Tesoro dei Longobardi ad Ascoli: alla Camera il ministro Bonisoli spegne le illusioni
Dopo la discussione alla Camera della sua interrogazione, l’on. Latini su facebook ha annunciato: “il ministro si è reso disponibile a venire incontro alle richieste espresse”. Ma dalla trascrizione stenografica della discussione in aula emerge un quadro completamente differente
Quella di mercoledì 23 gennaio è stata una gran giornata per i beni culturali della città di Ascoli, almeno a giudicare da quanto si legge sui quotidiani locali e sui social. Nella seduta della Camera dedicata alle interrogazioni si è, infatti, discussa l’interrogazione presentata dalla parlamentare ascolana Giorgia Latini (Lega) “Iniziative volte all’acquisizione presso il Museo dell’Alto Medioevo di Ascoli Piceno del cosiddetto tesoro dei Longobardi rinvenuto a Catel Trosino”.
Ad annunciare quello che tutti hanno considerato un lieto evento (dando praticamente per scontato che l’iniziativa della parlamentare ascolana potesse andare a buon fine) è stata la stessa Latini, con una serie di post pubblicati sul proprio profilo facebook, prima per annunciare la discussione in aula dell’interrogazione, poi per dare conto in breve dell’esito della stessa.
“La mia interrogazione, andata in onda in diretta anche su Rai Tre, al ministro dei beni culturali Alberto Bonisoli – si legge in uno di quei post – Il nostro impegno è quello di riportare ad Ascoli il tesoro dei Longobardi rinvenuto nella necropoli di Castel Trosino. Il ministro si è reso disponibile a venire incontro alle richieste espresse, per poter far rientrare in città alcuni dei preziosi reperti longobardi”. Una gran bella notizia, se davvero il ministro Bonisoli “si è reso disponibile” si può sperare che il traguardo sia vicino.
Così, in brevissimo tempo, sotto il post della parlamentare ascolana ecco la comprensibile e condivisibile (almeno sulla base di quanto scritto dalla Latini) pioggia di complimenti, con commenti entusiastici ed in alcuni casi quasi trionfalistici. Subito seguiti, altrettanto rapidamente, dall’inevitabile diluvio di articoli dei quotidiani on line, veloci come non mai a celebrare la lieta novella, con titoli praticamente fotocopia.
“Giorgia Latini: il tesoro dei Longobardi deve tornare ad Ascoli” titola un quotidiano, “Giorgia Latini: vogliamo riportare il tesoro dei Longobardi ad Ascoli” scrive un altro, “Interrogazione della Latini per riportare ad Ascoli il tesoro dei Longabardi” si legge in un altro ancora. E all’interno dei relativi articoli si riportano dichiarazioni e parte del testo dell’interrogazione della parlamentare ascolana, senza che nessuno si preoccupi neppure per un attimo di pubblicare (o quanto meno di interrogarsi) cosa ha risposto il ministro Bonisoli.
Che, evidentemente, deve essere considerato da tutti un particolare praticamente irrilevante, anche alla luce di quanto scritto dalla Latini stessa su facebook (“il ministro si è reso disponibile a venire incontro alle richieste espresse”). Nell’euforia del momento, qualche quotidiano locale addirittura si è lasiato andare a previsioni oltre modo ottimistiche, sottolineando che finalmente è la volta buona che il tesoro torni a casa. Qualcun altro, invece, ha ipotizzato la possibile presentazione di un’ulteriore interrogazione da parte dell’altra parlamentare ascolana, Rachele Silvestri (M5S) per accelerare l’iter.
Il clima di entusiasmo è tale che nella mattinata di giovedì 24 gennaio Giorgia Latini pubblica un altro post su facebook. “Oggi su tutta la stampa locale, e non solo, si parla dell’interrogazione di ieri al ministro Alberto Bonisoli in merito alla restituzione del tesoro dei Longobardi. Noi siamo in campo per questa battaglia e faremo il possibile per far tornare in città i preziosi reperti rinvenuti a Castel Trosino” scrive la parlamentare leghista. Che merita sicuramente gli elogi per essersi occupata di questa annosa vicenda ma che, inevitabilmente, con quel nuovo post fa sorgere qualche dubbio e qualche interrogativo.
Perché, è del tutto evidente e del tutto logico, che quel “faremo il possibile per far tornare in città i preziosi reperti” appare in palese contraddizione con “il ministro si è reso disponibile a venire incontro alle richieste espresse”. Allora, per fugare ogni dubbio, abbiamo verificato, visionando sul sito della Camera la trascrizione stenografica della discussione dell’interrogazione. E, a sorpresa, abbiamo scoperto che in realtà la situazione è decisamente differente, anzi praticamente è l’esatto contrario di quel che si è creduto.
Perché il ministro Bonisoli, lungi dal manifestare la benchè minima disponibilità ad accogliere le richieste, di fatto ha chiuso abbastanza decisamente alla possibilità che i “preziosi reperti” possano tornare ad Ascoli, spiegando nel dettaglio anche le ragioni per cui secondo lui è molto meglio (per tutti, anche per il museo di Ascoli…) che restino dove sono, cioè al Museo dell’Alto Medioevo di Roma. Infatti, dopo aver ripercorso brevemente la storia dei reperti ritrovati a Castel Trosino e del loro collocamento nel museo romano, Bonisoli espone le ragioni per cui di fatto non ritiene valida la richiesta.
“Dal 2016 – dice il ministro – questo museo è parte del Museo delle civiltà che è un museo ad autonomia speciale secondo la nuova organizzazione dei musei amministrati da questo Ministero. Il materiale da Castel Trosino presente presso il Museo dell’Alto Medioevo è integralmente esposto, il museo è regolarmente aperto e svolge numerose iniziative didattiche di valorizzazione. Nel 2018, fu visitato da 50.000 persone con un trend in crescita, oltre ad essere base di studio e di ricerca per diverse università italiane e straniere.
Nell’anno in corso, inoltre, con un progetto europeo in accordo con l’associazione Italia Langobardorum che riunisce il MIBAC e diversi comuni per la promozione del sito Unesco “I Longobardi in Italia” e con un gemellaggio con i musei di Brescia e Spoleto, sono in programma presso questo museo mostre temporanee ed eventi. Inoltre, vorrei poi sottolineare che una parte rilevante dei corredi di Castel Trosino è comunque esposta al museo di Ascoli e che da quindici anni si pratica, con l’accordo del Museo dell’Alto Medioevo e il museo di Ascoli, un prestito a rotazione, destinato a consentire nel tempo la visione ad Ascoli di tutto il materiale di Castel Trosino di proprietà del Museo dell’Alto Medioevo, in modo dinamico e con un’efficace sinergia tra musei centrali e musei territoriali.
Come si vede, la collocazione dei corredi di Castel Trosino al Museo dell’Alto Medioevo non è casuale e non risponde a logiche meramente centralistiche, ma risulta, invece, funzionale a una maggiore articolazione dei progetti di studio, valorizzazione e promozione, anche turistica, di cui il comune e il museo di Ascoli non possono che giovarsi”.
Tutto assolutamente molto chiaro, il ministro non ha intenzione neppure di prendere in considerazione l’ipotesi di far tornare i reperti ad Ascoli perché è pienamente convinto che stanno bene dove sono e che, addirittura, la loro permanenza sarebbe positiva anche per il museo piceno. Come una tale chiara posizione possa essere stata scambiata dall’onorevole Latini per una presunta disponibilità è davvero difficile da capire.
D’altra parte la stessa parlamentare ascolana nella sua replica (con tono assolutamente ossequioso e per nulla battagliero…) sembrava aver ampiamente compreso le intenzioni del ministro Bonisoli. Che, per giunta, nel suo intervento ha, neppure troppo velatamente, bacchettato il Comune di Ascoli.
“Il rinnovo della convenzione a seguito della nuova denominazione del museo – afferma il ministro – è stato di recente riproposto e concordato con il Comune di Ascoli e se ne attendeva la definizione finale del testo per la ratifica. Il 29 gennaio prossimo, quindi tra qualche giorno, proprio al Museo dell’Alto Medioevo sarà inaugurato e presentato alla stampa il Progetto nazionale di valorizzazione, sostenuto da Italia Langobardorum, a cui il Comune di Ascoli non ha ancora deciso di aderire, e sono stati invitati tutti i sindaci delle località italiane significative per i ritrovamenti longobardi, tra cui, ovviamente, anche Ascoli Piceno”.
Naturalmente né la Latini né i quotidiani locali, troppo presi a festeggiare un notizia positiva che in realtà abbiamo visto non esserci, si sono preoccupati di sottolineare questo fondamentale e di certo non irrilevante particolare…