Mentre il governo vara il decreto che prevede il 100% di risarcimento per prime e seconde case , aiuti alle imprese e super vigilanza dell’Autorità anti corruzione sugli appalti, ad Ascoli si scopre che sono tutti da rifare i sopralluoghi fatti fino ad ora negli edifici privati
Chissà se, come ha scritto ironicamente qualcuno su facebook, i tecnici comunali che hanno effettuato i sopralluoghi sugli edifici privati avevano il cartello “sei su scherzi a parte”. Ironia a parte, ha suscitato enorme scalpore la notizia, anticipata da un quotidiano locale, che tutti i sopralluoghi fin qui effettuati sugli edifici privati nel capoluogo piceno di fatto sono da ritenere nulli.
Perché, per poter richiedere i risarcimenti che sono stati previsti nel decreto approvato dal governo, è necessario che nei sopralluoghi stessi siano presenti i tecnici della protezione civile. Un bel guaio, visto che in pratica bisognerà ricominciare da capo con le tantissime verifiche da fare, ancora più importanti perché il decreto prevede che il contributo statale, al di fuori dei comuni del cratere, verrà elargito solo se verrà dimostrato il nesso di causalità con il terremoto.
Si riparte, quindi, con la necessità di fare presto e in attesa di sapere cosa accadrà per gli edifici pubblici cittadini. Dopo le polemiche dei giorni passati sulla famosa polizza assicurativa, inizialmente spacciata dal sindaco come qualcosa di straordinario ed unico ma che, in realtà, si è scoperto trattarsi di un comunissima polizza All risks (cioè che copre tutti i rischi, terremoto compreso) posseduta da quasi tutti i comuni, è calato un incomprensibile silenzio.
Sarebbe importante, invece, sapere se sono stati effettuati i sopralluoghi e le verifiche dai tecnici dell’assicurazione e dai periti incaricati dal Comune, quali risultati hanno dato gli eventuali sopralluoghi e se (e in che misura) l’assicurazione risarcirà concretamente i danni subiti dalle strutture pubbliche. Ma se nel capoluogo piceno si continua a vivere, per quanto riguarda il post terremoto, nell’incertezza, quella di ieri è stata sicuramente una giornata molto importante per le popolazioni colpite dal terremoto del 24 agosto.
Il Consiglio dei ministri ha, infatti, approvato il decreto sulla ricostruzione, confermando i contenuti anticipati nei giorni scorsi. Risarcimento integrale per le case e gli edifici colpiti, prestito d’onore per il riavvio delle attività produttive, cassa integrazione in deroga per i lavoratori di imprese coinvolte nel sisma, rinvio di imposte e tasse per singoli e imprese in grado di documentare che l’impossibilità del pagamento è strettamente connessa al terremoto, massima trasparenza negli appalti per la ricostruzione. Sono questi i punti fondamentali dei 53 articoli di un decreto che fissa i capisaldi di tutti gli interventi necessari alla ricostruzione e al sostegno alla ripresa economica delle zone colpite dal terremoto.
Un decreto che ha stanziato una prima somma di 300 milioni dei 4,5 miliardi previsti per l’ammontare totale per la ricostruzione. “La somma totale – ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti – sarà di circa 3,5 miliardi per la ricostruzione degli edifici privati e di 1 miliardo per quelli pubblici. Si tratta di risorse già previste nella Legge di Bilancio che approveremo sabato prossimo”. Chissà se ora ci sarà ancora qualcuno che riaprirà le polemiche sull’entità dei costi per la ricostruzione come ha fatto, una quindicina di giorni fa, Antonello Caporale dopo che il premier Renzi e il commissario straordinario Errani avevano parlato di circa 4 miliardi di euro.
“A meno che il presidente non voglia fare di quei paesini di montagna delle piccole Miami trasportandovi anche mare e spiaggia, e magari fare soggiornare i suoi abitanti in villone dai rubinetti d’oro – scriveva il giornalista del Fatto Quotidiano – la cifra appare a occhio nudo eccessiva, smodata, incongruente rispetto all’evidenza della realtà”. Un’accusa che Caporale ha cercato di supportare con alcuni dati “Ad oggi sono tre i Comuni dell’epicentro, completamente distrutti: Amatrice, Arquata del Tronto e Accumoli – spiegava il giornalista – i residenti dei tre Comuni non raggiungono, per fortuna, i cinquemila abitanti. C’è poi una corona di centri in cui il terremoto ha danneggiato più o meno seriamente alcuni edifici (e parecchie seconde case), un’area vasta ma nella quale insiste una popolazione non superiore ai cinquantamila abitanti”.
Già allora, a chi conosceva realmente la situazione, quelle affermazioni erano sembrate completamente fuori luogo e prive di fondamento perché basate su dati assolutamente non veritieri. Ora che il decreto ha delimitato l’area del cratere (cioè dei comuni che hanno subito i maggiori danni), è ancora più evidente la clamorosa “cantonata” presa dal giornalista del Fatto Quotidiano.
Sono complessivamente 62 i comuni che fanno parte del cratere, per oltre 83 mila residenti. Proprio le Marche ha il maggior numero di comuni e anche il maggior numeri di residenti coinvolti (30 comuni e 36.408 residenti). Sono, infatti, stati inseriti nel cratere 13 comuni della provincia di Ascoli (Acquasanta Terme, Arquata del Tronto, Comunanza , Cossignano, Force , Montalto delle Marche , Montedinove , Montegallo (AP), Montemonaco , Palmiano , Roccafluvione , Rotella ), 2 della provincia di Fermo (Amandola e Montefortino) e 15 della provincia di Macerata (Acquacanina, Bolognola, Castelsantangelo sul Nera, Cessapalombo , Fiastra, Fiordimonte, Gualdo, Penna San Giovanni , Pievebovigliana , Pieve Torina , San Ginesio, Sant’Angelo in Pontano, Sarnano , Ussita,Visso).
Per quanto riguarda le altre regioni colpite il Lazio ha 10 comuni e 12.780 residenti nel cratere, l’Abruzzo 8 comuni e 15.552 residenti e l’Umbria 14 comuni e 18.509 residenti. Va comunque ricordato che il risarcimento riguarderà anche edifici di comuni al di fuori del cratere, con l’obbligo però, di dimostrare il nesso causale con il terremoto. Nel complesso, quindi, il decreto del governo riguarderà un numero di comuni (e di conseguenza di residenti) decisamente superiore a quelli del solo cratere.
Come ampiamente previsto e come promesso i risarcimenti riguarderanno anche le seconde case , con il riconoscimento del 100% dei danni per quei 62 comuni. Per quanto riguarda i comuni limitrofi il governo ha deciso di riconoscere comunque il 100% anche alle seconde case nei centri storici e nei borghi, mentre per le altre seconde case il contributo sarà del 50%. Prevista anche la moratoria relativa ai versamenti e agli adempimenti tributari dei cittadini residenti nei comuni colpiti dal terremoto alla data del sisma, prorogata sino al 30 settembre 2017. Moratoria che riguarderà anche le cartelle di pagamento emesse dalla società di riscossione e gli avvisi di accertamento. La macchina della riscossione riprenderà a partire dal mese di ottobre dell’anno prossimo con versamenti a rate (di 18 mesi) di pari importo e senza l’applicazione di sanzioni e interessi.
Consistente anche il pacchetto di aiuti per le imprese danneggiate. Oltre al prestito di onore per il riavvio delle aziende, in arrivo stanziamenti a fondo perduto di 35 mila euro per ogni impresa con danni certificati, strumenti di credito facilitati per tutte le tipologie di imprese danneggiate dal sisma, contributi in conto capitale e per interessi per i nuovi investimenti.
Per quanto riguarda gli interventi di ricostruzione l’obiettivo è quello di evitare sprechi, ricostruire a regola d’arte e, soprattutto, nella massima trasparenza. Su tutti gli appalti vigilerà l’autorità anti corruzione (Anac) che stipulerà una convenzione ad hoc con la centrale unica di committenza (Invitalia) e il commissario straordinario. Le 4 Regioni, i due ministeri (Ministero beni e attività culturali e ministero delle infrastrutture e trasporti) e le diocesi saranno le stazioni appaltanti.
Parola d’ordine sarà trasparenza, non solo nei lavori pubblici, ma anche negli interventi dei privati, che dovranno preventivamente consultare almeno tre operatori. Sarà costituito un elenco dei progettisti disponibili ad assumere incarichi inerenti alla ricostruzione. Dovrà trattarsi di professionisti iscritti negli Ordini e Collegi di competenza, in regola con il Durc e in possesso di adeguati livelli di affidabilità e professionalità. Chi assumerà l’incarico di direttore dei lavori, negli ultimi tre anni non dovrà avere avuto rapporti diretti con l’impresa affidataria dei lavori di riparazione. Stesse condizioni per le imprese, che dovranno essere inserite in una anagrafe unica antimafia.
Nel complesso, quindi, un decreto che va nella direzione richiesta dalle amministrazioni e dalle popolazioni dei territori più colpiti. Un buon inizio per una strada che, comunque, sarà inevitabilmente lunga e tortuosa.
Con la speranza che i buoni propositi (soprattutto in fatto di lotta agli sprechi e trasparenza) di oggi si trasformino in fatti concreti nei prossimi mesi