Nell’annuale report di Legambiente sulla vivibilità e sulle performance ambientali delle città capoluogo di provincia, Ascoli perde 27 posizioni, precipitando dal 41° al 68° posto e confermandosi il peggior capoluogo delle Marche. Nel dettagli tutti i risultati
Peggiora leggermente a Macerata e Ancona, migliora a Pesaro, precipita rovinosamente ad Ascoli la qualità della vita. E’ davvero disastrosa, per il capoluogo piceno, la fotografia che emerge dal 25° Rapporto “Ecosistema Urbano” di Legambiente e Ambiente Italia (con la collaborazione de “Il Sole 24 Ore”), presentato lunedì 29 ottobre, il report annuale sulla vivibilità e le performance ambientali delle città capoluogo italiane.
Come già nello scorso anno, Ascoli si conferma anche in questo specifico campo la “pecora nera” delle Marche. Con l’aggravante, però, che rispetto al 2017 il capoluogo piceno precipita dal 41° al 68° posto, perdendo ben 27 posizioni. Un vero e crollo ancora più sconcertante se si pensa che nel 2016 Ascoli era al 23° posto, con nelle Marche solamente Macerata (all’epoca in assoluto il miglior capoluogo italiano) che aveva fatto meglio. E che, pur avendo perso in 2 anni 8 posizioni, si conferma il miglior capoluogo marchigiano piazzandosi al 9° posto.
Dietro sale Pesaro che guadagna 7 posizioni e si piazza al 17° posto, mentre Ancona ne perde due scendendo al 34° posto (nel rapporto continua ad essere assente Fermo). Per quanto riguarda la classifica generale è Mantova che risulta il miglior capoluogo italiano, davanti a Parma, Bolzano, Trento e Cosenza.
“Ecco l’Italia che fa bene e spende bene – si legge nel comunicato di presentazione del rapporto di Legambiente – l’Italia del buon ecosistema urbano è principalmente l’Italia che fa, che fa bene e spende bene le sue risorse, che si evolve e pianifica le trasformazioni future, che non s’accontenta dello scenario contemporaneo, che in uno o più ambiti produce ottime performance o raggiunge l’eccellenza”.
E’ del tutto evidente che, visto il risultato negativo, al contrario di Ascoli si può bene dire che è una città che non spende bene le proprie risorse, che non pianifica (e non ci serviva certo Legambiente per scoprirlo), che non purtroppo non raggiunge e neppure si avvicina all’eccellenza. Nel complesso il dato più significativo che emerge è che la migliore qualità della vita si trova nelle città medie, mentre risultati negativi arrivano dalle cosiddette metropoli, ad eccezione di Milano. Che nelle prime edizioni era sempre agli ultimi posti, mentre ora prosegue la sua risalita guadagnando ben 8 posizioni in un anno, passando dal 31° al 23° posto.
Percorso inverso, invece, per Torino che nei primi anni 2000 era addirittura stabilmente tra le prime 10, mentre ora è nella parte bassa della classifica. Così come Roma, mentre Napoli è da sempre tra le peggiori città italiani secondo Ecosistema Urbano.
L’indagine di Legambiente si basa su 17 parametri, divisi in 5 macroaree (Aria, Acqua, Rifiuti, Mobilità e Ambiente urbano) e prevede alcuni bonus per le gestioni virtuose in alcuni ambiti. I 17 indicatori di Ecosistema Urbano (per un totale di circa 30 mila dati raccolti da Legambiente ed elaborati da Ambiente Italia) consentono di valutare tanto i fattori di pressione e la qualità delle componenti ambientali, quanto la capacità di risposta e di gestione ambientale delle amministrazioni comunali.
Un esempio concreto ed emblematico può venire dai rifiuti i cui indicatori sono costituiti da una parte dalla produzione di rifiuti pro capite (qualità delle componenti ambientali) e dall’altra dalla percentuale di raccolta differenziata) (la capacità di risposta delle amministrazioni comunali). La classifica finale è determinata dal punteggio complessivo che raggiunge ogni capoluogo, partendo dal massimo di 100 che spetterebbe a chi eventualmente rispettasse tutti i limiti di legge e fosse in grado di garantire una buona qualità ambientale per ognuno degli indicatori considerati.
Mantova, che risulta il miglior capoluogo italiano, ottiene un punteggio di 78,14, mentre Ascoli si ferma a 48,45, classificandosi al 68° posto (e ben al di sotto della sufficienza). Andando ad analizzare nel dettaglio la situazione del capoluogo piceno emerge come praticamente peggiorano quasi tutti gli indicatori, in alcuni casi in maniera consistente e per certi versi clamorosa.
Come nel caso della dispersione della rete idrica, parametro nel quale Ascoli precipita dalla 5° posto del 2017 all’attuale 99°. O come nel parametro relativo all’Incidentalità stradale dove il capoluogo piceno passa dal 33° posto dello scorso anno all’attuale 83°. I dati migliori arrivano dalla macroarea relativa alla qualità dell’aria, con il 12° posto (3° nel 2017) per quanto riguarda il biossido di azoto, l’11° (10° nel 2017) per le Pm10 e 61° per l’ozono (45° nel 2017).
Un’attenzione particolare meritano i risultati relativi ai rifiuti. Che, innanzitutto, evidenziano una situazione differente da quella raccontata da mesi dall’amministrazione comunale, visto che secondo Ecosistema Urbano Ascoli è ferma al 47,3% di raccolta differenziata, quasi il 5% in più rispetto all’anno passato ma ben lontana dai dati forniti nei mesi passati dal Comune. E, soprattutto, ancora lontanissimi da quelli che fanno registrare gli altri capoluoghi di provincia marchigiani.
In particolare Macerata che, con il 71,7% è tra le eccellenze nazionali. Ma anche Pesaro che ottiene un ottimo 66,1% (+9,1% rispetto allo scorso anno) e, sia pure in misura minore, Ancona che si ferma al 53,7%. Tra i dati maggiormente negativi spicca, poi, il 94° posto per quanto concerne le nuove fonti di energia (presenza di impianti solari, termici e fotovoltaici su edifici pubblici).
Tra i pochi dati positivi da segnalare, invece, quelli relativi alle isole pedonali e al trasporto pubblico. Di seguito i risultati ottenuti dal capoluogo piceno nei 17 parametri presi in considerazione nel rapporto (tra parentesi la posizione occupata nel 2017).
ECOSISTEMA URBANO XXV EDIZIONE
ASCOLI 68° (41°)
Macroarea Aria
Biossido Azoto: 12° (3°) – Pm 10: 11° (10°) – Ozono: 61° (45°)
Macroarea Acqua
Consumi idrici domiciliari: 31° (28°) – Dispersione rete: 99° (5°) – Capacità di depurazione: 37° (50°)
Macroarea Mobilità
Tasso Motorizzazione: 85° (85°) – Incidentalità stradale: 83° (33°) – Trasporto pubblico: 22° (22°)*- Trasporto privato 12° (12°)* – Piste ciclabili: 78° (51°)
Macroarea Ambiente urbano
Isole pedonali: 22° (20°) – Verde Urbano: 68° (63°) – Uso efficiente del suolo: 56° (56°) – Solare, termico e fotovoltaico su edifici pubblici: 94° (55°)
Macroarea Rifiuti
Produzione pro capite rifiuti: 66° (66°) – Raccolta Differenziata: 63° (65°)