Le vicende legate al terremoto hanno fatto emergere come Comune e Provincia non hanno rispettato le norme che imponevano di effettuare le verifiche di vulnerabilità sismica in tutti gli edifici scolastici entro marzo 2013. Completamente differenti, però, sono i comportamenti e le responsabilità delle due attuali amministrazioni
Ci sono momenti in cui lo sconforto prende il sopravvento e forte è la sensazione che il nostro sia un paese senza speranza. Difficile pensare diversamente quando ci si rende conto che il rispetto delle leggi è un optional, che addirittura le istituzioni (che dovrebbero dare il buon esempio) troppo spesso sono le prime a calpestare e ad infischiarsene delle norme. Difficile non essere pessimisti quando anche chi dovrebbe essere deputato a verificare e controllare che certe leggi vengano rispettate non adempie al suo ruolo o, nella migliore delle ipotesi (si fa per dire…), neppure conosce le norme che dovrebbe far rispettare. In tal senso tutta la vicenda relativa alla sicurezza delle scuole è purtroppo emblematica di questo triste malcostume.
Ieri (lunedì 14 novembre) ad Ascoli finalmente sono riprese le lezioni, interrotte dopo le due scosse di terremoto del 28 ottobre, in tutte le scuole cittadine, dalle elementari alle medie, fino alle superiori. Doveva essere un giorno felice, perché il ritorno alla normalità, il potersi riappropriare delle fondamentali abitudine della vita di ogni giorno dovrebbe rappresentare un momento importante, un primo importante passo per il superamento dell’emergenza (e dell’ansia che da fine agosto ci attanaglia). Invece la giornata è stata caratterizzata dalla protesta del Comitato Scuole Sicure che ha organizzato un flash mob davanti alla Prefettura per richiamare l’attenzione sulla situazione degli edifici scolastici cittadini.
Una manifestazione alla quale hanno partecipato numerosi genitori ma anche tanti ragazzi (anche se, per un malinteso, la maggior parte di loro si è invece ritrovata davanti all’istituto “Mazzocchi”) che si è conclusa con un vertice tra i rappresentati del Comitato e il prefetto Rita Stentella. Il concreto rischio è che, con il progressivo ritorno alla normalità e con l’auspicio che il peggio (in termini di scosse) sia alle spalle, il problema della sicurezza delle scuole e la grave situazione degli edifici scolastici cittadini finisca nuovamente nel dimenticatoio.
Impossibile, infatti, non definire tale una situazione che vede in gravissimo difetto i due enti che hanno la competenza sulle scuole cittadine, cioè Comune e Provincia. L’emergenza terremoto ha, infatti, fatto emergere come nessuno dei due enti abbia applicato le leggi in materia di verifica anti sismica degli edifici pubblici. Ed occorre innanzitutto precisare che, purtroppo come avviene troppo spesso nel nostro paese, stiamo parlando di un obbligo di legge a metà, perche le norme imponevano agli enti di fare le verifiche ma rendeva poi obbligatorio l’adeguamento sismico.
Una stranezza, tipicamente italiana, contenuta nell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del marzo 2003. Risale proprio a quella ordinanza l’obbligo di sottoporre gli edifici pubblici di interesse strategico e rilevanti (ovviamente tra questi ci sono anche le scuole) a verifica tecnica per stabilire il grado di sicurezza. Come accade sempre in Italia, il termine ultimo entro il quale bisognava effettuare quelle verifiche tecniche è stato di volta in volta prorogato, fino ad arrivare a marzo 2013. I vari enti locali (Comune e Provincia), quindi, hanno avuto un lasso di tempo di ben 10 anni per rispettare quanto previsto dalla legge.
Di conseguenza entro il 2013 tutte le scuole avrebbero dovuto avere l’analisi della vulnerabilità sismica (basata su una serie di prove strumentali sugli edifici e di calcolo scientifici), l’unica in grado concretamente di stabilire se un edificio ha una resistenza antisismica congrua rispetto alla sismicità dell’area in cui si trova. Certo, come detto quella norma “cervellotica” non imponeva poi, nel caso l’edificio scolastico fosse risultato sismicamente non consono, l’adeguamento sismico. Però almeno sarebbe stato importante , anzi necessario effettuare l’analisi di vulnerabilità sismica per avere un quadro chiaro e preciso della situazione.
Probabilmente se non ci fossero stati gli eventi sismici che si sono verificati da agosto in poi, nessuno si sarebbe accorto che tanti, troppi enti locali non hanno rispettato quanto previsto da quella legge. Come nel capoluogo piceno, dove sappiamo con certezza, perché l’ha ammesso il presidente della Provincia D’Erasmo nel corso di un incontro con il Comitato Scuole Sicure, che nessuno degli edifici scolastici di competenza della Provincia stessa ha il certificato di vulnerabilità sismica.
Ma non sembrano esserci dubbi che perfettamente identica è la situazione per quanto riguarda le scuole di competenza del Comune, visto che il sindaco Castelli si è sempre rifiutato di fornire i dati in questione. Entrambi, Comune e Provincia, si fanno scudo dietro la certificata agibilità (in alcuni casi con prescrizioni) rilasciata dai tecnici della Protezioni civile, pur sapendo che la semplice agibilità non è in alcun modo sinonimo di sicurezza (come purtroppo hanno dimostrato numerosi esempi, recenti e passati) e, comunque, non sarebbe ugualmente sufficiente a sanare il mancato rispetto della legge.
Ed è proprio questo il concetto di base della battaglia che sta portando avanti il Comitato Scuole Sicure che ha il difetto (purtroppo nel nostro paese spesso lo è…) di chiedere semplicemente il rispetto delle leggi. Certo non è pensabile che ora in pochi mesi si faccia quello che non è stato fatto negli anni passati . Però non è accettabile che si cerchi di far passare in secondo piano quella che è una grave mancanza delle due amministrazioni.
Per onestà e in base all’evidenza dei fatti è , comunque, giusto e opportuno sottolineare che non si possono mettere sullo stesso piano l’amministrazione comunale e quella provinciale, così come le responsabilità e il comportamento delle due amministrazioni sono decisamente differenti.
Infatti la mancata applicazione di quelle norme non può certo essere imputata all’attuale presidente della Provincia D’Erasmo e alla sua giunta che sono entrati in carica alla fine del 2014, oltre un anno dopo la scadenza fissata dalla legge per l’effettuazione delle analisi di vulnerabilità sismica. All’epoca (marzo 2013) il presidente della Provincia era Piero Celani (dal 2009) , mentre l’assessore alla pubblica istruzione era Andrea Maria Antonini.
E’, quindi, responsabilità loro il mancato adempimento di quanto previsto dalla legge e sarebbe interessante sapere le ragioni di una simile scelta. L’attuale amministrazione provinciale invece, almeno secondo quanto riferito dal presidente D’Erasmo e dall’assessore alla pubblica istruzione Valentina Bellini alla delegazione del Comitato, ha avviato, prima del sisma, le indagini diagnostiche (sui materiali utilizzati per la costruzione) su 14 edifici scolastici provinciali, una delle varie fasi necessarie per la verifica di vulnerabilità sismica, che dovrebbero terminare quest’anno. Inoltre su 4 istituti scolastici sono stati effettuati interventi di consolidamento, mentre nel bilancio 2017 il presidente D’Erasmo ha assicurato che verranno inserite risorse per completare le verifiche di vulnerabilità sismica in 3 dei 9 edifici scolastici cittadini di competenza provinciale.
Naturalmente l’emergenza di questi giorni resta, ma è innegabile che in questi ultimi 18 mesi molto sia cambiato come attenzione nei confronti del problema della sicurezza delle scuole. Non è, poi, secondario il fatto che lo stesso presidente D’Erasmo e l’assessore Bellini abbiano comunque incontrato e ascoltato le richieste del Comitato Scuole Sicure, anche se poi in concreto non è scaturito nulla, mostrando la giusta considerazione che un comitato spontaneo che comprende così tanti genitori merita (soprattutto su un tema così delicato come la sicurezza delle scuole).
Discorso ben diverso, invece, per quanto riguarda il Comune, il sindaco Castelli e l’assessore all’istruzione Brugni che sin dall’inizio si sono chiusi a riccio, rifiutando non solo ogni tipo di confronto o di ascolto ma anche mettendo in atto un’inaccettabile censura totale sulla reale situazione delle scuole cittadine di competenza comunale. Sono fino ad ora cadute nel vuoto le ripetute richieste del Comitato di conoscere se e quali istituti scolastici comunali hanno il certificato di vulnerabilità sismica, sulla base delle verifiche che dovevano essere fatte entro il 2013. E, a differenza dell’attuale amministrazione provinciale, in questo caso il mancato rispetto della legge sarebbe responsabilità dell’attuale sindaco che era già in carica in quel periodo (anche lui dal 2009).
Grave e in alcun modo giustificabile il comportamento dell’amministrazione comunale ma stupisce anche che nessuno chieda conto ai due enti del mancato rispetto della legge. Così come ha suscitato non poche perplessità l’incontro tra il Comitato Scuole Sicure e il prefetto di Ascoli che addirittura è sembrato non avere piena conoscenza della situazione, in particolare in merito a quali fossero gli obblighi di legge che andavano ottemperati entro il marzo 2013. Davvero difficile, di fronte ad un simile scenario, non farsi prendere dallo sconforto e veder vacillare la fiducia e il rispetto che bisognerebbe avere nei confronti delle istituzioni e di chi le rappresenta…