Dopo le polemiche di 12 mesi fa, nello stand delle Marche solo il capoluogo piceno non aveva alcun rappresentante istituzionale a promuovere il territorio, il primo cittadino questa volta partecipa alla Bit. Anche perché i dati del 2018 sono scoraggianti…
“Siamo orgogliosi di poter partecipare alla Bit. Fin dall’inizio del mio mandato ho fortemente creduto nell’importanza della valorizzazione e promozione
del territorio su scala nazionale e internazionale attraverso la realizzazione di iniziative e progetti culturali di elevata qualità”.
E’passato appena un anno ma a leggere le dichiarazioni del sindaco Castelli, riportate nel comunicato stampa di martedì 12 febbraio, sembra trascorso un secolo. Era esattamente il 13 febbraio 2018 quando l’articolo “Ascoli e il territorio piceno snobbano la Bit di Milano” evidenziava la gravissima assenza del primo cittadino del capoluogo piceno e di quello di San Benedetto (Piunti) nello stand delle Marche alla Borsa internazionale del turismo di Milano (la più importante fiera del turismo che si svolge in Italia) nel giorno in cui veniva presentata l’offerta turistica e culturale marchigiana. Quel giorno a Milano c’erano i sindaci o quanto meno i rappresentanti istituzionali dei principali comuni delle Marche.
C’erano Carancini (sindaco di Macerata), Calcinaro (sindaco di Fermo), Mancinelli (sindaco di Ancona con anche l’assessore al turismo), il vicesindaco di Pesaro, i sindaci di San Severino, Osimo, Urbino, Porto Sant’Elpidio, senza contare gli assessori al turismo di decine di comuni (Civitanova, Senigallia, Osimo, Fano, Porto San Giorgio, Tolentino, Matelica, Fabriano solo per citarne alcuni). Solo Ascoli e la provincia picena non avevano neppure un semplice assessore a rappresentare un territorio che, pure, a parole dice sempre di puntare molto sul turismo.
Quel pomeriggio ogni territorio, proprio attraverso i propri rappresentanti istituzionali (supportati dalla Regione), aveva presentato la propria offerta turistica, puntando su alcuni eventi particolari. Fermo e il Fermano avevano organizzato un incontro dal titolo “Viaggio nella bellezza delle Marche: la Marca Fermana”, presentando il territorio fermano come ideale “wedding destination”. Ancona aveva puntato e presentato gli eventi e le manifestazioni sportive di carattere internazionale, mentre Pesaro e Macerata avevano optato per gli eventi culturali.
In particolare Pesaro aveva presentato le celebrazioni (dal 2018 al 2020) del 500° anniversario di Raffaello Sanzio e per i 150 anni dalla morte di Rossini, mentre Macerata aveva organizzato un incontro (di fronte a centinaia tra operatori e giornalisti del settore) per presentare il progetto “Macerata Estroversa” (per la candidatura a Capitale della Cultura) e le mostre come quella su Lorenzo Lotto (che ha permesso di inserire Macerata in un network con Londra e Parigi).
Chi era presente nello stand delle Marche in quell’occasione avrà pensato che nelle Marche ci sono solo 4 province, ignorando l’esistenza di Ascoli e della sua provincia. D’altra parte, però, in qualche modo si poteva comunque comprendere (se non proprio giustificare) l’assenza del sindaco Castelli e degli amministratori del capoluogo piceno.
Infatti quel 13 febbraio 2018 era anche la domenica di Carnevale e bisogna davvero essere crudeli per pretendere che il primo cittadino ascolano (o chi per lui) si sacrifichi andando a promuovere la propria città e il proprio territorio, rinunciando al piacere di mascherarsi e godersi il divertentissimo carnevale ascolano. Poco male, un anno dopo evidentemente ha cambiato idea e, viste le critiche giustamente subite 12 mesi fa, lo ha voluto sottolineare. Sicuramente è da apprezzare e da lodare chi è capace di cambiare idea, anche se in questo caso stiamo parlando di un evento così importante nel panorama turistico che solo uno sprovveduto poteva considerare poco importante.
Con un pizzico di malignità (e visto quello che sta accadendo in altri settori, come per i parcheggi e per l’illuminazione pubblica) si potrebbe pensare che anche in questo caso l’improvviso risveglio è determinato dall’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale. Ma di certo c’è una motivazione ancor più valida e più evidente che ha spinto il sindaco a cambiare rotta, a partecipare a quella Bit così inspiegabilmente ignorata lo scorso anno.
Nelle settimane scorse l’Osservatorio Turismo ha svelato i dati relativi al 2018 che, in sostanza, sono più che positivi per le Marche (oltre 2 milioni di arrivi, quasi 10 milioni di presenze, rispettivamente +5,6 e +0,6 rispetto al 2017), con qualche rarissima eccezione. Ed una di questa, guarda il caso, è proprio il capoluogo piceno dove, a differenza del resto della regione, non si arresta il “crollo” iniziato nel 2016, dopo il terremoto.
I dati sono davvero impressionanti e sin troppo eloquenti, in particolare quelli relativi alle presenze. Il capoluogo piceno l’anno precedente il terremoto (2015) aveva fatto registrare 42.644 arrivi e 174.776 presenze. L’anno successivo, con la crisi sismica iniziata praticamente a fine agosto, gli arrivi erano scesi a 39.039 e le presenze a 159.073. Inevitabilmente ancora peggio era andata nel 2017, l’anno in cui gli effetti del terremoto si sono fatti sentire pienamente. Così gli arrivi erano scesi a 27.911 e le presenze a 117.004.
Quasi superfluo sottolineare che la diminuzione si è verificata in quasi tutto il territorio marchigiano, in particolare nell’area del cratere. Nel 2018, però, si è assistito ad un’importante ripresa e, addirittura, i dati regionali evidenziano come la crescita riguarda anche e soprattutto proprio i territori del cratere. Discorso purtroppo differente per quanto riguarda Ascoli, almeno sulla base dei dati relativi al periodo gennaio-ottobre 2018 (non sono ancora noti i dati definitivi). Che ci dicono che le presenze nel capoluogo piceno in quei 10 mesi sono precipitate addirittura a 71.097, quasi 23 mila in meno rispetto allo stesso periodo (da gennaio ad ottobre) del 2017.
Un calo clamoroso e consistente del 25%, che si aggiunge al 27% dell’anno precedente. I dati, quindi, smentiscono definitivamente le “favolette” che ci siamo sentiti ripetere da mesi dall’amministrazione comunale che sognava (la realtà abbiamo visto è decisamente differente) una città sempre piena di turisti. “Favolette” che in qualche modo il sindaco anche ora, nel comunicato di martedì 12 febbraio, prova a riproporre.
“I numeri alla fine, sempre lusinghieri e in continua ascesa, ci hanno dato ragione e, nonostante il sisma e grazie ad un’oculata gestione delle risorse e a una buona programmazione, la città delle Cento torri è riuscita a catalizzare migliaia di visitatori” sostiene Castelli in quel comunicato.
I numeri, quelli ufficiali, tutt’altro che lusinghieri dimostrano esattamente il contrario e parlano di una costante discesa, altro che ascesa. E, per chi non si lascia incantare dalle favole, non sono neppure particolarmente sorprendenti. Perché, al di là delle chiacchiere, questa amministrazione comunale non ha fatto molto per il turismo e, anzi, ha sempre dimostrato con i fatti che non è certo in testa ai suoi pensieri.
L’assenza dello scorso anno alla Bit ne è la conferma (sicuramente non dipende solo da questo, ma guarda il caso nel 2018 i dati sono così negativi solo per il capoluogo piceno). Ma, ancora più, l’evidenza di questo disinteresse è data dal fatto che da dicembre 2017, cioè da quando si è dimessa l’assessore Michela Fortuna, il Comune di Ascoli è senza assessore al turismo.
Un fatto sin troppo eloquente, una città che vuole davvero puntare sul turismo, in un periodo inevitabilmente complicato alle prese con il difficile post terremoto, non può certo fare a meno dell’assessore al turismo. In realtà all’epoca delle dimissioni della Fortuna il sindaco Castelli annunciò che avrebbe momentaneamente preso le deleghe al turismo, in attesa di trovare un nuovo assessore. Che non è mai arrivato e, a questo punto, non arriverà almeno fino alla prossima amministrazione (quella che uscirà dalle elezioni di maggio 2019).
Ironia della sorte, però, nella pagina del sito comunale dedicata alla giunta, al sindaco Castelli vengono attribuite diverse deleghe ma non quella per il turismo. Che, di conseguenza, è del tutto dimenticato dall’amministrazione comunale. E i risultati, purtroppo, si vedono chiaramente…