I Disoccupati Piceni ricordano l’anniversario della “Marcia per il lavoro del Piceno” e sottolineano come rispetto ad allora la situazione è addirittura peggiorata. “Molti di noi nel 2009 avevano un lavoro e un buon welfare, ora la situazione economica-sociale è cambiata”
Sono passati 10 anni da quando tutto il territorio provinciale si mobilitò per l’occupazione. Era il 19 settembre quando si svolse nel Piceno la “Marcia per il lavoro del Piceno”, con due cortei che partirono rispettivamente da Ascoli e da San Benedetto per arrivare e congiungersi a Spinetoli. Una comunità intera che si mobilitava, alla manifestazione parteciparono i Comuni del territorio, la Provincia, la Regione, le associazioni di categoria, i sindacati, lavoratori e semplici cittadini.
Tutti uniti per sollecitare il governo ad intervenire di fronte alla crisi occupazionale del territorio, per chiedere risorse e un nuovo modello di sviluppo per rilanciare il territorio stesso “dal mare ai monti”. Sul palco a Spinetoli, oltre a Susanna Camusso all’epoca segretario della Cgil, intervennero diversi politici che, ovviamente, si affannarono a promettere massimo interesse. Non serve neppure ricordare come poi sono andate le cose.
In ogni caso quello sembrava il punto più basso, l’apice della crisi. Invece 10 anni dopo la situazione se possibile è addirittura peggiorata. Come sottolineano i Disoccupati Piceni che, nel ricordare quella grande manifestazione, evidenziano la cruda realtà di un territorio che sembra non riuscire più a rialzarsi.
“Parecchi di noi, oggi disoccupati, nel lontano 2009 ancora avevano un lavoro, e buon welfare. La situazione economica-sociale attuale, è totalmente cambiata, numerose grandi e micro aziende hanno chiuso” si legge nella nota dei Disoccupati Piceni. Che sgombrano il campo da un equivoco che si trascina ormai da 3 anni e che fa risalire nel terremoto del 2016 l’inizio della crisi e tornano ad evidenziare la scarsa attenzione della politica e, soprattutto, dei politici locali.
Non è certo una novità e non è la prima volta che lo fanno, più volte nei mesi scorsi avevano sottolineato il comportamento equivoco dei parlamentari locali, così presenti nel territorio e così disponibili ad ascoltare le loro richieste nel periodo della campagna elettorale ma poi improvvisamente scomparsi e quasi sempre irreperibili una volta entrati in Parlamento. Anche in questo caso, purtroppo, nulla di nuovo, un film ampiamente visto.
“Il disagio economico nel Piceno – si legge ancora nella nota – è iniziato prima ancora, del terremoto devastante del 2016. L’attenzione della politica è minima e sembra interessarsi solo ad alcune cosiddette “grandi aziende”, ma le difficoltà hanno colpito tante piccole imprese e artigiani, molti cittadini, ora senza un’occupazione, rasentano la povertà. Inizia, purtroppo a prevalere l’indifferenza e l’ipocrisia, rispetto queste importanti tematiche. Una parte della nostra comunità non averte e finge di non vedere, le difficoltà di molte famiglie. Precarietà e disoccupazione, dovrebbero essere prioritarie nelle agende dei nostri rappresentanti, nazionali e europei”.
In un quadro generale poco edificante, i Disoccupati Piceni evidenziano poi la situazione se possibile ancora più difficile degli over 50 e delle donne. “I disoccupati e i precari in speciale modo quelli che hanno più di 50 anni, “obsoleti per l’industria privata, e giovani per la pensione” sono diventati invisibili – sottolineano – Non dimentichiamo, in questo territorio, dove i servizi per la famiglia sono carenti, le donne spesso mamme devono lasciare il lavoro per dedicarsi al welfare famigliare. La situazione è dunque e sicuramente peggiore per le donne, che hanno poche possibilità di raggiungere il requisito dei 35 anni contributivi, per raggiungere la pensione con l’opzione donna”.
In conclusione arriva l’ennesimo appello ai nostri rappresentanti politici per dare il via ad un nuovo e concreto piano di sviluppo. “Queste sono le tematiche cui si devono trovare una rapida soluzione. Occorre ritrovare una nuova sinergia con i nostri rappresentanti politici locali, nazionali ed europei, almeno per cercare di attirare nuove risorse, per un forte piano di sviluppo economico-infrastrutturale, altrimenti la situazione non può che peggiorare”.
La speranza è che, come invece è accaduto per i precedenti appelli, questa volta non resti inascoltato.