Oltre la metà dei 138 sindaci del cratere (tra cui quelli di Accumoli, Amatrice e Arquata) hanno aderito alla manifestazione di protesta in programma a gennaio a Palazzo Chigi organizzata dal sindaco di Camerino. Sotto accusa governo e commissario straordinario
Quello che sta per iniziare per il nostro paese si annuncia come un anno di quelli che sicuramente sarà da ricordare, ovviamente in positivo, almeno a leggere certi annunci e previsioni. Però il primo importante appuntamento del 2019 sembra andare nella direzione completamente opposta.
A gennaio, infatti, terminate le lunghissime festività natalizie è in programma a Roma la manifestazione di protesta dei sindaci del cratere, promossa dal sindaco di Camerino Gianluca Pasqui, alla quale hanno già manifestato la propria incondizionata adesione più della metà dei 138 primi cittadini dei comuni colpiti dal terremoto (tra cui quelli dei comuni più colpiti, Accumoli, Amatrice, Arquata).
Nel mirino il nuovo governo, dal quale le comunità colpite dal terremoto si attendevano un autentico cambio di passo che fino ad ora non c’è stato, ma anche e soprattutto il nuovo commissario straordinario, il geologo di Treia Piero Farabollini, che per il momento sta deludendo (per usare un eufemismo) le aspettative e che sembra più preoccupato di condurre una furibonda guerra contro i rappresentanti istituzionali del territorio (e non solo) che occuparsi concretamente delle tante emergenze del territorio del cratere.
Appena insediato il duro scontro con i presidenti delle 4 regioni colpite (che ha portato al ricorso, presentato dal presidente della Regione Marche Ceriscioli, per illegittimità costituzionale nei confronti del decreto Genova). Poco prima di Natale quello con associazioni e comitati della zona del cratere, delusi dall’incontro avuto con il commissario stesso. Ora quello ancora più cruento con i sindaci del cratere che lamentano l’assenza e l’indifferenza del commissario e, alcuni di loro, lanciano pesanti accuse nei suoi confronti.
C’è una vicenda simbolo, esplosa proprio in questi giorni, che meglio di tante altre parole spiega le ragioni del malcontento dei sindaci e del territorio nei confronti del commissario straordinario. Parliamo dell’ospedale di Amatrice, distrutto la drammatica notte del 24 agosto, la cui ricostruzione doveva rappresentare il simbolo della rinascita del paese. Per permetterlo addirittura si era mobilitata anche la cancelliera tedesca Angela Merkel che, dopo l’incontro con il sindaco Pirozzi del settembre 2013, aveva deciso di cofinanziare la ricostruzione del nosocomio con un contributo di 6 milioni di euro.
L’ospedale Grifoni, secondo la volontà più volte espressa da tutta la comunità, doveva risorgere ovviamente nello stesso luogo, al centro di Amatrice. Quel finanziamento ha dato il via all’iter che sembrava procedere spedito fino ai giorni scorsi. Quando, con lettera inviata alla Regione, Farabollini ha chiesto la sospensione dell’iter “a seguito dell’incontro con i rappresentanti dell’ambasciata tedesca avuto il 12 dicembre”.
La ragione della richiesta di sospensione è proprio l’ubicazione della struttura che il commissario e il governo vorrebbero altrove, nella valle e non propriamente ad Amatrice. In una dichiarazione rilasciata a “Il Messaggero” Farabollini ha spiegato che tale richiesta arriva anche dalla Germania. “L’ambasciata tedesca ha chiesto specificatamente dove verrà realizzato perché ritiene più opportuno trovare una situazione più adeguata ad un’intera comunità” ha spiegato il commissario straordinario. Clamorosamente smentito, però, dall’ambasciata stessa che ha ribadito come “il nostro accordo è indipendente dalla logistica. Noi ci limitiamo ad essere cofinanziatori, l’importante è che si rispetti il cronoprogramma affinchè la struttura possa vedere la luce nel minor tempo possibile”.
Magari è solo un problema di scarsa comprensione della lingua. Però, al di là del merito della vicenda (e del fatto che così i tempi di realizzazione rischiano di slittare e non di poco…), sarebbe quanto meno opportuno non nascondersi dietro improbabili paraventi da parte di chi è chiamato a rivestire un ruolo così delicato. Come detto quella dell’ospedale di Amatrice è una vicenda simbolo ma che spiega bene le ragioni per cui i sindaci dei comuni del cratere siano così insofferenti nei confronti del nuovo commissario. Anzi, qualcuno di loro è andato giù duro, senza tanti giri di parole.
“Il commissario è un uomo presuntuoso e approssimativo, inadeguato. Questo governo ha sbandierato di voler passare i poteri della ricostruzione ai sindaci, ma per questo commissario i sindaci sono solo sudditi” accusa il primo cittadino di Amatrice Filippo Palombini. Che poi affonda ulteriormente il colpo: “siamo fermi e lo saremo fino al prossimo marzo. Commissioni, procedure avviluppate, idee inesistenti. Il governo ci aveva promesso un cambio di passo, il commissario ci lascia in un silenzioso stagno. Aveva giurato che sarebbe stato sempre tra noi, io l’ho incontrato una volta. E’ un tecnico, senza umiltà, che si occupa solo di aspetti tecnici. Se prende una decisione sula mia città, neppure mi consulta“.
“La nostra priorità è individuare le aree da urbanizzare, fogne, corrente elettrica, per riportare qui chi aveva la seconda casa e vorrebbe tornare con un camper, una casetta sulle ruote – rincara la dose il sindaco di Accumoli Petrucci – dal 26 luglio ci sono 10 milioni di euro per organizzare queste aree in tutto il cratere: non si è mosso nulla. Il commissario sta nel suo ufficio e non ha emesso un’ordinanza. Non risponde al telefono, neppure se gli invii un messaggio e gli dici che sei il sindaco. Errani lo sentivo tutti i giorni, ci vedevamo due volte la settimana. Se non riportiamo la gente ad Accumoli in estate e nei weekend non ci riprenderemo più, siamo vicini alla desertificazione sociale“.
A dir poco imbarazzante la risposta del commissario secondo cui doveva essere il sindaco di Accumoli a contattarlo, aggiungendo che “ abbiamo erogato da tempo un anticipo per le spese di personale e, doverosamente, visto che si tratta di soldi pubblici, abbiamo richiesto a tutti gli Uffici speciali regionali di procedere al conguaglio”. Peccato, però, che come sottolinea giustamente la Regione Marche in realtà sarebbe “il commissario che deve dare i soldi ai Comuni”.
Al momento della sua nomina da più parti si era sottolineato come forse sarebbe servita ben altro tipo di figura per un compito così delicato. Dubbi che in questi mesi si sono clamorosamente amplificati. “Non capisco il perché di queste proteste – si difende Farabollini (e già questo “non capire” è imbarazzante…) – dicono che non incontro i sindaci? Il mio ufficio ha una segreteria, una mail istituzionale, una Pec, sul sito si trovano i numeri di telefono. I sindaci chiedano un appuntamento e lo avranno. In due mesi non posso risolvere i ritardi di due anni. E poi rallento le decisioni perché sto ascoltando tutti: i professionisti del settore, i vicecommissari”.
Superfluo sottolineare che le sue giustificazioni non convincono per nulla i sindaci del cratere che si preparano a scendere nuovamente in massa a Roma, a Palazzo Chigi, con le popolazioni al seguito.
“Dopo due stagioni e mezzo – afferma il promotore della manifestazione, il sindaco di Camerino Pasqui – la ricostruzione è all’anno zero. È inesistente anche come idea. Le norme sono inutilmente stringenti e non ci sono azioni economiche per una rinascita di territori distrutti. Direi che la luce si è spenta“.