“Rispondiamo con il sorriso, amando i nostri avversari” ha dichiarato Salvini in Senato. A Pontida, però, accade esattamente l’opposto, tra insulti (a Matterella e anche di stampo razziale), minacce, aggressione. Fino allo squallido show di Salvini con la bambina esibita sul palco…
A Selvaggia Lucarelli ha procurato una “pena infinita”. A tanti altri (noi compresi), invece, una sensazione di profondo disgusto e un infinito senso di schifezza. Il tradizionale raduno annuale della Lega a Pontida ci aveva già regalato momenti di profondo imbarazzo e aveva già suscitato riflessioni sul tanto decantato (da Salvini in occasione della discussione in Senato per il voto di fiducia al governo Conte) “stile” della Lega. Insulti al presidente della Repubblica (colpevole di aver seguito alla lettera la Costituzione…), insulti a sfondo razziale e minacce a giornalisti e inviati “sgraditi”, addirittura un tentativo di aggressione nei confronti di un giornalista di “Repubblica”.
Siamo, purtroppo, abituati al basso livello della politica italiana ma al raduno del Carroccio si era già toccato il fondo. Poi quell’indecente e indecoroso teatrino messo in scena da Matteo Salvini, quello che non più tardi di due mesi fa “piagnucolava” per gli articoli su suo figlio e gridava con forza che “i bambini vanno lasciati fuori dalla politica”. Che fosse un’ipocrita era ampiamente noto, già all’epoca di quell’appello l’allora ministro e i suoi fidi scudieri cavalcano ignobilmente da giorni la drammatica vicenda di Bibbiano, quindi usavano impunemente (e per altro senza alcun reale fondamento) i bambini per gettare fango sul principale rivale politico. Domenica a Pontida ha dimostrato (o forse sarebbe il caso di dire ha confermato) che è uno sciacallo e della peggior specie.
Quella bambina esibita sul palco (come ha scritto Selvaggia Lucarelli “complimenti pure ai genitori che gliel’hanno consentito”) è stato uno spettacolo raccapricciante, di uno squallore unico. Ma è anche la conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, che a Salvini e agli esponenti leghisti (ma anche a tutto il popolo di Pontida che non ha protestato di fronte a quell’ignobile teatrino) dei bambini, dei loro diritti, dei loro drammi, non interessa nulla, se non in chiave propagandistica.
Perché in caso contrario qualcuno dei presenti sul palco a Pontida si sarebbe quanto meno chiesto se fosse il caso di far salire quella povera creatura sul palco, di esporla di fronte a quella folla inferocita, di darla in pasto a fotografi e telecamere. Nessuno (purtroppo neppure i genitori) si è preoccupato di proteggerla, dopo il crocifisso e il rosario, a Salvini serviva un altro gadget da esibire davanti alla folla, ben consapevole che nella derelitta Italia di oggi questo squallore, questo raccapricciante spettacolo aiuta a prendere voti in più.
Ma che a Salvini e alla Lega la drammatica vicenda di Bibbiano interessi solo per mera propaganda, e non certo per motivi più nobili, lo si era visto proprio nei giorni della votazione in Senato della fiducia al governo Conte. Quando la senatrice leghista (candidata alla presidenza della Regione Emilia Romagna) Borgonzoni, dopo il suo indecoroso show tra i banchi di palazzo Madama, aveva postato un selfie con addosso ancora la maglietta “Parliamo di Bibbiano” (con la P e d in rosso per rendere chiaro il riferimento al Pd), a fianco ad un sorridente Pillon. Che, per chi l’avesse dimenticato, è il senatore leghista che ha predisposto e presentato il decreto che prende il suo nome nel quale sono previsti provvedimenti che non solo rischierebbero di moltiplicare i casi come quelli di Bibbiano, ma addirittura rischierebbero di esporre i minori al rischio di ulteriori situazioni di abuso (basterebbe pensare al concetto di alienazione parentale).
Come al solito nelle ore successive a quello squallido spettacolo, i social si sono scatenati. In particolare in tanti hanno evidenziato come la storia politica dell’ultimo secolo è piena di esempi simili. E’ costume e tradizione costante di tutti i dittatori farsi immortalare con bambini in braccio e in eventi pubblici: da Hitler a Mussolini, da Stalin a Saddam Hussein. Ma questa volta il paragone è del tutto fuori luogo perché quelli sono stati grandi personaggi storici, sia pure ricordati come sanguinari tiranni, mentre Matteo Salvini resta uno squallido “politinculo”, uno “sciacallo” disposto a qualsiasi cosa, anche la più indecorosa, per un po’ di voti in più.
Piuttosto è triste che in un paese civile, di fronte ad un simile vergognoso spettacolo, l’Autorità garante per i minori non si sia sentita in dovere di intervenire, così come stupisce che i tanti esponenti politici “per bene” della Lega (come in tutti i partiti, ce ne sono numerosi anche nel Carroccio) neppure in questa occasione abbiano trovato il coraggio di intervenire e chiedere un passo indietro al proprio segretario. Come detto, però, la becera e vergognosa esposizione sul palco di quella povera bimba è stata la degna (o forse sarebbe meglio dire indegna) conclusione di una giornata semplicemente imbarazzante.
“A chi ci insulta noi rispondiamo con il sorriso, amando i nostri avversari” aveva affermato nel suo intervento al Senato Salvini, rivendicando lo stile differente della Lega pur nel portare avanti con determinazione le proprie battaglie. E quel rispondere con il sorriso, “amando i nostri avversari”, il leader del Carroccio l’ha ripetuto e riproposto anche a Pontida. Dove, però, di gesti “amorevoli” nei confronti dei presunti avversari leghisti non se ne sono visti. Anzi, invece dei “sorrisi” è andato in scena il solito, inverecondo, campionario fatto di insulti diffusi, anche di stampo razzista, minacce e addirittura tentativi di aggressione.
A farne le spese persino il presidente della Repubblica Mattarella, colpevole di aver rispettato la Costituzione invece di assecondare il capriccio di Salvini, prima insultato dal deputato Comencini (“Mattarella mi fa schifo”), poi preso di mira anche da un nutrito gruppo di “gentiluomini” del Carroccio, con il coro “Mattarella mafioso” che avrebbe meritato ben altro tipo di indignazione da parte dei vertici della Lega (probabilmente non servirà a nulla, ma è giusto ricordare a quei galantuomini che il fratello del presidente della Repubblica, Piersanti Mattarella, fu ucciso proprio dalla mafia).
Niente “sorrisi” e “amore” neppure nei confronti di Gad Lerner, accolto al grido di “Buffone, pezzo di m…” e, infine, vittima anche di insulti di stampo razziale (“Non sei italiano, sei un ebreo di m…”). Problemi anche per il conduttore di “Propaganda Live”, Diego Bianchi, spintonato e minacciato al suo arrivo a Pontida, mentre decisamente peggio è andata ad un giornalista di “Repubblica”, aggredito con un violento pugno sulla telecamera.
“Quando mi insultavano, Bossi era sempre il primo a scusarsi. Ora invece Salvini gongola” ha commentato Gad Lerner. In altre parole, siamo addirittura al punto che, a confronto con quella attuale, c’è da rimpiangere lo stile della prima Lega, quella di Bossi. Superfluo aggiungere altro…