Con l’approvazione dell’emendamento sul piano shock per l’edilizia scolastica, cade l’ultimo improbabile alibi della burocrazia per il sindaco Fioravanti. Che non ha tenuto fede neppure alla promessa di presentare il cronoprogramma degli interventi entro il 24 maggio
Ora non ci sono più alibi. Con l’inserimento dell’emendamento sul “piano shock” per l’edilizia scolastica nel decreto scuola, in votazione in giornata la Senato, cade l’ultima improbabile giustificazione sbandierata in questi mesi dal sindaco Fioravanti per mascherare l’imbarazzante fallimento del suo predecessore Castelli e lo stato confusionale della nuova amministrazione sul delicatissimo tema della sicurezza delle scuole.
Chi si occupa di questo argomento da tempo (almeno dal terremoto del 2016) sapeva perfettamente quanto infondati e privi di senso fossero quei continui richiami alle lentezze burocratiche da parte dell’attuale primo cittadino. Un disperato tentativo di nascondere le gravi responsabilità e la disarmante incapacità del suo compagno di partito Castelli. Ora l’emendamento inserito nel decreto Senato, presentato da Daniele Sbrollini e Davide Faraone (Italia Viva), ha l’obiettivo di sbloccare i cantieri nelle scuole per rimetterle in ordine ed in sicurezza in vista della riapertura di settembre. In pratica l’emendamento prevede l’apertura dei cantieri “modello Genova”, con i sindaci e i presidenti di Provincia che avranno poteri di commissari per accelerare la partenza e la chiusura dei lavori.
Quindi niente più quella burocrazia che secondo il sindaco Fioravanti in questi anni sarebbe stata l’ostacolo (per Ascoli evidentemente insormontabile) da superare per utilizzare gli oltre 30 milioni di euro a disposizione da 3 anni per gli interventi nelle scuole cittadine. In realtà sappiamo bene che, guarda il caso, la burocrazia non si capisce bene per quale dannato motivo ha rappresentato un problema solo per il capoluogo piceno, visto che gli altri Comuni beneficiari di un finanziamento simile per la sicurezza delle scuole in alcuni casi hanno addirittura già terminato gli interventi, mentre in quasi tutti gli altri i lavori sono comunque in fase di realizzazione.
Al di là della propaganda, però, il vero problema è che, ora che la cosiddetta burocrazia non è più un ostacolo e sono stati sbloccati, ad Ascoli di cantieri da far partire (e tanto meno ripartire) nelle scuole non ce ne sono. E questo perché l’amministrazione comunale, prima quella di Castelli e nell’ultimo anno quella di Fioravanti, ha perso inutilmente tempo dietro un inutile e improponibile project financing che sin da quando è stato presentato era evidente che era irrealizzabile, anche e soprattutto perché contrario ad alcune norme già in vigore nel momento in cui è stato acquisito dal Comune di Ascoli. Che, invece di farlo subito, ha aspettato 2 anni prima di bocciarlo definitivamente (delibera n. 77 del 14 maggio scorso), perdendo inutilmente tempo dietro pareri e approfondimenti assolutamente superflui, vista la chiarezza delle due norme citate.
Sempre giovedì 14 maggio, nel corso del Consiglio comunale, il sindaco Fioravanti aveva anche annunciato che “entro 10 giorni comunicheremo il cronoprogramma sulle progettazioni e sulle gare per le scuole cittadine”. Siamo al 28 maggio, quindi di giorni ne sono passati 14, e naturalmente di quel cronoprogramma non c’è neppure l’ombra. Certo al momento siamo ad un ritardo di pochi giorni che, in un’amministrazione comunale abituata solitamente a mesi e mesi di ritardo per ogni opera pubblica, può sembrare poco significativo. In realtà stiamo parlando di un ritardo che si va a sommare al ritardo di un paio di anni accumulato da Castelli prima e da Fioravanti poi.
La confusione e la disorganizzazione, almeno in questo campo, regna sovrana in Comune in una sorta di “perversa” continuità tra la precedente e l’attuale amministrazione, sia dal punto di vista dei fatti concreti sia per quanto riguarda la trasparenza. Al punto che ancora non sono stati neppure resi noti i risultati delle verifiche di vulnerabilità sismica effettuati, anche in questo caso con colpevole e inaccettabile ritardo, nelle scuole cittadine.
Non un particolare di poco conto perché, è del tutto evidente, prima di programmare qualsiasi intervento è necessario conoscere la condizione in cui versano gli edifici scolastici cittadini, sapere quali possono essere resi sicuri con un “semplice” intervento di adeguamento sismico e quali invece devono essere ricostruiti ex novo. Secondo quanto annunciato dall’amministrazione comunale le verifiche dovevano concludersi entro il marzo scorso (e sono tra i lavori che non sono stati sospesi per la pandemia).
Quindi è presumibile che il sindaco Fioravanti abbia in mano i risultati e dovrebbe avere la decenza di renderli noti anche ai cittadini. A completare un quadro disarmante c’è, poi, il problema delle strutture provvisorie, di primaria importanza per poter garantire a settembre una ripartenza delle attività in presenza. Erano una necessità già prima della pandemia, perché avrebbero dovuto ospitare in sicurezza i ragazzi delle scuole da ricostruire o nelle quali erano in corso i lavori di adeguamento, lo sono ancor più ora che bisognerà garantire il distanziamento sociale. Cosa che, al di là del problema della sicurezza, la maggior parte degli edifici scolastici attuali non è in grado di garantire.
Per altro quello delle strutture scolastiche provvisorie era uno dei punti principali del programma elettorale dell’allora candidato sindaco Fioravanti. Nel project financing erano già state individuate due strutture, l’ex Distretto Militare e l’ex Mercato Coperto, che oltre tutto si affermava che potevano essere pronte ad ospitare intere classi con pochi interventi. Nei mesi scorsi, poi, l’amministrazione comunale aveva emanato un avviso per trovare aree e fabbricati per le scuole temporanee. Ora, però, all’improvviso il sindaco Fioravanti, senza fornire alcuna spiegazione concreta, sostiene che non sono disponibili quelle strutture.
E ancora una volta prova a mascherare la realtà sostenendo che questo “è un problema italiano e non solo di Ascoli”. In realtà è esattamente il contrario, come ben sa chi si occupa di sicurezza delle scuole da tempo. Ancora una volta il problema è solo del Comune di Ascoli che, anche in questo caso, ha sbagliato tutto. Perché lo Stato, dopo il terremoto, aveva messo a disposizioni fondi anche per la realizzazione delle strutture temporanee. Che, non a caso, sono presenti in diversi comuni marchigiani (senza andare troppo lontano, anche a Folignano).
Il problema è che il sindaco Castelli non ne ha fatto richiesta perché in quella fase doveva portare avanti la commedia delle scuole cittadine che non avevano subito danni con il terremoto (una scuola chiusa perché inagibili, lavori per sistemare i danni per oltre 4 milioni di euro, per fortuna che avevano risposto bene…). Così come lo stesso Castelli ma anche Fioravanti sono sempre stati sordi alle proposte avanzate dal Comitato Scuole Sicure proprio in merito alle strutture temporanee. Ora è purtroppo inevitabile che si paghino le pesanti conseguenze della miopia delle due amministrazioni comunali.
La prima, la più grave, è che sappiamo già che a settembre, quando si tornerà tra i banchi di scuola, ad Ascoli si farà senza la necessaria sicurezza e senza avere la possibilità di far rispettare completamente le norme sul distanziamento sociale. La seconda, imbarazzante per l’amministrazione comunale, è che il mancato utilizzo di strutture temporanee rappresenta il primo chiaro fallimento dell’amministrazione Fioravanti. Che non è stata capace di tenere fede ad una delle principali promesse fatte in campagna elettorale.