Proposto per la prima volta nel novembre 2014 ad Ascoli, nell’ambito delle iniziative promosse dal Comune per denunciare il “femminicidio”, lo spettacolo scritto da Morena Contini con il supporto di Francesca Di Iorio il 20 e 21 ottobre è in scena al teatro Duse di Roma
Estela Carlotto è la presidentessa delle Abuelas (nonne) de la Plaza de Mayo. Quattro anni fa finalmente ha raccolto i frutti della sua lunga battaglia: dopo 36 anni ha ritrovato suo nipote Guido. Sua figlia Laura, come tante altre giovani argentine in quei drammatici anni, nel 1978 era stata prelevata dai militari di Videla e portata nel famigerato carcere dell’Esma (la scuola della marina militare).
Nella sala parto di quel luogo nefasto aveva dato alla luce quel bambino (che prima di essere portata via aveva confidato ai familiari di voler chiamare Guido) prima di essere uccisa, destino comune in quei drammatici anni in Argentina per le donne nelle sue condizioni, dai militari stessi. Il suo bimbo era poi stato dato a qualche famiglia facoltosa e vicina al regime di Videla. Estela per 36 anni non ha mai smesso di lottare per ritrovare il nipote e finalmente il 5 agosto 2014 ha coronato il suo sogno.
Franca Viola è stata la prima donna italiana a rifiutare il matrimonio riparatore e per questo divenne simbolo della crescita civile dell’Italia nel secondo dopoguerra. Aveva 17 anni quando, nel dicembre del 1965, venne rapita dal fidanzato, Filippo Melodia . I genitori di Franca inizialmente, quando la ragazza aveva appena 15 anni, avevano acconsentito al fidanzamento. Poi, però, scoperta l’appartenenza di Filippo ad una famiglia mafiosa, decisero di rompere il fidanzamento. Per questo Franca fu rapita, violentata e segregata per una settimana, per poi essere rilasciata.
Per la morale di quegli anni in Sicilia avrebbe dovuto sposare il suo rapitore, salvando l’onore suo e quello familiare. In caso contrario sarebbe rimasta zitella, additata come “donna svergognata”.
“Io non sono proprietà di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto. L’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce” sosteneva Franca che, appoggiata in pieno dalla famiglia, rifiutò il “matrimonio” riparatore. La sua vicenda è divenuta in quegli anni il simbolo dell’emancipazione femminile, tanto da essere raccontata in un film di Damiano Damiani, “La moglie più bella”, interpretato da una giovanissima Ornella Muti.
Quelle di Estela e di Franca sono due delle storie raccontate dallo spettacolo “Io sono” che Morena Contini, insieme all’attrice Francesca Di Iorio e accompagnata dai musicisti ascolani Valerio Tomassini (sax) e Flavio Moretti (piano), porterà in scena al teatro Duse di Roma il prossimo 20 e 21 ottobre. Artista poliedrica (solo qualche giorno fa abbiamo ammirato la sua carica e ascoltato la sua voce insieme agli Orbit Beat Blues in una splendida serata al Caffè Meletti), Morena Contini ha scritto questo che non vuole essere un semplice spettacolo di denuncia quanto, piuttosto, un inno alla consapevolezza del proprio essere donna.
Quelle che vengono raccontate sul palco (con canzoni, monologhi, pezzi teatrali) sono storie di donne che non subiscono, che con la loro reazione diventano portatrici di azioni che possono cambiare il mondo. Come quella di Gil, la storia vera di una violenza familiare che diventa il racconto di come uscirne. “L’idea di questo spettacolo è nata dalla lettura di alcune frasi che parlano di donne di un libro sul buddismo” spiega Morena Contini.
“Lo spettacolo ha voluto proporre nel suo percorso un messaggio che parte dalla prevenzione, attraverso la consapevolezza del Se – si legge nella presentazione – è ferma convinzione che non basti il conoscere, il denunciare, il punire ma sia necessario fortificarsi e solo attraverso una forte convinzione di essere, essere umani, unici, insostituibili e degni di vivere una vita serena, consapevole e di valore si possa cambiare tendenza”.
Presentato per la prima volta nel novembre 2014, nell’ambito delle manifestazioni organizzate dal Comune di Ascoli (assessorato pari opportunità) per denunciare il fenomeno del femminicidio, “Io sono” è uno spettacolo in continua evoluzione, nel senso che di volta in volta cambiano le canzoni proposte (cantate dalla stessa autrice dello spettacolo, Morena Contini) e anche i brani teatrali proposti (interpretati magistralmente da Francesca Di Iorio).
Naturalmente, però, ci sono alcuni punti fermi. Come, ad esempio, le storie di Estela, Franca e Gil. O come la canzone di Pino Daniele “Anna verrà”, proposta anche con alcune immagini del film “Roma città aperta” con la straordinaria Anna Magnani (a cui è dedicato il brano del cantautore napoletano), i “monologhi della vagina” di Eve Ensler, Filumena Marturano.
Un spettacolo che mette insieme le tre arti (musica, teatro e danza) per parlare di donne, quindi, ma anche viste dalla parte dell’uomo. E allora ecco che proporre il famosissimo “Secondo me la donna” di Giorgio Gaber. “Secondo me all’inizio di tutto c’è sempre una donna. Secondo me la donna è donna da subito. Un uomo è uomo a volte prime, a volte dopo. A volte mai” diceva Gaber.
E in un certo senso questo è anche uno dei fili conduttori dello spettacolo. Nel quale, a fianco a questi punti fermi, si alternano poi brani teatrali e canzoni, tutte rigorosamente ispirate a donne: “Bocca di rosa” di Fabrizio De Andrè, “Sally” di Vasco Rossi (ma interpretata anche da Fiorella Mannoia), “Donna” di Mia Martini, “Penelope” di Nina Zilli ed altre. In qualche modo “Io sono” è uno spettacolo molto legato a Roma.
Lo scorso anno è stato proposto in un centro antiviolenza, ora le due serate al teatro Duse, promosse dalle associazioni di promozione sociale “Socialmente Donna” e “Ponte Donna” e dall’Onlus “Ant”. A marzo, poi, verrà proposto, con contenuti un po’ differenti, nella scuola Palestrina, nell’ambito di un progetto scuola.
L’auspicio è che presto lo spettacolo torni in scena anche nei palchi del nostro territorio.