi.
Non possiamo che condividere il suo pensiero, così come non possiamo non unirci ad uno dei tanti appelli letti sui sociale: “Mettete giù quella bandiera. Non siete degni di sventolarla”