Vendita e valorizzazione dei beni comunali, caos in Comune


Con il ricavato del piano alienazioni 2019 il Comune ha realizzerà nel corso dell’anno ben 18 opere pubbliche. Ma la maggior parte di quegli immobili inseriti in quel piano sono in vendita addirittura dal 2015 e le relative aste sono andate sempre deserte

Se ci si vuole rendere conto di come la confusione regni sovrana nel Comune di Ascoli e di come la parola programmazione sia un termine assolutamente sconosciuto per questa amministrazione comunale basta leggere con attenzione la delibera n. 47 del 7 marzo scorso con la quale sono stati approvati gli elenchi degli immobili comunali da alienare e da valorizzare. In pratica si tratta di beni immobili “non strumentali all’esercizio delle proprie funzioni istituzionali” che il Comune ha deciso di mettere in vendita e di quelli che invece intende valorizzare.

In particolare sono molto importanti i primi (i beni immobili da mettere in vendita) perché con il ricavato l’amministrazione comunale poi finanzierà alcune delle opere pubbliche che dovrebbe realizzare nel corso dell’anno. Vista l’importanza di un simile atto e, ancor più, di un simile elenco è doveroso, quindi, pretendere il massimo rigore e la massima consapevolezza da parte dall’amministrazione comunale, con l’inserimento di beni che abbiano effettivamente la possibilità di trovare qualcuno che li acquisti quanto meno al prezzo indicato.

Invece quel piano alienazioni (così come il piano valorizzazioni) è semplicemente uno “specchietto per le allodole”, un atto che l’amministrazione comunale propone ogni anno facendo credere che possa servire per ottenere qualche milione di euro per le casse comunali e per la realizzazione di importanti opere ma che, poi, in realtà, non viene in alcun modo rispettato e non produce assolutamente nulla. Anzi, ormai sindaco e assessori si limitano semplicemente a fare un “copia e incolla”, ben sapendo che il piano di alienazione non ha alcun valore e non ha praticamente quasi nessuna possibilità di essere concretamente realizzato.

Basterebbe pensare che 26 dei 32 immobili inseriti nel piano delle alienazioni (per un valore complessivo di poco meno di 7 milioni di euro) facevano parte del piano precedente, quello del 2018 che comprendeva complessivamente 31 immobili (per poco più di 7 milioni di euro). E andando indietro nel tempo si scopre che quei 31 immobili che facevano parte del piano alienazioni dello scorso anno erano già tra i 33 beni del piano triennale 2015-2017. In pratica un teatrino che si ripete da 4 anni e che produce sempre lo stesso risultato. Rispetto a quello dell’anno passato nel piano 2019 c’è anche il Mattatoio comunale.

Ovviamente c’è ancora anche palazzo Guiderocchi, così come gli “evergreen” come l’ex scuola di Campolungo e l’ex cinema Odeon. Analizzando più nel dettaglio il piano e mettendolo a confronto con quello dell’anno precedente (e successivamente con quanto riportato nel piano annuale delle opere pubbliche emergono una serie incredibile di paradossi. E, al di là dell’evidente inattendibilità del piano stesso (nel senso che è sin troppo chiaro che non ha praticamente alcuna possibilità di essere realmente realizzato), l’aspetto maggiormente imbarazzante e la superficialità e l’assoluto pressapochismo nell’indicare il presunto valore di quei beni immobili.

In ogni caso la prima cosa che balza agli occhi è il fatto che ben 11 immobili su 32 presenti nel piano alienazioni 2019 lo scorso anno sono stati oggetto di asta pubblica andata deserta. E non si tratta neppure di una novità perché quegli stessi 11 immobili erano stati oggetto di asta pubblica, sempre andata deserta, anche nel 2017. In altre parole non c’è nessuno che è interessato a comprarli e, quindi, continuarli ad inserire nel piano alienazioni è del tutto inutile. Significativo è anche il fatto che, nel giro di appena un anno, alcuni di quei beni hanno visto ridursi sensibilmente, in qualche caso in maniera davvero molto consistente, il proprio valore economico. Il caso più eclatante è quello di palazzo Guiderocchi che nel piano 2018 aveva un valore stimato di 4,6 milioni di euro che misteriosamente è sceso a 3,255 milioni nell’attuale piano (quasi un milione e mezzo in meno).

Meno eclatante, ma ugualmente significativo, il deprezzamento dell’ex cinema Odeon che passa da 720 a 648 mila euro. Non meno singolare, poi, il fatto che 3 beni (ex scuola Campolungo, negozio ex Brachetti e Villa Sgariglia di Campolungo) sono stati inseriti sia nel piano alienazioni 2019 che nel piano valorizzazioni 2019, entrambi allegati alla delibera n. 47. Come a dire che per l’amministrazione comunale quei beni sono al tempo stesso da mettere in vendita e da valorizzare. In altre parole, la confusione resta sovrana.

Discorso a parte va, poi fatto, per il campo di calcio Aurini e la struttura sportiva ex Pro Calcio che, sulla base di quanto riportato nel piano alienazioni 2019, sono oggetto di una permuta in corso con la società Magazzini Garbielli spa.

Le aree in questione – si legge nel piano alienazioni – sono previste in permuta a seguito di manifestazione di interesse proposta dal Comune e per la quale ha partecipato unicamente la Magazzini Gabrielli spa. Si precisa che l’area di proprietà comunale ha un valore stimato di euro 600 mila, già approvato dal Consiglio comunale in precedenza, il valore degli immobili offerto in permuta dalla Società Magazzini Gabrielli risulta pari a 676.400 euro”. Messa in questi termini sembrerebbe un’operazione decisamente vantaggiosa per il Comune.

Il problema, però, è che dal piano alienazioni 2018 emerge con chiarezza che il valore stimato di 600 mila euro è relativo solamente al campo Aurini che, per altro tra i due beni ha complessivamente un’estensione decisamente minore, un terzo di quella della struttura ex Pro Calcio. E’ del tutto evidente, quindi, che gli immobili offerti in permuta sono assolutamente insufficienti e non si capisce per quale ragione l’amministrazione comunale non dica con chiarezza ciò che è sin troppo lampante.

Come anticipato, il fatto che il piano alienazioni 2019 sia, come quelli degli anni precedenti, assolutamente e completamente inattendibili ha anche delle conseguenze pratiche non indifferenti. Perché la quasi totalità dei 6,7 milioni di euro che si presume di incassare dalla vendita di quei beni dovrebbe servire a finanziare una buona parte del piano opere pubbliche 2019.

Dalla cui analisi emerge come sono ben 17 (su 64) le opere che nel corso del 2019 dovrebbero essere realizzate grazie al ricavato ottenuto dalla vendita dei beni immobili comunali che fanno parte del piano alienazioni (a cui va aggiunta un’ulteriore opera prevista nel 2020). Ad esempio gran parte degli interventi di manutenzione e riqualificazione (strade, edifici, marciapiedi, aree verdi) è previsto che siano finanziati quasi interamente proprio dalla vendita di quei beni.

Ma attraverso il piano alienazioni dovrebbero essere finanziati anche interventi come la nuova piazza all’ex Tirassegno a Porta Romana, il nuovo canile comunale, il parco in via Bengasi e via Galiè, l’adeguamento del poligono di tiro, l’allargamento della strada ex Salaria a Mozzano, la riqualificazione del mercatino Borgo Chiaro. Tutte opere che definire a rischio è un eufemismo. Come se non fosse sufficiente, però, analizzando l’elenco delle opere che dovrebbero essere realizzate nel 2019 grazie al ricavato dal piano alienazioni emergono altri imbarazzanti paradossi.

Secondo quanto è riportato in quell’elenco, ad esempio, il ricavato della vendita del Mattatoio comunale dovrebbe essere utilizzato per 1 milione di euro per l’intervento di manutenzione delle strade e per 800 mila euro per l’intervento di manutenzione e adeguamento degli edifici pubblici. Peccato, però, che nel piano alienazioni il valore stimato di palazzo Guiderocchi è di 1,5 milioni di euro, quindi nella migliore delle ipotesi nel piano annuale opere pubbliche per quei due interventi c’è un errore di 300 mila euro.

E se è vero che, sempre nel piano alienazioni, viene detto espressamente che si tratta di una valutazione di massima in attesa di una successiva stima definitiva (che non si sa neppure entro quando verrà effettuata…), è altrettanto innegabile che l’esperienza insegna che in tutte le altre situazioni simili il valore stimato è poi risultato inferiore, mai superiore, rispetto alla valutazione di massima (come insegna la vicenda di palazzo Guiderocchi). Stesso discorso può essere fatto per quanto riguarda l’ex scuola Campolungo.

Al di là del fatto che sia nel 2017 che nel 2018 l’asta pubblica per la sua vendita è andata deserta, il ricavato della sua vendita dovrebbe essere utilizzato per 225 mila euro per finanziare la realizzazione della piazza all’ex Tirassegno e per 150 mila euro per restaurare (nel 2020) la torre di Santa Maria Intervineas. Peccato, però, che nel piano di alienazione il valore stimato dell’ex scuola è pari a 202.500 euro, ben 170 mila euro in meno di quanto riportato nell’elenco opere pubbliche.

Se, quindi, alla luce di tutte queste considerazioni è del tutto evidente che il piano alienazioni 2019 non è minimamente attendibile, ancor meno può essere preso in considerazione il piano valorizzazioni. Che è un semplice elenco senza che sia minimante indicato, per nessuno dei beni presenti nell’elenco stesso, in che modo si intende valorizzarlo. In altre parole quasi carta straccia…

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