Bar chiusi, piazze e strade deserte, controlli assenti: il Piceno ai tempi della “zona rossa”
A parte qualche rarissima eccezione, nel territorio piceno cittadini e attività commerciali hanno dimostrato buon senso civico, sforzandosi di rispettare le misure restrittive previste dal decreto del 9 marzo. La fotogallery della prima serata da “zona rossa”
Bene ma non benissimo. Note positive e qualcosa da rivedere nel Piceno nel primo giorno da “zona rossa”, dopo che il decreto del presidente del Consiglio Conte approvato lunedì sera ha esteso a tutto il paese le misure restrittive previste nel decreto dell’8 marzo scorso. Nel complesso gli ascolani e i residenti nei comuni limitrofi hanno dimostrato di aver un discreto senso civico, sforzandosi di rispettare al meglio tutti i provvedimenti presenti nel nuovo decreto. Non è mancata, però, qualche eccezione e qualche comportamento non propriamente consono, anche se in misura decisamente limitata.
Per quanto abbiamo potuto constatare direttamente, solo un bar (nella zona periferica del capoluogo) non ha rispettato l’obbligo di chiusura alle 18 (alle 19:15 era ancora aperto), mentre un altro bar (sempre nella zona periferica) ha chiuso con una decina di minuti di ritardo (intorno alle 18:20 stava abbassando le saracinesche). Stesso discorso per il divieto di assembramenti, solo in un paio di situazioni abbiamo visto un gruppetto di 5-6 persone parlare tranquillamente tra loro, per altro senza rispettare la distanza minima di un metro.
Non sono, invece, mancate nel corso di tutta la giornata, fino a sera, le incomprensibili (perchè i negozi alimentari restano aperti e i generi alimentari di sicuro non mancheranno) file davanti ai supermercati. Più in generale già nel corso della giornata in città non c’erano moltissime persone in giro e, ovviamente, ce ne erano ancora meno in serata. Ma mentre a Folignano, Villa Pigna e Castel di Lama dopo le 18 praticamente non gira nessuno (a parte chi si attarda a fare la spesa nei supermercati), nel capoluogo piceno qualche persona in più si incontrava, almeno fino alle 20.
L’aspetto che, però, lascia più perplessi è che, a parte una pattuglia della polizia stradale nei pressi dell’Oasi (che per altro è passata rapidamente), non abbiamo incontrato nessun genere di controllo. In nessuna delle zone di entrata (e di uscita) dalla città, così come stesso discorso nelle zone di ingresso di Castel di Lama e di Villa Pigna e Folignano. In realtà con il nuovo decreto di lunedì 9 marzo, non essendo più prevista una “zona rossa”, sono previsti dei controlli ma non sono previsti posto di blocco fissi per impedire alle persone di muoversi. Spetta a polizia municipale e alle forze di polizia, nell’ambito della loro ordinaria attività di controllo del territorio, vigilare sull’osservanza delle regole.
Ed in tal senso forse qualcosa deve essere rivisto perché sicuramente i residenti del territorio piceno hanno un discreto senso civico ma, per quello che abbiamo verificato direttamente nel pomeriggio e nella giornata di martedì 10 marzo, così chiunque può venire ad Ascoli (e negli altri comuni) e, allo stesso modo, chiunque può uscire dal capoluogo piceno senza alcun problema, senza che nessuno controlli se ci sono le motivazioni valide per farlo (quelle indicate nel decreto stesso: comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità, motivi di salute o rientro presso il proprio domicilio).
Al di là di ogni altra considerazione, al di là del rispetto o meno delle varie norme, basta fare pochi metri fuori di casa per rendersi immediatamente conto dell’atmosfera pesante, del senso di apprensione e smarrimento che si respira un po’ ovunque. Il nostro giro perlustrativo, con una sensazione di angoscia che sinceramente non provavamo in questa misura dai giorni del terremoto del 2016 e, prima ancora, dalle visite a L’Aquila nel post terremoto del 2009, parte intorno alle 17:45 da Villa Pigna dove ci colpisce subito il fatto che uno dei bar della zona sta già abbassando le serrande e si prepara a chiudere.
Poco prima sui social si era diffusa la notizia di code nei supermercati della zona che, però, in realtà a quell’ora non presentano una particolare presenza di persone. Ci dirigiamo verso Castel di Lama attraverso la zona industriale dove incrociamo pochissime auto, nonostante in quell’orario solitamente il traffico sia molto più sostenuto. Giunti nel comune lamense l’atmosfera se possibile è ancora più sinistra. Bar, pizzerie e ristoranti, in perfetto orario, sono già chiusi, le persone che sono in giro si possono contare sulle dita di una mano. In via Scirola, solitamente piuttosto animata in quell’orario, ci sono solamente due persone che, per altro, salgono in macchina e se ne vanno, con la piazzetta in fondo alla via che è completamente deserta.
Così come deserta è anche via della Libertà, la zona dove sono i campi da tennis e il parco, con in lontananza che si intravede una ragazza che sta correndo. Situazione praticamente identica nel resto del paese, lungo la strada Salaria che attraversa Castel di Lama si incrociano un paio di macchine e nessun passante. Non sembra esserci un particolare affollamento neppure nei supermercati della zona, a giudicare dalla presenza di auto nei parcheggi.
Tornando verso Ascoli colpiscono le luci quasi tutte spente del centro commerciale Città delle Stelle, davanti al quale sono parcheggiate pochissime auto. Situazione praticamente simile anche ad Oasi, con pochissime auto nel piazzale e quasi nessuno dentro il centro commerciale, mentre sia il Burger King che il Mc Donald’s sono già chiusi. Da lì ci dirigiamo verso il centro della città, incontrando sulla nostra strada poche auto. Ovunque bar, ristoranti e pizzerie sono chiusi come da decreto del premier e le tante vetrine spente rendono l’atmosfera davvero cupa (considerando anche l’illuminazione che non è certo il massimo).
In particolare viale Marconi ha un aspetto veramente tetro, completamente deserto e con le luci ancora più fioche. Situazione non molto differente a piazza Immacolata, dove c’è un uomo sulla cinquantina d’anni che sta dormendo su una panchina e un gruppetto di 5-6 ragazzi che parlano, a bassa voce quasi per non disturbarlo, nella panchina di fronte. Passato il ponte di porta Maggiore, anch’esso deserto, e superato il semaforo di fronte al Campo Squarcia, colpisce subito il fatto che i parcheggi sotto i giardini pubblici sono praticamente vuoti, con solo 4 macchine in sosta.
Qualche passante in più lo incrociamo a Corso Vittorio Emanuele dove, ovviamente a parte bar e pizzerie, gli altri negozi sono ancora aperti. Ma al loro interno non c’è neppure un cliente, fatta eccezione per uno di loro (negozio che vende prodotti biologici) di fronte al quale sono in fila ad attendere di poter entrare, rigorosamente a distanza di sicurezza, tre persone. Giunti al Battistero lo scenario che si apre di fronte , quello di piazza Arringo, è sin troppo emblematico.
Con tutti i bar chiusi la piazza sembra decisamente più buia, oltre ovviamente ad essere quasi deserta. C’è un ragazzo che si diverte a girare intorno alla piazza in bicicletta, un gruppetto di 5 persone che parlano tra loro (senza rispettare la distanza di sicurezza), mentre due donne approfittano del fatto che i bar chiusi hanno lasciato fuori le seggiole per sedersi e riposarsi un po’.
Scenario identico in via Trieste e, ovviamente, anche in piazza del Popolo, dove spicca lo storico Caffè Meletti chiuso. Anche qui ci sono tre persone sedute sulle seggiole lasciate fuori dai bar e un altro paio che passeggia in fondo a piazza. Deserte le logge di San Francesco, così come il Chiostro di San Francesco. E’ bene ed è positivo che sia così, segno che almeno gli ascolani hanno compreso la gravità della situazione. Ma è difficile non farsi assalire dall’angoscia, dal desiderio di tornare a casa.
Tantissime volte, scherzando e ironizzando un po’, si è detto che Ascoli è ancora più splendida quando si può ammirare senza tante persone in giro. Forse sarà così in altre circostanze, ora sinceramente con questa atmosfera cupa diventa difficile, se non impossibile, apprezzare la sua indiscutibile bellezza, il suo straordinario fascino.
Concludiamo il nostro giro perlustrativo, con il senso di angoscia sempre più diffuso, con un ultimo passaggio a Villa Pigna. Dove piazza Bolivar, con alcune attività chiuse, è quasi nella penombra, dalla quale spuntano alcune persone pazientemente in fila di fronte al supermercato, in attesa di poter entrare. Praticamente deserta anche viale Aosta dove, solitamente, sotto le logge in questi orari ci sono sempre numerosi ragazzi. Ora, invece, ci sono le luci accese di alcuni negozi ma praticamente non gira anima viva.
E’ il momento di tornare a casa, con la parzialissima soddisfazione del comportamento tutto sommato corretto dei nostri concittadini che, però, non riesce certo a smorzare la crescente sensazione di sgomento. E’ solo il primo giorno, molti altri ne dovranno passare. Quanti (si spera in meno possibile) dipende in grandissima parte da tutti noi.