Gli ultras, i tifosi e la città ricordano “Reno” Filippini a 30 anni dalla sua scomparsa
Il 9 ottobre 1988, al termine di Ascoli – Inter, Nazzareno Filippini veniva violentemente colpito al capo da un gruppo di ultras interisti. Morirà 8 giorni dopo ma il suo omicidio resterà impunito. Appuntamento, come ogni anno, sul ponte Costantino Rozzi per ricordarlo
L’appuntamento, tristissimo ma irrinunciabile, è sempre al solito posto. Su iniziativa degli “Ultras 1898”, anche questa sera (martedì 9 ottobre), come avviene ormai da 30 anni, i tifosi bianconeri si ritroveranno sul ponte “Costantino Rozzi” a pochi metri dalla curva sud, di fronte la targa a lui dedicata, per ricordare Nazzareno Filippini.
Quella di quest’anno è una ricorrenza particolare perché sono trascorsi ben 30 anni da quella drammatica domenica, anche se a chi c’era e ha vissuto da vicino quegli attimi, a chi ha trepidato in quei giorni per le sorti del povero “Reno”, sembra che tutto sia accaduto ieri. Perché quel maledetto 9 ottobre 1988 è una data indelebile non solo per i tifosi bianconeri ma anche per tutti gli ascolani.
In quel drammatico giorno la cronaca ci ha svelato in maniera cruda e impietosa che certe tragedie, certi inaccettbili episodi violenti legati ad una partita di calcio possono capitare anche da noi, nel nostro tranquillo e pacifico capoluogo di provincia. Quella domenica è in programma la prima giornata del campionato di serie A, con l’Ascoli che ospita al Del Duca l’Inter di Trapattoni. Il presagio di una giornata nefasta si materializza già prima dell’avvio della partita, con un incendio che si propaga sulla pista sotto la curva nord (dove sono assiepati i tifosi nerazzurri) che provoca attimi di panico, prima di essere domato dai vigili del fuoco.
Sul campo le cose vanno malissimo per i bianconeri guidati da Castagner, anche se poi la sconfitta finirà comprensibilmente in secondo piano. L’Inter segna subito con l’ex bianconero Mandorlini, la traversa nega a Dell’Oglio il pareggio che, però, arriva dopo pochi minuti della ripresa su un rigore trasformato da Giovannelli. L’illusione di un esordio positivo viene spenta dalla doppietta di Serena (il primo su rigore) che fissa il risultato sul 3-1 per i neroazzurri.
La tragedia si consuma al termine della partita. Il clima è tesissimo, sia per alcuni screzi prima della gara sia per l’incendio citato. Le forze dell’ordine scortano i tifosi neroazzurri verso il parcheggio in via delle Zeppelle dove sono i pullman. Il problema, però, è che ci sono due pullman degli ultras dell’Inter che, invece, sono parcheggiati davanti alla stazione. Per come sono organizzate le questioni inerenti l’ordine pubblico attualmente sembra impossibile che possa essere accaduta una cosa del genere, ma allora purtroppo c’era da questo punto di vista molta più approssimazione.
Così accade che, mentre quel gruppo di ultras neroazzurri si dirige senza alcuna scorta e senza alcun controllo delle forze dell’ordine verso i pullman alla stazione, scoppia il caos. Che esplode quando passano sotto la curva sud, il tempio del tifo più caldo bianconero. Si parte con un lancio di oggetti, poi si scatena una violenta rissa.
Le versioni su come Nazzareno finisca per essere coinvolto nella rissa stessa sono sempre state contrastanti, sembra però che il povero Reno non abbia avuto alcuna responsabilità, che sia stato una sfortunata vittima. In ogni caso è lui ad avere la peggio, si accascia al suolo con il viso completamente coperto di sangue. Quando arriva al pronto soccorso dell’Ospedale di Ascoli è ancora cosciente, parla con i medici lamentando un forte dolore alla parte destra della testa.
Nel corso degli accertamenti perde conoscenza ed entra in coma, viene trasportato immediatamente ad Ancona dove la tac conferma la gravità della situazione. Le successive radiografie della scatola cranica mostreranno un cervello ridotto in poltiglia evidenziando l’estrema ferocia e violenza con cui è stato colpito.
I medici lo sottopongono ad un intervento alla testa per rimuovere un grosso ematoma, poi ad un secondo intervento per asportare dei residui emorragici. Reno non si riprenderà più e il 17 ottobre muore per arresto cardiocircolatorio conseguente al progressivo deterioramento delle condizioni cerebrali, lasciando nello sconforto la madre Maria, due sorelle, un fratello e la compagna Elisabetta che avrebbe dovuto sposare proprio la settimana successiva a quella dannata domenica di ottobre.
Diversi anni dopo la mamma Maria racconterà che proprio Elisabetta la notte tra il sabato e la domenica della partita aveva sognato le fedi che si spezzavano. Per l’uccisione di Nazzareno Filippini, dopo le indagini, furono arrestati 5 ultras dell’Inter del gruppo Viking con l’accusa di omicidio volontario.
Nel giugno del 1989, però, i 5 vennero rimessi in libertà per mancanza di concrete prove. Anzi, da alcune perizie e da alcune testimonianze emerse che due di loro erano lontani dal luogo dell’aggressione, mentre gli altri tre furono comunque ritenuti estranei ai fatti che portarono alla morte di Reno.
Le successive nuove indagini non portarono a nulla e l’omicidio di Nazzareno Filippini è restato impunito. “Sono andata avanti tra avvocati e tribunali solo perché volevo che fosse fatta chiarezza ma così non è stato” dichiarava in un’intervista in occasione del ventesimo anniversario della morte del figlio mamma Maria. Che, poi, è deceduta due anni fa.
Il ricordo di Reno, però, è rimasto bene impresso tra i tifosi dell’Ascoli e tra gli ultras bianconeri che ogni anno, in occasione dell’anniversario di quel drammatico 9 ottobre, organizzano iniziative in suo ricordo. Lo scorso anno addirittura proprio gli “Ultras 1898 hanno realizzato una nuova targa ricordo in acciaio inossidabile e cornice bianconera, raccogliendo i fondi all’interno della curva sud. “L’abbiamo voluta così perché restasse identica e non si rovinasse con il passare del tempo” spiegavano lo scorso anno in un lungo post commemorativo.
Questa sera, come da 30 anni a questa parte, saranno ancora lì per ricordare insieme a tutti gli altri tifosi e a quanti lo hanno conosciuto Reno. Sarebbe stato un bel pensiero, vista la ricorrenza, che qualcosa in suo ricordo fosse stato organizzato anche dalla società bianconera e dal Comune. I vertici dell’Ascoli sono parzialmente giustificabili perché sono da pochi mesi qui e probabilmente non hanno ancora memoria dell’importanza di questa triste ricorrenza.
Più difficile comprendere, invece, il silenzio e l’assenza di una qualsiasi iniziativa da parte del Comune. Un vero peccato…