C’era una volta la città europea dello sport…


Nel 2014 la favola del prestigioso riconoscimento. Cinque anni dopo la cruda realtà  di un settore agonizzante, con il numero di società sportive cittadine dimezzato e i soliti irrisolti problemi degli impianti sportivi. A cui ora si aggiunge il “giallo” della palestra Squarcia

Ci ha colpito, ma non certo stupito, che nei programmi dei 7 candidati sindaci del capoluogo piceno molto spazio venga dedicato allo sport, un settore da rilanciare sotto ogni punto di vista, non solo a livello di strutture e impianti sportivi. Chi da anni si dedica per passione (e non per interessi “politici” o personali) allo sport conosce perfettamente la situazione che si vive ad Ascoli, i tanti problemi irrisolti, le infinite difficoltà da affrontare quotidianamente, le carenze delle strutture, le inefficienze delle istituzioni preposte. Una situazione precaria che colpisce perché l’ultimo mandato del sindaco Castelli si era aperto con ben altre speranze e prospettive a dir poco esaltanti per lo sport cittadino.

Era il 2014 ed Ascoli in quell’anno aveva l’onore di essere stata nominata “Città europea dello sport 2014”, un riconoscimento che ci si illudeva sarebbe stato foriero di futuri fasti per la città. “Un riconoscimento che genererà ritorni di immagine importantissimi e capaci di incrementare gli afflussi turistici in grado di incidere positivamente sullo sviluppo economico cittadino oltre che favorire la crescita e l’ulteriore qualificazione del sistema sportivo locale” prevedeva con la solita enfasi il primo cittadino.

Che, soprattutto, annunciava “urbi et orbi” l’arrivo di ingenti finanziamenti che, insieme ai promessi investimenti comunali, avrebbero dovuto far compiere un consistente salto di qualità agli impianti sportivi e a tutto l’universo sportivo cittadino. In altre parole una delle tante “favolette” raccontate in questi anni dal sindaco che, come la maggior parte delle altre, non ha poi avuto il lieto fine. Perché 5 anni dopo sappiamo che nessuna di quelle mirabilie promesse e annunciate da Castelli si sono concretamente realizzate e, anzi, la situazione dello sport cittadino è peggiorata sotto ogni punto di vista. Non ce ne sarebbe neppure bisogno, di fronte ad un quadro talmente evidente ed eclatante, ma nel caso ci sono numeri, dati e fatti inequivocabili che lo testimoniano.

Partiamo dai numeri che già fotografano in maniera emblematica lo stato delle cose. Nel 2014, nell’entusiasmo per il riconoscimento ottenuto, il sindaco aveva parlato di un albo comunale affollatissimo, con ben 150 associazioni sportive cittadine presenti. Se dobbiamo dar credito a quelle affermazioni (non per malafede ma ogni tanto il sindaco ha l’abitudine di “allargarsi” un po’…) ne consegue che in 5 anni c’è stato un vero e proprio tracollo, visto che nell’attuale albo comunale (in via di revisione) sono iscritte solamente 78 tra associazioni e società sportive (praticamente la metà). Non solo, rispetto a 5 anni fa sono scomparse dal panorama cittadino (anche e soprattutto a causa delle scelte dell’amministrazione comunale) due discipline sportive storiche, il baseball e la pallanuoto.

Il baseball ad Ascoli vanta un’importante tradizione, con squadre maschili e femminili che (negli anni ’80 e ’90) hanno militato anche in serie B. Un po’ di anni fa alcuni veterani del baseball e del softball (la versione femminile) ascolano hanno ricostruito una società (Ascoli Baseball Oaks) che, pur tra mille difficoltà, nel giro di poco tempo è riuscita a partecipare ai campionati giovanili e di serie C. Alla fine, però, di fronte alla mancanza di un campo adeguato (per le partite e gli allenamenti) e constatato amaramente il totale disinteresse dell’amministrazione comunale, hanno dovuto alzare bandiera bianca.

Ancora più sconcertante e paradossale quello che è accaduto con la pallanuoto, con la formazione dell’Albatros Ascoli che militava nel campionato di serie C e che all’improvviso, grazie al dissennato bando di gara fatto dal Comune per la gestione della piscina (dal quale è stata esclusa la pratica della pallanuoto), di fatto si è trovata senza una struttura dove poter allenarsi e poi giocare le partite del proprio campionato. Una vergogna, un’onta che resterà indelebile nella storia dello sport cittadino. Non meno imbarazzante il capitolo che riguarda gli impianti sportivi cittadini. Rispetto a 5 anni fa la situazione non è certo migliorata, anzi, per certi versi è addirittura peggiorata.

Perché ai nodi irrisolti che si trascinano da anni (e che questa amministrazione comunale non è stata in grado di risolvere) si aggiunge ora anche il “giallo” della palestra Squarcia, di cui ci siamo occupati qualche mese fa (vedi articolo “Il giallo della nuova palestra Squarcia”). La palestra, utilizzata da anni da una società di pallavolo ascolana, da settembre è inutilizzabile (quella società è stata costretta a giocare le partite dei vari campionati in altre strutture), in attesa di lavori di “totale riqualificazione”.

Che non partiranno a breve, visto che con delibera n. 270 del 10 dicembre 2018 (con la quale è stato approvato il progetto preliminare di riqualificazione) il Comune ha deciso di tentare la strada del bando “Sport e periferie” per far finanziare parte dell’intervento (che ha un costo complessivo di 700 mila euro, a fronte di un finanziamento massimo ammesso di 500 mila euro). E, visto che la graduatoria del bando verrà approvata e resa nota non prima di ottobre-novembre 2019, nella migliore delle ipotesi il Comune avrà parte dei fondi  ad inizio 2020.

Quindi, ammesso e non concesso che il Comune sarà stato così lungimirante dal completare tutto l’iter progettuale in questo periodo di attesa (in realtà fino ad ora siamo ancora fermi a quel progetto preliminare, dopo il quale devono essere approvati il definitivo e l’esecutivo), prima della primavera 2020 non sarà possibile effettuare la gara ed assegnare i lavori. Nel frattempo, però, la palestra da settembre 2018 resta inutilizzabile senza uno “straccio” di spiegazione.

Mistero, reso ancora più inquietante dal fatto che, nella citata delibera n. 270 si fa riferimento ad analisi e ad una verifica della consistenza strutturale effettuate a fine 2017 (i cui risultati sono venuti a conoscenza del Comune ad inizio 2018), sulla base delle quali “si è ritenuto opportuno prefigurare un intervento di totale riqualificazione”. Che cosa è emerso da quelle analisi e da quella verifica? Problemi di sicurezza tali da rendere inevitabile non solo l’intervento ma anche la chiusura per così tanto tempo? Sono interrogativi fondamentali a cui l’amministrazione comunale avrebbe dovuto dare risposta già da tempo.

Perché le verifiche e le analisi risalgono a fine 2017 e se sono davvero emersi problemi tali di sicurezza bisognava chiudere la struttura subito (fino a maggio-giugno 2018 è stata regolarmente utilizzata) e non aspettare tutti quei mesi. E, chiaramente, in caso contrario non ha alcun senso una chiusura così prolungata… Se la palestra Squarcia è il nuovo mistero, ci sono diverse strutture che, 5 anni dopo, sono ancora un punto interrogativo esattamente come nel 2014. Parliamo, ad esempio del velodromo – campo di calcio di Monticelli, le cui previste modifiche strutturali di cui si parla da anni sono ancora ferme al palo.

Collegato a quella struttura c’è anche il pattinodromo che nel 2012 ha ospitato i mondiali e che, poi, è stato lasciato in un’indecente stato di degrado e abbandono che tuttora è evidente. C’è la Cittadella dello sport ancora lungi dall’essere completata, con la promessa nuova palestra polifunzionale ancora ampiamente in alto mare. C’è il Palabasket che da anni ha bisogno di un serio intervento di riqualificazione (nella determina n. 1870 del 28 giugno 2018 il dirigente comunale descrive in maniera puntuale la situazione di degrado in cui si trova la struttura), ben oltre l’intervento dei mesi scorsi da 100 mila euro per aspetti secondari.

Discorso a parte merita la palestra di atletica pesante il cui progetto di riqualificazione risale addirittura proprio ad inizio 2014 e che negli anni passati, per un motivo o per un altro, è sempre puntualmente slittato. Nei giorni scorsi finalmente sembra che i lavori siano partiti e l’assessore allo sport Brugni, invece di chiedere scusa alla città per l’incredibile e l’inaccettabile ritardo, ha avuto la “faccia tosta” di pubblicare sui social un post, per altro “scimmiottando” pateticamente il tipico slogan utilizzato dal M5S, quel “se lo diciamo, lo facciamo” fatto diventare “quello che dico, lo faccio” su cui per decenza è meglio sorvolare (ma qualcuno non ha mancato ironicamente di fargli notare che è da 10 anni che la struttura necessitava di un intervento e, guarda il caso, i lavori partono proprio a ridosso delle elezioni…).

Il problema è che, soprattutto ai vertici delle istituzioni locali (e anche nazionali) lo sport non è vissuto con la giusta passione che meriterebbe ma, molto più semplicemente, viene visto come possibile serbatoio di voti. E basta dare uno sguardo a qualche lista elettorale per rendersene conto…

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