Come avviene spesso in Italia, si discute di inesistenti pericoli (“deriva autoritaria”, attentati alla Costituzione, censura) per far passare sotto silenzio un’operazione a dir poco preoccupante, con l’accentramento nelle mani di un unico gruppo di un enorme potere mediatico
E’ di queste ore la notizia che in Russia, dove si è registrato il record di nuovi contagi in un giorno (oltre 12 mila), tre medici che avevano duramente criticato la gestione dell’emergenza da parte del governo sono “misteriosamente” caduti dalla finestra dell’ospedale (2 sono morti, il terzo è in gravissime condizioni). Non è certo una novità, “strani” incidenti e “misteriosi” omicidi sono all’ordine giorno per chi osa criticare Putin. Secondo l’Organizzazione per la protezione dei giornalisti (CPJ), la Russia è uno dei paesi più pericolosi per i reporter e nell’era Putin (dal 2000 al 2018) sono stati uccisi ben 133 tra giornalisti e blogger.
Eppure in quel “manicomio” chiamato Italia proprio chi (soprattutto politici e stampa) non nasconde le proprie simpatie per la Russia di Putin, al punto da considerarla un esempio da seguire e un valido alleato al posto della Ue, “strepita” praticamente ogni giorno denunciando un’improbabile “deriva totalitaria” del governo, attentati alla Costituzione e ancor meno probabili tentativi di censurare e imbavagliare le voci critiche (e nel corso di questa emergenza chi si contrappone alle tesi ufficiali).
Non è un caso che, secondo una recente indagine sul linguaggio sui media e sui social media ai tempi del coronavirus, “regime” e “censura” sono tra i termini più utilizzati e più ricorrenti dai politici e dall’informazione politica in questo periodo. Siamo al paradosso, ci sarebbe quasi da ridere se non fosse che, come accade spesso in questo paese, si discute di ciò che non esiste per far passare sotto silenzio un problema serio e, questo si, davvero preoccupante che riguarda l’intreccio tra politica e informazione: l’accentramento nelle mani di un unico gruppo di un enorme potere mediatico.
E non è certo un caso che proprio il principale e più seguito organo di informazione di quel gruppo (“Repubblica”) da giorni rilanci l’improbabile tesi della “deriva autoritaria”, parlando di “Costituzione vilipesa” e “restrizioni alle libertà” (Stefano Folli). Che certe amenità le dicano gli esponenti dell’opposizione, per ovvie ragioni di propaganda, ci può anche stare. Così come che sui social i soliti ultras accecati di parte rilancino certe accuse senza minimamente riflettere e informarsi.
Ma che a farlo siano giornali e giornalisti così esperti, che dovrebbero ben sapere quanto sia importante verificare i fatti (per altro in questo caso così facilmente verificabili), è davvero molto grave, segno evidente di una precisa e ben determinata strategia politica. Per questo, anche se è ridicolo che ci sia la necessità di farlo, è opportuno fare un minimo di chiarezza.
Partendo dal fatto che parlare di “deriva autoritaria” o regime e di censura nel momento attuale del nostro paese è un’evidente castroneria. E che nessuno sta attentando o, peggio ancora, ha “vilipeso” la Costituzione. Il Quirinale ha ribadito nei giorni scorsi che i principi fondamentali della Costituzione non sono certo messi in discussione. E che le procedure seguite fino ad ora dal governo non costituiscono in alcun modo una trasgressione dei dettami sanciti dalla nostra Carta fondamentale. “Chi dice Costituzione violata non sa di cosa sta parlando – aggiunge Zagrebelsky – i Dpcm discendono da due decreti legge, uno dei quali votato dal Parlamento. Il governo non ha usurpato poteri non concessi”.
Ancora più ridicolo denunciare il presunto bavaglio nei confronti dell’opposizione che, nella realtà, mai come ora nella storia della politica italiana ha avuto così tanta visibilità, così tanto spazio sui media (e ancor più sui social media). Un dato, su tutti, sarebbe sufficiente a spazzar via questa assurdità. L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) ogni mese effettua il monitoraggio sui tg delle principali tv (Rai, Mediaset, La7, Sky), analizzando differenti voci, dal tempo di notizia (cioè i minuti dedicati a notizie riguardanti partiti e istituzioni politiche) al tempo di parola di soggetti politici (cioè le dichiarazioni o le interviste di politici e rappresentanti istituzionali).
Ebbene nel mese di marzo (non sono ancora disponibili i dati di aprile) complessivamente nei tg di quelle reti televisive gli esponenti dell’opposizione hanno avuto ben 48 ore di tempo di parola (26 ore Forza Italia, 18 Lega, 4 Fratelli d’Italia) rispetto alle 31 ore (21 il presidente del Consiglio e 10 i ministri) del governo. E rispetto ai mesi precedenti, proprio a causa del coronovirus, la sproporzione è diminuita. Da quando esiste l’Agcom non era mai accaduto (neppure per caso un mese) che il governo avesse nei tg meno spazio dell’opposizione.
Solitamente il governo ha sempre avuto il doppio del tempo dell’opposizione, addirittura il precedente esecutivo (M5S-Lega) aveva il triplo dello spazio nei tg, tanto che più volte la stessa Agcom era stata costretta ad intervenire. Ora avviene esattamente il contrario anche nei tg della Rai, per non parlare di quanto accade in quelli delle reti Mediaset (basterebbe dire che Forza Italia da sola, senza considerare Lega e FdI, ha molto più spazio di premier e ministri messi insieme).
Se, poi, si prende in considerazione il tempo di notizia la sproporzione diventa a dir poco imbarazzante. A Sky tg24, ad esempio, quasi l’80% del tempo di notizia dei soggetti politici riguarda l’opposizione (Pd e M5S insieme raggiungono a mala pena il 10%), praticamente stessa situazione a Mediaset (76% per l’opposizione), mentre Rai e La7 si fermano ad un “più contenuto” 65% circa. Non è neppure il caso, poi, di parlare dei cosiddetti programmi di approfondimento politico che vanno in onda in quelle reti (ma anche di intrattenimento che, però, si occupano anche di politica).
Per quelli in programma sulle reti Mediaset basterebbe citare chi li conduce (Mario Giordano, Nicola Porro, Barbara Palombelli), per non parlare degli ospiti praticamente sempre presenti (da Sgarbi a Maria Giovanna Maglie, passando per Feltri e Sallusti) e della presenza costante dei leaders dell’opposizione, in particolare Salvini e Meloni, in determinate trasmissioni.
Emblematico, a tal proposito quanto accaduto domenica scorsa (4 maggio), con Matteo Salvini ospite a canale 5 da “Non è la D’Urso”, mentre in contemporanea la Meloni era su La7 da Giletti (e la domenica precedente era accaduta la stessa cosa a parte invertite). E, proprio nel programma che va in onda sulla tv di Cairo, è accaduto che il conduttore (Giletti) ha bruscamente interrotto e tolto definitivamente la parola al ministro Bonafede (in collegamento telefonico) che cercava di rispondere alle accuse lanciate da Di Matteo.
In uno stato in cui è in atto un regime e in presenza di una “deriva autoritaria” quel conduttore non avrebbe avuto scampo. E non osiamo neppure immaginare cosa accadrebbe nell’amata Russia di Putin se qualche impavido giornalista si comportasse come Giletti nei confronti di un membro del governo. Si potrebbe chiudere qui ma non si può fare un breve cenno alla presunta censura da parte del governo, dei “poteri forti”, del “nuovo ordine mondiale” e chi più ne ha più ne metta che vogliono tenere nascoste certe informazioni “scomode”.
“Nessuno ce lo dice”, “questo i tg non lo diranno mai” sono i classici refrain generalmente utilizzati da complottisti e “bufalari” per veicolare sui social le “bufale” più incredibili e che ora, in questo periodo di emergenza coronavirus, è stato fatto proprio da giornali e politici di una certa area per paventare chissà quali oscure trame e denunciare la presunta censura imposta dal governo. Che, secondo questa surreale ricostruzione, ad esempio teneva nascosto il celebre video tratto da “Tgr Leonardo” sul virus nato in laboratorio, oppure nascondeva le dichiarazioni di Montagnier, mentre ora sta oscurando la nuova cura al plasma (che in realtà tutto è meno che nuova…).
Nelle ore scorse su questa vicenda si è fiondato anche Matteo Salvini che ha accusato una non meglio identificata entità di tenere nascosta questa cura perché altrimenti Big Pharma non può guadagnare con il vaccino. Senza entrare nel merito di una vicenda sicuramente molto più complessa di come viene raccontata in certi ambiti (ci limitiamo solo a segnalare che c’è una evidente differenza tra cura e prevenzione che solo il vaccino potrebbe garantire…), sono giorni che su tutte le reti televisive (dalla Rai a Mediaset, da La7 a Sky), su tutti i giornali, sulle radio e ovviamente sui social media non si parla d’altro.
Continuare a parlare di censura, di fronte ad una notizia che da giorni occupa è al centro del dibattito su tutti i media, è un’evidente idiozia. Così come paventare una qualche “deriva autoritaria” in un paese nel quale l’opposizione praticamente monopolizza i tg delle reti televisive, mentre gran parte della stampa ha avviato una vera e propria operazione politica contro il governo stesso…