Oltre 200 persone in strada, sit in di protesta e barricate per bloccare l’arrivo di 20 rifugiati, 12 donne e 8 bambini, in quella che la diocesi di Ferrara ha definito “una notte ripugnante”. Tutt’altro clima a Napoli dove i 465 rifugiati vengono accolti con striscioni di benvenuto in strada
Per fortuna che esiste Napoli ed esistono i napoletani. Questa è la prima riflessione che sorge spontanea dopo che nel Ferrarese, a Gorino, l’altra notte è andata in scena una delle pagine più vergognose vissute negli ultimi anni nel nostro paese. Ad essere sinceri bisognerebbe dire che quella su Napoli e i napoletani (che, a differenza degli abitanti di quel posto in provincia di Ferrara, hanno accolto in maniera fantastica i 465 rifugiati giunti domenica scorsa a bordo della moto vedetta Gregoretti) è la prima riflessione che si può riportare perché molte altre, tutte assolutamente irripetibili, sono scaturite da questa ignobile storia.
Quasi trecento persone, in un paese che arriva a mala pena a 600 abitanti, sono scese in piazza e hanno innalzato le barricate contro l’arrivo di 20 “pericolosissimi” rifugiati, 12 donne e 8 bambini. Bancali in mezzo alla strada, barricate, sit in di protesta, tutto per non fare arrivare a destinazione l’autobus diretto all’ostello Bar Amore-Natura. Una protesta clamorosa ma non sorprendente, già a fine agosto la Lega Nord aveva annunciato che avrebbe alzato le barricate contro i profughi. Ovviamente in testa a quel corteo di “brave persone”, comprese tante “amorevoli” mamme, ci sono le bandiere della Lega ma anche quelle di Fratelli d’Italia.
Partecipa anche il sindaco del Pd, tutti insieme appassionatamente per difendere il paese dall’invasione dei rifugiati. Con stile ed educazione di fronte a taccuini e telecamere fanno sapere che a loro “non frega un cazzo” se quelle persone fuggono dalla guerra, se le loro sono storie dolorose, se tra loro c’è qualche donna incinta. Come Joy, 20 anni incinta all’ottavo mese. E’ scappata dalla Nigeria per motivi religiosi, lei cristiana si è rifiutata di seguire la religione animista di suo padre. Durante la deviazione forzata verso Ferrara ha accusato dei dolori alla pancia ed è dovuta ricorrere al ricovero in ospedale.
Al momento dalla partenza dalla Libia ha perso di vista suo marito e ora non sa più niente di lui. Quando ha visto quei blocchi, quelle barricate non voleva credere che fossero contro di loro. Vent’anni ha anche Faith, è scampata miracolosamente da un’incursione di Boko Haram nel suo villaggio in Nigeria ma teme che il resto della sua famiglia non abbia avuto scampo. “Quando abbiamo visto quelle persone in strada non capivamo cosa stesse accadendo, non credevamo che era contro di noi, che non ci volessero”.
E invece era proprio così, una decisa manifestazione di protesta che alla fine ha centrato l’obiettivo, quelle pericolosissime donne e i loro ancora più pericolosi figli sono stati mandati altrove. Però, per carità, non dovete neppure per un attimo pensare che c’entri il razzismo, semplicemente sono stufi di tutta questa immigrazione incontrollata. “Non ce l’abbiamo con loro – dice una ragazza – ma con il governo. E poi basta farli venire qui, aiutiamoli a casa loro”.
Che so, magari si potrebbe dichiarare guerra a Boko Haram o pensare ad una guerra di religione contro gli animisti, altrimenti mi sembra difficile trovare una soluzione alternativa per “aiutarli a casa loro”. Assolutamente superfluo, poi, perdere tempo in certi sofismi, cosa conta che quelli sono rifugiati e non immigrati clandestini, cosa conta che tra quelle 600 anime di Gorino non ci sia neppure un extracomunitario. Tra l’altro, come sottolinea con decisione un uomo del posto di fronte alle telecamere, “non vorremmo che quei negri lì scoraggino il turismo”. D’altra parte è cosa ampiamente risaputa che Gorino, nota per la pesca alla vongola, d’estate solitamente è invasa da decine di migliaia di appassionati del genere, che folle record ogni anno gremiscono la famosissima sagra della vongola, uno degli appuntamenti più attesi dell’estate emiliana.
Poi, quando senti parlare una giovane donna che lavora come cameriera, qualsiasi dubbio residuo viene inevitabilmente spazzato via. “Come faccio io ad andare là alle 6 di mattina, con il buio, da sola? E se mi fanno qualcosa? Noi non siamo mai stati razzisti, lo stiamo diventando grazie a loro”. Il solito vecchio ritornello, “non siamo noi che siamo razzisti, sono loro che sono extracomunitari!”, che, se non fossimo di fronte a quella che giustamente la diocesi di Ferrara definisce “una notte ripugnante”, farebbe anche sorridere.
E invece c’è poco da ridere, c’è da vergognarsi per aver toccato il fondo, ancora di più per i soliti commenti idioti e assolutamente fuori luogo letti sui social. Con le idiozie di chi ripete come un’automa la solita litania, ricordando che gli extracomunitari portano la delinquenza (certo in questo caso parliamo di donne e bambini ma, quando cresceranno, cos’altro diventeranno se non delinquenti?), per non parlare poi di quei rom che chiedono l’elemosina e poi vanno in giro in mercedes e vengono in casa a rubare. E cosa c’entrano i rom, vi starete chiedendo. Nulla ma in queste situazioni “tutto fa brodo”.
Se possibile ancora più ignobili e sconcertanti sono, poi, i commenti di questo o quel politico che ripetono la storiella del “prima gli italiani” e, poi, sfruttano l’occasione per chiedere le dimissioni del ministro Alfano (che avrebbe duecento buoni motivi per rassegnare le dimissioni ma non certo questo) e del presidente del Consiglio Renzi. Purtroppo non mancano commenti simili di politici locali che si ergono a difensori dei diritti degli italiani, chissà in che modo messi a repentaglio da quelle 12 donne e quegli 8 bambini. E quello che fa più indignare è che, poi, queste stesse persone, quegli stessi politici si ergono a difensori dei principi cristiani, portano avanti (soprattutto sui social) battaglie in difesa del crocifisso, dell’identità cristiana del nostro paese, dell’Europa.
Ipocrisia bella e buona, le barricate dovrebbero farle le associazioni religiose e tutta la comunità cattolica per impedire a questi soggetti, che impunemente calpestano i più profondi principi della religione cattolica, di entrare in chiesa, di fingersi dei buoni cristiani. In un quadro già cosi desolatamente squallido, non poteva mancare anche il contributo a peggiorare la situazione da parte del presidente del Consiglio Renzi. Che, invece di stigmatizzare con decisione la vergognosa nottata di Gorino, ha comunque provato a trovare delle giustificazioni.
“Goro e Gorino – ha dichiarato intervenendo a “Porta a Porta” – è una vicenda difficile da giudicare, da una parte c’è parte della popolazione molto stanca e preoccupata, ma dall’altro stiamo parlando di 12 donne e 8 bambini, probabilmente da parte dello Stato andava gestita meglio ma anche dal punto di vista del dialogo”. Poche storie, basta ipocrisie e improbabili appigli, quella di Gorino è una macchia indelebile, una pagina vergognosa per il nostro paese. Non ci sono scuse, ridicolo tirare fuori discorsi sull’immigrazione clandestina che nulla hanno a che vedere con questa storia.
In altre sedi, in altre situazioni si può anche discutere sulla politica di accoglienza, su eventuali limiti che bisognerebbe adottare, sul ruolo e sulle responsabilità che dovrebbe assumersi anche l’Europa. Su questo è giusto confrontarsi e discutere, ma qui stiamo parlando di 12 donne e 8 bambini, in fuga da guerra e carestia (e quindi non immigrati clandestini), che andavano accolti e sistemati per una soluzione comunque temporanea.
Invece si è scatenata una “gazzarra”, figlia dell’ignoranza e del clima sempre più irrespirabile del nostro paese, alimentato ad arte da chi soffia sul fuoco per conquistare un pugno di voti in più, un po’ di visibilità che altrimenti non riuscirebbe ad avere.
Per fortuna che, pochi giorni prima, da Napoli ci erano arrivati gli echi di una storia completamente opposta, con striscioni bianchi lungo le strade, scritti in inglese (“Welcome refugees, Napoli is your home” “Benvenuti rifugiati, Napoli e la vostra casa”), per accogliere i 465 rifugiati giunti domenica mattina a bordo della moto vedetta “Gregoretti”. Anche in questo caso si tratta essenzialmente di ragazzi e ragazze tra i 15 e i 17 anni, con un centinaio di minori non accompagnati. Una bella storia per ricordarci che, fortunatamente, l’Italia non è solamente Gorino…