Ha ragione Guccini: la pandemia non ci ha migliorato!


La reazione di una larga parte dell’opinione pubblica, alimentata dai soliti “giornalacci” e dalla tradizionale ignobile propaganda di alcuni politici, alla liberazione di Silvia Romana, tra la solita valanga di “fake news” e di vergognosi pregiudizi, ne è la più palese dimostrazione

Francesco Guccini qualche giorno fa lo aveva detto in maniera categorica. “Dopo la pandemia non saremo meglio prima” aveva risposto a chi gli chiedeva se credeva che, come in molti sostengono, quando tutto questo sarà finito saremo migliori. L’emergenza coronavirus non si può certo considerare già conclusa ma, se mai fosse servito, abbiamo già avuto la prova che sicuramente non saremo meglio di prima, anzi.  La reazione di una parte dell’opinione pubblica, ignobilmente alimentata dai soliti “giornalacci” e dalla tradizionale ignobile propaganda di alcuni gruppi politici, alla notizia della liberazione di Silvia Romano ne è la più palese dimostrazione.

Sarebbero tante le cose da dire ma, come dice un famoso detto popolare, “a lavare la testa all’asino si perde il ranno e il sapone”. Quelli che riportiamo di seguito sono solo alcuni dei post e delle dichiarazioni lette sui social e sui giornali in queste ore. Sono le meno cruente, nel senso che abbiamo volutamente omesso tutte quelle che contenevano qualsiasi genere di insulto nei confronti di Silvia Romano. Alcune sono di esponenti politici, altre sono ripotate in blog e siti di determinati partiti, altre ancora sono di semplici “haters”.

Non ci interessa riportare i nomi (o i siti) di chi le ha fatte perché sono utili semplicemente per fornire una precisa indicazione di come siamo precipitati in basso. Ci sembra, invece, opportuno preliminarmente fare un’unica e semplice constatazione. Chi ha ancora qualche neurone funzionante dovrebbe, prima di aprire bocca, fare una semplice considerazione: se tanti di noi dopo 2 mesi di lockdown, che per quanto duro possa essere stato non sarà mai neppure lontanamente paragonabile alla condizione di un sequestrato, sembrano già in stato confusionale, figuriamoci se può avere senso disquisire e criticare chi ha trascorso 18 mesi in stato di prigionia.

Mi da fastidio pensare che in Italia ci sarebbero tante persone da aiutare, assistere e curare e invece i nostri soldi di contribuenti vengono buttati via per salvare una ragazza a dir poco superficiale, per giunta andando a finanziare terroristi pericolosi”.

Con tutto il rispetto non mi è sembrata così provata da tutti questi mesi di rapimento e messa in una grotta con gli elefanti”. “Ma se si è convertita all’Islam e ha sposato il rapitore, mi fate capire da cosa è stata liberata?

Aiutarli a casa loro va bene ma non vuol dire quello, non si intende di andare lì così, è un’operazione molto diversa, più simile al vecchio sistema coloniale diciamo”. “Mi dà molto fastidio sentir parlare di una vita salvata, a me non sembra che fosse prigioniera, convertita, sposata e per giunta tra un po’ madre!

La ragazza sarà anche giovane ma è furba e smaliziata e approfitta del fatto che il nostro paese è governato dagli idioti che hanno abboccato alla messa in scena. Lo hanno capito tutti che quei 4 milioni di euro vanno al marito che presto lei raggiungerà, dopo aver partorito in Italia

Come al solito l’informazione di regime non la racconta giusta. Nessuno ha ricordato che la signorina inizialmente era in Africa in vacanza. Poi, dopo un’escursione, ha voluto abbandonare il gruppo turistico per rimanere in un villaggio, tutto ciò nonostante fosse stata avvertita della pericolosità di quei luoghi. Per questo non bisognava pagare nessun riscatto, è ora che tutti quanti, invece di frignare, si assumano le proprie responsabilità

 “Va bene tutto (si fa per dire), che per riportarla in Italia abbiamo buttato 4 milioni di euro, che così facendo abbiamo finanziato i terroristi, che la ragazza addirittura si è pure convertita all’islam. Però pure l’affronto di vederla arrivare a Roma ostentando un simbolo islamico forte, come quel vestito, è troppo. Ma almeno non potevano costringerla ad indossare qualcos’altro?

Che schifo di paese, la vita di Silvia Romano vale 4 milioni di euro, quella di un imprenditore morto suicida per la crisi appena 600 euro”. “Vorremmo capire solo una cosa: ma chi ha pagato l’Italia se a liberare Silvia Romano sono stati i turchi, come dimostra il giubbotto che indossava alla sua liberazione?

Per riportare la sorridente Silvia Romano in Italia il governo Conte ha speso: 4,5 milioni di euro per il riscatto, altri 1.250.000 euro per le spese di ricerche (pagamento di informatori kenioti e somali), 1,8 milioni di euro ai servizi segreti turchi che ci hanno aiutato più 325.000 euro di commissioni varie. Risultato finale? Spesi quasi 8 milioni di euro che serviranno a finanziare i terroristi islamici!

Avete mai sentito di qualche ebreo che liberato da un campo di concentramento si sia convertito al nazismo e sia tornato a casa in divisa delle SS?”.

Dopo una serie così impressionante di amenità, è necessario raccontare brevemente come in realtà stanno le cose, con un paio di considerazioni finali. Silvia Romano è stata rapita il 20 novembre del 2018 dal villaggio di Chakama, nella contea di Kilifi, in Kenya dove si trovava per partecipare ad un progetto curato dalla onlus “Africa Milele” (non, non era andata in Kenya in vacanza…).

Era un’educatrice per i bambini del villaggio e, secondo la ricostruzione ufficiale, la sua presenza al gruppo di jihadisti di al Shabaab autori del rapimento sarebbe stata segnalata da un abitante del villaggio. I suoi carcerieri l’hanno poi spostata in Somalia (un viaggio massacrante durato settimane, fatto in gran parte a piedi). Non è ancora chiarissimo dove sia stata trattenuta per tutti questi mesi, sembra comunque che abbia cambiato 5-6 volte il luogo dove era tenuta prigioniera, sempre in Somalia.

La trattativa per la sua liberazione è iniziata nell’estate scorsa ed ha avuto l’impulso decisivo nel gennaio scorso, dopo che i funzionari dell’Aise (i servizi segreti italiani che lavorano all’estero) hanno ricevuto un video che confermava che Silvia stava bene. I dettagli della liberazione avvenuta tra l’8 e il 9 maggio, sono ancora da chiarire. Quello che, invece, l’Aise ha categoricamente smentito è un qualche coinvolgimento dei servizi turchi, come sembrerebbe da un’immagine mostrata dai media turchi che ritrae la ragazza con un giubbotto con lo stemma turco.

Quella foto è una fake – spiega l’Aise – Silvia Romano è stata recuperata dagli uomini dell’intelligence italiana con quello stesso giubbetto che è dotazione rigorosamente italiana e che le è stato fornito nell’immediatezza senza alcun simbolo”. Da quanto è trapelato dall’interrogatorio, davanti ai pm la ragazza ha affermato di essere stata trattata bene, che la sua conversione all’islam non sarebbe stata in alcun modo forzata e, soprattutto, che non è sposata e tanto meno è incinta.

Quanto al riscatto non ci sono dichiarazioni o certezze in proposito, anche se ovviamente è praticamente scontato che sia stato pagato. La cifra di 4 milioni di euro l’ha riportata “Il Giornale”, quindi è da prendere con le dovute precauzioni (per essere magnanimi). Quel che, invece, è certo che anche per gli altri 3 prigionieri italiani liberati nel corso dell’ultimo anno l’Italia ha sempre pagato un riscatto ai terroristi. Lo ha fatto per Sergio Zanotti (9 aprile 2019), per Alessandro Sandrini (22 maggio 2019) e per Luca Tacchetto (marzo 2020).

In quelle occasioni, però, nessun politico, nessun mezzo di informazione e nessuno anche sui social ha proferito parola, addirittura quei giornali che oggi urlano allo scandalo, in occasione della liberazione di Zanotti sono restati sul vago, facendo addirittura credere che non fosse così certo, nonostante lo stesso Zanotti aveva espressamente dichiarato che “senza riscatto non sarei mai tornato”. Si potrebbe aggiungere che anche per tornare i marò, che per altro erano in India non perché rapiti ma arrestati perchè accusati di omicidio, l’Italia ha pagato un riscatto (circa 8 milioni di euro).

E’ sempre stato così, ma nessuno ha mai sollevato particolari polemiche. Neppure quando il governo Berlusconi pagò Al Qaeeda, contro cui l’Italia stava combattendo, per liberare la Sgrena. Solo per Silvia Romano (chissà perché) si è scatenato questo putiferio, con la storiella che così si finanzia il terrorismo.

A tal proposito sarebbe opportuno ricordare che, secondo l’ultima relazione presentata al Parlamento, le aziende che producono armi nel nostro paese nel 2018 hanno superato i 5 miliardi con la vendita di armi a paesi esteri, di cui oltre il 70% in paesi non EU e neppure Nato. E tra i principali compratori (si calcola per un valore vicino al miliardo di euro) ci sono paese come Arabia Saudita e Qatar che, è ampiamente risaputo, forniscono le armi ai terroristi islamici.

Naturalmente anche su questo nessuno ha nulla da ridire. E, possiamo sta certi, che, fatti tutti gli scongiuri del caso, di fronte ad un eventuale futuro attentato in Europa di radice islamica, ci sarà chi lo metterà in relazione con il riscatto pagato per Silvia Romano…

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