“Bufale” e censura, l’insana attrazione verso la Russia


Un rapporto svela il piano del Cremlino per diffondere fake news sulla pandemia per destabilizzare i paesi europei, mentre i medici russi denunciano la censura imposta dal governo sul coronavirus. Eppure c’è ancora qualche politico italiano che sogna un’alleanza con la Russia

In momenti come quello che sta vivendo il nostro paese, gli esponenti politici farebbero meglio a centellinare e, ancora più, a ponderare bene, le loro dichiarazioni. Non che prima non fosse così, ma in questo periodo è davvero elevato il rischio di esporsi a “figuraccce”, di prendere clamorose “topiche”. Come è accaduto a tutti coloro che nei giorni scorsi si sono precipitati a sparare a zero contro l’Europa che non fa nulla, vaneggiando per il nostro paese un’uscita dall’Europa stessa e nuove alleanze con paesi a guida sovranista e, soprattutto, con la Russia.

Questa Europa non serve a nulla – scriveva nei giorni scorsi su facebook un politico locale – meglio pensare ad accordi con altre nazioni, Russia su tutte”. Ora, dopo quanto è accaduto negli ultimi giorni, vengono i brividi solo a pensare se l’Italia fosse davvero uscita dall’Europa e fosse alleata con la Russia e con i paesi a guida sovranista (che, per altro, al di là delle dichiarazioni di facciata si guardano bene dall’uscire dall’Europa).

Spesso (anche a ragione) nel mirino, in questa situazione di emergenza forse per la prima volta l’Unione europea sta svolgendo a pieno il proprio compito e sta cercando di supportare i paesi dell’Unione (pian piano tutti, purtroppo) che stanno vivendo (e che vivranno anche passata l’emergenza coronavirus) questo momento di grave difficoltà. E’ stato dato ampio risalto al fatto che la UE ha deciso di stanziare quasi mille miliardi (750 +120) per proteggere gli Stati europei dalle speculazioni sul debito pubblico e che ha sospeso il patto di stabilità, permettendo così ad ogni Stato di spendere per risollevarsi dalla crisi senza dover rispettare le regole europee.

Ma non tutti sanno che in realtà l’Unione Europea in questi giorni ha fatto molto di più. Ha, infatti, destinato 37 miliardi di euro per aiutare sistemi sanitari, imprese e lavoratori colpiti dall’emergenza, ha stanziato 80 milioni di euro per la ricerca sul vaccino e, soprattutto, si è mobilitata per cercare di far fronte alle richieste di materiale sanitario. Ad inizio della passata settimana, ad esempio, l’Unione Europea ha interrotto l’esportazione di materiale sanitario fuori dall’Unione stessa, in maniera che resti a disposizione dei paesi europei, creando anche una riserva di materiale di protezione (soprattutto ventilatori).

Soprattutto, cosa che riguarda direttamente il nostro paese, ha imposto a Germania e Repubblica Ceca la rimozione del blocco dell’importazione delle mascherine, minacciando pesanti sanzioni nei confronti di quelle due nazioni. Tante altre volte non c’è stata, in questo caso (come per altro anche in occasione dell’emergenza terremoto) sta facendo quello che ci si attendeva. E per l’Italia è una fortuna essere in Europa e poter usufruire, ora e nei prossimi mesi, di quegli interventi, di quegli aiuti, di quei fondi.

Non bisogna essere dei sofisticati analisti per comprendere che la situazione sarebbe ben differente se, come anelano alcuni esponenti politici italiani (e locali), stessimo fuori dall’Europa, se l’unico appoggio per l’Italia fossero i cosiddetti stati “sovranisti” che hanno ampiamente dimostrato quale sia il loro concetto di solidarietà. Dopo il repentino ostracismo di Orban nei confronti del nostro paese, non appena è esplosa l’emergenza coronavirus in Italia, è notizia di questi giorni cosa è accaduto in Polonia e in Repubblica Ceca con le mascherine e i respiratori che la Cina aveva inviato all’Italia.

Un fatto grave, reso ancora più sconcertante dal fatto che proprio la Repubblica Ceca è uno dei maggiori produttori proprio delle mascherine e, quindi, invece di simili comportamenti avrebbe dovuto fornire un immediato supporto all’Italia. Naturalmente poi ci sarebbe la Russia che, come tutti gli altri paesi che lo hanno fatto, va doverosamente ringraziata per gli aiuti che ha inviato proprio nelle ore scorse. Che, però, altrettanto ovviamente non cambiano in alcun modo la sostanza delle cose.

Prima di ogni altra cosa va sottolineato che anche solo pensare di fare una qualche alleanza con un paese nel quale di fatto sono state messe a tacere tutte le voci dell’opposizioni e della libera stampa (secondo un’inchiesta commissionata dall’International Federation of Journalists, successivamente confermata dal Center for Journalism in Extreme Situations, da quanto Putin è al potere sono scomparsi o sono stati uccisi circa 300 giornalisti, nella maggior parte dei casi con più di qualche ombra che grava sugli apparati legati al potere centrale…) è inaccettabile e qualsiasi politico che propone una cosa del genere dovrebbe semplicemente vergognarsi.

Al di là di questo aspetto non certo trascurabile, aiuti a parte la Russia è sicuramente molto attiva in questa emergenza coronavirus, solo che lo è in maniera assolutamente negativa. Proprio nei giorni scorsi un rapporto dell’European External Action Service, i cui contenuti sono stati diffusi dal Financial Times, ha svelato il piano del Cremlino per diffondere, tramite account fasulli, fake news sulla pandemia per destabilizzare i paesi europei.

Con lo scopo di sovvertire le società europee dall’interno – si legge nel rapporto – la Russia ha organizzato una significativa campagna di disinformazione per creare confusione, panico e paura, impedendo alle persone di ottenere notizie corrette sul contagio”. Il report evidenzia come una rete di media statali russi stia sfruttando la pandemia provocata dal coronavirus per diffondere sui social, tramite account fasulli, “narrazioni non plausibili con lo scopo di aggravare l’emergenza sanitaria nei paesi occidentali, minando la fiducia dei cittadini nei sistemi sanitari nazionali”.

Una strategia indirizzata principalmente verso Francia, Italia, Spagna, Germania e Regno Unito che, però, non sorprende affatto, visto che non è certo la prima volta che accade qualcosa di simile. Così come era ampiamente prevedibile il fatto che in Russia sia scesa la più dura e impenetrabile censura su quanto avviene all’interno del paese con il coronavirus.

Emblematica a tal proposito la videodenuncia fatta su Youtube da Anastasija Vasileva, capo del sindacato Alleanza dei medici, secondo cui “ai medici è stato vietato di diagnosticare il coronavirus post mortem pena il licenziamento. E gli hanno imposto di non fare, se non per impellenti necessità, i tamponi per scoprire se il paziente è stato contagiato”. Anche in questo caso purtroppo nulla di particolarmente sorprendente, solo qualche povero sprovveduto poteva credere alla favoletta della Russia praticamente immune al virus (secondo il racconto ufficiale del governo meno di mille positivi e un solo morto).

Non solo sono numeri al ribasso ma si tratta di bugie spudorate – accusa la Vasilieva – dal gennaio 2020 l’Istituto russo di statistica ha registrato un aumento quasi del 40% dei casi di polmonite acquisita in comunità (Pac), le autorità sovrappongono Pac a coronavirus per evitare il panico”.

A rafforzare la denuncia del capo del sindacato dei medici il fatto che, a differenza di quanto vogliono far credere i sostenitori italiani del regime russo, i confini con la Cina sono stati chiusi solamente il 20 febbraio, quindi decisamente in ritardo. Inoltre proprio in questi giorni sono state adottate misure restrittive (chiusura di scuole e monumenti, divieto di eventi all’aperto e assembramenti) che non si spiegherebbero se davvero la situazione fosse quella che vuole far credere l’establishment russo.

Se non stessimo parlando di qualcosa di tremendamente serio, ci sarebbe da ridere di fronte alla “coerenza” di chi protesta per la presunta scarsa trasparenza del governo Conte e, poi, propone di allearsi con un paese nel quale la censura regna sovrana.

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