Dopo l’incontro con il premier , il sindaco Fioravanti parla di un investimento di 50 milioni di euro e di una durata di almeno 5 anni per la realizzazione di 15 nuove scuole. Nell’attesa, però, come promesso in campagna elettorale deve trovare “sedi pubbliche e temporanee” sicure
Sono bastati pochi giorni da sindaco e, d’incanto, i fondi necessari per la sicurezza delle scuole si sono passati da 30 a 50 milioni, mentre i tempi per la portare a termine tutto il progetto sono passati da 3 a 5 anni (ben che vada). Ironicamente, nella rubrica domenicale “La domenica del villaggio”, l’abbiamo definito il primo miracolo del sindaco Fioravanti (una sorta di moltiplicazione dei fondi e degli anni di attesa). Molto più semplicemente, passata la “sbornia” da proclami e promesse mirabolanti pre elettorali, si torna alla cruda realtà e pian piano tutti i nodi iniziano a venire al pettine.
E, di conseguenza, si scoprono tutti i “bluff” della fine del mandato della precedente giunta e della campagna elettorale. Nulla di strano e di particolarmente sorprendente, al netto del martellamento della campagna elettorale era comunque abbastanza chiara quale fosse la situazione. E, come previsto, la nuova amministrazione comunale si trova ora a dover affrontare e cercare di risolvere delle vicende complicate e complesse, divenuti tali anche e soprattutto per l’inefficienza e l’incapacità di chi l’ha preceduta (che, poi, in parte sono la stessa cosa). Il primo “bluff” ad essere svelato è stato quello relativo alla curva sud, la cui demolizione e la conseguente ricostruzione nel racconto immaginario del sindaco uscente Castelli dovevano avvenire in pochissimo tempo.
Come ampiamente noto, invece, la situazione è molto più complessa, sono tanti i nodi da sciogliere e tutto lascia pensare che bisognerà attendere a lungo prima di vedere completata la nuova curva sud (sperando che non si ripeta l’ignobile telenovela della tribuna est). Poco male, però, per quanto il calcio e l’Ascoli sembrino essere così importanti per questa città, si può vivere serenamente anche senza e in attesa della nuova curva sud.
Discorso completamente differente per quanto riguarda l’altro bluff che è stato smascherato, quelle che riguarda le scuole. Dopo aver colpevolmente ignorato prima e sottovalutato poi il problema della sicurezza degli istituti cittadini (nonostante il terremoto 2016 avesse inequivocabilmente messo a nudo la loro fragilità), proprio a fine mandato il sindaco Castelli, folgorato sulla via di Damasco, aveva capito che le nostre scuole non sono sicure e in un attimo aveva trovato la soluzione: ci sono a disposizione 30 milioni di euro per l’edilizia scolastica (per il post sisma), si possono realizzare 15 nuove scuole che, con una serie di accorpamenti, di fatto coprirebbero il fabbisogno della città.
Ovviamente nel racconto “incantato” fatto dal sindaco uscente Castelli, tutto sarebbe avvenuto abbastanza rapidamente, senza ostacoli e problemi. La realtà, come è al solito, è completamente differente e il sindaco Fioravanti lo ha ben presto compreso, almeno a giudicare dalle sue dichiarazioni dopo l’incontro con il premier Conte e con i parlamentari ascolani che si è svolto nei giorni scorsi. Che hanno sottolineato le difficoltà di risolvere alcuni intoppi burocratici che frenano e rischiano di ritardare pesantemente tutto l’iter, hanno ritoccato al rialzo l’impegno finanziario e, soprattutto, hanno notevolmente allungato i tempi necessari per portare a termine tutto il progetto.
Il problema è che il sindaco non ha fatto parola su quella che è la vera emergenza e il più grande nodo che c’è ora da affrontare, subito senza ulteriori rinvii: dove andranno a scuola i ragazzi ascolani (elementari e superiori) in attesa della realizzazione delle nuove strutture? Perché è chiaro ed evidente che non si può continuare a far finta di nulla, ora anche l’amministrazione comunale ammette che la maggior parte degli istituti scolastici cittadini non sono sicuri (d’altra parte se le nostre scuole fossero sicure sarebbe folle e incomprensibile spendere 30 o 50 milioni che siano per costruirne delle nuove, non ce ne sarebbe la necessità…).
Quindi sarebbe un’inaccettabile follia far finta di nulla e, a settembre 2019, far tornare i ragazzi in quelle strutture che oggi sappiamo essere quasi tutte a rischio. D’altra parte lo stesso Fioravanti in campagna elettorale aveva dimostrato di avere bene a mente quale fosse la situazione, tanto che nel suo programma elettorale aveva espressamente parlato di soluzioni temporanee alternative in attesa della realizzazione delle nuove scuole.
“Il tema della sicurezza delle scuole cittadine – si legge nel programma elettorale di Marco Fioravanti sindaco – rappresenta una priorità assoluta: mi impegno ad utilizzare gli oltre 30 milioni per l’edilizia scolastica post sisma per mettere subito al sicuro, con il coinvolgimento di professionisti ed imprese, i bambini e la loro crescita sicura attraverso sedi pubbliche temporanee e protette. In 3 anni l’obiettivo sarà quello di buttare giù tutte le scuole che sono danneggiate e ristrutturare quelle con danni lievi, per poter far tornare gli studenti nel loro habitat e trasformare le nostre scuole in centri di esplosioni e del bello, dello studio, della cultura, del bel vivere, dello sport ed integrazione”.
Dopo l’incontro con il premier Conte, Fioravanti parlando con un quotidiano locale ha spiegato che “stiamo portando avanti l’idea di un partenariato pubblico-privato per la ricostruzione delle scuole che è uno dei temi in cima alla nostra agenda di governo. Con le procedure ordinarie sarebbero necessari dai 15 ai 20 anni per portare a termine il progetto, per questo abbiamo pensato al partenariato”.
Il problema, secondo quanto riferito dal sindaco, è che, sulla fattibilità di un simile partenariato con l’utilizzo di fondi comunitari (come quelli che sono a disposizione per le scuole cittadine), come accade spesso nel nostro sgangherato paese ci sono due pareri esattamente opposti e contrari (secondo la presidenza del Consiglio è fattibile, secondo l’ufficio commissariale invece no).
Un’incertezza che ovviamente rischia di far perdere molto tempo per un progetto che, come ha spiegato il sindaco, prevede il rifacimento di 15 scuole su 18 (con accorpamenti), con un investimento di circa 50 milioni di euro (non più i 30 citati nel programma elettorale) ed un periodo di realizzazione decisamente più contenuto rispetto ai 15-20 anni delle procedure ordinarie ma sicuramente maggiore dei 3 anni citati nel programma elettorale. “La durata del mandato” ha sottolineato il sindaco. Che però non ha speso una parola per spiegare come intanto, in questi 5 anni di attesa, si farà fronte all’emergenza.
Il tempo stringe, tra meno di 2 mesi si torna a scuola e, ora che il quadro è così delineato (nel senso che c’è la consapevolezza della scarsa sicurezza della maggior parte delle scuole cittadine), sarebbe inaccettabile fare finta di nulla e far tornare in quegli edifici gli studenti. Però, al tempo stesso, non è facile in così poco tempo trovare le sedi opportune provvisorie (in tal senso qualcosa potrebbe insegnare l’esperienza di Folignano che, però, non ha perso tempo in chiacchiere e propaganda come invece ha fatto la precedente amministrazione ascolana) che possano sostituire (e non per qualche mese, almeno per 5 anni) le scuole cittadine.
Un problema complesso, una “brutta gatta da pelare” per il sindaco che, oltretutto, deve fare in fretta se vuole farsi trovare pronto all’appuntamento con l’inizio del nuovo anno scolastico. D’altra parte lui stesso ha promesso di farlo perché “mettere subito al sicuro i bambini e la loro crescita sicura attraverso sedi pubbliche temporanee e protette” (come è scritto nel suo programma elettorale) vuole dire esattamente questo.
Non sarà facile ma, al tempo stesso, è un’importante occasione per il nuovo primo cittadino per marcare una netta differenza con in passato e dimostrare concretamente che i cittadini ascolani possono realmente fidarsi di lui. E che quelle fatte in campagna elettorale non sono, come purtroppo avviene sempre, le solite “promesse da marinai”