Dopo 3 mesi il Comune di Ascoli non ha ancora pagati agli aventi diritto il Cas di luglio. Negli uffici comunali tutto tace da settimane. Ma il decreto regionale n. 1519 del 25 settembre spiega cosa sta accadendo e “inchioda” l’amministrazione comunale alle proprie responsabilità
All’inizio la colpa era delle normative non troppo chiare. Poi della Regione. Successivamente il ritardo (di 4 mesi) è stato motivato con i controlli sui cosiddetti “furbetti” (anche se gli atti ufficiali in realtà smentivano questa ricostruzione). Poi è tornata ad essere colpa della Regione. Ora, però, che si è accumulato nuovamente un ritardo di 3 mesi, da parte del Comune di Ascoli è sceso il più assoluto silenzio sul Cas (Contributo autonoma sistemazione).
E non solo perché, a differenza delle altre volte, non c’è alcuna comunicazione ufficiale o comunicato da parte dell’amministrazione comunale. Ma anche e soprattutto perché, come evidenziato sui social da diversi cittadini, da tre settimane ormai l’ufficio comunale preposto è muto, nessuno risponde più neppure al telefono.
Quella dell’erogazione del Cas per il Comune di Ascoli sembra davvero essere una storia infinita. Problemi e ritardi ce ne sono stati sin dall’inizio, più volte il sindaco e l’amministrazione comunale hanno provato a scaricare le responsabilità su altri, in particolare la Regione (vedi articolo “Cas in ritardo, figuraccia del Comune”).
Ma ora la situazione è decisamente più seria e complessa e rischia davvero di non avere soluzione a breve. Perché siamo al 5 ottobre e i cittadini ascolani che ne hanno diritto non hanno ancora ricevuto il contributo relativo al mese di luglio. E questa volta l’amministrazione comunale (e il sindaco in particolare) non può scaricare le responsabilità su Ancona perché la Regione il 25 settembre scorso, con decreto n. 1519, ha già provveduto a liquidare il Cas per quel mese.
E proprio quel decreto in buona parte spiega cosa sta accadendo, visto che già nell’oggetto si legge che il Cas viene liquidato solo “ai comuni che hanno ottemperato a quanto previsto dalla circolare Regione Marche del 2/8/2018”
“Questa struttura – si legge poi a pag. 6 del decreto stesso – ha ripetutamente formato e sollecitato i Comuni a produrre, con cadenza mensile, la rendicontazione delle spese sostenute per il Contributo di Autonoma Sistemazione. Tale attività, a fronte della circolare del Capo Dipartimento di Protezione Civile del 09/05/2018 è sempre più strategica per alimentare il flusso di risorse finanziarie e, pertanto, con nota del 2 agosto 2018, il Soggetto Attuatore Sisma 2016 (la Regione) ha ribadito la necessità di accelerare tale attività, fissando la data del 31 agosto 2018 quale ultimo termine per produrre correttamente i rendiconti. In tale ultima circolare si faceva riferimento anche alla possibilità di interrompere i trasferimenti per i Comuni non ottemperanti”.
In altre parole, per cercare di capire meglio, il 2 agosto scorso la Regione ha inviato ai sindaci del “cratere” una circolare nella quale si chiedeva di inviare un rendiconto sull’erogazione del Cas degli ultimi due anni (cioè da inizio emergenza…) su appositi moduli informatici predisposti dal Dipartimento della Protezione Civile per consentire così il rimborso da parte dell’Unione europea.
Questo perchè, pur se già subito dopo il terremoto di agosto 2016 era stato attivata presso il Dipartimento della Protezione Civile un’apposita contabilità speciale, materialmente i soldi per il Cas arrivano dal fondo di solidarietà dell’Unione Europea. Che, appunto, prevede una procedura amministrativa particolare, con una serie di moduli da allegare insieme ai riepiloghi mensili da inviare alla Regione.
Non è quindi una novità, anzi già da tempo i Comuni interessati sapevano perfettamente della necessità di dover rendicontare su quei moduli informatici. Solo che, come avviene troppo spesso nel nostro paese, se la sono presa comoda, hanno pensato che tanto, come è tradizione tipicamente italica, si sarebbe proceduto per proroghe. Invece la circolare del Dipartimento della Protezione Civile del 9 maggio scorso (“Eventi sismici che hanno colpito il territorio delle Regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria a partire dal 24 agosto 2016. Procedura di rendicontazione. Monitoraggio e modalità di trasferimento delle risorse finanziarie”) ha stabilito le modalità operative per l’erogazione dei successivi fondi destinati al Cas, facendo espressamente riferimento a quella procedura.
Dopo quella della Protezione Civile è arrivata, quindi, la circolare del 2 agosto scorso con la quale la Regione fissava nel 31 agosto il termine ultimo a disposizione dei Comuni per produrre correttamente i rendiconti, pena il rischio di interrompere i finanziamenti per il Cas.
Detto che è singolare che di quella circolare del Dipartimento Protezione civile del 9 maggio, così importante ai fini di questa vicenda, non c’è traccia alcuna né sul sito della Protezione civile stessa né su quello della Regione (nel quale si legge che “le circolari della Protezione civile nazionale possono essere consultate alla sezione http://www.regione.marche.it/Regione-Utile/Terremoto-Marche/Atti-Documenti-Ordinanze#3099_Circolari), al di là di qualsiasi altra considerazione è gravissimo che il Comune di Ascoli non abbia rispettato quella scadenza.
Si può discutere a lungo e non senza ragione sull’inadeguatezza e sull’ingiustizia di una procedura che, in questo modo, finisce per penalizzare innocenti e sfortunati (perché è bene ricordare che coloro che usufruiscono del Cas hanno la propria abitazione inagibile per i danni provocati dal terremoto…) cittadini per le colpe dei propri amministratori. Ma certamente ciò non diminuisce, anzi amplifica, le gravi responsabilità dell’amministrazione comunale che non ha voluto e non ha saputo rispettare quella fondamentale scadenza.
Responsabilità aggrava dal fatto che, pur se il Comune di Ascoli è in buona e larga compagnia (sono numerosi i comuni marchigiani che si trovano nella stessa situazione), ci sono diverse amministrazione comunali che invece hanno tranquillamente inviato la documentazione necessaria entro il 31 agosto e, di conseguenza, continuano regolarmente a ricevere i fondi per il Cas.
Complessivamente sono i 55 Comuni marchigiani in regola (secondo l’allegato al decreto n. 1519), tra cui anche gli altri due capoluoghi di provincia interessati (Fermo e Macerata) e ben 10 comuni della provincia di Ascoli (Appignano del Tronto, Carassai, Castel di Lama, Force, Monsampolo del Tronto, Montalto Marche, Montedinove, Monteprandone, Palmiano e Rotella).
Ovviamente sarebbe quanto mai opportuno che l’amministrazione comunale si mobilitasse immediatamente per sanare questa grave mancanza, magari fornendo anche ai diretti interessati spiegazioni e, se può, rassicurazioni. Quasi superfluo sottolineare che comunque, vista la situazione, la speranza è che si trovi al più presto una soluzione perché davvero non è ammissibile che siano i cittadini ascolani a pagare per le “colpe” della propria amministrazione. Considerando che sono numerosi i comuni marchigiani ancora inadempienti, la possibilità che arrivi una proroga è assai probabile.
Sarebbe giusto e auspicabile. Tenendo, però, bene in mente che se si è arrivati a questo punto la responsabilità è, in larga parte, della solita inefficienza del Comune…