Scandalo nella pallavolo marchigiana: 18 mesi di sospensione per l’ex presidente Brasili
Sospensione di 18 mesi per gravi irregolarità nel bilancio. Insieme all’ex presidente della Fipav Marche sospesi per 16 mesi i consiglieri regionali Fipav Patrizi, Giacobbi, Barbanera e Marini. Sospensione di 2 mesi per l’altro consigliere regionale Sorcinelli
Nelle stesse ore in cui la Lube Civitanova la portava sulla vetta del mondo, la pallavolo marchigiana viveva l’ultima pagina (almeno si spera) di uno dei suoi periodi più bui. Lunedì 9 dicembre il Tribunale federale della Fipav ha sospeso per 18 mesi l’ex presidente della federazione regionale Franco Brasili (in carica fino al maggio scorso) e per 16 mesi i consiglieri regionali Flavio Patrizi, Lorenzo Giacobbi, Giorgio Barbanera e Stefania Marini (mentre l’altro consigliere regionale Gianluca Sorcinelli è stato sospeso per 2 mesi).
Un terremoto giunto, però, non certo inatteso perché già nel maggio scorso l’interminabile stagione di Brasili (da oltre 40 anni alla guida della Fipav Marche) si era chiusa nel peggiore dei modi, con il Consiglio Federale che il 28 maggio aveva dichiarato decaduto il Consiglio regionale Fipav Marche. Provvedimento che era arrivato al termine di un autentico calvario per la pallavolo marchigiana.
Infatti prima era arrivato il commissariamento ad acta, per presunte irregolarità amministrative e gestionali, per il Comitato regionale (e nei giorni seguenti un provvedimento simile di commissariamento ad acta era arrivato anche per il presidente del Comitato provinciale Ascoli-Fermo Fabio Carboni). Poi qualche settimana dopo era arrivata la squalifica di 2 mesi per Brasili, il presidente del Comitato territoriale di Ascoli e i responsabili arbitrali provinciali e regionali, Luca Monini e Andrea Rosseti, per alcune irregolarità inerenti gli arbitri. Infine, come detto, il 28 maggio il provvedimento del Consiglio federale, con la contestuale nomina del commissario straordinario nella persona del vicepresidente della Fipa, Giuseppe Manfredi.
Ora è arrivata questa durissima sentenza del Tribunale federale che condanna l’ex presidente e i consiglieri regionali per gravi irregolarità nel bilancio. Al centro del procedimento disciplinare ben tre capi di imputazione.
Il primo, come si legge nella sentenza, “per aver, in violazione dei principi informatori di lealtà e correttezza, concorso all’approvazione, in data 4 aprile 2019, del bilancio consuntivo 2018 non rispondente alla reale situazione economico finanziaria del Comitato, omettendo o alterando tanto le poste attive quanto quelle passive, evidenziandosi crediti superiori e debiti inferiori al reale, con tale pregiudizio per la Federazione che tale bilancio ha inserito nel proprio Stato Patrimoniale, risultato così falsato; nonché per aver provveduto alla predisposizione e alla discussione del bilancio consuntivo 2018 con colpevole ritardo rispetto al termine ultimo previsto per la trasmissione di detto bilancio agli organi centrali della Federazione”.
Il secondo “per aver concorso alla violazione dei diritti del dipendente del Comitato E. S. quali sanciti nel vigente CCNL di categoria, non corrispondendogli nel tempo buoni pasto per un controvalore calcolato in 20.612,50 euro, omettendo anche di iscrivere tale posta a bilancio, determinando un deficit nella contabilità del Comitato, risultata così falsata”.
Infine la terza imputazione ““per aver, in violazione dei principi informatori di lealtà e correttezza nonché in violazione degli art. 1,2,8, e 9 Reg. Gare e norme general di indizione dei campionati di categoria, concorso alla gestione diretta, anche economica, dei Campionati di Categoria U13 e U14 sottraendoli alla competenza dei Comitati Territoriali istituzionalmente all’uopo deputati, determinando una illecita sottrazione di competenze e di introiti economici in danno degli stessi Comitati”.
Contestazioni gravi e particolarmente rilevanti che secondo i tre membri del Tribunale federale sono assolutamente da ascrivere alla responsabilità dell’ex presidente e dei consiglieri regionali. Tra l’altro leggendo le motivazioni che sono alla base della condanna emerge un quadro se possibile ancora più sconcertante. Dopo aver sottolineato che l’attività amministrativa /contabile di controllo è stata svolta dal commissario nominato dal Consiglio Federale, il Tribunale sottolinea come nella relazione dello stesso “si legge di irregolarità sia per richieste di rimborsi che per pagamenti di indennità in favore di alcuni componenti del comitato e di collaboratori nonché dell’esistenza di partite di debito non iscritte”.
Il Tribunale evidenzia, poi, come ci sono molti altri appunti mossi sulla gestione amministrativa che “sicuramente denotano un’amministrazione della cosa pubblica non certo corretta e trasparente”. “Gli stessi incolpati – si legge ancora nelle motivazioni – hanno ammesso l’esistenza di una situazione debitoria non risultante in bilancio, anche se non dell’entità prospettata dal commissario. In tale sede non importa l’ammontare delle poste in bilancio ma il fatto che l’attività svolta dal comitato non sia corretta. Non di scarso rilievo è la circostanza della richiesta alla federazione per un rientro rateale di un debito esistente”.
Particolarmente significativo è quanto si legge, sempre nelle motivazioni, in merito al terzo capo di imputazione (la gestione diretta dei campionati under 13 e under 14 sottratti alla competenza dei Comitati Territoriali). “Anche in tal caso – scrivono i membri del Tribunale – l’attività svolta contrasta con quanto disposto dalle norme federali e dà prova di una gestione sui generis del comitato che agiva senza il rispetto delle norme federali e delle indicazioni degli organi preposti al corretto funzionamento dell’intera organizzazione federale”.
Una quadro per certi versi inquietante che getta delle pesanti ombre almeno sull’ultimo periodo di un regno, quello di Brasili, durato oltre 40 anni. Tanti, sicuramente troppi, a prescindere dal giudizio che ognuno può avere di questo lunghissimo periodo. Non è mai positivo che una federazione sportiva venga gestita per così tanto tempo dalla stessa persona. Perché il rischio è che poi accada quello che viene descritto in quella durissima sentenza…