Dopo quella della lettera Unesco, del project financing per le scuole e del progetto “fantasma” per la Don Giussani, ennesima “figuraccia” per il sindaco Fioravanti. Che prima presenta poi, nel momento decisivo, ritira la candidatura di Ascoli a “Capitale della Cultura 2021”
Questa volta siamo perfettamente d’accordo con il sindaco Marco Fioravanti. Che, a nostro avviso, ha fatto benissimo a ritirare la candidatura del capoluogo piceno a “Capitale della Cultura 2021”. Magari avrebbe fatto ancora meglio a non presentarla, evitando di rimediare l’ennesima “figuraccia” di questi primi tormentati 6 mesi della sua amministrazione. Perché Ascoli al momento non è in alcun modo nelle condizioni non di essere scelta ma anche solo di essere presa in considerazione. Ed il destino del capoluogo piceno sarebbe stato inesorabilmente quello di essere scartato subito, alla prima selezione che avrebbe portato all’indicazione delle 10 candidature (su 44 presentate) tra le quali poi scegliere chi si fregerà di quel prestigioso riconoscimento. Che, al di là del grandissimo onore e dell’enorme visibilità, in termini strettamente pratici comporta anche un finanziamento di un milione di euro da investire in cultura.
E’ vero che il che il capoluogo piceno ha, per la sua incantevole bellezza e per il suo straordinario patrimonio monumentale e architettonico, tutte le potenzialità per imporsi perennemente tra le più importanti realtà culturali del nostro paese. Purtroppo, però, è altrettanto inconfutabile che chi ha amministrato e amministra la città non ha fatto nulla per sviluppare queste enormi potenzialità, non ha saputo costruire intorno ad una simile ricchezza una valida e articolata proposta culturale, non è stato in grado di realizzare un progetto di sviluppo e crescita culturale e turistica. Anzi, scelte incomprensibili e “dissennate” hanno spesso sortito l’effetto contrario, svilendo e umiliando lo straordinario patrimonio cittadino.
Guardando alle città che hanno avuto l’onore di ricevere il titolo negli ultimi anni (Mantova nel 2016, Pistoia nel 2017, Palermo nel 2018, Matera nel 2019, Parma per il 2020) è del tutto evidente che al momento Ascoli non può neanche lontanamente essere paragonata e avvicinarsi a loro. E leggendo come il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo (Mibact) presenta il nuovo bando non ci sono dubbi.
“La Capitale italiana della Cultura è stata istituita nel 2014 – si legge sul sito del Mibact – e ha tra gli obiettivi quello di sostenere, incoraggiare e valorizzare l’autonoma capacità progettuale e attuativa delle Città, affinchè venga recepito in maniera sempre più diffusa il valore della leva culturale per la coesione sociale, l’integrazione, la creatività, l’innovazione, la crescita e lo sviluppo economico”. Ancor più, basta scorrere i primi articoli del bando per comprendere come al momento il capoluogo piceno avrebbe alcuna possibilità di essere anche solamente preso in considerazione.
“Il conferimento del titolo di Capitale italiana della cultura – si legge nell’art. 3 del bando – in linea con l’Azione UE Capitali europee della cultura, si propone i seguenti obiettivi: a) il miglioramento dell’offerta culturale, la crescita dell’inclusione sociale e il superamento del cultural divide; b) il rafforzamento della coesione e dell’inclusione sociali, nonché dello sviluppo della partecipazione pubblica; c) il rafforzamento degli attrattori culturali per lo sviluppo di flussi turistici, anche in termini di destagionalizzazione delle presenze; d) l’utilizzo delle nuove tecnologie, anche al fine del maggiore coinvolgimento dei giovani e del potenziamento dell’accessibilità; e) la promozione dell’innovazione e dell’imprenditorialità nei settori culturali e creativi; f) il conseguimento di risultati sostenibili nell’ambito dell’innovazione culturale; g) il perseguimento della sostenibilità così come indicato dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU”.
E’ del tutto evidente che allo stato attuale Ascoli non è assolutamente in grado anche solo di provare a perseguire qualcuno di questi obiettivi. Serve una vera e propria svolta da parte dell’amministrazione comunale, dopo il nulla degli ultimi anni, che predisponga e costruisca un progetto che miri ad una crescita culturale e turistica, che sia in grado di valorizzare le potenzialità della nostra città. Con fatti concreti, non con slogan e proclami ad effetto ma che non sono mai seguiti da atti che vanno nella direzione auspicata.
Soprattutto decidendo una volta per tutte se davvero si ha l’intenzione di perseguire questa strada, se davvero si vuole puntare a valorizzare nel modo più opportuno il nostro straordinario patrimonio, in funzione di una crescita culturale e per lo sviluppo di un turismo ad essa collegato. In altre parole è arrivato il momento (anzi, è passato da un pezzo…) di fare una scelta precisa, chiara e coerente.
Se si vuole davvero puntare su questi aspetti bisogna smetterla di umiliare il nostro straordinario patrimonio. Di vedere la nostra splendida piazza utilizzata come un concessionario d’auto all’aperto o, peggio ancora, invasa da bancarelle e furgoncini (che oltretutto provocano non pochi danni alla pavimentazione) e utilizzata per spettacolini degni delle sagre di paese. Si tratta di fare una scelta ben precisa, se si vogliono perseguire determinati obiettivi bisogna avere la forza di comportarsi di conseguenza. Altrimenti si dica, con coraggio ed onestà, che in questa città non è possibile perseguire progetti ambiziosi, che l’interesse di pochi non permette di fare programmi ambiziosi ed adeguati alle potenzialità della nostra città.
Al di là dell’aspetto generale, certo è che da quando si è insediato il primo cittadino non perde occasione per dimostrare come la confusione regni sovrana. E se già con la vicenda della lettera Unesco si era caduti nel ridicolo, anche in questo caso di fronte al comportamento del sindaco non si può che restare senza parole.
Senza alcun tipo di programmazione e senza neppure coinvolgere le istituzioni e le commissioni preposte (“Non sapevo nulla di questa candidatura” ha affermato la presidente della commissione Cultura, la leghista Patrizia Petracci) Fioravanti il 18 novembre scorso, appena aperto il bando, ha inviato la domanda di partecipazione, salvo poi fare una repentina marcia indietro. Giustificata in maniera semplicemente ridicola, cioè con il fatto che anche Ancona e Fano avevano proposto la propria candidatura e, quindi, quella di Ascoli non avrebbe avuto il sostegno di tutte le Marche come auspicava il primo cittadino. Che quanto meno si sarebbe dovuto impegnare direttamente e seriamente per ottenere un simile sostegno, invece di pretenderlo per “grazia divina”, in nome di non si capisce bene quale diritto o di una presunta superiorità che è tutta da dimostrare.
“E’ l’ennesima dimostra di incapacità di un’amministrazione che purtroppo non è in grado di fare cartello con le altre realtà regionali e, purtroppo, l’ennesima dimostrazione di un’amministrazione buona solo per spot sui giornali” commenta amaramente il consigliere comunale Francesco Ameli. Difficile, al momento, dargli torto…