Nel rendiconto di fine mandato il sindaco Castelli rivendicava i successi ottenuti nel campo del recupero dell’evasione. Ma dal consuntivo 2018 approvato nei giorni scorsi dall’amministrazione Fioravanti emerge che ci sono 12,5 milioni di euro di evasione non recuperata
Dopo le scuole, la curva sud, lo Squarcia, la Luciani, il sindaco Fioravanti e la nuova giunta comunale scoprono l’ennesima (ma non certo l’ultima…) pesante eredità lasciata dall’amministrazione Castelli: la maxi evasione fiscale locale e l’incapacità del Comune di recuperarle le tasse non versate. Non è certo una novità che il capoluogo piceno sia una sorta di “paradiso” degli evasori. Di fatto, al netto dei soliti proclami e delle solite affermazioni trionfalistiche, l’aveva chiaramente ammesso anche la stessa amministrazione comunale passata nella nota integrativa al bilancio di previsione 2017. Nella quale veniva riportato, dati alla mano, che il Comune era riuscito a recuperare poco più del 20% dell’evasione accertata, poco meno di 3,5 dei 16 milioni di euro accertati (21,8% per l’esattezza).
Rispetto ad allora la situazione non è per nulla migliorata, almeno a giudicare dal consuntivo 2018 (approvato il 5 luglio scorso con delibera di giunta comunale n. 145), Secondo il quale ci sono circa 12,5 milioni di euro di evasione non recuperata (al 31/12/2017) e che ormai è quasi scontato che non verranno mai recuperati, tanto da essere inseriti tra i crediti di dubbia esigibilità.
Un’enormità, una somma consistente che servirebbe come l’ossigeno alle asfittiche casse comunali. Come sottolineato chi ha anche solo visionato rapidamente i bilanci degli ultimi dell’amministrazione comunale non può certo essere sorpreso da questo dato così imbarazzante e così penalizzante per il capoluogo piceno. Eppure il sindaco passato Castelli nelle sedi istituzionali e negli atti ufficiali ha sempre sostenuto l’esatto contrario.
Nel Consiglio comunale del luglio 2017, alla presentazione della delibera con la quale veniva affidato il servizio di riscossione coattiva delle entrate comunale alla “nuova” Equitalia (l’Agenzia delle Entrate Riscossioni), Castelli aveva testualmente dichiarato: “l’evasione nella nostra città è modesta nei quantitativi e può essere governata in maniera dissuasiva, senza ricorrere ad interventi coercitivi”. Qualche mese dopo, nella citata nota integrativa al bilancio di previsione 2017, i dati dimostrarono esattamente il contrario (a meno che per l’allora primo cittadino 16 milioni di euro sono una “modesta quantità”…).
Ancora, in “Tutto quello che conta” (il costosissimo rendiconto di fine mandato), il sindaco Castelli rivendicava i successi ottenuti nel campo della lotta e del recupero all’evasione. “Si è dato forte impulso all’attività di controllo sia dei tributi comunali che erariali, favorendo la conseguente attività di liquidazione e di accertamento senza oneri gravanti sul bilancio comunale, un’occasione per il recupero di nuove tasse” scriveva il primo cittadino nel capitolo dedicato alle imposte comunali.
Il rendiconto di bilancio 2018, approvato dalla nuova giunta comunale nei giorni scorsi, è invece l’emblematica dimostrazione che, almeno in questo settore, la precedente amministrazione comunale ha completamente fallito. E che il capoluogo piceno continua ad essere un vero e proprio paradiso per gli evasori, almeno per quanto riguarda tasse e imposte comunali. In realtà è giusto ricordare che in un’occasione Castelli la verità sul problema del recupero dell’evasione l’aveva detto. Guarda il caso davanti alle telecamere della tv, intervenendo al programma di Rai 3 “Agorà” martedì 16 gennaio 2018.
“Quello dell’evasione delle tasse comunali ad Ascoli è un problema serio – aveva dichiarato in quell’occasione – che priva il nostro Comune di importanti risorse per i servizi. Non funziona neppure la riscossione coattiva”. Ci sarebbe da discutere a lungo del senso delle istituzioni dimostrato da chi afferma una cosa (la verità) davanti alle telecamere e il suo opposto nelle sedi istituzionali (e negli atti ufficiali). Ma in questo contesto ci preme semplicemente sottolineare che quelle affermazioni fatti a Rai 3 dimostrano inequivocabilmente (e d’altra parte non poteva essere diversamente) come l’ex sindaco Castelli sapesse bene quale fosse la situazione. Che ora è fotografa in maniera così eloquente e imbarazzante dalla delibera n. 145 del 5 luglio scorso.
Va, per altro, sottolineato come in realtà quella delibera così importante inspiegabilmente non sia ancora stata pubblicato sull’albo pretorio on line del Comune. Ci sono le delibere approvato 15 giorni dopo, ma non quella sul rendiconto di bilancio. Alla faccia di quella trasparenza amministrativa a cui il sindaco Fioravanti aveva dichiarato (ovviamente in campagna elettorale) di volersi ispirare. Parte di quanto è riportato in quella delibera lo svela un altro atto comunale, la delibera n. 154 del 24 luglio relativa alla salvaguardia degli equilibri di bilancio.
“Il rendiconto dell’esercizio finanziario 2018 – si legge – si è chiuso con un avanzo d’amministrazione di 30.145.412, 81 euro”. Di quel corposo avanzo, però, appena 879 mila euro sono in concreto utilizzabili perché 7,8 milioni di euro sono vincolati mentre ben 21,5 milioni di euro sono stati accantonati per coprire mancati introiti o perdite. In particolare, 600 mila euro servono per far fronte alle perdite delle società partecipate comunali, poco meno di 3 milioni di euro per il fondo contenzioso e poco meno di 18 milioni di euro (17,8 per l’esattezza) per coprire i mancati introiti derivanti da quelli che vengono definiti “crediti di dubbia esigibilità”.
Si tratta, in particolare, di tutta una serie di crediti che è più che probabile che il Comune non riuscirà a riscuotere. Sono fitti non pagati (900 mila dello stadio Del Duca delle vecchia Ascoli calcio fallita), canoni di affitto, ruoli esattoriali, rette di asili nido, spese condominiali. La parte maggiore di quei crediti, però, è composta dal mancato recupero dell’evasione fiscale comunale.
Nel complesso sono quasi 12,5 milioni di euro (praticamente la stessa cifra che emerge dalla nota integrativa al bilancio di previsione 2017) tra imi degli anni precedenti (3,6 milioni di euro), tarsu e tari degli anni passati (3,6 milioni di euro), tari (2,5 milioni di euro), ici (1,7 milioni di euro), tares (500 mila euro), tasi (210 mila euro) e addizionali erariali (poco meno di 100 mila euro).
E per fortuna che qualcuno considera “modesta nei quantitativi” l’evasione nel capoluogo piceno…