Credito d’imposta fermo al palo, oltre il danno la beffa per le imprese del cratere
Introdotto grazie all’approvazione di alcuni emendamenti durante la conversione del decreto legge 8/2017 (il terzo decreto terremoto), ad aprile 2018 ha ottenuto il via libera della UE. Ma da allora si è in attesa che l’Agenzia delle Entrate attivi il portale di riferimento
Che fine ha fatto il credito d’imposta per le imprese delle aree del cratere sismico? Nel disastro e nel festival dell’incompetenza del post terremoto, tra le tante vicende di ordinaria inefficienza quella relativa alla misura del credito d’imposta per l’acquisto di nuovi beni strumentali nell’area del cratere del terremoto è sicuramente una delle più sconcertanti e incomprensibili.
Stiamo parlando di una misura a sostegno delle imprese ubicate nei 140 comuni di Marche, Abruzzo, Lazio e Umbria colpiti dal terremoto, in pratica disposta nei giorni immediatamente successivi al terremoto, inserita in uno dei decreti terremoto (per l’esattezza il terzo) ad inizio 2017 e che, incredibilmente, non è mai concretamente partita. Certo, prima bisognava attendere il via libera della commissione europea che, con estremo e inaccettabile ritardo, è arrivato solamente il 6 aprile 2018.
Ma dal placet europeo è trascorso più di un anno (14 mesi per l’esattezza) e ad oggi la misura, così attesa e così importante soprattutto per le piccole e le medie imprese del cratere, non è mai partita. Ed inevitabilmente è forte il dubbio che alla fine in concreto non partirà mai. Ironia della sorte, quell’agevolazione in teoria doveva essere valida e applicabile per il 2018 e il 2019, con eventualmente la possibilità di estenderla anche al 2020. Come detto quella del credito d’imposta era una delle misure chieste al governo sin dall’inizio dalle associazioni di categoria (Confindustra, Confartigianato, Cna, ecc.).
Per giunta di facile e rapida predisposizione perché sarebbe stato sufficiente riprendere ed estendere alle zone del cratere la misura del credito d’imposta già prevista per le regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilica, Calabria, Sicilia e Sardegna). E così in effetti è accaduto, questa importante agevolazione è stata introdotta grazie agli emendamenti approvati durante la conversione in legge del decreto legge 8/2017 (il terzo decreto terremoto) che ha integrato il testo con l’articolo 18-quater dal titolo “Credito d’imposta per investimenti”.
In pratica quell’articolo estendeva agli investimenti effettuati dalle imprese dell’area del cratere il credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali nuovi nel Mezzogiorno, disciplinato dalla legge di stabilità 2016.
L’agevolazione, rivolta alle società e agli enti titolari di reddito di impresa ubicate nei comuni di Marche, Abruzzo, Lazio e Umbria colpiti dal sisma di agosto ed ottobre 2016 , riguardava “gli investimenti effettuati in macchinari, impianti e attrezzature varie, nuovi di fabbrica, relativi alla creazione di un nuovo stabilimento, all’ampliamento della capacità di uno stabilimento esistente, alla diversificazione della produzione di uno stabilimento per ottenere prodotti mai fabbricati precedentemente e a un cambiamento fondamentale del processo produttivo complessivo di uno stabilimento esistente”.
In concreto il beneficio consisteva nel riconoscimento di un credito d’imposta, “da utilizzare in compensazione in dichiarazione dei redditi” la cui misura è stata differenziata in relazione alle dimensioni aziendali: 45% per le piccole imprese, 35% per le medie imprese e 25% per le grandi impresi, con tetto massimo per ciascun progetto d’investimento rispettivamente di 3, 10 e 15 milioni di euro. Inizialmente erano stati stanziati 44 milioni di euro (43,9 per la precisione), di cui 20 per il 2017 e 23,9 per il 2018 (coperti mediante riduzione del Fondo per interventi strutturali di politica economica Fispe).
Prima di diventare effettiva, però, la misura doveva passare al preventivo vaglio e alla conseguente approvazione della Commessione UE, ai sensi della disciplina sugli aiuti di Stato. Approvazione che è arrivata, dopo una lunga attesa, solamente il 6 aprile 2018. A quel punto, finalmente, in teoria si sarebbe potuti partire. In un paese civile, nel quale davvero ci si muove non per semplice ritorno elettorale ma concretamente per il bene dei suoi cittadini, il via libera della UE avrebbe dovuto trovare le istituzioni pronte ad attivare immediatamente, senza ulteriori ritardi, e rendere concreta quella misura.
Nella nostra derelitta Italia, dove anche la cosa più semplice ed elementare diventa irrimediabilmente complicata, capita invece esattamente il contrario. Il Mise (ministero dello sviluppo economico), dopo il via libera della UE, attiva l’Agenzia delle Entrate che deve aprire il portale ed istruire la pratica, come per la misura già prevista per il Mezzogiorno. Dovrebbe essere questione di giorni, invece passa settimana e dopo settimana e del portale per il credito d’imposta per le aziende del cratere non c’è traccia. Di fronte alla preoccupazione crescente dei diretti interessati e delle associazioni di categoria, dal ministero e dall’Agenzia delle Entrate arrivano rassicurazioni, entro agosto il portale è pronto e a disposizione delle aziende.
Quasi superfluo sottolineare che in realtà non sarà così. Passa, l’estate, arriva l’anno nuovo, si appresta ad entrare una nuova estate e il credito d’imposta per le imprese del cratere resta un miraggio. Una vergogna, che non ha giustificazioni. Così come non è giustificabile il non meno vergognoso silenzio dei politici del territorio. Partendo ovviamente dai parlamentari marchigiani che fino a marzo 2018 erano costantemente presenti nelle zone del cratere per promettere massimo interesse, ogni genere di supporto e che, guarda il caso, da quando poi sono entrati in Parlamento d’incanto sono scomparsi e hanno preso a parlare quello strano linguaggio, meglio conosciuto come il “politichese”, che fino a qualche tempo fa tanto disprezzavano.
Più volte sono stati sollecitati, più volte hanno promesso di farlo e di preoccuparsi di risolvere la questione, come al solito, però, in concreto non hanno fatto nulla. Non servirebbe neppure sottolinearlo, stessa imbarazzante musica dal sottosegretario Crimi e dal commissario straordinario (ma siamo sicuri che ancora c’è?) Farabollini. E se il secondo è sempre più un commissario virtuale, un caso quasi da “Chi l’ha visto”, Crimi è ai limiti dell’irritante.
Dispensa rassicurazioni a piene mani per ogni vicenda, dalla busta paga pesante al credito d’imposta, assicura interventi risolutori per ogni cosa ma poi alla fine non fa mai nulla in concreto. In realtà in situazioni come queste ci sarebbe almeno bisogno di un’opposizione tenace e presente, capace di incalzare e denunciare le gravi mancanze del governo. Già, servirebbe ma al momento dell’opposizione non si hanno notizie, quasi come del commissario straordinario.
A completare il quadro, davvero desolante l’imbarazzante silenzio su questa vergognosa vicenda delle associazioni di categoria. Che avrebbero il sacrosanto dovere di protestare e reclamare quotidianamente l’avvio di quella misura, se davvero voglio svolgere seriamente il proprio compito, che è quello di tutelare i propri associati. Già, ma in realtà, soprattutto ai vertici (nazionali e locali) di queste associazioni sembrano prevalere i soliti giochi e i soliti interessi politici, la volontà di non inasprire i rapporti con i nuovi (ma anche con i vecchi) “potenti”, pur se un simile atteggiamento finisce per danneggiare i propri associati.
Al di là di ogni altra considerazione, resta il fatto, gravissimo, di una misura fondamentale per dare un po’ di ossigeno alle aziende del cratere che, dopo oltre 2 anni, resta incredibilmente inapplicata. Considerando il caos che sta accadendo per la vicenda della “busta paga pesante” e che, in teoria, a fine anno dovrebbero ripartire anche i mutui, se anche il credito d’imposta concretamente non parte come ha sottolienato qualche imprenditore locale “a fine anno sarà un bagno di sangue”.
Ma, per quel che può contare, in quel caso saranno chiare e indiscutibili le responsabilità…