La meglio gioventù
Al grido “giù la maschera, non è questo il cambiamento” migliaia di studenti sono scesi in piazza in 70 città italiane per chiedere ancora una volta più fondi per l’istruzione, scuole più sicure, maggiori investimenti per l’università, ampliamento della no tax area
La coerenza è una virtù sempre più rara in questo paese. E forse anche per questo l’esercito crescente di “voltagabbana”, coloro che sono sempre pronti a rinnegare opinioni e principi che fino a poco prima avevano sbandierato ai quattro venti, provano una malcelata irritazione di fronte a chi riesce a rimanere coerente. E’ quello che sta succedendo ed è successo agli studenti che, un mese dopo la manifestazione di metà ottobre, sono scesi nuovamente in piazza per protestare e in difesa di principi per i quali si battono ormai da anni.
Da questo punto di vista la loro coerenza è encomiabile, magari è perché sono giovani, magari quando cresceranno anche loro capiranno che troppo spesso la coerenza non paga in questo paese. Però per ora sono ammirevoli e dovrebbero essere presi ad esempio da tanti, oltre che ad essere appoggiati e incoraggiati ad andare avanti nella loro lotta. Perché chiunque ha a cuore le sorti di questo paese, chiunque sogna e si immagina un Italia migliore, non può che sostenere le loro richieste. Che poi, e qui c’è la dimostrazione della loro profonda coerenza, sono le stesse degli scorsi anni.
Cioè più fondi per l’istruzione, scuole più sicure e più all’avanguardia, un’impostazione completamente differente dell’alternanza scuola-lavoro, maggiori investimenti per l’università, ampliamento della no tax area sempre per quanto concerne l’istruzione universitaria. Nel novembre 2017, dopo aver verificato che la finanziaria del governo Gentiloni tagliava invece che incrementare i fondi per l’istruzione e non prevedeva nulla per le altre tematiche, sono scesi in piazza per protestare. Inevitabile e assolutamente coerente che facciano ora la stessa cosa, visto che nella finanziaria del nuovo governo ci sono ulteriori tagli all’istruzione e nessuna delle tante promesse fatte nei mesi scorsi.
“La scuola italiana ha vissuto in questi anni momenti di grave difficoltà Dopo le politiche dei tagli lineari e del risparmio, l’istruzione deve tornare al centro del nostro sistema Paese” c’è scritto nel contratto di governo. Che magari per altre tematiche sarà davvero “la Bibbia” come dicono M5S e (un po’ meno convintamente) Lega. Di certo, però, per quanto riguarda la scuola al primo banco di prova è stato clamorosamente smentito.
Perché, a differenza di quanto riportato, proseguono come se nulla fosse i tagli lineari e la politica del risparmio, visto che nella finanziaria 2019 è previsto una riduzione dei fondi di 30 milioni di euro. E’ uno dei punti principali della manifestazione odierna “Giù la maschera – Non è questo il cambiamento”, organizzata dalla Rete degli Studenti Medi e dall’Unione degli Universitari, che vede migliaia di studenti da nord a sud scendere in piazza in 70 città italiane.
“Questo governo sta continuando a prenderci in giro – si legge nella pagina facebook del coordinamento della manifestazione – dichiara di voler mettere più soldi in istruzione e meno ai petrolieri ma, oltre alle chiacchiere, sono 29 milioni i tagli in scuola e università. Parlano di “scuole sicure” in termini di cani antidroga e telecamere quando le scuole e le università crollano in balia del maltempo.
Parlano di risparmi sull’alternanza, di rivoluzione del sistema quando in realtà c’è solo un nome diverso dato allo stesso sfruttamento di prima, qualche ora obbligatoria in meno, 50 milioni persi chissà dove. Tutte le promesse sull’ampliamento della no tax area e sul superamento del numero chiuso si sono rivelate semplici chiacchiere. Nessun investimento, nessuna riduzione delle tasse universitarie, nessun aumento delle borse di studio. Nessun cambiamento, si preferisce dare una mancia alle aziende in cambio di qualche assunzione. Ci stanno distruggendo il futuro. Non ci stiamo.
Scendiamo in piazza perché siamo stanchi delle bugie di questa politica. Basta giochi di potere sulla pelle degli studenti. L’Italia ha bisogno di un sistema di istruzione finanziato, gratuito, accessibile a tutti, democratico, al passo dei tempi: non di proclami e dichiarazioni senza alcuna sostanza. Giù la maschera, non è questo il cambiamento”.
“Hanno dichiarato più sicurezza nelle scuole – aggiungono i coordinatori delle due associazioni organizzatrici – ma per loro significa più controlli, più repressione. Per noi sicurezza significa un piano nazionale per l’edilizia scolastica. Non solo, chiediamo a questo governo di mettere giù la maschera sui fondi per l’istruzione. Non è accettabile che si promettano investimenti per fare propaganda ma che, allo stesso tempo, il ministro dell’istruzione dica che “bisogna scaldarsi con la legna che si ha” e, pochi giorni dopo, saltino fuori ulteriori tagli”.
E, a proposito del ministro dell’istruzione Bussetti, in occasione del Forum nazionale delle associazioni studentesche ha avuto un confronto con gli organizzatori della manifestazione odierna.
“Gli abbiamo chiesto delucidazioni in merito all’alternanza scuola lavoro, agli annunciati tagli e sulla situazione dell’edilizia scolastica – affermano – abbiamo ottenuto una complessiva disponibilità al dialogo ma nessuna risorsa concreta. Anzi, ha ribadito come non sia sua intenzione avviare una stagione segnata da nuovi investimenti in istruzione perché pensa che i fondi già a disposizione siano sufficienti (ma allora perché nel contratto di governo si sostiene il contrario?). Ministro, non è sufficiente! Il sistema scolastico va stravolto, servono fondi anche solo per portarlo a un livello accettabile”.
Tra le piazze teatro della manifestazione di protesta degli studenti c’è anche quella di Fermo (piazza del Popolo), dove ai temi di carattere nazionale si aggiungono anche problematiche locali, a partire dalla situazione dell’edilizia scolastica (con particolare attenzione all’Itis Montani).
In anticipo rispetto agli altri, giovedì 15 novembre sono scesi in piazza a manifestare gli studenti di San Benedetto che, esattamente come a Fermo, alle rivendicazioni generali di carattere nazionale, hanno aggiunto tematiche di carattere strettamente locale. In particolare anche loro hanno puntato l’attenzione sulla situazione degli edifici scolastici, chiedendo al più presto un confronto con il nuovo presidente della Provincia Fabiani, ma anche sulla qualità del servizio di trasporto scolastico.
“Paghiamo abbonamenti troppo cari per la qualità del servizio che ci viene offerta – affermano – con autobus obsoleti, sovraffollati e sporchi. In passato abbiamo chiesto un confronto con la Start ma ci è stato sempre negato, ora andremo a spulciare il loro bilancio perché vogliamo capire come vengono spesi i soldi. Parliamo di un’azienda che riceve tanti contributi pubblici ma che, in cambio, fornisce un servizio per noi inadeguato”.
Cresceranno presto anche loro e, probabilmente, prenderanno gli stessi vizi e gli stessi difetti della maggior parte degli adulti, perdendo quella freschezza e quella “sfacciata” ma invidiabile ferrea coerenza. Però per ora sono da considerare la parte migliore, spontanea e viva del paese.
E pazienza se qualche “sepolcro imbiancato”, abituato, per convenienza e appartenenza di parte, a mettere con facilità sotto i piedi i propri principi e le proprie battaglie ideali, li accusa di essere “fantocci manovrati”, quando solo un anno fa li considerava “la parte più bella del paese”…